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Autore: Nyappy    27/02/2011    2 recensioni
Mer'n è un'Errante, una tatuatrice che vaga per le regioni del Bahtikka assieme alla sorella Lee'a, che una maledizione ha trasformato in un cane.
Quando iniziano a sparire delle ragazze, Mer'n è quasi sicura che la sorella rimarrà sempre vicina a lei, scodinzolando placidamente.
Quindi, ovviamente, viene rapita, e a Mer'n non resta che andare alla sua ricerca, in un mondo dove la magia non è nascosta e le foreste sono dotate di volontà propria.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Potevi dirmelo che qua gli animali sono violenti!-, ansimò Mer’n riponendo il pugnale nel fodero appeso alla borsa.
-Sei un’estranea rumorosa che entra nel loro territorio, è ovvio che attaccano.-, le rispose Nahël saccente riprendendo a camminare.
La donna lo seguì in silenzio, rifiutandosi per orgoglio di chiedergli di rallentare.
La giungla di Honir era qualcosa d’incomprensibile per lei, abituata alle foreste del Bahtikka: Honir era verdeggiante, rigogliosa, la vegetazione aveva profumi sconosciuti e fiori variopinti, e camminando in quella foresta si rendeva conto di quanto fosse musicale, selvaggia e violenta in tutta la sua bellezza.
Prima erano incappati in una sorta di grande gatto a macchie –leopardo l’aveva chiamato Nahël- che sventrava una scimmia. Ed il felino, annoiato dal suo gioco, aveva attaccato loro.
Quello era stato l’unico momento movimentato della giornata: avevano passato quasi tre ore in cammino, silenziosi.
-Quanto manca?-, chiese Mer’n al buffone iniziando a sentire la fatica.
-Potrei fare una pausa. Manca poco, ma si dovrà passare la nottata qui.-, rispose Nahël ad alta voce accompagnandosi con gesti teatrali.
Ah. Libero sfogo a tutto il suo egocentrismo…
Si fermarono in uno spiazzo erboso poco distante dal sentiero.
Dopo aver mangiato qualcosa Mer’n decise d’impiegare bene le ore di luce prima del tramonto, e girò per tutta la radura raccogliendo le foglie più belle ed i fiori più strani, che dispose in modo ordinato ai propri piedi. Si sedette e tirò fuori dalla borsa una tavoletta di legno con un foglio ed un pezzettino di carbone, iniziando a disegnare.
Quelle forme per lei erano assolutamente nuove, e le piaceva espandere i propri orizzonti oltre i soliti disegni da marinai e galeotti.
Il sole scendeva e la giungla stava diventando sempre più silenziosa.
-Dobbiamo accendere un fuoco per allontanare gli animali.-, annunciò Mer’n riponendo nella borsa i disegni finiti e tirando fuori due pietre focaie.
-No.-, fu la sbadigliata risposta di Nahël, che aggiunse: -Odio dormire con la luce.-, prendendole le due pietre dalle mani.
-E se ci attaccano?-, protestò la donna.
-Non lo faranno, dormi.-, ordinò Nahël con voce annoiata.

Era sdraiata tra cuscini variopinti in uno strano luogo mai visto.
La stanza fumosa era ornata da veli e drappi di seta, e un lato aperto dava su un porticato.
Si alzò massaggiandosi la testa: quel fumo dall’aroma dolce era troppo forte per i suoi gusti. Superò le ragazze sdraiate tra i cuscini e percorse il porticato, ritrovandosi in un rigoglioso giardino in mezzo al quale zampillava una fontana.
Prese una boccata d’aria fresca, sedendosi sul marmo bianco.
Si girò per vedere una tazza dorata apparsa dal nulla vicino a lei, che gettò nell’acqua con uno scatto di rabbia, prima di chinarsi sulla superficie dell’acqua, i lunghi capelli mielati che venivano bagnati sulle punte.

