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Autore: Niagara_R    01/03/2011    3 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.

7.

Il Leopardi si deprime

 

- Oh, ciao tesoro! - esclamò Debbie quando vide i due entrare.
- Come sei calorosa, Debbie. - fu il commento di Brian mentre si toglieva il cappotto.
- Non dicevo a te, ma a Fiocco! - precisò lei prendendogli il viso tra le mani.
Ethan si sentì molto imbarazzato.
- Ma è gelato! Ci vuole un caffè speciale per Fiocco. Ho preferisci una buona cioccolata calda? Abbiamo anche quella bianca. -
Debbie era così cordiale che era praticamente impossibile dirle di no, ci si sarebbe sentiti dei maleducati, o anche dei completi suonati!
- La cioccolata bianca andrà benissimo. - accettò Ethan con un piccolo sorriso.

- Bene, te la preparo subito! - esclamò raggiante, correndo un cucina.
Ethan si voltò verso Brian nell'esatto momento in cui lui fece lo stesso.
- Fiocco? - rise Brian.
- Sta' zitto... - ringhiò a bassa voce, passandosi una mano sulla faccia.
- Complimenti Paganini, quando Debbie ti da un soprannome puoi stare certo che tutta la città lo verrà a sapere molto presto. - sorrise divertito, andando a sedersi al bancone.
Ethan si maledì per aver accettato quell'offerta. Traviato da una torta al limone.

- Mi ricordo che è stato da lei che ho saputo il soprannome di Justin. Raggio di Sole. Proprio l'opposto, eh? Io Fiocco. -
- Credo che sia anche perché hai la vivacità di un surgelato, mr. Gold! -
- Mi imbarazza l'affetto di quella donna! Non la conosco! - protestò Ethan, mettendosi a tacere quando Debbie gli servì la cioccolata e una fetta di torta al limone.
- Che carino. Proprio come un bambino. - ridacchiò Brian.

Fu il turno di Ethan di ridere, quando Debbie gli servì lo stesso trattamento.
- Ehi, io non volevo la cioccolata. - sillabò acido.
- E invece te la bevi e te la gusti, caro mio. - rispose Debbie con un sorriso che non ammetteva repliche di sorta.
Ethan rise sotto i baffi assaggiando la torta, che era davvero buona, con un retrogusto di vaniglia e cannella dolce.
- Allora, che mi raccontate di bello? - domandò facendo finta di lustrare il bancone, era sempre un ottimo espediente per far parlare la gente.

- Grazie a mr. Brontolo ho avuto un ingaggio dove mi è permesso suonare una melodia scritta da me. - spiegò Ethan, non vedeva l’ora di raccontarlo a qualcuno - E di questo l'ho anche ringraziato, sto migliorando. Lo stilista è una persona davvero gentile, si intende di musica. Non pensavo che ci fossero ancora persone così... -
- E? - chiese Debbie.
- Ed è anche molto bello. Non guasta. -

Debbie sorrise teneramente, adorabile quando lo faceva. Poi spostò lo sguardo su Brian, dimostrandogli qualcosa come... E tu non farai niente?
- Debbie, mi vai a prendere un caffè? - Brian fece un sorriso tiratissimo, infilandosi in bocca un pezzo di torta.
- Certo caro... - Lo disse in un tono che gli fece venire i brividi, scomparendo oltre le cucine.
- E tu invece? - chiese Ethan. Brian lo guardò interrogativo - A te non piace Nadir? -
- Naaaa. Ha l'aria di essere uno a cui piace parlare piuttosto che succhiare cazzi. -
- Quindi non è il tuo tipo. - sorrise Ethan scuotendo la testa - Con te non c'è niente da fare... -

- Niente da fare? -
- Rimorchi, balli e poi te lo porti a casa. Nel giro di due minuti siete a scopare. Per carità, può essere eccitante ma secondo me ci vuole anche un po’ di corteggiamento... Di dialogo. A volte le cose vanno fate con calma, sai? Se provi non ti si ammoscia mica. -

- E tu che ne sai, strimpellatore da due soldi? -
- Eccomi ragazzi! - Debbie tornò con un caffè nero che posò di fronte a Brian, che lo annusò.
- Ehi, è senza zucchero! - protestò.
- Alla tua età troppo zucchero fa male. - replicò secca - Allora, ditemi un po'... Tra voi due come va? -
Ethan si bloccò mentre beveva la cioccolata.
- Va che voglio lo zucchero! - insistette Brian.
- Ti darò lo zucchero solo se mi dici com'è la storia tra voi. - sorrise lei, amorevolmente astuta.

