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Autore: dark_witch    27/02/2011    1 recensioni
Lavorando proprio davanti al Cinema Odeon a Londra e non poter andare a vedere la premiere di "Le cronache di Narnia: il principe Caspian" come la prendereste? e se poi la serata si trasformasse come per magia? [Il rating potrà subire variazioni]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo. Valgono le stesse "regole" degli altri.
Se vi piace lasciatemi pure un commento, risponderò sicuramente!
Grazie a tutte quelle che mi hanno fatto sapere un loro parere.
In questo capitolo l'atmosfera inizia a surriscaldarsi...
Buona lettura!

Cap. 5
"Shopping"

Il negozio che abbiamo trovato non è molto grande, ma ha di tutto. Dopo essere riuscita a trovare due paia di jeans, l'intimo necessario per questi giorni, qualche maglietta e un paio di felpe, mi fermo incantata a guardare un maglione. Niente di che, un semplice maglione viola con scollo a V, con un leggero elastico all'altezza della vita. Deve essere mio senz'altro. Sorrido mentre lo appoggio alla cassa. Ho perso Ben da più di mezz'ora nel reparto maschile. Chissà cosa starà combinando. Prima di farmi fare il conto, vado a sbirciare a che punto è il mio compagno di avventura. Ha sollevato due camicie, una bianca con delle sottili righe azzurre e un'altra identica le cui righe sono grigie. Socchiudo gli occhi.
- Sono identiche, che aspetti a sceglierne una? Che qualcuno ti sussurri la parola magica?
Dico canzonandolo. Per risposta ottengo solo un suo sguardo omicida. Permaloso il ragazzo.
- Dato che vuoi fare la simpatica, perché non la scegli tu?
- Una delle due è uguale! Non possiamo stare a sindacare sul colore delle righe!
- E invece è importante! L'apparenza è sempre importante!
- Bè non per me.
Dico sottovoce mentre il mio sguardo è attirato da un paio di bretelle. Lui deve aver sentito la mia ultima affermazione e mi si avvicina. Alzo le bretelle e gliele appoggio sulle spalle.
- Allora se prendi anche le bretelle ti aiuto col colore delle righe.
Dico con il tono più dolce che abbia mai usato. Lui, per risposta, alza un sopracciglio.
- Non credo che la moda sia il tuo forte!
Mi dice mentre sposta il suo sguardo sul mio abbigliamento.
- Io indosso abbigliamento casual per tua informazione! Non dobbiamo mica andare ad una cena di Gala! Dai prendi la camicia con le righe grigie.
Acconsente con un cenno della testa per poi porgermi un vestito.
- E con questo cosa ci dovrei fare scusa?
- Te lo devo anche dire? Fila nel camerino e provatelo!
- Ma non ci penso proprio! Guarda ci manca un sacco di tessuto...
Non riesco a finire la frase che Ben mi spinge dentro allo sgabuzzino. Rigiro quel lembo di stoffa tra le mani e inizio a sbuffare sonoramente.
- E non fare troppe scene! Provatelo e fatti vedere! Un abito femminile non ti farà male!
Allargo la tendina e faccio sbucare la testa. Ben è proprio davanti a me. Non dico nulla, roteo gli occhi e poi gli faccio una boccaccia. Mi infilo quella specie di vestito ed esco. Roteo su me stessa per mostrargli il risultato.
- Ti sta benissimo!
- E' troppo corto, mi si alza ovunque, ho la schiena completamente scoperta! Però con le converse non sta così male!
Dico mentre alzo leggermente la gamba destra per mostrargli le mie meravigliose scarpe. Lui scuote la testa, chiama la commessa e si fa portare delle scarpe adatte per quell'abito.
- Scocciatore!
Gli dico mentre mi richiudo nel camerino. Tolgo quel vestito e mi rimetto i miei comodi jeans. Quando esco Ben è già alla cassa. Che qualcuno lo salvi o dovrà subire tutta la mia ira.
- Quando ho detto facciamo a metà cos'è che non hai capito?
Dico arricciando le labbra e le sopracciglia.
- Non posso lasciartelo fare!
- Puoi eccome! Guarda bene!