-Lee’a!-, Mer’n si svegliò di scatto, urlando.
Riflesso nell’acqua aveva visto il viso della sorella… in quel sogno che stava già iniziando a dimenticare. Si appoggiò all’albero che le fungeva da sedia, strizzando gli occhi.
Quindi stava bene? Era tornata umana? Lee’a era in quel luogo strano?
Stava per addormentarsi quando sentì dei fruscii provenire dai cespugli vicini.
-Gli animali non attaccano se tu non attacchi loro. O li disturbi.-, la voce di Nahël la raggiunse dalle sue spalle.
-Scusa tanto, non è che quando dormo penso a quello che faccio.-, borbottò sarcastica Mer’n tendendo l’orecchio: nessun altro rumore, tutto sembrava ancora dormire.
-Come vuoi. Grazie dei tuoi preziosi consigli, li terrò a mente per sempre.-, Nahël concluse il battibecco con una pessima imitazione in falsetto del tono della donna, prima di darle un buffetto sulla fronte.

Camminavano già da un paio d’ore e Mer’n iniziava ad accorgersi solo ora che il sentiero si era fatto più visibile e gli alberi iniziavano a farsi più radi.
-Siamo arrivati?-, chiese speranzosa.
-Alla capitale? Sì.-, rispose il buffone indicando con un cenno del capo la prima di una serie di steli che iniziavano a delimitare la via.
-La capitale?-, Mer’n si fermò risentita.
-Devo andare al palazzo dello stregone, non alla capitale. Non dovevi andarci anche tu?-
-Dimmi, se in questo momento tu incontrassi quel mago… che faresti?-, Nahël continuava a camminare con il suo passo veloce, -Cercheresti di convincerlo o lo attaccheresti? Sai che non riusciresti nemmeno ad aprir bocca, ti ridurrebbe in cenere prima.-
Honi, la capitale di Honir, ha una taverna simile a quella del paese da cui sei partita, magari lì potresti scoprire se ha dei punti deboli…-, aggiunse allusivo.
Va bene, Mer’n lo doveva ammettere, si stava comportando da testa calda. Partire senza una meta, viaggiare con uno sconosciuto… ma non sapeva nemmeno se Lee’a stava bene, e perché era stata rapita.
Però, anche se a Honi vendevano informazioni, Mer’n non conosceva il dialetto del continente. Diamine! Riprese a seguire Nahël, irritata. Doveva ammetterlo a malincuore, aveva bisogno di quell’uomo.
Dopo poco giunsero alle porte della città, cinta da alte mura di pietra, e non appena le sentinelle li scorsero il ponte venne abbassato ed entrarono in città.
Mar’n si stropicciò gli occhi, incredula.
Bianche case basse e quadrate, ornate da bandiere colorate ed elaborate finestre, delimitavano le strade affollatissime, ghermite di gente dalla pelle ambrata, i vestiti di seta e i gioielli d’oro.
Ai piedi degli edifici su spessi tappeti colorati i mercanti reclamizzavano i loro beni, agitando mazzi di erbe aromatiche, bastoncini fumenti d’incenso e gioielli adornati di pietre preziose, l’aroma di cibi sconosciuti che aleggiava nell’aria… Mer’n era confusa da tutta quella vivacità, quella grande mescolanza di suoni, colori e profumi.
Che dire delle voci della gente? Il dialetto di Honir sembrava quasi musicale, ed in un angolo degli uomini suonavano complicati strumenti a corda, cantando.
Sorrise: era da troppo tempo che non visitava una città nuova, ed ogni volta era sempre una sensazione magnifica. Stava per girarsi verso Nahël quando sentì la mano dell’uomo poggiare sulla sua spalla, e tra i tintinnii dei campanellini sentì la voce dell’uomo che le dava delle indicazioni:
-Avanti, prima a destra, seconda a sinistra e poi sempre dritto. Vai!-
Rabbrividendo Mer’n lo cercò tra la folla, ma era già sparito.
-La fa facile, come se…-, interruppe il suo pensiero ad alta voce, sbarrando gli occhi.
Capiva quello che dicevano le persone che la circondavano, li capiva!
L’uomo dietro di lei stava discutendo con un mercante sull’aumento del prezzo dell’olio, mentre le donne che le passavano vicino ridacchiavano parlando del figlio della loro insegnante. E la canzone di quei musici parlava di un amore struggente ed impossibile.
Era stato Nahël? Allora era davvero uno stregone!
Decise di sbrigarsi a raggiungere il luogo che le aveva indicato il misterioso compagno.
Non solo aveva una gran voglia di fargli parecchie domande, aveva bisogno di concentrarsi e non iniziare ad esplorare, o sarebbe stata la fine.
“Cos’ha detto? Avanti, destra, sinistra e avanti, no? Iniziò a percorrere la via principale, cercando di mantenere la destra e non perdersi la prima traversa. Ogni tanto lanciava occhiate interessate ai gioielli o alle stoffe sulle bancarelle, e non appena scorse una diramazione prese la destra, trovandosi in una via piuttosto larga che portava ad una piazzetta, meno affollata.
“Che fortuna trovare una fontana qui.”, tirò fuori dalla borsa la fiaschetta e la riempì con l’acqua limpida che zampillava dal marmo candido della fontana.
-Avevo giusto sete.-, Mer’n ne bevve un po’, sciacquandosi anche le mani ed il viso.
-Hai visto? Quella donna è strana!-, sentì una voce infantile dietro le spalle.
-Vedo, ha la pelle chiara. E che capelli strani.-, rispose una voce più calma ma ugualmente acuta.
Si voltò incuriosita, trovandosi davanti due ragazzini.
-Ha un mucchio di pelle scoperta. Ed è colorata! Secondo te ci capisce?-, chiese quello più alto ritraendosi.
-Figurati, è una del Bahtikka, quelli non capiscono nulla.-, asserì quello tarchiato.
-Capisco eccome, e non sono meno vestita delle vostre donne, piccoli.-, Mer’n era vagamente infastidita, anche se sapeva che non parlavano con malizia quei piccoletti.
-Secondo me si sta arrabbiando perché non capisce nulla.-, che strani bambini.
-Si che vi capisco, e perché dovrei arrabbiarmi?-
-Fratello, come ha fatto questa a superare la giungla?-, chiese quello più basso scoppiando a ridere e correndo via, -Non è sveglia per niente!-, la seguì il fratello.
Poteva capire gli altri ma non poteva essere capita? Che razza di scherzo era?
Sistemò la borsa prima di girarsi e proseguire, salutando con la mano i ragazzini.
“Nahël me la pagherà, oh se me la pagherà…”