- Non va perché non c'è niente tra noi. Gli sono solo riconoscente per i lavori che mi ha procurato. - rispose Ethan - Sul serio, tra noi la relazione finisce qui. -
Debbie sembrava ancora dubbiosa.

- E il bacio appassionato che vi siete romanticamente scambiati? -
Ethan si bruciò con la cioccolata.

- Mi sentivo male quella sera! - esclamò Ethan.

- E' stato uno schifo, niente di che. - rincarò Brian indifferente.

Il ragazzo abbassò gli occhi annuendo acidamente, e Debbie li guardò entrambi storcendo il nasino.
Portò lo zucchero a Brian.
- Voi due mi volete far credere che non siete ancora finito a letto insieme? -
- Per carità! - esclamò Ethan di slancio, stupendo persino Brian - Io con questo qui?! Non voglio prendermi tutte le malattie veneree del mondo! -
- Per tua informazione... - puntualizzò lui scuro in volto - Uso sempre il preservativo, con chiunque! - Bevve un sorso di caffè finalmente zuccherato - Anche con Justin. -

- Oh, wow. E te ne vanti anche? E' un grande sacrificio sicuramente! - L’altro scosse la testa - Parlare con te è davvero impossibile. -
- Non ci sarà niente tra voi, tesori, ma litigate come una coppia sposata. Non c'è che dire. -

- No! Noi litighiamo esattamente come quello che siamo, ovvero colleghi! - precisò Ethan.
- Colleghi? Non credevo proprio tu avessi una laurea in marketing aziendale e grafica pubblicitaria! -
- Guarda un po', non mi serve una stupida laurea per essere ricercato! -
Poi si misero in silenzio a bere guardando da due parti opposte, Debbie fece fatica a non scoppiare a ridere di fronte a quella scenetta.
- Oh beh... Siete molto carini insieme! - concluse con un sorriso.
- Che bello, un grande soddisfazione. - sibilò Ethan infilandosi il cappello - E’ ora che vada. Il mio gatto deve mangiare e domani mattina devo alzarmi presto. - Prese un paio di banconote e le posò sul bancone prima che Debbie avesse il tempo di ribattere.
- Ti ricordo che sei venuto con me. - disse Brian guardandolo di sottecchi.
- E io ti faccio notare che ormai so camminare da una ventina di anni e questa parte. - Scese dallo sgabello e sorrise educatamente a Debbie - Grazie, era tutto squisito. -

- Fiocco... - Tentò di richiamarlo lei, ma Ethan era giù uscito facendo tintinnare la campanella alla porta.
Brian rimase fermo a mangiare tranquillamente, e Debbie lo guardò piazzandosi le mani sui fianchi, accigliata. E Brian non riuscì a fare finta di non accorgersene.
- Cosa?! -
- Non puoi lasciarlo andare a casa da solo di notte e con questo freddo! - gli impartì, da brava mamma - Chissà chi potrebbe incontrare! -
- Debbie, ma l'hai sentito? - rispose acido - Quel moccioso è più velenoso di un serpente a sonagli, nessuno si arrischierebbe ad andargli vicino! -
Ma lo sguardo della donna non cambiò. Brian capì l'antifona.

Prese un profondo respiro e lo seguì al freddo inusuale di Pittsburgh.

- Ehi, moccioso! - lo richiamò Brian uscendo dal negozio, ma niente. Ethan continuò a camminare veloce.
Si schiarì la voce e disse ad alta voce

- Fiocco! -
Ethan s'irrigidì e si voltò lentamente verso il pubblicitario.

