Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aurora Barone    01/03/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era una domenica, una giornata libera dagli impegni scolastici, in cui avrei potuto godere in tutta calma del mio meritato riposo se solo Itou non fosse venuto più volte ad importunarmi togliendomi le coperte di dosso.

“Che vuoi?” chiesi facendo un rumoroso sbadiglio.

“Nulla...è solo divertente!” disse continuando ad infastidirmi.

Con irruenza mi tolse il cuscino da sotto la testa sottraendomi da quello stato di confort in cui ero.

“Piantala!” mi infuriai pronta a passare alle maniere pesanti per farlo smettere.

“Perchè altrimenti che mi fai?” domandò lui.

Iniziavo a chiedermi se avesse qualche problema mentale, bè forse era la stupidità.

Mi alzai dal letto e gli tirai uno dei cuscini piccoli che erano poggiati sul letto,mentre lui in tutta risposta mi tirò il mio grande e comodo cuscino.

Dopo di ciò aveva firmato la sua condanna a morte, non bisognava mai provocarmi.

Liriko, la mia povera ex amica che ormai non c'era più, lei si che lo sapeva bene.

Rammentai quelle volte in cui ci schizzavamo addosso l'acqua del mare o quando ci rincorrevamo per i marciapiedi di Tokyo prendendoci a borsettate o quando ci tiravamo le palle di neve addosso.

Mi mancava tantissimo e in quel momento Itou mi aveva ricordato lei, mi aveva ricordato il modo in cui scherzavo con lei, anche il mio modo esagerato in cui prendevo seriamente quegli sciocchi giochi, quando venivo provocata dovevo avere la meglio.

Anche in quel caso iniziai ad armarmi di cuscini da lanciargli addosso,mentre lui li scansava e li deviava, poi non appena finivano a terra li prendeva per lanciarmeli contro.

Mi stavo stranamente divertendo, anche Itou mi parve divertirsi, lo sentii ridere di gusto, non era una di quelle sue solite risate sarcastiche, ma era una risata dolce, fresca e allegra, poi i suoi occhi erano più spledenti del solito.

La nostra battaglia di cuscini andò per le lunghe poi vidi Itou buttarsi nel letto stremato dalla stanchezza.

Gli scagliai un altro cuscino addosso, non ero affatto stanca.

“Ti ho battuto!” esclamai sodisfatta.

“Sei un robot è normale che tu abbia ancora tanta energia!” mi fece notare.

Mi infastidiva quando diceva quella frase, quando diceva “ Sei un robot” forse era anche il modo in cui lo dicesse che mi irritava, come se ci tenesse a sottolineare che fossi troppo diversa da lui.

“Dunque Yoto ti piace?” mi chiese sdraiato nel mio letto,mentre io ero rimasta all'impiedi ad osservarlo con perplessità.

Non appena incrociai il suo sguardo sgranai gli occhi.

“Non sono domande da fare!” esclmai indispettita.

“Bè sei il mio robot avrò pure il diritto di sapere se intrattieni relazioni di un certo tipo con altri uomini” disse osservando il soffitto della mia camera.

“Cos'è un'altra cosa prevista da quelle stupide leggi?”domandai scettica.

“Più o meno...e poi sono curioso, bè Yoto è il mio migliore amico, non voglio che ti prenda gioco di lui...e lui con te fa sul serio... quindi...”

“Scusa ma di cosa stai parlando?” domandai confusa.

“Bè a lui piaci per davvero, tanto da sbattersene del fatto che tu sia un robot!” esclamò con scioltezza.

“Ma ecco io veramente...non saprei, lo conosco da poco...” mi affrettai a rispondere con incertezza.

“Non giocare con lui, è un ragazzo molto sensibile...” disse sollevando lo sguardo dal soffitto.

“Quindi è questo che vi siete detti ieri...”

“Più o meno” rispose rimanendo sul vago.

Quella discussione mi stava mettendo in soggezione, così ripresi a lanciargli un cuscino addosso,mentre lui si alzò dal mio letto lanciandomene un altro.

La mattinata trascorse così con estrema spensieratezza tra cuscini che volavano da una parte all'altra della stanza.

