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Autore: Alys93    26/02/2011    7 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Ehilà, ciao a tutte! vi sn mancata? ^_^ Sn felicissima di vedere ke la storia è seguita, sn contenta ke vi piaccia. In questo cappy, i nostri amici affronteranno una situazione particolare. il titolo dice tt! buona lettura!!

Capitolo 26: Il “lupo” perde il pelo, ma non il vizio!

“Basta!” esclamò Kaori, ruotando il collo per mandar via gli ultimi residui di fatica, “Non ne posso più di questi rompiscatole!”.
Rinfoderò velocemente Sendeiga e lanciò uno sguardo schifato alle carcasse di demoni che impregnavano la zona con il loro fetore.
Da quando Naraku era sparito, non c’era giorno che non incontrassero un gruppo di demoni esaltati, convinti di poterli fare fuori e prendersi i frammenti della sfera!
Quella situazione iniziava davvero a stancarla, erano più di due settimane che andava avanti in quel modo!
Reito le rivolse un sorrisetto divertito “Cosa c’è, Kaori? Sei già stanca, per caso?”, “Ma figurati!” replicò lei “Ho ancora abbastanza energie da ottenere la mia ventiduesima vittoria”.
“O la tua trentasettesima sconfitta” ridacchiò lo youkai, riponendo Nelseiga nel fodero bianco.
“Stai mettendo in dubbio le mie capacità?” chiese la ragazza, sorridendo minacciosa, “Non so quanto ti conviene…”.
Lo vide rivolgerle un’occhiata a metà tra il serio ed il divertito e sentì una vera e propria scarica di brividi percorrerle la schiena.
Ultimamente, sentiva il cuore mancarle un battito tutte le volte che si guardavano negli occhi.
Reito aveva come il potere di suggestionarla, lasciandola senza fiato ogni volta che le sorrideva.
“Vedremo” sorrise lui “Ma, stavolta, preferirei evitare le spade. Tanto non durano mai più qualche minuto”.
Una smorfia divertita gli distese il volto “Comunque vada, alla fine arriviamo sempre ai pugni. Tanto vale partire da quelli, non credi?”.
La yasha annuì e, lasciato cadere il fodero tra l’erba, si mise in posizione, pronta al combattimento.
Attese che il suo avversario fosse pronto, poi partì rapidamente all’attacco, mirando alla testa.
L’altro si scansò appena in tempo e si lasciò sfuggire un sorrisetto, mentre la incalzava a suon di artigliate.
Quei continui allenamenti erano un bel modo per trascorrere il tempo, anche se, da un po’ di tempo, non li attendeva solo per scaricare la tensione.
Provava un certo piacere nello scontrarsi con Kaori, nel vedere tutti i suoi miglioramenti e, soprattutto, starle vicino.
Ormai ci rifletteva da tempo, ma ancora non riusciva a spiegarsi il perché di quella nuova sensazione, che lo avvolgeva ogni volta che le stava accanto.
Perso com’era nei suoi pensieri, non riuscì a schivare un pugno, che lo colpì sullo sterno, mandandolo a terra. Il fiato gli si mozzò bruscamente in gola e dovette allontanarsi di scatto per evitare un nuovo colpo.
Scosse la testa per riprendersi e si slanciò contro la giovane, che lo aspettava sorridendo.
Sembrava determinata a non lasciarsi sconfiggere ancora ed una scintilla di sfida le illuminava lo sguardo.
Sfruttando un gruppo di rocce per evitare i suoi attacchi, il giovane le arrivò alle spalle e l’afferrò da dietro, costringendola a terra.
La ragazza ringhiò appena e prese a divincolarsi con forza, sforzandosi di ribaltare la situazione.
I due presero a rotolare tra l’erba, ognuno deciso a non lasciarsi battere dall’altro.
La loro lotta s’interruppe di colpo, quando entrambi non sentirono più il terreno sotto di sé e finirono in una fonte nascosta tre i cespugli.
Riemersero tossendo e Kaori rise “Questo è un modo ben strano di concludere un combattimento, non credi?”.
Reito si unì volentieri alla sua risata, riavviandosi alcune ciocche che gli coprivano la visuale.
La fissò divertito ed il cuore gli balzò improvvisamente in gola; il nastro in cui raccoglieva i capelli era rimasto tra l’erba ed il suo viso sembrava dolcemente incorniciato da quella cascata d’ebano.
Gli occhi le brillavano per il divertimento e l’acqua faceva risplendere la sua pelle come una distesa di diamanti. Non gli era mai sembrata così bella…
Non appena quel pensiero gli si affacciò alla mente, sentì le guance andargli a fuoco e si voltò, dandole le spalle.
Sentiva il cuore battergli stranamente forte nel petto e non ne comprendeva il motivo. Da quando, Kaori gli scatenava dentro certe sensazioni?
La voce di Kagome interruppe le sue domande prive di risposta, “Ehi, voi due! Avete trovato una fonte calda!”.
