Era
ora di tornare a casa. Quando rientrai,
Tom era in salotto, a fare zapping frenetico con il telecomando,
chiaramente
interessato a tutto fuorchè alla televisione.
“
Dove sei stato?”- mi chiese, continuando a
tenere lo sguardo fisso sulla tv.
“
Ho incontrato una”- gli risposi, facendogli
il verso. Ogni volta che glielo chiedevo io, mi rispondeva allo stesso
modo.
Spense
definitivamente il televisore e si
alzò dal divano, avanzando verso di me e puntandomi un dito
contro: “ Io invece
ho parlato a Georg e Gustav di quello che vuoi fare”- lo
disse così, senza
troppa enfasi, e ciò mi lasciava intendere come
l’avessero presa. Ovviamente
male, come avrebbero potuto fare altrimenti?
Mi
voltò le spalle e se ne andò in camera
sua, sbattendo la porta. Mi incamminai verso il corridoio che portava
alla mia,
quando lui uscì di nuovo : “ Ah, per domani
abbiamo indetto una conferenza,
così potrai dire al mondo che vuoi mettere fine ai Tokio
Hotel”-
Poi
fece retro front e si sbattè la porta
alle spalle ancora più forte di prima.
Entrai
nella mia camera: avevo bisogno di una
doccia. Lasciai i miei vestiti in giro per la stanza e feci scorrere
l’acqua,
sperando che potesse lavarmi la coscienza, che sentivo inspiegabilmente
sporca.
Lo
faccio per il nostro bene.
La
notte non fu per niente tranquilla. Mi
svegliai di soprassalto alle 4:00 del mattino, avevo fatto uno strano
sogno:
stavo inseguendo qualcuno, ma appena ero arrivato a prenderlo, questo
svaniva,
come se fosse fatto…d’aria? In ogni caso, mi aveva
angosciato e impedito di
dormire, insieme alla paura per la conferenza. I nostri fans. Riuscivo
solo a
pensare che li avremmo delusi, ma si erano verificati episodi troppo
gravi:
avevano picchiato nostra madre, avevano avvicinato me con un
coltellino,
avevano mandato insistenti minacce via lettere e via telefono. Lo avevamo detto alla
polizia e li avevano
rintracciati, gli stalker. Tom era pronto a dargli quello che si
meritavano, ma
ormai erano nelle mani della giustizia, sulla via del processo e del
carcere.
Ma io credevo che sarebbe potuto verificarsi ancora ed ero preoccupato
principalmente per i miei cari. E a quel punto, la musica e tutto il
resto
passavano in secondo piano. Immerso in questi pensieri, mi lavai e mi
vestii,
quando erano solo le 6:00. Non avevo idea a che ora fosse la
conferenza, ma mi
dissi che non poteva essere prima delle 10:00, considerando gli orari
consueti
delle nostre precedenti. Uscii senza far rumore, per evitare di
svegliare Tom e
di dovergli dare spiegazioni. La macchina percorreva automaticamente il
tragitto per arrivare alla vecchia stazione. Non sapevo
perché andassi lì, di
altre riflessioni non avevo bisogno. Ma forse ero convinto di trovarci
Lena,
anche se non capivo perché il mio cuore palpitava
più forte se pensavo a lei,
alle cose che mi aveva detto. Invece
lei
non c’era, assente come il sole coperto dalle nubi. Mi
sentivo così vuoto e
colpevole.
Passeggiai un po’
sui binari e anche se sapevo
che nessun treno sarebbe passato di lì, avevo un
po’ di inutile timore. Come
quando hai paura del buio: sai che i mostri non esistono, ma non ti
senti
ugualmente a tuo agio. Restai seduto sui binari per un bel
po’, ad osservare le
nuvole che man mano si diradavano e un po’ di luce che
finalmente faceva
capolino nel cielo grigio- azzurro. Mi scaldò il cuore. Era
il momento di
andare via, così tornai al parcheggio, accesi il motore
della mia Audi e
sfrecciai verso casa. Rientrato, trovai un bigliettino di Tom sul quale
aveva
scritto che ci saremmo visti agli studi Universal, nella sala adibita
alle
conferenze. Spesso avevamo annunciato lì varie cose: gli
album, i concerti…E
adesso avrei avuto il coraggio di dire che era finita?
