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Autore: serenityrm    26/02/2011    21 recensioni
Appena fu sola, si alzò da terra ed sola davanti allo specchio disse in un crescendo: “Oh porca paletta! Oh porca paletta!! Oh porca paletta!!!”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Questa ff nasce sulla frase che pronuncia Andrè nel boschetto “io l’ho sempre saputo” riferito a lei ch finalmente capisce di amarlo. Mi sono sempre chiesta ma come cavolo lo capiva se manco lei lo sapeva?????
                       
 
‘Uff che giornata stancante, finalmente a letto’  pensò Eloise mentre si coricava sotto le coperte. Distese i nervi e chiuse gli occhi. Si stava per addormentare quando un fragoroso clacson squarciò il silenzio della notte. Si mise a sedere “Uffaaaa! Ma che è questo casino?! Voglio dormire in santa pace!” Si tirò su le coperte fin sopra la testa “Vorrei tornare nel 1700… Non c’era di certo questa confusione.” Pensò ai balli che si davano a corte, gli amori, gli intrighi ed ai tradimenti. Si lasciò cullare dalle fantasie sul suo anime preferito, La Rosa di Versailles, poi si addormentò.
***
Eloise si rigirò nel letto sorridendo ‘Mhm come è morbido e comodo questa notte il cucino. Sembra fatto di piume. In genere è così duro… Un momento…’
“Piume?!” si alzò di scatto a sedere e si guardò intorno. La luce della luna piena entrava dalla finestra aperta ed illuminava l’intera stanza. Cacciò un urlo tra lo stupito e divertito “Ahaaaaaaa!” Scese in fretta dal letto, indossava solamente una camicia da notte bianca con volants. “Non ci credo sono nel 1700!” Saltellò su se stessa e si diresse alla finestra per cercare di capire dove si trovasse esattamente. Vide una fontana spenta, un viale alberato e… LA riconobbe “Wooow! Ma… questa… sembra la villa di Oscar!” ci pensò su un attimo…Poi si rese conto: “Sono un personaggio di quell’anime!! Che bello! L’ho sempre sognato!!!” Batte le mani e saltellò su se stessa. Poi si fermò un attimo ad ammirare il cielo notturno. Le stelle erano delle più luminose. “Che spettacolo..” Inspirò l’aria pura e fresca della sera. Ascoltò il suono del silenzio rotto solo dal verso della civetta. “Dio che pace…”
Osservò il resto della stanza illuminato solo dalla flebile luce lunare. Era tutto come nelle sue fantasie più recondite. Letto a baldacchino con tende sul celeste, un paio di quadri antichissimi incorniciati d’oro, libreria attorno al camino in marmo.
“Wooow…” rimase a bocca aperta. “Devo bere qualcosa.” Si tuffò sul letto di piume ed allungò il braccio verso il comodino su cui vi era una brocca d’acqua ed un bicchiere. Mentre beveva a grandi sorsi, la sua attenzione fu rapita da un riflesso dello specchio alla sua sinistra.
“Oscar?!” Quando era entrata? Si voltò di spalle ma non c’era nessuno. Allora lentamente si rivolse di nuovo verso lo specchio. Si avvicinò molto lentamente e lo sfiorò. “Ahhhhhhh!!!!!!” Cacciò un urlo che si sentì in tutto il palazzo. Il bicchiere le scivolò dalle mani ed andò in frantumi sul pavimento.
Dopo qualche secondo la porta della camera si spalancò: “Oscar cosa succede?” Chiese un Andrè in ansia. Osservò la situazione, poi con più calma aggiunse: “Ma sono vetri quelli? Sei ferita?”
Eloise volse uno sguardo incredulo verso di lui “Tu… sei… Andrè?” Le si avvicinò “Certo Oscar, Chi dovrei essere?” Disse chiudendo con una risata.
“Ed io sono Oscar…” Sussurrò ancora sotto shock.