Il sorriso della miko andava da un orecchio all’altro “Che bello! Potremo farci un bel bagno!”.
Di colpo, sembrò rendersi conto della situazione e chiese “Volete che vi lasci soli? Non mi ero accorta che eravate già a mollo”.
I due youkai arrossirono di colpo e Kaori scosse la testa “Non dire scemenze. Non ci siamo accorti della fonte, finché non ci siamo finiti dentro!”.
Il giovane lupo sospirò appena ed uscì dall’acqua, scuotendosi con foga; “Sarà meglio che Shippo accenda un fuoco” mormorò “Il bagno non era esattamente previsto”.
Sentendo le sue parole, il piccolo kitsune sorrise e diede vita ad una dolce fiamma verde, che illuminò il crepuscolo, ormai giunto alla sua conclusione.
“Davvero avete trovato una fonte calda?” chiese Sango, sorridendo allegra, “Diciamo pure che la fonte ha trovato noi” borbottò la yasha, strizzando i capelli umidi.
“Io ho una gran voglia di farmi un bagno caldo” gongolò Kagome, afferrando un grosso telo, “Ne sento proprio il bisogno!”.
“Allora cosa aspettiamo?” chiese la sterminatrice, precedendola alla fonte calda, “Anche io ho voglia di rilassarmi”.
Dopo qualche minuto e le solite minacce a Miroku, le tre ragazze s’immersero nell’acqua termale, sospirando beate.
“Ci voleva proprio” mormorò Sango, appoggiando la testa contro la sponda “Con tutti quei combattimenti, un po’ di relax è d’obbligo”.
Kaori annuì appena, lasciandosi cullare dal morbido tepore della fonte; quel bagno era perfetto per rilassare i muscoli.
“Allora, Kaori” disse Kagome, svegliandola da un sogno ad occhi aperti, “Cos’hai intenzione di fare?”.
“Mmm?” chiese l’altra, alzando appena una palpebra; di che stava parlando la sua amica?
“Intendo, quando ti deciderai ad ammettere quello che provi?” domandò la miko, guardandola divertita, “Sono due settimane piene che non fai che lanciargli sguardi!”.
“Ma di chi stai parlando?” mormorò la yasha, fissandola sorpresa, “Kagome, che vuoi dire? Proprio non ti capisco”.
“Di Reito, ecco di chi parlo” replicò l’altra “Non fare la finta tonta! Si vede da un miglio di distanza che ti piace!”.
Stava per aggiungere qualcosa, quando lei gli tappò la bocca, sibilando “Sta’ zitta! Vuoi farlo sapere al mondo intero!?”.
“E poi, parli proprio tu, che per ammettere tuoi sentimenti per Inuyasha, ci hai messo un’eternità!” aggiunse seccata.
“Allora lo ammetti!” ridacchiò Sango, “No, perché non c’è niente da ammettere. Solo, non voglio che fraintenda le vostre sciocchezze”.
Un leggero sospiro le sfuggì dalle labbra “Smettetela di dire scemenze. Siamo amici, tutto qui. Solo amici”.
E solo i Kami sapevano quanto avrebbe voluto qualcosa in più, ma non riusciva ad ammetterlo neanche a se stessa.
Kagome fece per replicare, ma la demone le fece cenno di tacere; un lieve fruscio aveva attirato il suo sensibile udito e si mise automaticamente in allarme.
Si sporse appena dalla sponda, usando un cespuglio per non farsi notare, e notò una sagoma scura poco più in là.
“Miroku!” sbraitò, sicura che fosse il monaco venuto a spiarle, “Sparisci! Adesso! O giuro che ti faccio un occhio nero!”.
La figura si allontanò di scatto con qualcosa tra le mani e la giovane divenne paonazza quando si rese conto che si stava portando via i loro vestiti!
Miroku!” urlò inferocita “Miroku, torna immediatamente qui! Ridacci i nostri vestiti, maniaco che non sei altro!”.
Anche Sango iniziò a gridare, innervosita dal comportamento del bonzo, ma non poteva seguirlo.
Aveva portato via tutti gli abiti, impedendo loro di uscire dalla fonte.
“Accidenti a lui!” sbottò Kagome, sbattendo un pugno nell’acqua, “Avremmo dovuto aspettarcelo” borbottò la yasha “Era fin troppo tranquillo negli ultimi giorni!”.
Le tre ragazze guardarono cupamente la sponda e la miko notò il telo che aveva preso poco prima.
“Una di noi può inseguirlo” mormorò “Ma ci sono solo due teli ed uno è molto corto…”.
Improvvisamente, Inuyasha apparve vicino alla fonte e le giovani lanciarono grida acute, immergendosi il più possibile e coprendosi al meglio con le mani.
“A cuccia!” esclamò Kagome, mandando il malcapitato a sbattere contro il terreno, “Inuyasha, si può sapere perché sei venuto?”.