E dicendo così rifilo la mia carta di credito alla commessa che prima guarda me, poi Ben che acconsente abbassando la testa.

Usciamo dal negozio con le borse. Se dico che Ben ha un sacchetto più di me ci credete? Ebbene sì, è anche vanitoso il ragazzo. Appoggiamo tutto nel portabagagli e ritorniamo all'albergo. Prima di salire in camera Ben chiede informazioni sui ristoranti del posto e un ragazzo gli indica un locale a due passi dall'hotel. Ringrazia e mi precede all'ascensore. La vecchina alla reception ci guarda e sorride. Vorrei fulminarla. Quando entriamo in camera mi butto di peso e con tutti i pacchetti sul letto. Nessuno mi schioda di qui per almeno mezz'ora. Inizio a tirare fuori i miei vestiti e ad appoggiarli sul letto. Ben fa lo stesso dal divano.
- Questo non credo sia mio.
Dice mentre solleva un reggiseno di pizzo nero. Arrossisco immediatamente e mi catapulto per prenderlo tra le mie mani. Purtroppo l'equilibrio non è mai stato il mio forte e rischio di sfracellarmi sul tavolino di cristallo. Fortunatamente Ben ha i riflessi più veloci dei miei e mi afferra per la vita cercando di salvare quel pelo di dignità che mi è rimasta. Nell'impatto con la sua presa la testa mi viene sballottata avanti e in dietro per un paio di volte. Appena riesco a recuperare la stabilità mi accorgo che le sue braccia stanno stringendo un po' troppo insistentemente i miei fianchi. Porto lo sguardo in basso e scorgo che la distanza di sicurezza non è stata rispettata. (La distanza di sicurezza me la sono inventata io nei miei rari momenti di lucidità, quei centimetri necessari perché io non crolli come una pera cotta tra le sue braccia e che mi permettano di respirare regolarmente, di essere lucida e cosciente e non rovinare questo rapporto. Perché so benissimo che se accadesse qualsiasi cosa porterebbe solamente sofferenza. Per la sottoscritta soprattutto. Quindi viva la distanza di sicurezza.) Il suo busto è esattamente incollato al mio. La sua vita spinge contro la mia. Il suo respiro filtra tra i miei capelli. Mi sento arrossire fino alle punte dei capelli. Non posso permettermi di alzare gli occhi e specchiarmi nei suoi, perché la distanza si ridurrebbe ulteriormente e io sarei spacciata. Borbotto un grazie e mi divincolo dalla sua presa.
Arruffo tutti gli abiti nell'armadio, sistemo l'intimo nel comodino e decido che è l'ora di una bella doccia. Magari fredda. Anzi, senz'altro fredda. Prendo il pigiama che mi sono appena comprata, informo Ben e mi chiudo in bagno. Lascio scorrere l'acqua lungo il corpo. Chiudo gli occhi prima di lasciarmi travolgere completamente. Le immagini che mi si parano davanti agli occhi sono quelle di pochi minuti prima. Lui che mi afferra, la vicinanza, le sue mani sui miei fianchi. Stringo i pugni e cerco di allontanare quelle immagini iniziando a canticchiare una qualsiasi canzone. Sembra funzionare. Mi concentro per ricordare esattamente tutte le parole e non inventarmele di sana pianta come succede sempre. Saltello fuori dalla doccia e afferro l'accappatoio nel quale mi avvolgo. Mi avvicino all'enorme specchio appannato e cerco di pulirlo con la manica dell'accappatoio. Attorciglio un asciugamano sulla testa e mi vesto. Quando esco dal bagno trovo Ben comodamente disteso sul letto. Le braccia dietro la testa. Alza lo sguardo su di me e una risatina gli scappa dalle labbra. Porto gli occhi in basso per osservarmi. Un semplice e normalissimo pigiama. Non con orsacchiotti o cuoricini. A tinta unita. Che ha che non va? Riporto gli occhi su Ben corrugando le labbra.
- Potevi pure prenderne uno più carino!