“Ti senti bene?” chiese Andrè visibilmente preoccupato.
“Oh porca…”
“Scusa?” “Ahahah, no niente. Sì! Certo che mi sento bene!” Oscar tentò acquisire un espressione sicura di sé. Andrè la fissò con un sopracciglio alzato. Poi abbassò la testa: “Vado a prendere qualcosa per pulire quei vetri.”
Eloise gli rispose con un sorriso nervoso: “Ah, ma non c’è bisogno, non preoccuparti faccio io.” non voleva le facesse da servo. Si mise a carponi e con fare impacciato iniziò a raggruppare i vetri. Andrè l’osservava perplesso.
“Ahi!”
“Ti sei fatta male?” Le si accovacciò vicino e le prese la mano. “Ti esce del sangue, aspetta.” Si portò alle labbra il dito sanguinante. Lei potè sentire tutto il suo calore, la sua lingua bollente sulla ferita. Si sentì un fuoco in viso. Il cuore le batteva a mille. Andrè guardola con i suoi meravigliosi occhi verdi, si staccò da lei e prese un fazzolettino dalla giacca marrone. Glielo strinse all’indice: “Ecco così non dovrebbe più sanguinare ne infettarsi.”
“G…Grazie”
“Allora vado a prendere qualcosa per raccogliere quei vetri…” Eloise imbambolata lo vide uscire dalla stanza.
Appena fu sola, si alzò da terra ed sola davanti allo specchio disse in un crescendo: “Oh porca paletta! Oh porca paletta!! Oh porca paletta!!!” Andrè era molto, ma molto, ma molto più fico dal vivo che nell’anime! Lei anche era stupenda, i capelli biondi gli occhi azzurri, alta, fisico longilineo… “Woow…” Aveva sempre fantasticato sull’essere un personaggio di quell’anime ma MAI si era immaginata di impersonificare Oscar! Era impossibile, troppo perfetta! Ed ora…era lì ed avrebbe dovuto far finta di essere lei! Avrebbe dovuto battersi, dare ordini, essere coraggiosa. Lei! Lei che era l’esatto contrario! E chissà per quanto avrebbe dovuto tenere in scena questa farsa!
Nel frattempo lo specchio ammirava le molteplici espressioni che assumeva Oscar mentre faceva quei pensieri: Ora eccitata e stupita, poi spaventata, infine con le mani sulle guance rosse preoccupata.
“E chissà in che episodio siamo?!” Disse accasciandosi seduta sulle coltri del letto. Doveva innanzitutto indagare e riprendere il controllo della situazione. Ora lei era Oscar François De Jarjayes.
Primo dato: Andrè aveva entrambi gli occhi quindi erano gli episodi prima dell’incidente con il cavaliere nero.
Secondo dato: Non vi era traccia di Rosalie, altrimenti con l’urlo sarebbe salita anche lei a controllare. Buono a sapersi.
Terzo dato presto se lo sarebbe procurato: Andrè era rientrato e stava pulendo i vetri.
“Andrè”
“Sì, Oscar?”
“Rosalie come sta?” voleva tentare di iniziare con una domanda generica non troppo diretta.
“Non saprei, non la vedo da quando è andata a vivere con la Polignac.”
Oscar ci riflettè su:“E questo per non mettermi nei guai per l’episodio della collana.”
“Già. Pensavo che sarebbe tornata da noi dopo aver chiuso la faccenda della sorella però non si è fatta viva.” Andrè posò in un angolo lo scopettino e continuò “Non potevi fare niente altro per Jeanne, se è questo che ti turba. Non potevi salvarla perché non voleva essere salvata.”
Sempre premuroso… A trovarlo un ragazzo così nei tempi moderni!