“Ti ho sentito urlare” rispose lui, alzando lo sguardo dal suolo, “Volevo essere sicuro che stessi bene”.
Il suo viso divenne color fiamma quando si accorse che la miko era immersa nella fonte, ma l’acqua non poteva nascondere più di tanto il suo corpo.
Cavoli! mormorò tra sé Sapevo che era bella, ma non così… Assolutamente splendida! Oh, Kami! Sto diventando come Miroku! Inuyasha, riprenditi, prima che succeda un casino!.
Imbarazzato, le diede immediatamente le spalle e chiese “Perché avete urlato? Che cosa è successo?”.
“Miroku ci ha preso i vestiti” ringhiò Kaori “E noi non possiamo seguirlo per dargli la lezione che si merita!”.
L’hanyou fece per scattare nella direzione presa da Miroku, quando si bloccò e lasciò cadere la casacca rossa a terra.
“Prendilo, Kagome. Almeno potrai coprirti” mormorò, leggermente imbarazzato, “Io cerco di bloccare quel dannato bonzo”.
La ragazza annuì e, non appena lo vide allontanarsi, sistemò il kariginu in modo che la coprisse al meglio.
Sango la seguì dopo un attimo, avvolgendosi nel telo bianco, mentre Kaori cercava disperatamente di coprirsi con quello più corto.
Aveva ceduto l’altro alla sterminatrice, consapevole del suo desiderio di farla pagare al monaco, ma quel pezzo di stoffa era dannatamente piccolo!
La copriva a stento e buona parte delle gambe rimaneva scoperta; non che per lei fosse un problema mostrare le gambe, ma sapeva bene che si sarebbe trovata in una situazione decisamente imbarazzante, se avesse incrociato Reito.
Al solo pensiero, divenne scarlatta e decise di sfruttare gli alberi per passare più inosservata.
Sistemate alla meno peggio, le tre ragazze presero ad inseguire il bonzo, decise a fargliela pagare per quello scherzo di cattivo gusto.
Sango aveva afferrato anche l’hiraikotsu, segno inconfondibile di quanto fosse arrabbiata.
Per Miroku si preparava un gran brutto quarto d’ora!

Nel frattempo, il monaco continuava a correre nella radura, stringendo a sé il suo bottino.
Sorrise tra sé, pensando alle fanciulle bloccate nella fonte, e diede un’occhiata agli abiti che aveva tra le mani.
Quelli di Sango erano i più riconoscibili, anche perché erano gli unici che potesse ritenere più familiari.
I vestiti di Kaori e Kagome erano parecchio strani…
Le voci infuriate delle ragazze gli arrivarono improvvisamente alle orecchie e si sforzò di accelerare il passo, consapevole che, se lo avessero acciuffato, poteva considerarsi un uomo morto.
Si lanciò qualche sguardo alle spalle, controllando che non lo stessero per raggiungere, e si scontrò con Reito, appena tornato con un carico di legna.
I due caddero a terra, tra abiti femminili e ciocchi di legno, ma il monaco afferrò rapidamente il suo tesoro e corse via, lasciando il demone totalmente spiazzato.
Dove sta correndo quello scemo? si chiese incuriosito E che cosa diavolo stringeva tra le mani? Sembravano vestiti….
Si rialzò in piedi e fece per raccogliere i rami che gli erano caduti, ma si bloccò quando si ritrovò in mano un indumento piuttosto strano.
Era di un tenue colore azzurro, con delle piccole rose disegnate sopra… ma che fosse esattamente, non riusciva proprio a capirlo.
Se lo rigirò tra le mani, osservandolo con curiosità, e l’odore della demone lupo lo colpì con forza.
Un dolce miscuglio di erba fresca, vaniglia e qualcosa che non riusciva ad identificare; nel complesso, un profumo a dir poco inebriante…
Senza quasi rendersene conto, avvicinò appena il viso a quell’inconsueto abito, respirando più a fondo il profumo che ne proveniva.
Improvvisamente, si rese conto a cosa potesse servire quello strano pezzo di stoffa e sentì il viso diventare praticamente porpora intenso.
Accidenti! imprecò, imbarazzato come non mai, Che faccio ora? Se Kaori mi vede con i suoi vestiti, penserà che ho aiutato quel depravato! Per tutti i Kami! Che cavolo faccio?!?.
Mentre si arrovellava su quell’imbarazzante problema, vide Kagome e Sango, rispettivamente avvolte nel kariginu di Inuyasha ed in un grosso telo bianco, inseguire Miroku.
A giudicare dalle loro espressioni e dalle loro urla inferocite, per il monaco si prospettavano dei guai tremendi!
Guai che lui non era minimamente intenzionato a condividere.
Impacciato e confuso, il demone lupo si lanciò un’occhiata alle spalle e cercò Kaori con lo sguardo, sperando che lo lasciasse parlare e non saltasse a conclusioni affrettate.
