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Autore: DebDS    28/02/2011    3 recensioni
-Bella?Tu con i capelli ricci?-
Mi volto inarcando le sopracciglia verso il ragazzo che mi ha chiamata. Carino.
-Come ti chiami?-
-Che ti importa?-
-Sei bella,mi importa del nome di tutte le ragazze belle!-
-Francesca.-mento.
-Il tuo numero?-
Inarco le sopracciglia ancora di più e mi volto in avanti.
Bello,sì,ma idiota!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIV

 

 

-Ripetimi perché siamo sui libri da tre ore!-mi prega Michele.

Sbuffo, quasi ridendo. –Perché domani devi essere interrogato in filosofia e devi andare bene!-

-Dopo mezzo anno con tutti quattro, cosa credi che cambi un sei?-mi chiede visibilmente annoiato.

Alzo gli occhi al cielo. –Dai…-

-Se mi dai un bacio, forse studio con più voglia !-

Rido forzatamente e mi chino sulle sue labbra, un bacio veloce, velocissimo.

-Marti, ma che bacio è?-dopo un attimo sgrana gli occhi. –Oddio, scusa, volevo dire ‘Ludo’, è stato un lapsus.-

Abbasso lo sguardo. Ecco, è arrivato il momento di mettere le cose in chiaro. –Non è la prima volta che succede, Michele, ma ti capisco, mi hai chiamata ‘Marti’ perché volevi che fossi Martina. E’ il motivo per cui ci siamo avvicinati, eravamo stati entrambi lasciati da persone che amavamo, che amiamo.-prendo fiato. -E ora, continuando a stare insieme, ci stiamo solo prendendo in giro.-

-Quindi stai proponendo di lasciarci?-

-Sto proponendo di essere sinceri con noi stessi. Stiamo bene insieme, ma come starebbero bene due amici, niente di più.-

Annuisce, sembra sereno. –Hai ragione.- fa un piccolo sorriso. -Allora, da amica, mi aiuteresti a superare la sufficienza nell’interrogazione di domani?-

Gli sorrido e mi risiedo sul letto accanto a lui, girando la pagine verso il nuovo capitolo su Platone. –Certo, amico mio !-

A volte parlare risolve tutto, dire semplicemente la verità, la verità oggettiva dei fatti può sembrare difficile a primo impatto, ma dopo ci si sente leggeri, ci si toglie un peso dal cuore.

 

 

-Cos’è l’amore?-

Ecco il nuovo quesito del professore di italiano. Stavolta non si tratta di un tema, si tratta di un semplice dibattito sulle diverse idee sulle forme d’amore.

Angela, una ragazza dall’aria dolcissima, alza la mano. –L’amore è mio padre che lavora a trecento chilometri da casa mia, ma che ogni settimana ricorda di scrivermi chiedendomi di qualsiasi cosa.-

Angela ha dato il via a una serie di esempi sull’amore.

-L’amore è la mia migliore amica che non vedo da due anni, ma che mi chiama ogni giorno, sempre.-

-L’amore è mio nonno che è morto da trent’anni e mia nonna che ogni giorno fa una preghiera per farlo riposare in pace.-

-L’amore è il mio cagnolino che, ogni volta che torno a casa, mi corre incontro.-

-L’amore è…-

Ne escono gli esempi più assurdi. Poi sento la voce di Simone che mi fa bloccare.

-L’amore è vederla scherzare con un altro, ma non riuscire ad odiare quest’altro, semplicemente perché con lui è serena, di quella serenità che io non le ho mai dato.-

Alzo la mano anche io. –L’amore è vederlo ogni giorno, desiderando di abbracciarlo, stringerlo, di baciarlo, anche solo di sorridergli, ma riuscire a non farlo.-

-Che amore è, scusa?-mi chiede Andrea.

-Amor proprio.-

-Mmm… io lo chiamerei orgoglio, non ‘amor proprio’.-mi sorride il prof.

-Oh, no, amor proprio è perfetto. Non resisto alla tentazione perché voglio che venga lui a cercarmi, resisto perché non voglio soffrire a causa della mia poca forza di volontà.-

-Qualche volta dobbiamo fare una bella chiacchierata io e te, Ludovica.-

Scuoto lentamente il capo aprendo il quaderno. –Meglio di no, mi confonderebbe le idee ancor più di quanto non lo siano già.-

Suona la campanella e tutti ci affrettiamo ad andare in palestra.

-Sei confusa?-mi chiede con un sussurro Rico tra la folla.

-Abbastanza.-

-Lascia Michele, vedi che qualcosa si semplifica così.-

Rimango indietro con Rico. –Già fatto.-

Sgrana gli occhi. –Non mi avvisare mai, eh.-dice scocciato.