“Non preoccuparti, anzi grazie per la chiacchierata. L’incubo mi aveva un po’ scosso.” Disse una Eloise con sorriso deciso. Finalmente stava entrando nella parte. Aveva ottenuto quello che voleva sapere. Il ballo con Fersen ancora non è accaduto visto che l’ultimo episodio che avrebbe dovuto scuoterla era quello del convento.
Di colpo arrossì visibilmente. Avrebbe dovuto ballare con Fersen. Si portò di nuovo le mani alle guance. Avrebbe finalmente conosciuto dal vivo il dongiovanni che aveva ammaliato tutte le donne francesi!Dai dipinti non era granchè, ma chissà dal vivo. Per avere tutte queste donne un briciolo di bellezza l’avrà dovuta avere!
Andrè non poteva non notare le stranezze di Eloise “Tutto bene?”
“Ahahah sì come no” concluse con una risata nervosa.
Le si sedette vicino. “Se c’è qualcosa che non va sai che puoi dirmelo, Oscar.” La luce della luna faceva risaltare i suoi magnifici occhi verdi. Eloise ci mise pochi secondi a fare un’associazione che la fece diventare paonazza: “Il boschetto! Oddio!” avrebbe dovuto fare anche quella scena! Le era venuta in mente solo adesso! “Il… boschetto…?” 
“Oddio l’ho detto ad alta voce?” Risata nervosa. “Mi sa che ancora sto dormendo in piedi! Scusami!” Altra risata nervosa.
Andrè gli mise una mano sulla fronte “Febbre non ne hai. Vuoi andare ad Arras per un paio di giorni?” Cosa? Arras? Da un momento all’altro poteva tornare Fersen per fare la puntata numero venticinque e lui gli diceva di andare ad Arras? Mi sa che non doveva sembrare molto normale il suo atteggiamento agli occhi di Andrè…
“Ma no non preoccuparti ora mi riprendo.” ‘Devo tornare a comportarmi come Oscar. Io sono Oscar. Sono Oscar. Sguardo deciso Oscariano attivato.’  Tirò un sospiro e guardò negli occhi Andrè. Non resse neanche due secondi che ridiventò viola vedendo quelle spalle, queglli occhi, quel fisico! Emozionata pensò in crescendo: ‘Quanto sei bello, quanto sei bello’ “Quanto sei bello!” ‘oh porca…non l’avrò detto ad alta voce?!’
Andrè serissimo: “Anche tu sei stupenda” ‘okeeeey l’ho detto ad alta voce!’
Andrè le si avvicinò e le accarezzò un guancia. “Sei calda”
Nervosamente Eloise rispose “Davvero? In effetti mi sento un po’ strana!”
Andrè notò che non le si opponeva alla sua vicinanza. Forse finalmente era giunto il momento che aveva sempre sognato. Il momento in cui Oscar si sarebbe accorta di lui e lo avrebbe ricambiato.
Provò il tutto per tutto.
Andrè sussurrò “Ti amo” poi la baciò dolcemente.
‘Andrè mi sta baciando! Anzi Andrè sta baciando Oscar! Non può! Non ancora! Se no l’episodio 28 come lo fanno?’ Andrè strinse a sé Oscar con fare deciso ed al tempo stesso delicato. ‘Vabbè poi si vedrà…’ Eloise ricambiò con passione ed ardore. Lui capì di non essere stato rifiutato e la baciò con più profondità. Le baciò la guancia, il collo, le spalle che stava scoprendo lentamente dalla camicia da notte. Eloise non capiva più niente. Viola in faccia dall’emozione e dall’eccitamento. Lentamente Andrè la spinse a sdraiarsi sulle coltri. Eloise percepì la morbidezza delle piume sotto di lei, aveva sempre desiderato farlo su un letto del genere con l’uomo di cui era innamorata e che la ricambiava. Ed in quel momento riacquistò lucidità. Pensò che Andrè stava baciando Oscar e non lei, quelle carezze erano solo per una donna. L’unica donna che lui potesse amare. Quel corpo inoltre non era il suo, ma di Oscar. Non aveva diritto di rubarle quell’esperienza .