- Fa venire i brividi, pronunciato da te. -

- Fa venire i brividi sempre. - affermò convinto - Andiamo, ti riporto a casa. -
- Lo so dov'è casa mia, e come arrivarci. - annuì voltandosi, già pronto ad ignorarlo.
- Vuoi che sia Debbie ad accompagnarti? -
Il ragazzo si bloccò con un piede in aria. Brutta prospettiva. Tornò sui suoi passi, e seguì Brian alla macchina da frocio.

- Vedi di non avere più reazioni di questo genere davanti a lei. O dovrò sempre correrti dietro. -
- Bla bla bla. - lo scimmiottò Ethan prendendo posto in macchina e stringendosi la custodia del violino al petto.

- Ti diverti a essere così insopportabile?! -
- Da che pulpito viene la predica! - esclamò incredulo - Sei talmente caustico che potresti sciogliere la carcassa di un animale solo guardandola! -
- ... Questa da dove ti è uscita?! -
- Ho molta fantasia. -
Brian scosse la testa nascondendo un sorrisetto, e per un po' calò il silenzio. Immaginava che Debbie avrebbe fatto loro qualche domanda invadente, ma non immaginava la risposta a tono di Ethan.
- Lo pensavi davvero? - domandò il ragazzo all'improvviso, strappandolo alle sue riflessioni.
- Che cosa? -
- Che quel bacio non è stato niente di che. -

- Oh, quello. E' stato normale... Niente di così eclatante. -
Ethan rimase in silenzio.

- Quando me l'hanno chiesto i tuoi amici ho detto che aveva fatto schifo, ho dovuto rifilargli una balla per farli stare zitti. Non ti ho detto una bugia quella sera quando sono sceso dalla macchina. -
- E' importante se per me è stato bello o no? -
- No... Suppongo di no. - rispose Ethan percorrendo la linea della custodia con le dita.

Di nuovo silenzio, e quando arrivarono sotto lo scalcinatissimo palazzo di Ethan, scese salutando con un rapidissimo - Ciao. - e svanì nell'androne umidiccio.
Brian ripartì, immettendosi sulla statale semideserta.
Non aveva mentito, un bacio era pur sempre un bacio, e in quanto tale, un inutile fronzolo che si rivelava utile soltanto se avesse portato a qualcosa di più approfondito.
Tanto più, dato da un ragazzo con la lingua biforcuta come Ethan.
Cercò di non pensare a quella serata, a quelle labbra, e a quando avevano ballato insieme, no, non ne valeva la pena.
Assolutamente.
Si passò inconsapevolmente la lingua sulle labbra, ingranando la quinta e accelerando.

 

Ethan rientrò nel suo appartamento e si appoggiò all’uscio dopo averlo richiuso, lasciandosi scivolare fino a sedersi per terra, mettendo il violino da parte.
Cercò di convincersi che si sentiva abbattuto soltanto colpa dello stress che aveva accumulato per l'incontro con Nadir, che la risposta di Brian non c'entrasse nulla.
Wolfram affamato miagolò per richiamare la sua attenzione, che puntualmente non ebbe, Ethan si ridestò solo quando il gatto iniziò a mordicchiarlo.
- Sì, adesso ti do da mangiare. - mormorò alzandosi e andando in cucina, fermandosi a vedere la sua immagine davanti allo specchio.
Si sfiorò le labbra e scosse la testa.
Era solo stress.

 

Nadir lo accolse con un sorriso smagliante, limpido e zuccheroso, che mandò Ethan in un brodo di giuggiole.
- Benarrivato. - lo salutò con una calorosa stretta di mano.
- Grazie. - sorrise il ragazzo appoggiando la custodia del violino - Non ero mai stato in uno studio di registrazione come questo. - commentò guardandosi intorno.
Per quella pubblicità avevano deciso di registrare la canzone interamente, e da sola, poi sarebbe stata inserita come sottofondo in un secondo momento, una volta girato lo spot. Ethan era emozionato, per un lungo momento pensò quasi di essere una rockstar.
Poi scosse la testa, non era roba per lui.
- Cominciamo? - disse un tizio con degli occhiali a fondo di bottiglia.