Mi dice. Faccio finta di nulla e mi sdraio sul letto. Ci mancava solo un pigiama più succinto e sexy guarda! Così si che le mie fantasie sarebbero volate. Credendomi irresistibile ai tuoi occhi semplicemente usando una sottoveste. Non sono mezzi che mi appartengono. Così, magari, terrai le mani lontane dalla sottoscritta che potrà respirare regolarmente. Mi si avvicina. Con nonchalance porta la mano destra sopra la mia spalla sinistra e si solleva. Ora ce l'ho esattamente sopra di me.
- Che diavolo stai combinando?
- Vado a fare la doccia!
- E proprio di qui devi passare? Sopra di me? Fare il giro troppa fatica?
- Ma quanto sei permalosa! Dillo che non mi sai resistere!
E mi accarezza una guancia. Prima che possa rispondergli è già sparito nel bagno. Certo che se continua così la mia forza di resistenza non durerà a lungo. Sono paziente sì, ma mica fessa! Sospiro e recupero il mio ipod dalla borsa. Infilo le cuffie nelle orecchie e la prima canzone che parte è “Just the way you are” che decido di saltare a piè pari. Non è adatta al momento. Decido di andare direttamente alla mia playlist “Energy” piena di canzoni che ti danno la carica e che per qualche strano motivo mi aiutano a sanare la mia insicurezza. Sono quelle canzoni che ti aprono gli occhi, che ti dicono che se vuoi puoi essere forte, puoi fare tutto quello che vuoi e che puoi avere il ragazzo dei tuoi sogni. Anche se ti aiutano per i due/tre minuti della durata della canzone, sono sempre un toccasana per chi ha l'autostima sotto ai piedi come me. Afferro la spazzola usandola come microfono, ovviamente playback anche perché potrebbero sbattermi fuori dall'albergo in meno di tre nanosecondi se mi sentissero cantare. Però posso dimenarmi. Almeno finché quello rimane chiuso in bagno. Credo che avrò un margine di almeno 15 minuti. Per prima parte “I love rock and roll” degli AC/DC e per 3 minuti riesco a scuotere la testa come una pazza a destra e sinistra. La canzone dopo mi fa letteralmente saltare in piedi sul letto e a suon di “Hot N Cold” mi dimeno come una forsennata. Salto sul letto come una bambina cercando di imitare le facce che fa Kate Perry nel video. Quella dopo, invece, mi permette di scuotere tutto il resto del corpo. Un po' più sinuosamente delle precedenti. “Beautiful Monster” fa di questi effetti. Salto giù dal letto per iniziare a roteare per la stanza. Lancio la spazzola sul letto e non penso a niente, solo a dondolare il mio corpo. Nel momento stesso in cui decido di muovere il bacino più languidamente, mi sento osservata. Non può essere lui. No davvero ma chi mi vuole così male da farmi fare tutte queste figuracce? Mi irrigidisco immediatamente e mi volto. É lui. Esattamente sullo stipite della porta del bagno. Avvolto solo da un asciugamano bianco intorno alla vita. Con un altro sta cercando di asciugarsi i capelli. Mi osserva.
- Non volevo che ti fermassi! Lo spettacolo era interessante!
Dice. Anche se le sue parole mi arrivano confuse probabilmente perché sto sognando ad occhi aperti su quel suo fisico. Sento un crack, quasi certamente è la mia mandibola che si è staccata dalla testa ed è rotolata fino ai suoi piedi. Le immagini mi affollano la testa. Immagini poco caste per essere sincera. Con la sottoscritta che manda a quel paese la calma e lo spinge contro la parete della camera. Che gli strappa l'asciugamano dalle mani, per fargliele portare lungo il suo corpo. E con lui che ovviamente ricambia il trasporto, nonostante quello scialbo pigiama. Che infila una mano tra i suoi lunghi capelli castani all'altezza della nuca e l'avvicina alle sue labbra. Poi il sogno ad occhi aperti si trasforma in realtà per realizzare che lui sta parlando da 10 minuti e che io non lo sto ascoltando. Mi osserva sospettoso.
- Allora?
- Eh? Sì sì non c'è problema!
- Hai visto? Al negozio hai fatto tante storie per quell'abito e adesso mi sono bastate due parole perché tu accettassi di indossarlo stasera.
