Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Tonna    26/02/2011    7 recensioni
“Purin ha ragione” Retasu si avvicinò alle due, intervenendo. “Saranno un paio di giorni che sei così… triste. Cosa ti è successo?”
“Avrà litigato con Aoyama” rispose Ryo che, proprio in quel momento, era entrato nel locale e aveva ascoltato quei discorsi. “Smettetela di perdere tempo e sistemate, tra cinque minuti si apre”
Ichigo chinò la testa, sussurrò qualcosa e poi si alzò, camminando a passo spedito verso i camerini.
“Cosa?” domandò Purin, guardandola e attirando l’attenzione anche di Zakuro, Minto e Ryo. “Non ho capito cosa hai detto!”
Ichigo si fermò mentre apriva la porta del camerino.
“Ho detto che io e Masaya ci siamo lasciati” concluse entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bene bene, salve a tutti! :)
Sono qui con la mia prima storia su Tokyo MewMew!
Inizio col dire che RyoxIchigo è il mio pairing preferito (seguito subito dopo da KisshuxIchigo), ma purtroppo l’ameba Aoyama è sempre in mezzo alle scatole XD Sarà mio sommo diletto eliminarlo il prima possibile XD Ah, tra l’altro lui e Ichi stanno già insieme, giusto per dare un quadro generale della situazione!
Insomma, tutto questo per dire che la storia sarà ovviamente incentrata sulle MewMew, ma soprattutto sulla relazione che lega Ryo e Ichigo.
Ho messo negli avvisi anche Yuri – chiedo scusa in anticipo se a qualcuno dà fastidio -, ma non svelo nulla sulla coppia che prenderà quella direzione :) Ma se avete qualche idea, ben lieta di ascoltare le vostre supposizioni XD
Dunque, passando alla trama della storia.
Le MewMew si sono riunite da circa un mese, diciamo che gli eventi hanno seguito più o meno il corso di quelli del manga fino al momento del completamento della squarda. L’unica cosa un po’ diversa, comunque, è il motivo della trasformazione delle cinque ragazzette in MewMew.
Nel manga all’inizio Ryo dice che è stato solo un errore, tutto causato da un terremoto, ma qualche volume dopo si smentisce dicendo che – sapendo di dover usare il dna dei Red Data Animal su delle ragazze – aveva provato l’esperimento prima su di lui. Insomma, una contraddizione bella e buona XD Quindi suppongo che ignorerò quest’errore e farò finta che Ryo abbia mentito ad Ichigo la prima volta, così, tanto per dare una spiegazione XD
Bene, spero di aver detto tutto!
Grazie per il tempo che perdete su questa pagina e spero che la storia vi piaccia :) Aggiornerò circa una volta a settimana!
Buona lettura e, se vi capita, fatemi sapere cosa ne pensate!

Tonna ;)

 

 

BY THE WAY

 

 

1.  Ordinary Day

 