Ethan entrò nella sala insonorizzata compresa di microfono centrale, aspettando l'ordine. Al segnale del via iniziò a suonare senza esitazione, finché non si sentì lo sguardo di Nadir puntato addosso. Aprì lentamente gli occhi e vide quegli occhi scuri che lo facevano sentire strano. Steccò e imprecò leggermente - Mi dispiace. Mi sono distratto. -

- Non ti preoccupare. - Sentì la sua voce gentile attraverso l'interfono - Riprendi pure da dove preferisci. Sei stato perfetto. -
Annuì facendo un profondo respiro, e ricominciando dal punto esatto in cui aveva steccato, non perdendo nemmeno una nota.
Lasciò che la sua mano corresse senza inibizioni, non serviva nemmeno darle indicazioni, era come se avesse assunto vita propria e avesse deciso di stupire, di ammaliare e sedurre senza alcun pudore, si impresse sulle corde tramite l'archetto, la musica si espanse maliziosa per le orecchie, grondante di passione, di anima, di vita allo stato puro.
Quando terminò, Ethan non aprì gli occhi immediatamente, si prese qualche lungo secondo per ritornare sul mondo dei mortali.
E quando alzò le palpebre, vide Brian.

- Anche i grandi artisti sbagliano, allora. Meno male che ti sei ripreso subito. - Commentò contro l'interfono guardando Ethan dritto negli occhi.
- Morditi la lingua. - gli augurò candidamente.

Che strana sensazione, il suo cuore aveva fatto un tuffo incredibile a prima vista.
Che stupido che era. Che gliene fregava di uno che non apprezzava la musica ma solo un cazzo duro?
- Brian ha ragione, sei stato fantastico. - ribadì Nadir sfoggiando un sorriso vellutato che lo sciolse.
- Grazie... - annuì con le gote che si imporporavano leggermente.
Il fonico gli diede il permesso di uscire, Ethan risistemò cautamente il violino nella custodia e quando fu fuori gli offrirono un the caldo, e poi risentirono tutti insieme la melodia, dopo un'adeguata aggiustatina per unire ed eliminare la stonatura.

- E' venuta perfetta... Come se non avessi sbagliato mai. - sussurrò Ethan.
- Magie dell’elettronica! - rise il tecnico.
Nadir osservò il profilo di Ethan e sorrise.

- Mi chiedevo se saresti così gentile da accettare un mio invito a cena, appena sei libero. Questa collaborazione è così piacevole quanto breve che mi dispiace si concluda così presto. -
Il violinista si sentì il volto incredibilmente caldo. Quella voce era magnetica e così tranquilla.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Brian, che però aveva un'espressione indifferente.

- Ne sarei molto onorato. -

Brian emise uno sbuffo che solo Ethan percepì.
- Anch'io ne sono onorato. - sorrise lo stilista - Ho sempre avuto un debole per gli artisti. -
- Oh... Lei mi... - Scosse la testa, era ora di smetterla con tutte quelle formalità - Mi lusinga... Non sono abituato! -
- Mi sembra così strano, sei perfetto. -
Ethan arrossì di nuovo. Come si faceva a ribattere ad un ragazzo cos' incredibilmente... Genuino?
Brian diede loro le spalle e uscì in corridoio, aveva bisogno di un buon caffè forte per sopportare tutte quelle smancerie.
Assurdo che Ethan cascasse come una pera cotta sotto quelle parole, assurdo!

Julie, la bionda assistente di Brian, tutta sorrisini si avvicinò a lui con una tazza in mano.
- Allora! A quanto sembra il nostro stilista preferisce il caro artista. E ha fatto anche centro. La cosa ti brucia, dongiovanni? -

- Ti prego! - Fece una smorfia insofferente - Meglio, quel frocetto di uno stilista è talmente zuccheroso che mi carierebbe tutti i denti, e Fiocco è così patetico... -
- Fiocco?! -
- Ehm, Ethan... Si sono proprio trovati, sono così maledettamente retrò. Andrebbero bene per fare la pubblicità di un liquore francese! -
Lei rise, non nascondendo una certa ironia.
- Sei strano con quel ragazzo, sai Brian? - Lui la fissò in attesa di una spiegazione - Di solito ti porti a letto una persona e poi la escludi completamente dalla tua vita, invece con lui... Ci litighi. E ci vivi. -
- Stai scherzando? Io ho la mia vita e lui la sua, non abbiamo niente da spartire. - Quante volte ormai l'aveva già detto?