Lo allontanò da sé con decisione e con una forza che non immaginava di avere: “No! Fermati!”
Lei scese da quel letto da sogno, si avvicinò alla finestra a prendere aria. Doveva rinsavire. Riprendere il controllo di se stessa. Inspirò l’aria fresca.
Andrè dal letto la osservava in silenzio. Aspettava che lei dicesse qualcosa.
“Andrè io…” Sospirò. Basta è ora di dire la verità: “Andrè in che anno siamo?”
Andrè alzò un sopracciglio:“Perché mi chiedi questo Oscar? Siamo nel 1779.”
“Bene. Sappi che io non ti amo o almeno non so di amarti. Lo capirò solo fra dieci anni. Saresti disposto ad aspettare tanto per me?!” Ora Oscar lo guardava con occhi tremuli da cerbiatta.
“Non capisco quello che dici però… sì! Aspetterei una vita per te!”
Oscar sorrise guardando per terra “Bene allora ricordati quello che ti ho appena detto. E non dovremmo più parlare di questa cosa. Ti prego di fidarti di me Andrè.”
Oscar non avrebbe mai detto certe parole, quella sera sembrava posseduta, non la riconsceva più. Non era lei. “Va bene, Oscar.” Il nome lo pronunciò facendo il gesto delle virgolette.
Gli sorrise: “Ti ringrazio Andrè, sei un uomo eccezionale. Davvero. Ora però… lasciami sola per favore.”
“Bene. Buona notte, Oscar!” fece un sorriso pronunciando il nome di lei.
“Buona notte Andrè.”
Si chiuse la porta alle sue spalle ed Eloise tirò un sospiro di sollievo. “Ma come si fa a rifiutare uno strafico del genere? Oscar mi devi un favore.” disse sorridendo alla luna piena. Lentamente si rimise nel letto e si addormentò pensando quanto avrebbe far dovuto durare questa commedia.
***
Bibip bibip bibip.
‘Uff la sveglia del cell’ Eloise spinse a casaccio i testi del telefonino.
Cinque secondi dopo… “La sveglia del cell?” si alzò a sedere di scatto. Era di nuovo nel futuro! Nella sua stanza! Con un po’ di delusione disse:“Ah… allora era solo un sogno…Però… bello…” Si stiracchiò le braccia e stropicciò gli occhi. Le saltò all’occhio il fazzoletto che aveva legato al dito. “Ma allora…” Lo sciolse, sotto non aveva ferite però sul fazzoletto erano incise le iniziali A.G. “Andrè Grandier”. Se lo portò al petto. L’avrebbe conservato con molta cura. Sorrise pensando di somigliare ad una innamorata del ‘700.
***
Andrè ed Oscar montarono a cavallo. Nanny li salutò come faceva ormai da anni.
Durante il tragitto per Versailles Andrè non riuscì a trattenersi dal domandarle: “Come va il dito?” “Eh?” “Scusa so che hai detto non dovevamo parlare di quello che è successo l’altra sera però…” Irritata gli rispose:“Ma che stai dicendo? Chi ti ha detto cosa?!” Andrè la fissò incredulo.
“Scusami è che non ho dormito per niente stanotte, ho fatto un incubo.”
“Ma va…” Rispose scocciato Andrè. Oscar sorrise a quella risposta e continuò: “Ho sognato una cosa stranissima. Mi ritrovavo in una stanza piena di quadri coloratissimi, libri con pitture in bianco e nero come le vignette dei giornali, statuine su di me…ed anche su di te…” voleva aggiungere ‘su noi due insieme’ ma sorvolò.
“Che sogno strano, sarà stata l’influenza della luna piena!” disse Andrè.
“Già…La luna piena…” pensò Oscar.
Lanciarono i cavalli al galoppo.
  
FINE
   
 
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