Un singulto imbarazzato attirò la sua attenzione e si voltò verso gli alberi, scorgendo la ragazza dietro alcuni cespugli.
Lo stava guardando con un’espressione a metà tra l’imbarazzo più totale, che condivideva appieno, e la sorpresa.
Qualcosa gli disse che era meglio parlare subito, prima che la yasha prendesse un colossale granchio e lo conciasse per le feste.
“Credo che questo… sia tuo” mormorò a stento, porgendole l’indumento, “Prima, Miroku mi ha urtato e mi è rimasto in mano… Scusa, io… ti..Ti stavo cercando per ridartelo”.
Non aveva mai balbettato tanto in tutti i suoi duecentosei anni di vita; si sentiva un perfetto imbecille.
La giovane si sporse dai cespugli, stringendo al meglio il telo, e sorrise imbarazzata, “Grazie. Miroku ci ha rubato i vestiti… Quando lo prendo, giuro che lo sfondo!”.
Approfittando del fatto che lo youkai le stesse dando le spalle, si sistemò il reggiseno, facendo del suo meglio per restare coperta.
Possibile che, tra tutti i suoi abiti, proprio quello dovesse finire tra le mani di Reito?
Quel bonzo deviato gliel’avrebbe pagata cara! Che razza di figura le aveva fatto fare!
Fece per correre dietro le amiche e dargli una lezione esemplare, quando sentì l’esclamazione soffocata di Reito.
Evidentemente, doveva essersi accorto di quanto fosse striminzito quel pezzo di stoffa in cui si stringeva.
Sentì le guance diventare tizzoni incandescenti; sapeva bene di essere in uno stato piuttosto increscioso e la cosa la metteva parecchio a disagio.
Non si era mai sentita così in imbarazzo in tutta la sua vita!
Cercò di coprirsi ulteriormente, ma con scarsi risultati; quel telo era davvero troppo corto.
Il demone lupo si passò nervosamente una mano tra i capelli, cercando un modo per uscire da quell’imbarazzante situazione, poi si sfilò la casacca azzurra.
“Copriti con questa. Non puoi andare in giro così, sei… indecente” borbottò porgendogliela, ma evitando accuratamente di guardarla.
Cosa che si stava rivelando piuttosto ardua, dato che il suo sguardo era attirato come una calamita da quella ragazza.
Demone o non demone, era comunque un uomo e, come tale, aveva certi istinti… i quali gli stavano causando un grosso disagio.
Sentì il sangue corrergli più rapido nelle vene e chiuse gli occhi, pregando i Kami affinché non lo rendessero un maniaco come Miroku.
La yasha prese l’indumento quasi con timore, sussurrando un flebile “Grazie”, e lo infilò, restando inebriata dalla dolce nuvola di profumo che ne proveniva.
Sentì il cuore batterle più forte contro le costole e si rese improvvisamente conto di quanto fossero vicini.
Senza riuscire ad impedirselo, annullò la distanza tra loro e gli posò un lieve bacio sulla guancia, “Grazie ancora e…scusami”.
Prima che lui potesse accorgersi di quello che provava, si strinse meglio nella casacca e corse dietro le compagne, decisa a dare al monaco una lezione che non avrebbe dimenticato tanto facilmente.

Inuyasha abbassò le orecchie e fece una smorfia spaventata quando sentì i gemiti di dolore di Miroku.
Le ragazze ci stavano andando giù pesante!
A quel punto, non osava immaginare cosa sarebbe rimasto del monaco; probabilmente, solo un mucchietto di ossa polverizzate…
Si passò una mano tra i capelli e sospirò quando Sango scaraventò il povero bonzo nella sua direzione.
Miroku aveva tanti di quei bernoccoli in testa, che i capelli castani erano quasi invisibili.
Inoltre, le guance erano rosse e gonfie, segno evidente del gran numero di ceffoni ricevuti.
A suo parere, poteva già considerarsi fortunato nell’essere ancora vivo.
Lo afferrò per il colletto della tunica e lo trascinò fino alla fonte, borbottando “Sei irrecuperabile, Miroku! Possibile che tu debba sempre fare il maniaco?!”.
L’altro gemette appena “Ne è valsa la pena, mio caro Inuyasha. Quelle delicate fanciulle hanno degli argomenti parecchio interessanti!”.
Un sasso lo centrò dietro la nuca, formando l’ennesimo bernoccolo, mentre Kaori sibilava “Ti ho sentito, dannato porco! Ancora una parola e ti ammazzo davvero!”.
Reito gettò la legna raccolta nel fuoco e mormorò “Hanno ragione. Miroku, devi smetterla di comportanti così! Datti una calmata, accidenti!”.
Si passò una mano sul volto, ripensando alla figuraccia appena fatta, e scosse la testa sconfortato, “Vediamo di calmarci, tutti quanti. Vorrei rilassarmi un po’ nella fonte, se non vi dispiace”.