- Eppure gli corri dietro come un cagnolino. Lo istighi. Ti diverti a litigare con lui. Si vede Brian. Forse dovresti cominciare a notarlo anche tu. - sorseggiò con tranquillità il suo caffè - Oh beh, credo che sia il caso di annunciare alle altre che per una volta non sei tu il primo a portarti a letto un cliente. Sai, è raro. - concluse con un gran sorriso.

Brian le fece il verso un gesto della mano, lei si mise a ridere dandogli una pacca sulla spalla.
- Lui non mi piace affatto. - puntualizzò Brian alzando gli occhi con fare superiore.
- Come dici tu. -

L'orchidea Nera era uno dei ristoranti più chic di Pittsburgh, nonché uno dei più costosi di tutta la contea.
Ethan non si trovava esattamente a proprio agio, ma non gli dispiaceva nemmeno. Si sentiva nell'aria il profumo dei soldi, del fascino, di qualcosa di potente che prendeva al cuore, che trascinava, che trasudava potere, carisma.
Nadir gli indicò il tavolo, Ethan si sedette di fronte a lui con un sorriso entusiasta.

- Non devi essere teso. Siamo tra amici. O forse avresti preferito un altro ristorante? -
- No no. - Ethan scosse la testa - Questo è perfetto. E' così elegante e raffinato proprio... Come te. Ti si addice. -
- Oh, se mi fai questi complimenti rischio di arrossire come un ragazzino. - Richiamò un cameriere, che versò uno dei vini più costosi nei loro bicchieri.
- Al nostro appuntamento. - disse Nadir alzando il bicchiere.
- Al nostro appuntamento. - ripeté Ethan.

Bevvero, poi si misero a parlare. Nadir esaltò le sue capacità, il suo charme, la sua passione di quando suonava. Il discorso cadde sulla musica di Ethan, e questo bastò immensamente a metterlo a proprio agio, sciolse la lingua, parlò a ruota libera, parlò dei suoi maestri, dei suoi strumenti, dei musicisti che adorava e di quelli che odiava, di quello che provava quando aveva in mano un archetto. E del suo gatto.
- Oh, ma ho parlato solo io! - si rese conto Ethan bevendo un sorso d'acqua, il vino non era esattamente il suo favorito - Scusa... Mi faccio prendere, mi dispiace! - rise.
- Non ti scusare, è bellissimo sentirti parlare. - sorrise Nadir - Ti si illuminano gli occhi. E' evidente che la musica è la tua aria. -
- Sì. - affermò senza remore - E' tutto quello che vorrei avere. -
- E' una cosa magnifica. -

- Si. E mi sembra così strano che debba ringraziare Brian per questo. Se non fosse stato per lui non avrei mai trovato i soldi per partire. Credo che ad agosto nevicherà: sono grato a Brian Kinney! - Abbassò lo sguardo e sorrise, portandosi una mano dietro la testa, sistemandosi i capelli - Non è così male come pensavo. Certo, è impossibile sopportare ogni aspetto della sua vita, ma alla fin fine non è quello che credevo. -

Nadir rise in quel modo adorabile, annuendo.
- Brian Kinney ha degli occhi da tigre siberiana. - disse - E' attraente, fascinoso, carismatico, bellissimo... E' un dio moderno. -
- E' una testa di cazzo. - dichiarò Ethan senza mezza termini, e Nadir rise ancora, apprezzava la sincerità spontanea - Non dico che sia cattivo, perché so che non lo è. Ho avuto modo di rendermene conto. Ma è... E' un... -
- E' una persona cosciente delle proprie capacità. - completò lo stilista - E di capacità ne ha molte. -
- Già. - ammise il ragazzo.
- Che strano, è proprio come te. - affermò con un sorriso malizioso.

