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Autore: accapielle    28/02/2011    0 recensioni
Una breve riflessione di una mente sulla vita che passiamo in un mondo a volte ripetitivo e noioso, e su di un' ipotetica realtà alternativa, morta e umida, che ci porterebbe, se non alla morte, perlomeno alla pazzia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di sere fa mi accingevo a portare fuori il cane, come ero solito ultimamente, dato che gli altri membri della famiglia hanno sempre ottime scuse per saltare il proprio turno. Il clima era dei peggiori: pioveva di brutto, ma non era di quella pioggia dalla quale è impossibile proteggersi anche con tre ombrelli, era di quel tipo fitto fitto che viene giù come un' armageddon di secchiate d'acqua, che come ti scopri ti fradicia da testa a piedi. Quindi, prevenuto, presi l'ombrello più grande che avevamo in casa, che somigliava più a un ombrellone da spiaggia, chiusi bene la giacca e messo il collare alla bestia, mi avventurai per la strada lucida d'acqua.

Poco dopo che uscii di casa mi raggiunse la solita compagna di sventura, che incontro spesso quando esco tardi la sera, anche lei con il suo cane. La tipa, anche andando per i cinquanta, se non li ha già compiuti, è una donna molto vivace e giovanile, sempre con le cuffiette dell' mp3 nelle orecchie con la musica a palla, e questo fa si che oltre al saluto che mi concede quando ci incontriamo non mi rivolga praticamente mai la parola: ad esempio mentre camminavamo, per fare conversazione, le chiesi di sua figlia, che conosco, e lei non mi sentii nemmeno, quindi mi limitai a tacere per il resto della passeggiata...

Solitamente canticchiava i temi o gli interi testi delle canzoni che ascoltava, musica rock un po' vecchiotta o gruppi underground di quei generi che conosce solo il fondatore della band, e aveva una gran bella voce: molto intonata e gradevole all'udito.

Ogni tanto il mio cane si infilava in qualche campo lungo la strada passando sotto a una recinzione, cercando qualche escremento da mangiare, e io lo chiamavo per farlo tornare al più presto, dato che estraniata dal mondo con le sue cuffie la mia amica non si accorgeva di niente e tirava dritto lasciandomi indietro. Ho un'immaginazione molto fervida e spesso, quando sono solo al buio per strada, mi vengono pensieri poco sani, che tendono all'horror, fantasie che spesso hanno me come cadavere liquefatto oppure immagino strani mostri schifosi uscire da tutti gli angoli, o zombie.. Insomma robaccia del genere, che anche se creata dalla mia mente plasmata dalla tv e da qualche libro dell'orrore, suscitano in me sensazioni sgradevoli e talvolta qualche brivido.

Intanto quell'idiota del mio cane non si decideva a tornare dal padrone.. Mi pentivo di non avergli messo il guinzaglio.. L'esemplare è un bastardo dal pelo giallastro con del nero lungo la schiena, potrebbe essere un incrocio tra un pastore tedesco e un.. un checcacchioè giallo un po' più piccolo. Lo prendemmo al canile circa due anni fa, e sin dai primi giorni che lo accudimmo mostrò segni di violenze subite.. Aveva un mucchio di paure inspiegate come quella di passare sopra al cavo dell'aspirapolvere steso sul pavimento ad esempio, e se sentiva alcuni tipi di rumore abbaiava e andava subito a rompere le palle al gatto, come in preda alla follia. Comunque io ero lì che cercavo di farlo tornare in strada, e lui mi guardava tutto impaurito come se fossi stato un perfetto sconosciuto che agita un bastone per aria. Ritornato sulla strada, misi subito il guinzaglio a quell'idiota d'un cagnaccio e mi avviai in fretta e furia per raggiungere la donna, ormai abbastanza lontana. Quando gli fui a circa sei o sette metri udii il motivetto che si era messa a canticchiare. In un attimo rabbrividii. Non saprei proprio ricondurre la tonalità a un qualsiasi gruppo, genere o film horror, ma perpcepii all'istante una sensazione di macabro..

Ovviamente non provai nemmeno a ignorare quel senso viscerale di orrore che sapevo si sarebbe evoluto in un immagine poco piacevole per mia mente. Anzi, mi guardai subito intorno, scrutai il paesaggio, cercai ispirazione per una scena apocalittica e tragica. Mi volevo vedere in un mondo pieno di orrori, di creature risalenti ad ere per noi inimmaginabili. In realtà sono attratto da queste mie fantasie: mi spaventano, si, ma sono maledettamente più eccitanti del mondo in cui mi trovo.

I confini del panorama che mi trovai a guardare erano colmi di nebbia resa rossa da bassi lampioni, che non vedevo per via degli alberi morti d'inverno. Con quel tetro motivetto nel cervello, l'ambiente in cui mi trovavo, nero e viscido, la pioggia che vedevo passare attraverso la nebbia luminosa, non riuscii a non pensarmi in un mondo appestato dagli orrori più profondi, provenienti da dimensioni remote e sconosciute. Mi vedevo solo in questa realtà terrificante, morto in un fosso bagnato, il cadavere putrescente ricoperto di larve. Credo che la cosa che più mi terrorizzi sia non tanto la solitudine, perché mi è capitato di vivere solo a casa per un po' di tempo e non ho mai avuto molto nostalgia di amici e parenti, tanto quanto il sapere che oltre a me non sia rimasto nessuno sulla faccia della terra. Soprattutto poi se è notte, piove e mi ritrovo con quella cantilena nella testa..

Rientrato a casa tutti questi pensieri ci misero un po' a svanire, e sentii subito il bisogno di metterli per iscritto.. Ma riflettendoci sono giunto alla conclusione che forse è meglio condurre una vita in compagnia delle persone che amiamo, anche se in un mondo monotono, piuttosto che morire in un fosso bagnato soli come cani.

  
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