Si fermò di colpo quando le dita scivolarono sul punto in cui Kaori aveva posato le sue labbra e sentì un fremito sconosciuto attraversargli il corpo.
Era stato un innocente bacio sulla guancia, eppure lo aveva scosso nel profondo… non gli era mai successa una cosa simile.
Quel contatto così morbido sembrava come marchiato a fuoco sulla sua pelle e quasi si stupì quando gli amici non dissero nulla riguardo alla sua espressione persa nel vuoto.
Probabilmente avevano altro per la testa, che preoccuparsi del suo stato d’animo in quel momento.
“Forza” mormorò secco, cercando di pensare lucidamente, “Andiamo alla fonte. Un bagno caldo ci serve proprio”.
L’hanyou annuì e, dopo aver lasciato i propri vestiti vicino alla sponda, s’immerse nell’acqua calda, subito seguito dal lupo.
Miroku li imitò con un po’ di difficoltà; tutti quei pugni lo avevano stordito alquanto… Ma ne era valsa la pena, oh sì!
Aveva potuto apprezzare le grazie delle tre fanciulle, specialmente quelle della sua dolce Sango, e questo ripagava ampiamente il dolore che provava.
Reito abbandonò il capo contro la sponda, sospirando sollevato, e si lasciò cullare dal tepore della fonte.
Gli ci voleva proprio!
Lanciò uno sguardo divertito al bonzo, che si massaggiava la testa, e disse “Te la sei cercata. Non dovevi prendere i vestiti delle ragazze”.
“Non si può dire che voi siate rimasti a guadare” replicò lui “Anche tu, mio caro Reito. Ho visto come osservavi quell’indumento di Kaori…”.
A quell’accusa, lo youkai divenne a dir poco scarlatto e sbottò “Non è colpa mia se mi è rimasto in mano, quando mi sei venuto addosso!”.
“Sarà, ma non mi hai neanche fermato” ribatté il bonzo “So che, in fondo in fondo, provi un certo interesse per Kaori. Abbi il coraggio di ammetterlo!”.
Il lupo bianco si sentì avvampare, ma si sforzò di fare l’indifferente “Non dire assurdità. Tra noi c’è solo una bella amicizia. Non partire sparato senza avere prima le conferme di quello che dici!”.
“Nega pure quanto vuoi” mormorò Miroku, sorridendo malizioso, “Ma sono pronto a scommettere che, quando hai visto Kaori avvolta in quel piccolo telo, hai avuto la tentazione di approfondire quest’amicizia…”.
Con un gesto repentino, il giovane gli spinse la testa sott’acqua, ringhiando “Non sono un maniaco come te, Miroku. Io sono in grado di controllarmi”.
“Ma non puoi negare che ci tieni molto a Kaori” ridacchiò Inuyasha “Miroku, stavolta, ha ragione”.
“Cosa?” esclamò l’altro, allentando la presa che bloccava il monaco, il quale ne approfittò per tornare a respirare, “Ma che vai blaterando anche tu?”.
“Ogni volta che la vedi, soprattutto quando torna da uno di quegli esami, il tuo sguardo s’illumina” spiegò l’hanyou “Si vede che non provi solo amicizia nei suoi confronti”.
Reito deglutì a fatica, chiedendosi quale Kami si stesse accanendo su di lui, facendogli capitare tutte quelle situazioni imbarazzanti.
“Si nota davvero così tanto?” chiese in un filo di voce “Io… Io non so esattamente cosa provo per lei. So solo che.. ogni volta che non c’è, mi sento vuoto. Ho come l’impressione che mi manchi qualcosa”.
Inuyasha sorrise comprensivo “Provo la stessa sensazione quando Kagome torna nella sua epoca. È dura da sopportare”.
Gli diede una leggera pacca sulle spalle ed aggiunse “Per prima cosa, devi fare chiarezza dentro di te. Se non riesci ad essere sincero con gli altri, devi esserlo almeno con te stesso. Cerca di capire cosa provi per lei”.
“Una cosa è certa” ridacchiò Miroku “Non ti è indifferente, soprattutto fisicamente! Ho visto come la guardavi! Sembravi proprio un lupo affamato!”.
Si lasciò sfuggire un’imprecazione soffocata quando finì nuovamente con la testa sott’acqua e si dibatté nel tentativo di riemergere.
“Taci, dannato bonzo!” sbraitò lo youkai “Sei tu quello che brama di poter guardare le curve delle ragazze, non io!”.
Vedendo che l’amico non era intenzionato a liberare il monaco, il mezzo-demone gli afferrò il braccio, “Lascialo, dai. O, assieme al suo corpo, dovremo raccattare il tuo. Sango ti farebbe sicuramente a pezzi!”.
Il lupo bianco fece una smorfia ed allentò la presa, lanciando però uno sguardo omicida al bonzo.