- Non sei la prima persona che me lo dice. Ultimamente me lo ripetono spesso. -
- E la cosa ti dispiace? Essere paragonato a Brian? -
- Agli inizi mi faceva infuriare, per varie ragioni. Anche adesso non è che saltelli di gioia se qualcuno me lo dice, ma cerco di lasciarmelo scivolare addosso. -

- Brian Kinney è un grande uomo. - asserì Nadir - E' gentile, cortese, sensibile... -
- Non credo stiamo parlando dello stesso Brian Kinney! - rise Ethan bonario - Quello che conosco io non è sensibile per niente. E' uno stronzo. Senza cuore. -
Nadir sorrise, bevendo un sorso di vino color rubino.
- Per leggere nel cuore delle persone occorre essere obiettivi. - disse languidamente - E tu non riesci ad esserlo. -
Ethan lo guardò, ma non rispose, si sentiva in soggezione di fronte a quelle riflessioni. Lui in quanto a filosofia non era mai stato un grande, o almeno non in quella che Nadir sapeva sfoggiare così magnificamente.

- Forse non riesci a essere obiettivo per quanto riguarda il tuo passato con lui. E' evidente che c'è. -
- Siamo stati con la stessa persona. Io l'ho tradita ed è tornata tra le braccia di Brian. C'è solo questo. Posso non arrivare a capire il vero essere di Brian come dici tu, ma per me non è così importante conoscerlo. -
Si passò il dorso della mano sulle labbra per poi sfiorarle con le dita. Ricordò ancora quel tremito e quella stupenda sensazione mentre si baciavano.
- Non è importante. - ripeté.

Gli occhi setosi di Nadir gli scivolarono lungo le spalle, lungo la pelle, facendogli nascere brividi caldi lungo la schiena, trapassandolo da parte a parte.
- Sicuro? -
- Sicurissimo. - No, a dir la verità non lo era affatto. E sapeva che Nadir l'aveva capito.
- Sei una persona splendida, anche se pensi che non sia vero. - mormorò con quella dolce decisione che lasciava spiazzati - Ogni uomo compie degli errori. Meriti come ogni altro di essere amato. -
Ethan non disse nulla. Abbassò gli occhi, imbarazzato.
Nadir si allungò su di lui, prendendogli il mento tra le dita e facendo combaciare di nuovo i loro sguardi.
- E questo vale anche per Brian. -

Ethan non disse nulla. Le parole di Nadir lo colpivano e creavano più confusione di quanta non ne avesse già.

- Non parliamo di Brian. - Chiuse gli occhi e si sporse, sfiorando le labbra dello stilista che non ricambiò in alcun modo.
Ethan si sentì profondamente stupido quando si staccò e mormorò.

- Mi dispiace... Credo aver frainteso . -

- Tu mi piaci. - disse Nadir inglobandolo nelle sue iridi scure come il miele - Ma non sono io quello che cerchi. -
Ethan si bloccò, interdetto. Cosa significava?
- Nadir, non è vero... -
- Sì che lo è. - sorrise dandogli un buffetto sulla guancia - E' solo che sei testardo. E non te ne vuoi rendere conto in alcun modo. -
- No... - scosse la testa - A me... Tu credi che mi piaccia Brian? Beh, non è così. Ci siamo incontrati in circostanze che ci hanno fatto detestare dall'inizio alla fine. -
- Per detestare qualcuno occorre provare qualcosa di potente, per questa persona. - mormorò prendendo un altro goccio di nettare violaceo - Lo detesti più adesso, o prima? -

Ci pensò per pochissimo tempo.

- Prima era automatico odiarlo. Adesso... Lo detesto per il suo carattere incredibilmente superficiale. E' capitato che noi... - Si passò una mano sul viso, interdetto - Ci siamo baciati. Ed è stata una cosa insignificante, davvero. Per me lo è stata senz’altro, ma sentirlo dire da lui, con quello sguardo menefreghista, senza neanche guardarmi in faccia... -
Si sorresse il viso con entrambe le mani, non volendo guardare Nadir.
Sentiva un turbinio confuso di sentimenti dentro di sé in quel momento.