Rido. –Scusa, non ci ho pensato.-

-Infatti, non mi pensi mai !-mette il broncio.

Sorrido e gli lascio un bacio sulla guancia. –Io ti penso sempre, ma, continuavi a dire che non saremmo durati, quindi, da amico fantastico quale sei, pensavo che l’avresti capito da solo.-

-Sei una paraculo assurda !-scoppia a ridere e mi abbraccia. –Ma ti adoro anche per questo !-

Rido con lui e lo stringo.

Riprendiamo la strada verso la palestra nel corridoio ormai vuoto.

-Ludo, mi spieghi una cosa?-

-Volete tutti che vi spieghi qualcosa.-dico sbuffando.

Alza gli occhi al cielo. –Bene, non devi spiegarmi nulla, devi solo dirmi se le mie supposizioni sono giuste.-

-Vai, parla.- acconsento.

-Tu non vuoi tornare con Simone…-

Annuisco.

-… ma in realtà lo vuoi tantissimo, giusto?-

Continuo ad annuire.

-E non sai come uscire da questa situazione.-

-Già.-

Mette una mano sulla maniglia della porta della palestra. –Se ti chiedesse scusa, se trovasse il modo giusto, lo perdoneresti?-

Abbasso lo sguardo. –Forse.-spingo la porta ed entro, allontanandomi da Rico, come se così le sue parole possano sembrare più distanti.

Non ci ho mai pensato sul serio: lo perdonerei?

Forse.

Se riuscisse a sorprendermi, se mi facesse capire che è pentito, davvero pentito, allora lo perdonerei senza prima pensarci due volte.

Ma mi sembra così inutile sperare che questo accada, se accadesse sarebbe una fiaba e la mia vita non è decisamente una fiaba.

 

 

La notizia che io e Michele ci siamo lasciati è volata, non credo proprio sia stato Enrico a raccontarlo in giro, piuttosto qualcuno che, come noi, è rimasto indietro prima di andare in palestra.

Be’, ho visto un Simone molto più sereno da quando la cosa è diventata pubblica, ma non basta che io veda che è sollevato nel sentirmi single, io voglio che dimostri di amarmi, di voler tornare con me, cosa che non accadrà mai, a mio parere, ma Dani e Rico non fanno che ripetermi che prima o poi accadrà.

Ma cosa mi frega del ‘prima o poi’?! Io lo voglio adesso !

Sbuffo e mi butto su un divanetto nella nostra sala, accanto a Fabio.

Rimango lì, a fissare il vuoto davanti a me, per quella che sembra un’eternità.

Pur di non pensare inizio a contare ogni quanti secondi sbatto le palpebre. Sarò una sciocchezza, ma mi impedisce di concentrarmi su altro.

Sbatto le palpebre.

Uno.

Simone mi passa davanti.

Due.

Si siede accanto a Claudia.

Tre.

Claudia gli sussurra qualcosa.

Quattro.

Lui ride.

Cinque.

Sento il suo sguardo posarsi su di me.

Sei.

Con un sussurro appena percettibile pronuncia il mio nome.

Sbatto le palpebre e faccio del mio meglio per non voltarmi verso di lui.

Mi concentro totalmente sulle sue parole, cercando di ignorare il brusio intorno. Riesco a percepire solo squarci della conversazione.

Lui: -… mi manca… è così bella… la amo…-

Lei: -… diglielo… manchi anche a lei…-

Lui: -… ho paura che mi respinga… ha sofferto troppo per me…-

Vengo riportata alla realtà da Rico che mi sta tirando per un braccio.

-Hai di nuovo lo sguardo vitreo.-dice preoccupato.

Gli faccio un piccolo sorriso per tranquillizzarlo, ma, non so come, finisco a soffocare i singhiozzi tra le sue braccia.

Mi stringe forte. –Ehi…-

-Mi manca.-sussurro contro il suo petto.

Dall’esterno può sembrare uno dei nostri soliti abbracci, ma racchiude tutta l’angoscia trattenuta nell’ultimo mese.

Rico mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime con piccole carezze, senza che gli altri se ne accorgano.

-Ho gli occhi rossi?-

-Non molto.-

Sento uno sguardo su di me. –Chi mi guarda?-chiedo in un sussurro.

Rico guarda oltre me e vedo i suoi occhi assottigliarsi.

-Lui?-chiedo con voce tremante.

Annuisce con lentezza.

Mi mordo il labbro. –Mi accompagni in camera?-

-Inizia ad andare, faccio una cosa e vengo.-

Mi alzo ed esco dalla sala, poi ricordo di aver lasciato il cellulare sul divanetto, torno indietro ma mi blocco sulla soglia.

Rico e Simone ridono insieme scherzando tra loro.

 

  
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