Doveva aver sbagliato qualcosa: si trovava di nuova nella via principale, eppure aveva seguito le indicazioni di Nahël. Fece per tornare indietro quando sbatté contro una ragazza che cadde a terra.
-Ehi, ti sei fatta male?-, Mer’n le offrì il braccio per rialzarsi, che questa accettò con gratitudine.
-No, è colpa mia.-, rispose resettandosi i vestiti.
Un attimo, la capiva?
-Sei del Bahtikka?-, le chiese squadrandola per bene.
-Da Zahnot.-
Mer’n era concentrata a fissarla. L’aveva già vista da qualche parte, ma dove?
-Che ci fai qui?
La ragazza fece un sorriso contrito, senza rispondere. Fissò in basso scuotendo il capo.
-Non puoi parlarne, vero?-, le sembrava di riconoscere i sintomi di una maledizione.
-Lo… lo stregone!-, ecco dove l’aveva già vista, sdraiata tra i cuscini del suo sogno.
-Conosci Lee’a! Come…-

Nahël aspettava davanti alla porta scura dove aveva dato appuntamento a Mer’n, le braccia conserte e il piede che batteva ritmicamente a terra producendo allegri tintinnii.
-Oh, eccola.-, commentò sarcastico stringendo gli occhi: Mer’n stava correndo verso di lui.
-Sono in ritardo ma porto buone nuove e Sam’yr!-, esclamò con un gran sorriso.
Sam’yr, la ragazzina, era dietro di lei.
-Ed era anche ora!-

Ecco il terzo capitolo :D dal prossimo in poi aggiungerò le parti che avevo rimosso per restare nel limite delle 9.000 parole :D
Ringrazio thewhitelady per la recensione :) sì, i nomi li ho inventati io. Per Bahtikka sono partita dal mar Baltico [ero vicina alla cartina della Germania xD], Mer'n viene da Merenne, un tentativo di inventare un
nome francese. Nahël ha l'umlaut solo perchè... mi è venuto in mente durante tedesco xD ho storpiato un nome e suonava bene, così l'ho appuntato per ricordarlo.
Sam'yr è una "fighizzazione" di Samir, nome maschile del nord Africa che... adoro. Amo come suona! Ah ah xD
Mi piacerebbe sapere com'è questo capitolo, come sono i personaggi e lo stile in generale, punto a migliorare sempre di più. Su, non siate timidi xD
Nyappy
   
 
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