Che pessima cosa.
- E lui cosa credi che provi? -
- Niente. Ovviamente niente. Non gli frega nient'altro che dei suoi completi firmati, del suo lavoro da migliaia di dollari, e del Babylon. Della discoteca. - rispose caustico.
- Sei sicuro di quello che dici? - Ethan tornò a guardarlo, Nadir gli fece un sorriso - Gliel'hai mai chiesto? -
- Sarebbe inutile. - Scosse la testa con un sorriso acido - Mi direbbe di farmi gli affari miei, di non immischiarmi, e poi... Non m'interessa nulla. Gli sono grato per avermi aiutato, ma la cosa finisce lì. -

- Per essere una persona a cui non importa nulla, i tuoi occhi sono amorevolmente confusi. Sei trasparente. Peccato che tu non lo sia anche per Brian. Lo capirebbe subito. Ma prima devi capirlo anche tu. -
- Capire... Cosa? E' solo gratitudine! L'ho appena detto! - ripeté, era un po’ stanco di doverlo fare sempre e con chiunque - Per favore! -

Nadir aveva l'aria di uno che avrebbe volentieri detto ancora molte parole.
Ma ascoltò Ethan, così si accomodò sulla sedia e rimase in silenzio, rispettando i suoi pensieri.
La serata proseguì candidamente, parlando di violini e India, la terra di Nadir, senza mai entrare in argomenti troppo profondi, che venivano aggirati abilmente.
Alla fine, era quasi mezzanotte quando uscirono dal locale, Nadir instette per pagare il conto, Ethan aveva protestato, anche se intimamente gli era grato per averlo fatto, duecento dollari di conto gli avevano quasi fatto venire un colpo apoplettico.
- Domani vado a Parigi, la settimana della moda è alle porte. - disse lo stilista, rabbrividendo un poco nella giacca.
- Beato te... Buona fortuna. Mi ha fatto molto piacere lavorare con te. -

- Sia... Parigi è una città stupenda. Penso di farmi una seconda casa lì. -
- Sarebbe il massimo della sciccheria. - rise prendendolo un po’ in giro.

- Potresti venire con me, se davvero senti che qua non c'è nulla, o nessuno, per cui vale la pena di restare. Saresti perfetto al Conservatoire de Paris. -
Ethan spalancò gli occhi. La scuola di musica più prestigiosa di Parigi. E Nadir gli stava offrendo un posto solo dopo due giorni che si conoscevano.
- Mi stai prendendo in giro. Perché dovresti fare una cosa del genere per uno sconosciuto? -

Lui sorrise, piuttosto divertito.
- Perché ti voglio mettere alla prova. - disse senza indorare la pillola - Sei disposto a lasciare tutto quello che hai qui per scoprire Parigi? -
Ethan non seppe cosa rispondere, scioccato. Gli si stava offrendo la possibilità di partire per il suo sogno, direttamente, sola andata... E abbandonare ogni cosa.
- Io... Non lo so... Wow... - mormorò ancora sorpreso - E' difficile... -
- Perché sarebbe difficile? Non sei stato tu a dirmi che faresti qualunque cosa pur di sviluppare la tua arte? -
- Sì... Sì, certo, però... -
- Però sei legato a questo posto. O a qualcuno. -

- Solo al mio gatto. - disse Ethan
- Allora che problemi ci sono? - chiese con una semplicità quasi irritante.
- Speravo di avere... Un po’ più di preavviso, tutto così all’improvviso sconvolge i miei piani... E devo ancora avere la mia paga! - scherzò.

Nadir rise, accarezzandogli dolcemente i capelli.
- Sei molto carino quando trovi delle scuse. -
Ethan non sapeva che diamine dire. Come ci si cavava da una situazione del genere?!
- Cerca di volerti bene, Ethan. - gli sorrise lo stilista - E non aver paura di dirlo agli altri. Non è mai fiato sprecato. -
Ethan lo guardò ad occhi spalancati. Nadir lo baciò sulle labbra, investendolo col suo profumo intenso, d'ambra, d'incenso, di cacao, buono e caldo. Solo un bacio sulle labbra.
- Mi ha fatto piacere conoscerti, Ethan Gold. - sorrise allontanandosi, verso l'auto con autista che lo stava aspettando - Spero di rivederti. -
- Spero anch'io... - sussurrò Ethan mentre lo guardava andar via, salutandolo con la mano.
Dopo qualche minuto di immobilità si rassegnò ad andare alla sua, di auto con autista, Nadir si era occupato anche di quello, tutto per lui.

