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Autore: skeight    11/01/2006    1 recensioni
Una nuova fan-fiction, un prequel sulla vita di Onigumo, il ladro che ha dato vita a Naraku. Commentate numerosi!
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo sbandati, senza un posto dove andare, e non avevamo niente con noi tranne che un po’ di cibo rubato in una capanna e due spade

Eravamo sbandati, senza un posto dove andare, e non avevamo niente con noi tranne che un po’ di cibo rubato in una capanna e due spade. Prendemmo la via dei boschi, sperando di trovare un paese più grande, dove amgari ci avrebbero fatto restare, due paia di braccia in più per il lavoro sono sempre gradite. Ma da quelle parti i villaggi erano tutti molto piccoli, e la gente non si fidava dei forestieri, soprattutto in quei giorni di battaglia. Così fummo costretti a vagare per parecchie settimane, i viveri che avevamo con noi erano finiti velocemente e ci nutrivamo solo di bacche, radici e di qualche cosa che elemosinavamo di tanto in tanto, e che non serviva a calmarci la fame. Una sera vedemmo passare due monaci che trascinavano un carro colmo di doni, in mezzo ai quali c’era un mucchio di cibo. Io ed Onigumo architettamo velocemente un piano, e ci lanciammo sui monaci con le spade sguainate, urlando come pazzi: quelli si spaventarono a morte e fuggirono di corsa, lasciandoci il carro. Ma mentre io mangiavo a quattro palmenti Onigumo sembrava restio a sfamarsi.

Che hai? Perché non mangi?” chiesi.

“Mi vergogno” rispose “questo è cibo rubato”

E allora? Se non lo mangi tu, andrà a male e non servirà lo stesso a nessuno. Tanto vale che ti sazi tu”

Continuava ad essere esitante, ma alla fine la fame lo vinse e mangiò anche lui, non meno di me. Fu il nostro primo furto, ma non l’ultimo.

 

Spesso nei nostri vagabondaggi ci imbattevamo in cadaveri di soldati. La guerra civile era ripresa più dura che mai, ed io ero contento di non rischiare la vita in quelle battaglie. Tuttavia il pericolo c’era per tutti, noi compresi, perché quel susseguirsi di morti e devastazioni aveva attirato sul paese frotte di demoni, come mai prima. Noi però non ne avevamo ancora incontrati, e quando trovavamo dei cadaveri li frugavamo per vedere se avevano ancora addosso qualcosa di valore. Inizialmente Onigumo non voleva fare lo sciacallo, ma alla fine riuscii a convincerlo. Ma un giorno, mentre ripulivamo i cadaveri di una battaglia recente, fummo accerchiati da una banda di uomini armati. Non erano soldati, però. Mentre li guardavamo, spaventati a morte, quello che era il loro capo avanzò verso di noi.

“Bene, bene, bene” disse “due mocciosi che frugano le carogne dei soldati. Consola pensare che ci sia qualcuno peggiore di noi”

I suoi uomini scoppiarono a ridere. Io strinsi i pugni, adirato per l’insulto, ma vidi che Onigumo chinava la testa.

“Cari ragazzi” riprese quel tizio “non sapete che non si ruba ai morti?” Ai vivi sì, e noi lo sosteniamo con forza, ma ai morti… un po’ di rispetto. Dovremo punirvi”

“Provaci” dissi io con tono di sfida. Due di quei briganti mi si avvicinarono, ma io sguainai la katana e la puntai verso di loro, tenendoli a distanza. Anche Onigumo, che era chiaramente terrorizzato, impugnò la sua arma e si portò al mio fianco.

Il capo della banda sorrise.

“Interessante” disse “I mocciosi hanno coraggio. Ragazzi, fate un po’ di pratica con questi due”

A quelle parole i briganti si lanciarono contro di noi. Erano molti e noi solo due, ma avevamo il vantaggio di essere più veloci, e la disperazione ci faceva lottare come belve. Riuscimmo a tenerli a bada per una decina di minuti, ma era chiaro che non optevamo resistere ancora a lungo. Allora pensai che se fossi riuscito ad uccidere il loro capo forse gli altri si sarebbero spaventati e ci avrebbero lasciato stare, così menai alcuni fendenti per farmi strada, e mi misi a correre verso di lui. Ma uno dei suoi uomini mi colpì alla spalla destra con la lancia, e caddi faccia a terra. Uno dei suoi briganti poggiò il piede sulla mia testa e alzò la spada per colpirmi, ma Onigumo con uno scatto improvviso lo trafisse da parte a parte.

A quel punto potevamo dirci finiti. I briganti ci circondarono di nuovo, e stavolta in assetto da combattimento, così che non eravamo più in grado di colpirli. Lentamente si avvicinarono, timorosi dopo la morte del loro compagno. Al margine della scena, il loro capo continuava a sorridere. Ma mentre stavano per sferrare l’attacco definitivo, un urlo stridulo fendette l’aria.

   
 
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