COSA???????? Stupida, stupida, stupida! Ecco cosa si ottiene a fantasticare. Nulla! O meglio ti assicuri il primo posto per la stupidità, contornato di abito succinto, che lascia ben poco all'immaginazione e scarpe col tacco che presagiscono una rovinosa caduta. E per dessert l'autostima che crolla ai livelli della borsa di Andorra. Non ne avete mai sentito parlare? Bè perché non esiste come la mia autostima alla fine della serata. Accetto abbassando la testa.
- Tu rivestiti però, non sei credibile conciato così!
Gli dico indicandolo con l'indice della mano destra. E cercando di fare una faccia schifata, per quanto mi risulti difficile. Ma deve rivestirsi o rischio seriamente che mi saltino le coronarie.
Alza le mani in segno di resa e ritorna in bagno coi vestiti. Quando ne esce indossa la camicia bianca con le righe grigie e dei jeans scuri. Lo scruto dall'alto verso il basso. All'ennesima occhiataccia mi rivolge un:
- Che c'è?
- Manca qualcosa!
E mi avvicino alle sue borse con gli acquisti.
- E pure c'erano!
Inizio a lanciare i suoi abiti per tutta la stanza finché non trovo l'oggetto misterioso.
- Eccole!
Mi avvicino e lo aiuto ad indossarle. Quando mi ritrovo difronte a Ben sento la salivazione iniziare a diminuire. Le nostre mani si scontrano per mezzo secondo. Abbastanza per farmi socchiudere gli occhi e ricordarmi di respirare. Quando li riapro mi accorgo che il lavoro è terminato.
- Così sì che sei perfetto! Guardati!
- Sarà, anche se mi sembra di essere un cretino con queste bretelle...
Non riesce a finire la frase che mi è partita una leggera gomitata dritta dritta sul suo braccio sinistro. Sorrido e mi rinchiudo in bagno. Se dobbiamo punzecchiarci e giocare le nostre carte allora questo è il mio turno. Il vestito c'è, le scarpe anche, le calze color carne ci sono e anche la trousse col trucco. Posso cominciare il restauro. Scuoto la testa, accendo il fon e comincio ad asciugarmi i capelli, cercando di farli risultare più lisci e senza troppi capricci come sempre. Il passo successivo è l'abito. Faccio attenzione a non rompere le calze, dato che sono più le volte che finisco per bucarle e scivolo dentro l'abito. Scopre tutte le gambe e buona parte delle cosce, porto il lembo di stoffa superiore dietro al collo, che lascia scoperte completamente le spalle e tutta la schiena. Bè ci vuole poco per far rantolare a terra un uomo con questo abito. Un costume da bagno coprirebbe di più non c'è dubbio. Infilo le scarpe col tacco, un po' troppo alto per i miei gusti e mi osservo allo specchio. Di gusto ne ha il ragazzo, devo ammetterlo, ma tanto chi si deve imbarazzare uscendo così sono io, non certo lui! Infine passo al trucco. Non troppo pesante, già ci pensa l'abito ad attirare l'attenzione. Un leggero strato di fondotinta, una leggera passata di matita nera all'interno dell'occhio e mascara a volontà. L'ultimo tocco un sottile strato di lucidalabbra rosa sulla bocca. Il gioco è fatto. La parte difficile adesso sta nell'affrontare il mostro là fuori. Appoggio una mano sulla maniglia, prendo un grande respiro e apro unendo all'atto il classico:
- Ta-dan!
Ben solleva leggermente lo sguardo e ritorna ad allacciarsi le scarpe, come se il pigiama di prima fosse stato più sexy di questo vestito. Rimango allibita difronte alla sua noncuranza. Non dico niente, sorrido, mi avvicino alla borsa e controllo che all'interno ci sia tutto. Prendo la giacca tra le mani e mi avvio alla porta.
- Ti aspetto giù dato che sei in ritardo!
E lo lascio lì, inebetito difronte al mio atteggiamento strafottente. Ma che davvero crede di farla a me? Non ha ben capito con chi ha a che fare il ragazzo!


*Ditegli anche voi che sta bene con le bretelle!!*

   
 
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