Questi capì che era meglio stare zitto e decise di rilassarsi nell’acqua calda, cercando di riprendesi da tutti i colpi ricevuti poco prima.
Anche Inuyasha si lasciò andare alla morbida carezza della fonte e sospirò beato, lanciando uno sguardo alle stelle che illuminavano il cielo.
Kagome sorrideva sempre nel vederle, lamentandosi del fatto che, nella sua epoca, non poteva vederle a causa delle luci della città.
Ripensò a come l’avesse conosciuta ed a come fosse cambiato il loro rapporto in quell’anno che viaggiavano insieme.
Un sorriso gli incurvò le labbra Kagome è la cosa migliore che mi sia capitata. Non potrei essere più felice di così.
Reito si accorse della sua espressione e non ci mise molto a capire a cosa stesse pensando; Kagome era l’unica che poteva farlo sorridere in quel modo.
Con un sospiro, lanciò uno sguardo al campo e non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere Kaori stringere la sua casacca.
Chissà cosa stava pensando in quel momento…
Per un momento, si chiese come fosse potuto essere così cieco da non rendersi conto di quanto fosse speciale quella ragazza.
Si era comportato come un perfetto idiota, ma adesso voleva rimediare!
Peccato che non sapesse proprio come fare…
Si accarezzò nuovamente la guancia, sfiorando il punto dove le labbra di lei lo avevano sfiorato con tanta dolcezza.
Le sensazioni che gli si agitavano dentro erano ancora piuttosto confuse, ma di una cosa era certo: Kaori era una ragazza davvero fuori dal comune.
Sospirando, si appoggiò alla sponda della fonte e rimase a fissare le stelle, chiedendosi come avrebbe potuto spiegare a quella fanciulla ciò che sentiva agitarsi nel suo animo.

Un caldo sole primaverile accompagnava il gruppo nel suo viaggio verso le catene montuose di Nord-Est.
Reito sorrideva nel ritrovarsi nei luoghi in cui era cresciuto e la sua gioia sembrava contagiare tutti gli altri.
Dopo tutto quel tempo, finalmente poteva rivedere le montagne imbiancate e le valli scoscese in cui aveva vissuto fino ad allora.
Gli sfuggì una risatina al pensiero che avrebbe potuto fare una breve visita al fratello; chissà come avrebbe reagito alla sorpresa.
Kaori si accorse del suo stato d’animo e sorrise a sua volta; “Mi piace questo paesaggio” ammise “È a dir poco maestoso… ma ti fa sentire in pace”.
Inspirò a pieni polmoni l’aria frizzantina che proveniva dai monti e sorrise, chiedendosi quanto sarebbe durata quella pace.
Si sentiva così bene… Era una sensazione meravigliosa!
Un leggerissimo fruscio attirò la sua attenzione e notò una macchia color pece tra le foglie verdi degli alberi.
Ecco, ho parlato borbottò tra sé Chissà chi diavolo è a seguirci, stavolta! Possibile che non riusciamo a stare tranquilli più di un paio di giorni?.
Sorpresa, si accorse che nessuno dei suoi amici si era accorto di niente e decise di non allarmarli.
Senza farsi notare, si addentrò tra gli alberi, cercando la misteriosa figura che li stava pedinando.
Inuyasha sospirò sollevato e tornò a fissare la catena montuosa che avevano davanti; Naraku era lì, da qualche parte.
Finalmente avrebbe potuto mettere fine a quella caccia senza tregua e mettere una pietra sopra il suo passato.
La sua mano si strinse appena attorno a Tessaiga, mentre faceva vagare lo sguardo sulla foresta.
Reito sembrava parecchio a suo agio e li guidava senza indugio attraverso piccoli sentieri, nascosti nella vegetazione.
Ripensò alla discussione avuta la sera prima e gli sfuggì un sorriso; Kagome aveva di nuovo fatto centro!
Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza gli strinse la mano libera e sorrise.
Ogni volta che lo faceva, il mezzo-demone sentiva il cuore battergli più forte nel petto…
Quel sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
“Presto saremo in una valle scoperta” li avvisò improvvisamente il demone lupo “Sarà meglio tenere gli occhi aperti”.
“Oh, sta’ pure tranquillo!” ridacchiò una voce femminile “Stiamo venendo proprio da lì e la via è libera!”.
Il gruppo si fermò di colpo quando si vide davanti due demoni, uno dei quali fin troppo conosciuto.
“Koga?” esclamò Shippo, precedendo un alquanto sorpreso Inuyasha, “Si può sapere che cosa ci fai tu, qui?”.
Il capo della tribù Yoro fece una leggera smorfia “Bel modo di salutare, pulce. Io sono qui per Ayame, non certo per voi”.
“Ayame?” mormorò Kagome, fissando la ragazza dietro di lui, che sorrise allegramente.
Aveva i capelli rosso fiamma, raccolti in due morbide code ai lati della testa, ed occhi verde chiaro.