“Ribbon Strawberry Check!”
MewIchigo indirizzò la propria arma contro il chimero, che fu spazzato via da un raggio di luce accecante. Il gattino posseduto dall’alieno cadde a terra privo di sensi, e il piccolo esserino volante fluttuò lontano dalle MewMew, ma fu subito ripescato prontamente da Masha e inglobato.
“Anche stavolta ce l’abbiamo fatta” sospirò MewMinto passandosi il dorso della mano sulla fronte, e riassumendo le proprie sembianze.
Ichigo sbuffò, tornando anche lei alla normalità. “Ma se tu non hai fatto niente” bofonchiò rivolta all’amica, ma dandole le spalle.
Purin, Retasu e Zakuro non poterono fare a meno di ridere sotto i baffi, rendendosi conto che era in arrivo un’altra sfuriata da parte della mora.
“Come sarebbe a dire che non ho fatto niente?!” esclamò irritata, avvicinandosi a Ichigo e piazzandosi davanti a lei. “Ho fatto molto più di quanto abbiate fatto voi!”
“Ma smettila!” Ichigo scosse la testa e si avvicinò alle altre ragazze, che fissavano la scena divertite.
Inizialmente quelle liti erano motivo di preoccupazione – tutti sapevano che Minto e Ichigo avevano due caratteri impulsivi – perché la paura che, a causa dei continui discorsi, una delle due potesse lasciare la squadra era molto, ma alla fine avevano capito che una cosa del genere non sarebbe mai successa.
Esaminando bene la questione, in effetti, probabilmente l’amicizia che legava Minto e Ichigo era più forte del rapporto che le legava con le altre.
“Basta litigare, ragazze, dobbiamo tornare al Caffè” cercò di calmarle Retasu, mettendosi in mezzo.
“Retasu ha ragione, fatela finita” Purin si stiracchiò, riassumendo il suo aspetto umano.
“Non sembra anche a voi che ultimamente gli attacchi siano aumentati?” chiese poi, mentre anche le amiche tornavano umane.
“In effetti è vero” rispose Zakuro incrociando le braccia, mentre tutti e cinque si incamminavano verso il locale.
“E’ vero, contando il chimero di oggi nell’ultimo mese ne abbiamo affrontati tredici. Nove solo negli ultimi quindici giorni”
“Hai tenuto il conto, Retasu?” Ichigo scoppiò a ridere, seguita da Purin. La verdina arrossì leggermente, facendo spallucce.
“E’ solo che mi è capitato di pensarci ieri… Ultimamente gli alieni ci mandano sempre chimeri, ma non si fanno mai vedere in prima persona. Non ne capisco il motivo”
Zakuro e Minto annuirono, asserendo che anche loro ci avevano pensato.
“Probabilmente stanno architettando qualcosa” azzardò Purin, scrollando le spalle. Si stava chiedendo quando avrebbe rivisto Taruto, quel piccolo alieni che lei trovava tanto simpatico.
“Questa cosa non mi piace” borbottò Ichigo, calciando un sassolino. “E’ già stato difficile affrontarli in passato, non vorrei che stiano acquisendo più energia… Non mi sento tranquilla”
“Ragazze” Zakuro si intromise, attirando la loro attenzione. “Anche se gli alieni stanno preparando chissà quale piano, non possiamo fare niente. L’unica cosa da fare è continuare ad affrontare i chimeri e aspettare una mossa dei nemici, preparate a tutto”
Tutte annuirono, silenziosamente, e ripresero a camminare verso il caffè, ognuna con un pensiero tutto suo nella testa.