Poi comparve Sayoko che ci colse in quel momento di giochi e stupidità infantile.

Itou di colpo si ricompose,mentre io lasciai cadere un cuscino sul pavimento.

Lei si mise a ridere “Allora non è vero che non vi sopportate!”

“Ma volevo solo far trascorrere in qualche modo questa noiosa giornata dato che sono ancora in punizione!” rispose secco Itou.

“Uhm capisco, bè sono venuta a fare una capatina dato che non usciamo da un pò insieme!” disse amichevole e dolce come sempre.

“Sayoko potrei anche illudermi... che tu stia incominciado a nutrire qualche interesse per il sottoscritto!” esclamò Itou ridendo.

“ Come ben sai è più probabile che mi innamori di Echiko che di te!” disse facendo riferimento alle sue tendenze sessuali.

“Bè però sai non disdegno un rapporto a tre, io te ed Echiko... Mi va anche bene se io non faccio nulla e guardo...” disse facendo il depravato.

Io e Sayoko lo volevamo incenerire con lo sguardo.

“Lo sapevo che non avrei mai dovuto dirti di essere lesbica e che ci avresti fatto delle sciocche battutine!” disse infastidita.

“Stavo solo scherzando... che permalosa!” disse scostandole con delicatezza i capelli dal viso in modo molto confidenziale.

Sayoko lo lasciò fare, poi disse “ Sayoko oggi esci con Yoto giusto?”

“Si, questo pomeriggio!” dissi con un mezzo sorriso sulle labbra.

Sayoko sorrise, sembrava essersi già fatto dei suoi disegni in testa,mentre io e Itou la osservavamo con perplessità, sopratutto Itou gli era venuto uno strano tick nervoso alle gambe.

Non mi sembrava a suo agio, sopratutto nel momento in cui Sayoko tirò fuori i trucchi dicendomi

“Allora dobbiamo farti carina!”

Aprii l'armadio su cui c'erano i vestiti che solitamente indossavo e ne cercò uno che potesse starmi, mentre io iniziavo a sentirmi sempre più una bambola che si divertisse ad acconciare.

“Ecco forse questo!” disse tirando fuori un vestito nero da gothic lolita.

“Non è un po' troppo corto!” esclamò Itou.

“E tu chi sei suo padre?” domandò con estremo sarcasmo.

“Si bè in effetti è un po' troppo corto sulle gambe...” dissi incerta.

“Bè se vuoi piacere ad un ragazzo devi mostrare un po' di gambe...” disse Sayoko.

Poi cacciò Itou dalla stanza per farmi provare il vestito.

Mi stava bene, anche se era un po' corto, poi aveva una semplice decorazione con dei fiocchetti neri che mi piaceva molto e poi almeno la parte di sopra era più che coperta, aveva il collo alto, anche se veniva molto attilato sul seno, mettendolo in maggiore risalto.

“Ti sta benissimo! Quasi quasi ti scoperei!” disse Sayoko facendomi i complimenti.

Poi rifece entrare Itou che rimase imbambolato ad osservarmi,mentre lei gli domandava “ Dacci un tuo parere maschile!”

“Non so, mi sembra troppo corto...” disse con titubanza.

“Ancora con questa storia...” sbuffò lei.

Io cercai in ogni modo di evitare lo sguardo di lui, mi sentivo terribilmente a disagio sopratutto con quel vestito che metteva ben in mostra le mie gambe, anche se lui mi aveva già visto nuda e al solo ricordo avvampai.

“Itou perché ti rifiuti di darci un parere?” chiese con un sorisino ambiguo sulle labbra.

“Che vuoi insinuare con quel sorriso?” chiese imbronciato.

“Non c'è bisogno che io insinui nulla, ti si legge tutto in faccia!” disse lei sgnignazzando.

“La smetti!” disse lui evitando di incrociare il mio sguardo, lo vidi arrosire e chi lo avrebbe mai detto lui stava arrossendo?

Poi Sayoko mi mise la matita agli occhi, poi il rossetto sulle labbra e poi un po' di fondo tinta e phard, poi mi legò i capelli, mi fece quei cignon dell'altra volta.