I
giornalisti erano già in sala, Tom, Georg e
Gustav avevano preso le distanze da me. Davvero non riuscivo a capirli:
volevano ancora essere minacciati in tal modo? Rischiare tanto? No, non
glielo
avrei permesso: erano i miei amici e mio fratello e dopo, passato il
rancore,
mi avrebbero ringraziato. C’era anche David, che mi guardava
comprensivo: non
me lo sarei aspettato da lui, eppure mi capiva, vedeva le brutture che
si
nascondevano nella vita da star e non riusciva a biasimarmi davvero
perché avevo
reagito così alla goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Entrammo
nella sala anche noi: i flash
consueti, accecanti, molesti.
Ci
sedemmo, mi preparai alla ovvia domanda.
“
Allora, cosa volete annunciare ai vostri
fans oggi? Sono tutti trepidanti!”
Osservai
la giornalista che mi fece la
domanda ed era anche pronta a registrare l’audio di
ciò che avrei detto. Scrutai
anche gli altri presenti e poi vidi un volto…conosciuto?
Pensai di essere
pazzo, ma
c’era Lena che mi guardava
seria. Che fosse una giornalista? Non l’avrei creduto
possibile, era troppo
giovane…Come era entrata?
“
Beh”- mi trovai ad esordire, con la gola
riarsa- “ Volevo annunciare che siamo arrivati ad un punto
della nostra
carriera in cui…”- non riuscivo a staccare lo
sguardo da quello di Lena ,
sentivo lo sguardo interrogativo di Tom puntato su di me, insieme a
quello dei
nostri compagni di band . Respirai profondamente. Che cosa stavo
dicendo? – “
In cui abbiamo bisogno di una svolta…musicale”- in
sala si sentiva trapelare la
curiosità dei giornalisti e la confusione di David e degli
altri tre Tokio
Hotel : “ Abbiamo quasi pronto del nuovo materiale e lo
faremo uscire presto,
con un nuovo sound, anche se siamo sempre noi”- Cosa mi stavo
inventando? Giurai
di aver visto Lena sorridermi, mentre venivamo sommersi di altre
domande e la
conferenza finiva. Ci alzammo per uscire e Lena era sparita, svanita
nel nulla,
come era arrivata.
“
Si può sapere che diavolo ti prende? Prima
dici che vuoi sciogliere la band, poi che abbiamo nuove canzoni per un
nuovo
album!”- mi sbraitò contro Gustav, che non
riusciva più a trattenersi.
Non
sapevo che giustificazione trovare, del
resto neppure i sapevo perché lo avevo fatto.
“
Io…volevo che facessimo almeno un altro
tour per dire addio…beh, per dire addio ai nostri
fans”- cercai di essere il
più convincente possibile.
“
Guarda che noi non siamo disposti a vivere
in base ai tuoi cambiamenti d’umore. Hai già
sconvolto abbastanza le nostre
vite. Sai una cosa? Tu non sei più il Bill di una
volta”- mi disse Georg,
furioso.
“
Ma ti sei dimenticato di quello che ci
hanno fatto? Maledizione, Hagen, non lo sto facendo solo per me! Non
è un
capriccio da star!”
“
Quella storia è finita,Bill. Sai
perfettamente cosa significa la musica per tutti noi, te compreso, ma
ti ostini
a non ammetterlo”
Mi
superarono e mi lasciarono solo. Sapevo
che Tom provava quello che provavo io, ma per lui il passato era
passato:
bisognava guardare al futuro. Ma quale futuro, quando certi avvenimenti
potrebbero verificarsi di nuovo?
In
quel momento mi raggiunse David, che disse
soltanto: “ Facciamo questo album”
Note
dell’autrice: Ce l’ho fatta xD Ecco il
secondo capitolo. I primi capitoli di ogni storia sono quelli di
assestamento,
quindi potrebbero non risultare molto avvincenti, ma devo
contestualizzare al
meglio questi personaggi per riuscire a dare forma e vita alla storia
nei
capitoli futuri. Bill è davvero confuso e ha agito in
maniera inaspettata. Cosa
succederà in seguito? Spero che avrete voglia di scoprirlo
insieme a me =) p.s. Ho ingigantito di proposito la questione già grave delle stalker, per scopi puramente inerenti al racconto.