*

“Dov’è Ichigo?” chiese Keiichiro uscendo dalla cucina. Teneva in mano un canovaccio con cui si stava pulendo le mani, sporche di farina.
“E’ andata via di corsa, a quanto pare Aoyama l’ha chiamata di nuovo”
“Ma stanno davvero insieme quei due?” chiese Minto passando lo straccio sull’ultimo tavolo da pulire.
Il locale aveva chiuso da dieci minuti e le ragazze avevano iniziato a fare ordine. Era stata una giornata tranquilla, se non si contava l’attacco degli alieni nel primo pomeriggio. Ma cose come quella erano diventate all’ordine del giorno, quindi ormai non ci facevano quasi più caso. Effettivamente in un mese avevano combattuto davvero tanto, ma gli alieni si erano fatti vedere si e no quattro o cinque volte. Era una cosa strana. Ichigo aveva raccontato che durante le prime battaglie, Kisshu era sempre stato presente, e poi quando tutte si erano riunite erano comparsi anche Pai e Taruto. Non sapevano molto di loro, avendoli visti così poco spesso, ma avevano avuto l’impressione che Pai fosse il più spietato tra i tre. Taruto non faceva altro che offendere Ichigo, chiamandola vecchiaccia o befana, quindi non sembrava così pericoloso. Ma lo sguardo di disprezzo che aveva lanciato loro Pai la prima volta che le aveva viste, le aveva quasi paralizzate.
In quel momento si erano rese conto che dopotutto, anche gli alieni non avevano tutti i torti a combattere quella battaglia. Cercavano solo di ritornare sul loro pianeta, e fin qui andava bene. La cosa che non potevano tollerare era la distruzione della razza umana, e il loro compito era di difenderla.
“Ichigo ha detto di sì” rispose Retasu, spazzando per terra con la scopa. Zakuro finì di poggiare le sedie sui tavolini che Minto e Purin avevano già pulito, e si voltò verso Kei.
“Le abbiamo detto noi di andare, dopotutto per pulire bastiamo noi quattro” disse, incrociando le braccia.
“Veramente io non ero d’accordo” borbottò Minto avvicinandosi alla mora. Zakuro ridacchiò, dandole una pacca sulla testa.
“Poteva almeno salutare” nella stanza entrò Ryo, un asciugamano in testa e goccioline d’acqua sulla fronte. Si strofinò i capelli bagnati e poi se lo poggiò in spalla, guardando le ragazze.
“C’è una cosa che dobbiamo farvi vedere, venite” si diresse in cucina e Kei lo seguì con lo sguardo, sapendo di cosa stava parlando. Ma perché usare quel tono così perentorio?
“Uff, basta con queste notizie sui nemici, non facciamo altro che combattere!” sbottò Purin incrociando le braccia dietro la testa. Tutte seguirono Ryo nella cucina e si meravigliarono nel non trovare nessuna pila di fogli con informazioni, ma una semplice torta alle fragole – probabilmente preparata precedentemente da Kei.
“Niente discorsi seri oggi” disse Ryo indicando il tavolo con il dolce. “Oggi ci si rilassa, è da tanto che non avete un minuto libero”
Le ragazze sorrisero e si sedettero con Kei e Ryo a mangiare la torta. Poche volte avevano visto il biondo così tranquillo. Che avesse qualcosa in mente?
“Peccato che Ichigo non sia qui con noi…” mormorò Retasu bevendo una tazza di the caldo, aggiungendo anche un po’ di latte.
“Ha il suo Aoyama” rispose Minto inforchettando un pezzetto di torta. “E’ proprio cotta, quella. Non capisco come fa, quel ragazzo è così noioso” scrollò le spalle, voltandosi a guardare le altre.
“Io lo trovo simpatico” disse semplicemente Purin.
“Ma se l’hai visto solo una volta!”
“Mi è simpatico perché rende felice Ichigo, tanto basta” concluse saggiamente la biondina, sorseggiando il the. “Ora ragazzi scusatemi, ma i miei fratellini mi stanno aspettando a casa. La babysitter fra poco andrà via, e papà è di nuovo sulle montagne…”
“Certo, tranquilla Purin, vai pure” sorrise Kei, alzandosi. Aprì il frigorifero e tirò fuori un piccolo vassoio con dei pasticcini. Li incartò e li diede alla piccola, sorridendo cordiale. “Portali a casa, dalli ai tuoi fratellini”
Purin sorrise, prendendo la busta e ringraziandolo infinitamente. Poi salutò gli altri e uscì dal locale, saltellando.
“Temo di dover andare anche io” Zakuro si alzò, guardando gli altri seduti al tavolo.
“Ci vediamo domani, ok?”
Ryo annuì. “Buonanotte Zakuro”