Quasi quasi iniziava a piacermi l'idea di avere una truccatrice personale!

Mi sentivo come quelle star del cinema.

“Stai benissimo!” disse Sayoko contemplandomi come se fossi una sua opera d'arte appena sfornata.

Itou non disse una parola, ma sentii il peso del suo sguardo addosso, ma quando mi voltavo per guardare i suoi occhi, lui si voltava da un'altra parte come se stesse evitando di incrociare il mio sguardo.

Il padre di Itou aveva preso bene l'idea che uscissi con Yoto, non si mostrò affatto contrario anzi mi aveva dato pure dei soldi per evitare che mi offrisse lui accenandomi della pessima situazione economica della famiglia di Yoto.

Quando si fece l'ora per uscire, sentii la porta bussare. Era Yoto.

Ero felice di uscire con lui, però non sapevo dire se quello che provassi per lui fosse qualcosa di più che una semplice amicizia.

Forse perché lo conoscevo da poco...

Itou salutò l'amico ridendo e scherzando,anche Sayoko lo salutò, poi lo sguardo di Yoto si spostò verso di me, sembrava rimasto senza parole.

“Sei un incanto!” disse facendomi un po' arrosire.

Poi di nuovo lo sguardo di Itou puntato verso di me,poi aprii bocca “ Non fate troppo tardi voi due!”

Sayoko scrutava me, Yoto e Itou con insistenza, si stava ancora facendo qualche suo assurdo disegno in testa.

Usciti fuori da casa Kayashi, feci un sospiro di sollievo, non sapevo perché ma Itou sapeva rendere l'atmosfera pesante con quel suo sguardo oppressivo con la quale mi fissava.

Mi piaceva il modo in cui mi guardava, però allo stesso tempo avvertivo un forte senso di disagio, come se volesse dirmi qualcosa, mentre guardava me e il suo amico uscire insieme.

“Che faccia che aveva Itou!” commentò ridendo.

“Già...” esclamai meditabonda, chissà perché ci aveva fissato con così tanta parsimonia.

“Bè dove andiamo?” domandò lui.

“Come mi inviti ad uscire e non sai neppure dove portarmi!” esclamai in tono scherzoso.

“Bè non sono bravo con le ragazze... l'esperto è Itou...” disse posandosi una mano tra i capelli.

Li osservai: Aveva dei bei capelli amaranto, poi mi soffermai sui suoi lineamenti del viso, erano molto delicati per essere quelli di un ragazzo.

“Bè ti porto....” disse pensieroso.

“Ci sono! il parco!” disse di colpo come se avesse avuto un'illuminazione celeste.

Arrivati al parco in cui c'erano un mucchio di coppiette che si appartavano per sbaciucchiarsi, iniziammo a sentirci a disagio e calò un silenzio a dir poco imbarazzante.

Osservai le statue e le fontane di quel grande parco, poi mi soffermai su Yoto, eravamo un po' distanti l'uno dall'altro.

Dopo lo sentii schiarirsi la voce, stava sicuramente per dire qualcosa.

“Bè Echiko... come ti trovi a casa dei Kayashi?”

“Bè diciamo che non è poi tanto male!”

“Capisco...invece dimmi hai qualche hobby in particolare?”

“Io? Hobby?”

Già da quando stavo a casa dei Kayashi, non avevo neppure più avuto un attimo da dedicare ai miei hobby o almeno ai miei hobby passati.

Quand' ero Aiko i miei hobby erano: uscire con Liriko, ascoltare musica, guardare film e anime e leggere sopratutto i classici.

Mi piaceva molto “Jane Austen”, scriveva sempre storie d'amore in cui era certo il lieto fine, ogni suo romanzo mi lasciava sempre un sorriso sulle labbra.

Sapevo che la vita non fosse così, infatti quando tornavo alla realtà di tutti i giorni, sentivo l'amaro in bocca.

“Mi piace leggere, ascoltare musica, guardare film...” risposi così alla sua domanda.

“Qual'è il tuo anime preferito?” mi domandò.

“Mi piace Gintama”

“Bello! Però è un anime un po' vecchio” disse mostrandomi uno dei suoi sorrisi più smaglianti,anche se il sorriso di Itou aveva quel qualcosa in più, non sapevo cosa fosse, però solo Itou sapeva lasciarmi senza fiato.