A giudicare dal mantello di pelliccia che indossava sopra un bustino in metallo, doveva appartenere alla tribù del Nord…
“Ragazzi, lei è Ayame” sorrise il lupo, facendo ondeggiare la coda scura, “La mia futura sposa”.
La giovane miko fu la prima a riprendersi dalla sorpresa e sorrise caldamente “Ma che bella notizia, Koga! Sono davvero felice per te!”.
Lui sorrise a sua volta, stringendo a sé la giovane, che arrossì compiaciuta e sorrise al gruppo.
“Credo che tu conosca già qualcuno di loro” ridacchiò il capotribù dell’Est, “Non è così, Ayame?”.
A quel punto, la yasha si accorse di una presenza ben conosciuta ed una scintilla di gioia le brillò negli occhi verde chiaro.
“Reito!” cinguettò, sorridendo allegra e gettando le braccia al collo del giovane, “Accidenti a te! È una vita che non ci vediamo!”.
Lo abbracciò con forza e lo sgridò “Ma perché diavolo non sei tornato alla tribù per dirci che stavi bene? Per tre mesi sono stata in preda all’ansia, perché non sapevo cosa ti era successo!”.
Lo youkai rispose all’abbraccio “Anche io sono felice di rivederti, Ayame. Sei cresciuta parecchio!”.
Alle ultime parole della ragazza, aggrottò leggermente le sopracciglia “Yamato non ti aveva ancora detto niente? Sono almeno due mesi che sa che sto benissimo!”.
Lei sgranò gli occhi per un attimo, poi sibilò “Quando lo prendo, giuro che me la paga! Che gli costava avvisarmi?”.
Scosse la testa, a metà tra il seccato ed il felice, “Però sono contenta che tu stia bene. Eravamo tutti in pensiero per te!”.
“Beh, come vedi, sto bene” ridacchiò Reito, cingendole le spalle con un braccio, “Puoi smettere di preoccuparti”.
Per tutta risposta, ricevette un pugno in pieno petto e sorrise “Sempre la solita, eh?”.
Koga si avvicinò appena e chiese “Quindi sei tu il lupo che aveva affrontato Naraku. Nella tua tribù non si parla d’altro”.
Il suo volto si fece cupo “Mi dispiace per quello che ti è successo. So cosa si prova. Quel dannato ha distrutto quasi tutta la mia tribù”.
“Adesso non chiedo altro che la vendetta” rispose lo youkai, riducendo gli occhi a due fessure.
“Siamo in due, allora” replicò l’altro con un leggero sorriso “Naraku ha contro tre delle quattro tribù. Non so se ti è giunta voce di quello che ha fatto al Sud, un po’ di tempo fa”.
“No, non ne so niente” mormorò lui, piuttosto incuriosito, “Di che si tratta? Cos’ha fatto Naraku, nel Sud?”.
“Lo potresti chiedere direttamente ad una di quella tribù” ridacchiò Koga, poi chiese “Dov’è Kaori? Quella ragazzina mi lasciò letteralmente spiazzato!”.
Lasciò vagare lo sguardo sul gruppo e, aggrottando le sopracciglia, mormorò “Ve la siete persa per la strada? Qui non c’è!”.
“È vero!” esclamò Miroku “Dove si è cacciata, adesso? Era dietro di noi fino ad un attimo fa!”.
Un fruscio di foglie smosse li fece voltare e la giovane sbucò dal sottobosco, rinfoderando Sendeiga.
“Eccovi!” borbottò seccata “Ma possibile che sparite così, come un fil di fumo?”.
Poi si rese conto che c’era qualcosa di strano ed il suo sguardo si concentrò su Reito, che abbracciava una ragazza dai capelli rossi. Ma cosa...?
Un vortice di sensazioni l’avvolse con prepotenza, lasciandola vagamente stordita e si portò una mano alla tempia per lenire la sensazione.
Sorpresa, dolore, rabbia… e sì, gelosia allo stato puro, la trafissero come milioni di lance affilate.
Improvvisamente, si sentiva male, come se fosse fuori posto.
Ma chi era quella ragazza? Perché stava così vicina a Reito?
E cos’era quella sensazione terribile come se qualcuno la stesse segando in due?
Senza neanche capire come, mantenne un’espressione neutra e fredda; Comportati come Sesshomaru. Pensa di essere lui. Sii fredda ed impassibile, ecco cosa le ripeteva la sua mente.
Probabilmente era una sorta di autodifesa…
“Bene” commentò sarcastica “Adesso capisco. Siete così impegnati, che non vi siete nemmeno accorti di questo”.
E così dicendo, lasciò rotolare il cadavere di un demone corvo nel bel mezzo della radura.
Gli indicò la schiena e borbottò “A giudicare dalla cicatrice a forma di ragno, dev’essere un’emanazione di Naraku”.