La mora salutò con un cenno della mano e uscì. La sua freddezza era nota a molti, ma ormai le sue compagne e i due ideatori del progetto Mew ci avevano fatto l’abitudine. La famosa Zakuro Fujiwara era sempre stata un tipo piuttosto solitario, ma da quando i geni del lupo grigio erano entrati in lei, quella condizione era diventata ancora più evidente. A volte poteva risultare fastidioso – come quando ci avevano messo giorni interi, per  convincerla ad entrare a far parte della squadra -, altre volte invece si era rivelato estremamente utile. Dopotutto il suo sangue freddo nelle battaglie era una delle cose che alla fine garantivano la vittoria, oltre al lavoro di squadra.
“Andiamo anche noi, Minto?” chiese Retasu, guardando la mora che era rimasta a fissare la porta da cui la loro compagna era uscita. Sembrò risvegliarsi da una sorta di trance e si voltò verso di lei, annuendo.
“Certo” accennò un saluto verso Kei e Ryo e si stiracchiò, alzandosi.
“Notte ragazzi” sorrise Retasu, più rivolta a Ryo che a Kei. Dopotutto la sua cotta per il biondino non era una novità, se ne erano accorti praticamente tutti al locale. Soprattutto da quando, un giorno, Retasu era inciampata, Ryo l’aveva afferrata per i fianchi per non farla cadere a terra e lei, imbarazzata all’inverosimile, gli aveva fatto cadere una pila di quattro piatti su un piede.
Da quel giorno Ryo aveva smesso di salvarla – per il bene del suo piede - , ma aveva anche capito qualcosa in più della piccola Retasu.
 Le due uscirono dal locale e Kei chiuse a chiave, infilandosela poi in tasca.
“Vai a letto?” domandò Ryo vedendolo salire le scale. Il moro si fermò e si girò verso di lui, inarcando un sopracciglio.
“No, stavo pensando di andare a ballare in effetti” disse ironico, facendo scoppiare a ridere l’amico.
“No, intendevo” rise ancora, cristallino, “Hai finito quelle ricerche che avevi iniziato in laboratorio?”
“Sì” rispose l’altro, tornando indietro. “Niente di fatto. E’ chiaro come il sole che comunque gli alieni stanno architettando qualcosa, e il fatto che per sapere di cosa si tratta dobbiamo aspettare una loro mossa, mi mette agitazione. Non ho chiuso occhio queste notti”
“Sai Kei…” Ryo si alzò dalla sedia, avvicinandosi. “Ho come l’impressione che le ragazze non siano consapevoli della pericolosità di questo periodo ‘tranquillo’. Loro lo considerano normale solo perché combattono quasi ogni giorno, ma non penso abbiano fatto caso a quello che significa veramente”
“Non sono stupide, Ryo” lo ammonì Kei. “Secondo me ci hanno pensato eccome. Ma cosa fare? Parlarne non risolve nulla, secondo me lo sanno ma se lo tengono per loro. Hanno paura, fidati”
“E tu che ne sai?” domandò il biondo squadrandolo. Keiichiro sapeva sempre tutto, come diavolo faceva?
“Ormai penso di conoscerle un po’. L’unica che mi preoccupa veramente è I-”
“MIAAAAAAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” si voltarono di scatto entrambi, spaventati.
Sentirono quel miagolare impazzito fuori dalla porta di ingresso, e Kei si avvicinò e l’aprì di nuovo, tirando fuori la chiave dalla tasca dei pantaloni.
Una gattina nera entrò di corsa, un fiocco rosso che spiccava al collo e la bocca spalancata in miagolii di disperazione.
“Ichigo?” chiese Ryo prendendola in braccio, mentre la gattina si agitava. “Sei diventata di nuovo un gattino?” rise, avvicinandosi per farla tornare. Lei spalancò gli occhi e con un “MYAAAAA” lo graffiò sul naso, saltando giù e correndo verso Kei. Gli saltò in braccio e poggiò le proprie piccole labbra su quelle del ragazzo, che non aveva fatto in tempo a capire la situazione.
Ryo, imprecando per il dolore, vide davanti a sé quella gattina tornare ad essere la ragazza dai capelli rossi.
“RYOOOOOOOO!” si avvicinò a passo spedito verso di lui, afferrandolo per il colletto della maglia nera e cercando di sollevarlo – cosa difficile, visto che comunque era più alto di lei – e gli sbraitò in volto, ringhiando.
“Mi sono stancata di questa storiaaa! Ho dovuto piantare di nuovo in asso Masaya perché mi sono trasformata! Non ne posso piùùùùùù!” lo fissò con occhi carichi di rabbia, vedendo il graffio che gli aveva fatto poco prima sul naso diventare più rosso e visibile. Il biondo le afferrò le mani e se le tolse di dosso, sospirando.
“Mi dispiace che la salvezza del mondo sia più importante della tua stupida relazione” buttò lì fissandola in cagnesco. Non lo avevano infastidito le sue parole, Ichigo aveva ragione. Era solo colpa sua se si trovava in quella situazione. La cosa che gli aveva fatto saltare i nervi era che in ogni singolo discorso della rossa, ormai spiccava perennemente il nome di quel tizio insignificante, e lui non poteva sopportarlo.