Forse era il fatto che le guance di Itou fosserò più pronunciate di quelle Yoto e così quando sorrideva si formavano delle graziose rughette che gli solcavano le guance gonfie e poi... i suoi occhi diventavano di un verde cristallino,mentre quelli di Yoto erano castani, avevano anche il loro fascino, però il più delle volte mi sembravano un po' statici.

“Sarà anche un po' vecchio, ma merita per davvero!” esclamai infervorendomi.

Gintama era il mio anime preferito, non mi ero mai persa un episodio.

Parlammo del più e del meno, di anime e di tante altre cose, poi senza volere mi ritrovai a parlare di chi ero veramente.

Della vera me stessa, di Aiko e della mia morte, forse non dovevo parlarne, ma con lui mi sentivo così a mio agio e non riuscivo a porre freno alla mia lingua.

“Quindi tu saresti Aiko Moemi!” pronunciò quelle parole con accesso stupore.

“Si, forse non avrei dovuto dirtelo...” esclamai iniziando a diventare titubante.

“Ora capisco un bel po' di cose...” disse come se improvvisamente fosse riuscito a capire qualcosa che gli fosse incomprensibile.

“Che cosa hai capito?” gli chiesi volendo sapere qualunque cosa egli sapesse.

“No, è che Itou spesso mi parlava di una ragazza carina che vedeva uscire dalla scuola insieme ad una sua amica...” disse scrutandomi con attenzione.

“E in bè?” domandai confusa.

“Eri tu! Intendo Aiko!” esclamò sconvolto.

“Eh? Che significa?” domandai scossa, mi iniziarono a tremare le mani.

“E' stato lui a farmi uccidere?” dedussi con agitazione.

“No, lui ha scoperto che la ragazza che incrociava sempre si chiamasse Aiko solo tramite i giornali ovvero dopo che eri stata uccisa” disse calmandomi.

Poi aggiunse “Poi il padre gli deve forse aver detto di questo suo regalo di natale piuttosto insolito, ovvero di volergli regalare un robot e gli avrà chiesto se avesse qualche preferenza di qualche tipo...allora deve aver fatto il tuo nome...”

Poi iniziai a ricordare, era vero io ed Itou ci eravamo incrociati parecchie volte per strada, mi era capitato di incrociare spesso di sfuggita i suoi occhi verdi.

Mi ricordai dei miei commenti con Liriko “Che bel ragazzo!” e scherzosamente facevamo anche a gara per chi si dovesse fare avanti con lui, ma in realtà erano solo parole, eravamo tutte e due fin troppo timide per farci avanti con un ragazzo estraneo.

Yoto accorgendosi del mio eccessivo turbamento, mi propose di andare a mangiare qualcosa dato che mi vedeva piuttosto pallida, così andammo al Mcdonald's.

“Ti avrei portato in un posto più elegante, però la mia situazione economica lascia un po' a desiderare!” ammise con imbarazzo.

“Oh non ti preoccupare, va benissimo qui...” esclamai con sincerità.

Lui dopo andò ad ordinare,mentre io presi posto, dato che era pieno di gente c'era il pericolo che rimanessimo senza posto a sedere.

Non aveva neppure accettato i soldi che mi aveva dato il padre di Itou, aveva voluto pagare tutto lui, ciò mi fece sentire a disagio.

Poi seduta su quel tavolo guardai Yoto di spalle e la fila chilometrica che lo precedeva, così per trascorrere il tempo ripensai a quanto mi avesse detto.

Quindi era stato grazie ad Itou se ero ancora viva, anzi se ero tornata in vita, forse per quella ragione si era infuriato molto quando gli avevo detto che volevo far a meno di questa seconda vita.

Poi pensai alla madre, forse se avesse saputo della morte della madre, avrebbe scelto lei e non me.