“E l’hai eliminata da sola?” chiese Koga, “Guarda che questo qui non era niente di che. Anche Shippo non avrebbe avuto difficoltà”.
“La Pietra della Notte deve averlo parecchio indebolito, se crea emanazioni tanto scarse” aggiunse compiaciuta.
Si poggiò una mano sul fianco e, seppur a fatica, sorrise “Allora, Koga. Come vanno le cose ad Est?”.
Poi lanciò uno sguardo alla ragazza tra le braccia di Reito e, mascherando una fitta di gelosia, chiese “Mi sono persa qualcosa?”.
Ayame la guardò per un lungo istante, poi sorrise a Koga e mormorò “È lei la famosa Kaori? Quella di cui mi hai tanto parlato?”.
La demone del Sud aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo a chiedere nulla, che la sconosciuta le prese le mani e le sorrise allegra.
“Koga mi ha parlato tantissimo di te e del tuo scontro con Naraku!” esclamò quella “Hai avuto un coraggio a dir poco incredibile!”.
“Beh.. io… Grazie” mormorò l’altra, visibilmente impacciata, “Ma ho fatto solo quello che dovevo”.
La rossa sorrise più ampiamente “Comunque sia, sono davvero colpita. È bello vedere che anche noi ragazze ci facciamo valere, non credi?”.
“Sì, immagino di sì” rispose la yasha, chiedendosi da dove fosse sbucata quella tipa così esuberante.
Koga e Reito scossero la testa, sorridendo; evidentemente la conoscevano piuttosto bene.
“Io mi chiamo Ayame” sorrise lei, riportandola alla realtà, “Piacere di conoscerti!”, “Piacere mio” sorrise Kaori.
La guardò per un lungo istante, poi chiese “Anche tu fai parte della tribù del Nord?”, “Sì, come Reito” ridacchiò Ayame.
La yasha del Sud avrebbe preferito che non dicesse quelle parole, le ricordavano che lei e Reito appartenevano a tribù diverse…
Quella sensazione dolorosa andava aumentando sempre di più e non sapeva più come nasconderla. Stava male, male dentro.
Non le era mai successa una cosa del genere.
Kagome si frappose tra loro, dandole inconsapevolmente un po’ di sollievo, ed iniziò a chiacchierare animatamente con la nuova amica.
Che tipo… Certo, lei non aveva problemi, era finalmente felice con Inuyasha e anche Sango sapeva che Miroku amava solo lei.
Il problema era il suo, che si sentiva come un’intrusa in quella piccola bolla di felicità.
Cercò rapidamente una qualsiasi scusa per allontanarsi, ma senza esito; era destinata a soffrire lì.
Con un sospiro, si appoggiò all’albero dietro di sé e rimase a fissare l’aura di gioia pura che si stava diffondendo nell’aria.
Una fitta più dolorosa la colpì quando vide Ayame abbracciare nuovamente Reito ed arruffargli i capelli.
E lui la lasciava fare, ridendo come se tutto quello gli fosse mancato da tempo.
Sentì le lacrime pungerle il retro degli occhi, ma si sforzò di non far trasparire nulla e rimase impassibile.
Improvvisamente, alzò gli occhi verso la sua amica e chiese “Kagome, quanto ne abbiamo oggi?”.
“24 aprile, perché?” chiese l’altra, fissandola incuriosita; da dove saltava fuori quella domanda, adesso?
La ragazza saltò su con un’imprecazione soffocata “Il compito!! Accidenti! Il compito finale! Ma come ho fatto a dimenticarmene?”.
Afferrò rapidamente lo zaino e, dopo esserselo caricato in spalla, disse “Io devo correre a studiare! La prova finale è matematica e non so assolutamente niente!”.
Lanciò uno sguardo alla miko e mormorò “Tu che fai? Mi raggiungi più tardi, Kagome?”.
“Sì” rispose lei, chiedendosi il motivo di tutta quella fretta, “Arrivo stasera. Tanto, per me, matematica non è troppo difficile”.
“Beata te” sorrise la yasha, prima di salutare gli amici e correre tra gli alberi, sparendo rapidamente alla vista.
Reito la seguì con lo sguardo finché non svanì tra la vegetazione, sentendo lo stomaco contrarsi a disagio.
Non sapeva in cosa consistessero quegli esami, ma qualcosa gli diceva che non era quello il motivo per cui Kaori era andata via così velocemente.
Un sospiro amaro gli sfuggì dalle labbra, pensando che, senza di lei, niente gli sembrava più così bello e degno di attenzione.
Senza quella ragazza, tutto perdeva di significato.
Improvvisamente, si accorse dell’espressione confusa di Kagome e, presala in disparte, chiese “Cosa c’è? Non mi piace quello sguardo, Kagome”.
Lei fissò il terreno per un istante, poi mormorò “Mi sa che Kaori non è corsa via per quell’esame. C’è qualcos’altro sotto, ne sono certa”.
   
 
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