“La mia storia con Masaya non è stupida” sibilò lei, assottigliando gli occhi. “Mi sono stancata di trasformarmi in un gatto ogni volta che sono con lui, mi sono rotta di mentirgli e di scappare via senza una spiegazione!”
Kei rimase immobile sulla porta, ascoltando la discussione. Da una parte capiva la rabbia di Ichigo. Una ragazza avrebbe dovuto vivere la sua storia d’amore in santa pace, non avrebbe dovuto avere tanti segreti e problemi.
D’altra parte, però, riusciva a capire anche un po’ Ryo. Dopotutto se solo Ichigo avesse saputo la verità, avrebbe smesso di strillargli addosso un secondo sì e l’altro pure. Ma il biondo gli aveva espressamente vietato di farne parola con le ragazze, quindi non poteva far altro che restare a guardare.
“Cosa vuoi da me, Ichigo?” chiese Ryo alzando la voce e facendo sobbalzare la ragazza. L’aveva visto in tutti i modi, preoccupato, indignato, indifferente e arrabbiato, ma non aveva mai alzato la voce con lei, né con le altre ragazze.
“Cosa vuoi? Smettere di essere una MewMew? Fregartene dei tuoi poteri e condurre la tua vita perfetta insieme a quel-”
“Si chiama Masaya” ringhiò lei, assottigliando di nuovo gli occhi. “Non capisco perché devi trattarlo così” gli disse, scuotendo la testa. Ryo sollevò le spalle.
“Non mi piace”
“Beh, ti dico un segreto, non deve piacere a te! Lui è il mio ragazzo, non il tuo!”
“Ok, allora ti rifaccio la stessa domanda” si calmò un attimo, fissandola negli occhi.
“Vuoi rinunciare alla tua missione? Ai tuoi poteri?”
Ichigo parve rifletterci un attimo. Provò a immaginare la propria vita senza i poteri, senza le sue amiche… No, di certo non voleva quello.
“No…”
“Ok, allora ti sei risposta da sola. Invece di perdete tempo, sconfiggi gli alieni. Vedrai che poi tornerai normale e sarai libera di vivere la tua storia come ti pare e piace” concluse, sospirando.
Ichigo lo fissò, sentendosi ferita da quelle parole. A quanto pare non era finito il periodo in cui quel ragazzo parlava alle persone come se fossero armi viventi. Si sentì triste. Perché Ryo faceva così solo con lei? Con le altre era uno zuccherino, le trattava bene e aveva mille riguardi. Verso di lei, invece, solo parole taglienti, sguardi freddi e occasionali dispetti.
“Perché mi hai scelto come leader delle MewMew se mi odi così tanto?” mormorò, gli occhi che si inumidivano.
Ryo rimase colpito da quelle parole.
“Chi ha mai detto che ti odio, scusa?” chiese alzando un sopracciglio. Lei non lo guardò, si limitò a fissare il pavimento con vago interesse.
“Non c’è stato bisogno di sentirmelo dire, me lo dimostri giorno” singhiozzò, alzando poi la testa di scatto. Ryo spalancò gli occhi rendendosi conto che la rossa aveva iniziato a piangere sul serio.
Kei, ancora immobile, decise di intervenire. Quella situazione stava prendendo una piega che non gli piaceva per niente, e Ryo non stava facendo nulla per cambiarla.  
“Ichigo, aspetta…” si avvicinò ai due, che si voltarono a guardarlo.
Solo in quel momento parvero ricordarsi che insieme a loro c’era anche il moro, e Ichigo si asciugò le guance.
“Scu-scusami Kei… devo andare…” soffiò quasi senza fiato, superandolo di scatto e uscendo dal locale, la porta rimasta aperta.
Ryo restò con la bocca semiaperta, l’espressione sconcertata. Non sapeva che le sue parole avrebbero avuto un simile effetto su Ichigo. Eppure litigavano spesso, se ne dicevano di tutti i colori. Perché stavolta se l’era presa tanto?
“Hai esagerato, sai?” disse Kei avvicinandosi. “Ichigo è permalosa, ma anche molto sensibile”
“Ma che ho detto!? Nulla di diverso dal solito, mi pare!” sbottò l’altro allargando le braccia, confuso.
Kei lo squadrò, poggiandosi una mano sulla fronte.
“Se non ci arrivi io non posso aiutarti. Ora vado a dormire. Tu scusati” lo superò e si avviò su per le scale, sparendo alla vista.
Ryo rimase qualche secondo immobile, poi si avvicinò al portone, lo chiuse e si voltò.
Tornò in camera sua.
Non aveva nulla di cui scusarsi. Aveva solo detto la verità, se Ichigo avesse sconfitto presto gli alieni sarebbe tornata normale. Perché doveva scusarsi?
Si sdraiò a letto ancora vestito, e entro pochi secondi si addormentò.
Ryo Shirogane, quella notte, non dormì affatto bene.