Dentro la mia testa iniziarono a prendere il via una serie di interrogativi alla quale forse non avrei mai trovato risposta:

“Perché il padre non aveva deciso di riportare in vita sua moglie?” E poi “Itou perché aveva scelto proprio me? Dovevano esserci state tante ragazze che erano state uccise ingiustamente e perché tra tutte proprio io?” E poi “Perchè aveva parlato a Yoto di una sconosciuta che incrociava sempre per strada?”

Ad interrompere tali pensieri fu Yoto, aveva terminato quella fila kilometrica , oddio avevo pensato così tanto?!

“Ecco qua madamoiselle!” disse posandomi con delicatezza il vassoio sul tavolo.

Diedi subito un bel morso al panino come se non mangiassi da secoli.

A Yoto scappò una risata dicendo “Sei una vera ingorda!”

Dopo iniziò pure lui a mangiare con molta tranquillità:

era parecchio lento, dava dei morsetti piccoli e delicati, non sembrava neppure un ragazzo.

Io avevo già finito il panino e rimanevo ad osservare il suo panino quasi intatto che teneva fra le mani, quasi quasi me lo mangiavo con gli occhi.

Poi iniziai a sgranocchiare le patatine su cui versai il ketchup e dopo mi dedicai alla coca cola, ci diedi una bella bevuta.

Che sapore strano che aveva quella coca cola, era troppo dolciastra, avevauno strano sapore di fragola.

La sputai dalla bocca bagnando l'intero tavolo, fortunatamente non avevo preso la faccia di Yoto, anche se nel suo panino era giunto qualche schizzo.

“Ma che roba è?” esclamai schifata.

“Coca cola alla fragola, scusa avrei dovuto chiederti se ti piaceva...ma pensavo che l'avresti gradita!” disse lui prendendo dei fazzoletti per asciugare la mia parte di tavolo in cui c'era tutta la coca cola appena sputata.

Arrossi di colpo e mi scusai, avevo combinato un vero macello e poi gli tolsi i fazzoletti delle mani dicendo “ Lascia faccio io” poi osservai il suo panino con una goccia di coca cola alla fragola.

Sperai che non se ne accorgesse o che non appena fosse arrivato a quella parte di panino quella goccia si asciugasse, ma anche in quel caso quel panino avrebbe avuto quel sapore dolciastro di fragola.

“Ti vado a prendere una coca cola normale” disse posando il suo panino sullo scatolo.

“No, non fa nulla! Non preoccuparti!” dissi incominciando a sentirmi in estrema soggezione, sopratutto perché quella goccia sul suo panino si era assorbita dando al pane un colorito marroncino sul bordo.

Per quanto cercassi di non pensarci, mi ero ormai concentrato su quel pane umido e così quando mi parlava, non riuscivo a seguire una sola parola, avevo lo sguardo assente.

Fortunatamente lasciò il panino dicendo di essere sazissimo e poi anche lui prese a mangiare le patatine, poi come al solito ripresimo a parlare del più e del meno.

“Comunque non c'era bisogno che mi offrissi da mangiare!” esclamai timidamente.

“Non ti preoccupare, oggi è stato giorno di paga!” disse accenandomi del suo lavoro.

Mi disse che i suoi gentori erano separati e che sua madre lavorava come impiegata in un'azenda con orari massacranti e con una paga misera.

Il padre benestante non pagava gli alimenti a sua madre e per tale ragione gli stavano facendo causa, così lui nel frattempo aveva deciso di trovarsi un lavoro da poter fare il pomeriggio dopo la scuola, serviva ai tavoli di un locale, non lo pagavano molto, ma quel poco che bastava per tirare a campare.

“Sei un ragazzo maturo e responsabile a differenza di Itou!” esclamai con ammirazione.

“Già ma le ragazze hanno un debole per i ragazzacci irresponsabili e sopratutto figli di papà!”avvertii quasi un velo di amarezza nella sua voce.

“Perchè dici così?” domandai sorpresa.

“Bè una volta mi piaceva una ragazza, ma questa era solo interessata ad Itou... ci sono rimasto malissimo!”

“Ed Itou?” domandai curiosa.

“Bè lui sapendo che mi piaceva ha rifiutato di uscire con lei, nonostante lei continuasse a tempestarlo di attenzioni”

“Si è comportato da vero amico!” esclamai piacevolmente colpita, non sapevo perché ma Itou lo avevo dipinto come un ragazzo incurante di tutto e di tutti, un tipo strafottente e senza scrupoli e invece lui non era affatto così.

“Bè con tutte le ragazze che può avere grazie ai soldi e a quel suo fascino straniero...non mi sembra che sia stato poi un gesto tanto nobile...” disse lasciando trapelare una certa invidia nei confronti dell'amico.

“Ma voi due non siete amici?” domandai confusa, mi sembrava che ne stesse parlando male.

“Si, molto amici....non mi fraintendere...solo che a volte finiamo per entrare in competizione fra di noi!”

E tra un discorso e l'altro, si fece molto tardi, così iniziammo a dirigerci verso casa.

 

Era stata tutto sommato una bella giornata tra amici o almeno così pensavo, ma prima di dirigerci verso casa dei Kayashi lui si fece improvvisamente serio, sembrava in difficoltà, lo sentii tossire rumorosamente.

“Echiko tu...” disse bloccandosi di colpo.

“Si?” domandai sgranando gli occhi.

“Ecco credo che tu abbia capito che tu mi piaci...” disse riflettendosi nei miei occhi color ebano.

“ Ecco io...” dissi incerta, non sapevo cosa dire, non volevo né respingerlo e né dargli false speranze, avrei tanto voluto astenermi da quella situazione perché non credevo fosse il momento opportuno per potermi impegnare con qualcuno.

“Stai calma non devi rispondermi subito...io aspetterò!” disse aggiustandomi alcuni ciuffi della frangia un po' ribelli.

Percepii un battito appena percettibile, poi più nulla...

Il mio cuore si era spento, i battiti si fecerò più regolari, mentre con Itou, con lui sentivo sempre un turbinio di emozioni invadermi ovunque.

Con Yoto tutto procedeva senza eccessivi scossoni, però mi piaceva perché con lui mi sentivo così a mio agio, in uno stato di calma piatta che mi faceva sentire al sicuro,mentre con Itou mi sentivo sempre alla deriva.

Come se da un momento all'altro potessi cadere in un precipizio o come se non sapessi più chi ero, con lui le emozioni giocavano brutti scherzi: perdevo il controllo di me stessa.

Dopo esserci salutato con un semplice bacio sulla guancia, rientrai a casa.

Fu il maggiordomo ad aprirmi domandandomi se mi fossi divertita e così annui con il capo.

 

 

Punto di vista di Itou:

 

(Credo che sia l'unico capitolo in cui inserisco il suo punto di vista)

 

“Aiko” un nome e tante sensazioni diverse e contrastanti.

 

Ricordo la prima volta che l'ho incrociata per le strade, io avevo detto al mio autista di non venirmi a prendere e che avrei fatto la strada a piedi per tornare a casa.

Quand'ero di cattivo umore preferivo di gran lunga passeggiare, era un modo per scaricare via la tensione.

In quel periodo io e mio padre non andavamo d'accordo come al solito, come adesso.

Quel giorno mentre passeggiavo vidi questa ragazza acqua e sapone con dei capelli castano chiaro molto corti, aveva un taglio molto sbarazzino che dava maggior risalto alla rotondità del suo viso.

Aveva anche gli occhi castani però molto più scuri rispetto ai capelli, poi aveva un naso con un andamento irregolare: largo e lungo, però stava bene tra la sinousità delle sue paffute guance,mentre le labbra sottili erano di un rosa molto chiaro e delicato.

Era bassina di statura, doveva essere alta per lo più un metro e cinquantacinque, però come fisico non era tanto piccolina, aveva le spalle un po' larghe rispetto alle altre ragazze e il cinto era piccolo finchè non si giungeva ai fianchi più sporgenti e morbidi.

Le cosce erano anch'esse grassotelle e aveva anche un sedere un po' in carne che non passava inosservato dalla gonna della sua divisa scolastica.

Ma ciò che attirò maggiormente la mia attenzione era il suo sorriso e la sua risata facile.

Avrei voluto anch'io ridere con così tanta allegria,ma non era da me, ero solito a tenere il muso lungo il più delle volte.