*

“Oh, ciao!” Sakura Momomiya spalancò la porta, facendo spazio al ragazzo che si era appena presentato a casa loro.
“Come va? Tutto bene?” domandò cordiale la donna. Aveva visto quel ragazzo tante di quelle volte che ormai non era più imbarazzante parlare del più e del meno. Dopotutto conversare con il ragazzo di tua figlia, dopo un po’, diventava piuttosto facile.
“Tutto bene signora, la ringrazio. Ichigo è pronta? Sono passato a prenderla” rispose Aoyama sorridendo gioviale ed entrando in casa. Lei annuì, indicando il piano di sopra.
“Sta preparando la borsa, puoi raggiungerla se vuoi”
Masaya annuì e salì le scale silenziosamente per fare una sorpresa alla sua ragazza. Si affacciò alla porta della stanza e la trovò di spalle, inginocchiata davanti al comodino. Sembrava tenesse qualcosa nelle mani e che la stesse fissando attentamente.
Rimase a guardarla per un istante, poi si decise a bussare alla porta.
Ichigo si spaventò, cacciando un urletto si voltò di scatto e fu colta da un capogiro improvviso.
“Ichigo!” Masaya corse da lei e la sostenne, guardandola in viso. “Stai bene?”
“Certo” ridacchiò lei nervosa, staccandosi e portandosi una mano al cuore. “Mi hai solo spaventato, da quanto sei qui?”
“Pochi secondi” ammise lui, guardando dietro di lei. “Cosa facevi inginocchiata davanti al comodino?”
Ichigo si sentì subito punta sul vivo e lo prese per le spalle, conducendolo verso la porta.
“Niente! Niente di niente, davvero! Su andiamo o faremo tardi!”
Il moro non demorse, e sfuggì alla sua presa, sorpassandola e tornando accanto al letto. Ichigo lo bloccò per un braccio, ma era troppo tardi.
“Cos’è questa?” chiese lui, rigirandosi tra le dita la piccola spilla dorata con al centro un simbolo molto simile ad un cuore.
“Oh, niente di niente!” esclamò ancora lei, prendendola in mano e nascondendola dietro la schiena. “Un regalo di una zia della cugina di mia madre… Niente di che!”
Masaya rise, dandole un piccolo buffetto sulla testa. “Ehi, cos’è tutta questa agitazione?” domandò, e Ichigo si tinse di rosso fino alla punta dei capelli.
“Non-non sono agitata… è emozione… sono emozionata perché non vieni spesso in camera mia…” disse infine, puntando lo sguardo a terra. Si vergognava troppo per guardarlo, e non per quello che aveva detto. Cioè, era una cosa vera ma non era quello il motivo di tanta agitazione.
Sospirò. Odiava mentirgli a quel modo.
Aoyama sorrise, aprendo le braccia e stringendola dolcemente. Ichigo ricambiò titubante l’abbraccio, ancora la spilla stretta in mano.
“Mi piaci tanto, lo sai?” disse lui, accarezzandole la schiena.
Ichigo annuì sulla sua spalla, in punta di piedi, e guardò il cestino della carta accanto alla scrivania.
Senza pensarci un secondo, strinse la spilla e la lanciò lì, facendola atterrare su un mucchio di carta di quaderno.
La fissò per un attimo, poi chiuse gli occhi, abbandonandosi a quell’abbraccio.
“Anche tu mi piaci, Masaya…”

 

 




Fine capitolo! :)
Spero sia stato di vostro gradimento! (in caso, fatemelo sapere ;) Se non  vi è piaciuto fatemelo sapere lo stesso °-° Critiche costruttive accettatissime!
Alla prossima settimana!
Bacino :*

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Tonna