Infatti Yoto e Sayoko e tutti quelli che mi conoscevano spesso mi dicevano “E fatti una risata ogni tanto!”

Provavo un misto di invidia e di ammirazione per quella ragazza, invidiavo la sua spensieratezza e allo stesso tempo l'ammiravo, perché quando vedevo quel sorriso iniziavo quasi a dimenticarmi di tutto il resto, delle mie preoccupazioni e della pesantezza della vita.

Il mio modo di vedere le cose cambiava, non so, mi trasmetteva una positività insolita.

E così per molto tempo percorsi la strada da casa a scuola a piedi per vedere quel sorriso, per vedere quella ragazza camminare e scherzare con quella sua amica.

“Aiko!” diceva l'amica mentre rideva insieme a lei, era questo il suo nome.

Avrei voluto parlarle, a volte ero tentato, ma tutte le volte che pensavo di farlo, mi sentivo stupido solo ad averlo pensato.

I suoi occhi color cioccolato spesso incrociarono i miei, ma a parte questo con lei non c'era mai stato alcun approccio.

Non sapevo perché ma con quella ragazza le mie sicurezze andavano tutte a farsi benedire, non era come le altre ragazze che sapevano che mio padre era uno scienziato molto ricco e importante, lei non sapeva nulla di me.

Ma in fin dei conti mi piaceva l'idea che non sapesse chi ero, perché per una volta potevo avere la possibilità di piaccere a qualcuno per quello che ero e non per quello che rappresentassi, non perché mio padre fosse uno scienziato o perché avessi tanti di quei soldi.

Però temevo anche di non piacere per quello che realmente fossi, dato che tutti erano abituati a tenere in considerazione solo il fatto che mio padre fosse uno scienziato e che fossi ricco, oppure le ragazze in particolare cadevano ai miei piedi solo perché fossi bello d'aspetto, solo perché avevo degli occhi di un colore diverso che erano solite a vedere.

Era una vera rarità trovare in Giappone qualcuno che avesse gli occhi verdi a meno che non fosse straniero, infatti anch'io ero per metà giapponese e per metà tedesco.

 

Sayoko mi aveva rifiutato ma quasi non ci pensavo più, lei era stata una di quelle cottarelle passeggere,mentre i sentimenti che provavo per quella ragazza sconosciuta di cui conoscevo solo il nome erano diversi.

Ne parlai persino con Yoto, lui mi incoraggiava a farmi avanti,ma io ero piuttosto titubante poi un giorno mi decisi, mi sarei fatto avanti, ma non la vidi.

Non c'era neppure la sua amica,così pensai che forse dovevano essersi assentate e provai altri giorni finchè poi non seguii il notiziario scoprendo che la ragazza insieme alla sua amica erano state uccise.

Impalidii di colpo mentre trasmettevano quella notizia, rimasi immobile e non trovai neppure la forza di mangiare, mi sentii nauseato mentre mio padre mi guardava scioccato, non capiva cosa mi avesse turbato tanto.

Poi tornai ad essere il solito Itou, anche se avvertivo una certa tristezza salirmi addosso sopratutto quando sentivo i miei compagni parlare di quella notizia con tanta leggerezza.

Ogni volta che sentivo parlare di Aiko Moemi avvertivo la necessità di scappare, mi prendeva una stretta allo stomaco e al cuore che mi impediva di parlare.

Mio padre parve accorgersi di quei miei strani sbalzi d'umore e non appena si fece dicembre mi chiese cosa volessi regalato per natale, poi decise tutto da solo, disse di volermi regalare un robot anche su consiglio di Sayoko almeno così mi aveva detto.

Ma c'era qualcosa che non mi convinceva su quella sua decisione, era come uno strano presentimento come se volesse proteggermi da qualcosa.

Il mio presentimento si rivelò fondato il giorno in cui si presentarono a casa due uomini con giacca e cravatta,se pur ben vestiti sembravano dei tipi dall'aria poco raccomandabile.

C'era uno che parlava con un accento molto pronunciato e il più delle volte digrignava i denti e si agitava dinanzi alle risposte di mio padre.

Li spiavo da lontano nascosto ad una parete del corridoio e ascoltavo quelle che si dicevano.

Mio padre aveva detto no a delle loro richieste, avevano parlato di un'arma, di un codice e di una formula,poi l'altro mafioso, il più tranquillo dei due fece il mio nome.

Mio padre si mise a ridere come se il mafioso avesse fatto una divertentissima battuta.

 

Dopo quell' incontro mio padre si fece piuttosto insistente con la storia del robot, voleva regalarmi un robot per natale, nonostante io gli dicessi tassativamente di no.

Fino a che non ci pensai per bene, ripensai ad Aiko...e poi mi venne in mente un'idea, avrei potuto chiedere a mio padre di transformare Aiko in un robot.

Mio padre storse il naso dinanzi la mia richiesta, dato che avrebbe dovuto prelevare il cadavere di Aiko sepolto nella tomba che era appunto illegale e poi non era neanche sicuro che quell'esperimento fosse andato a buon fine.

Tutte le volte che avevo provato a dare vita ad un corpo morto non c'era mai riuscito e qualora ci fosse riuscito non era neppure sicuro che la personalità di Aiko si sarebbe mantenuta integra.

Alla fine accettò, pagò delle persone per prelevare il cadavere e poi fece quell'esperimento per potarla in vita.

Ma Aiko non doveva ricordare nulla del suo passato e doveva apparire irriconoscibile ai suoi genitori, altrimenti mio padre avrebbe corso il rischio di finire in galera perché aveva trafugato il corpo di un cadavere e anche per effettuare quell'esperimento ci voleva in realtà il consenso dei suoi genitori.

Alla fine l'esperimento riuscii.

Aiko si risvegliò con un nuovo aspetto e un nuovo corpo, era molto bella la nuova Aiko, anche se era di una bellezza più artificiosa rispetto alla sua naturale bellezza.

Poi mi resi conto di aver fatto una cosa stupida, avevo transformato la mia Aiko in ciò che da sempre odiavo.

L'avevo fatta transformare in un robot e adesso io ero il suo padrone?

Ero disorientato come lo sono tuttora, per tale ragione pensai subito di assumere un atteggiamento freddo e distaccato con lei.

Perché quella nuova Aiko, non era l'Aiko che mi piaceva, era un Aiko robotica ed io e i robot non andavamo affatto d'accordo.

Poi proprio io che facevo le prediche a mio padre, non potevo di certo permettermi di invaghirmi di un robot.

Non potevo! Eppure anche se non potevo, finivo col sentirmi irresistibilmente attratto da lei.

Il suo aspetto poteva essere cambiato, ma il suo sorriso no.

“Echiko” gli avevo dato quel nome, perché nel pronunciarlo avrei dovuto coglierci quello sgradevole significato che gli avevo attribuito.

Perché quel nome lo avevo preso appunto dal termine “Ecchi” usato solitamente per un genere di anime in cui ci sono un sacco di fanservice, insomma tante ragazze disegnate svestite.

Era questo che lei doveva essere per me, doveva essere come il personaggio femminile di quegli anime...potevo solo provare attrazione fisica, ma nient'altro, era questo che mi ero promesso.

Purtroppo non era così semplice, forse paradossalmente finivo col sentirmi maggiormente attratto da quella nuova Aiko.

E così finivo per non sapere cosa fare per davvero, se la trattavo con freddezza, lei ricambiava il mio stesso atteggiamento e questo mi feriva,ma se la davo troppe attenzioni rischiavo di cadere nella trappola dell'innamoramento.

E se mi fossi innamorato di lei, tutti mi avrebbero detestato molto più di adesso, sarei diventato lo zimbello della scuola e della famiglia, com'era successo a mio padre, ancora adesso i parenti parlavano male di lui.

E poi pure Yoto incominciava seriamente ad interessarsi a lei, mi dava sui nervi il suo atteggiamento nei suoi confronti.

Mentre loro due erano usciti a divertirsi, io stavo rintanato nella mia stanza a cercare di distrarmi dal pensiero di Echiko e Yoto insieme.

E se si stesserò baciando in quel preciso momento? Le sue morbide e carnose labbra sulle mie, adesso erano tra quelle del mio migliore amico?

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aurora Barone