- Alla diciassettesima strada. - disse all'autista, accomodandosi sul sedile posteriore e guardando la città illuminata dai lampioni e le insegne dei negozi.
Ripensò per tutto il tragitto alle parole di Nadir, ripetendosi che si sbagliava e che come tutti gli altri, vedeva quello che non c'era.
La macchina passò per la via secondaria che portava più facilmente al Babylon.
- Mi scusi... - Posò una mano sulla spalla dell'autista - Sta sbagliando strada. -

- Mi scusi signore, ma sono stato pagato per portarla in una discoteca. - rispose lui tranquillo.
- ... Cosa?! Pagato da chi?! -
- Non lo so, signore, ma ho ancora i dollari in tasca. Non mi permetto di usarli prima di averla portata a destinazione. - Batté professionalmente sul taschino della giacca - Ha detto di essere amico suo. -
Amico mio?! Che diavolo di novità era quella?!
Non fece in tempo a protestare, che già la Jaguar nera laccata aveva svoltato per la via delle discoteche più in (nonché gay) di tutta Pittsburgh, fermandosi proprio di fronte al Babylon.
Dove un ridente Brian Kinney era appostato davanti all'entrata.
- Ciao Ian, è andata bene la cena? -

Ethan scese veloce dalla macchina e si portò a un soffio da Brian.

- Non. Chiamarmi. Ian. - sibilò furioso, per poi sospirare - La cena è stata meravigliosa. E anche Nadir. Un vero gentiluomo, al contrario di qualcun altro, che mi ha praticamente fatto sequestrare! Perché mi hai fatto portare qui?! -

- Mettiti calmo, non sei stato minacciato con una pistola alla tempia. - replicò sardonico, salutando con un gesto l'autista della Jaguar che intanto era appena andato, conscio di aver svolto ancora una volta alla perfezione il suo lavoro.
- Wowowowowow, Ethan, ti sei montato la testa?! - esclamò Emmett sbucato da chissà dove.
- Il grande artista deve sentirsi grande. - lo prese in giro Michael.
- Non è stata una mia idea... Nadir mi ha fatto avere quella macchina. E lui mi ha fatto trascinare qui! - precisò indicando Brian con un dito.

- Sono solo prove indiziarie. - replicò lui.
- Hai rovinato una serata che stava finendo così bene! - sbottò Ethan - Baciato da un ragazzo splendido, una cena squisita e una proposta fantastica. Ma no, lui deve sempre rovinare tutto! -
- Sta parlando da solo? - sussurrò Emmett a Michael.
- Credo di sì. -
- Nadir mi ha proposto di partire per Parigi con lui. - disse all'improvviso, guardando Brian dritto negli occhi - Per studiare in una delle scuole di musica più prestigiose. -

- E tu cos'hai risposto? -
Già, in pratica cos'aveva risposto? Forse? Ci devo pensare con calma? Chiedo un aiuto? No. Aveva risposto semplicemente di no.
Aveva rifiutato una delle occasioni più importanti della sua vita, e per quale motivo? La sua mente non riusciva a spiegarselo affatto.
- No, voglio finire l'anno accademico. - mentì salvandosi con una bugia credibile - Sarebbe un peccato mollare proprio all'ultimo. -
- Sì, naturalmente. - annuì Brian con un sorrisino ironico, era evidente che non ci credeva neanche da lontano. Ma non fece nessuna battutina sarcastica - Vogliamo entrare, adesso? -

- Non ho intenzione di entrare al Babylon, stasera! - Ethan lo squadrò irritato - Torno a casa. -
- Eddai tesoro! - lo rassicurò Emmett prendendolo sottobraccio - Devi smaltire la cena, no? -
- Nonvoglioentrare! - protestò inutilmente , mentre veniva scortato dal gruppetto di checche all'interno della discoteca.

Come al solito, al Babylon c'era una marea di gente, Ethan si domandò mentalmente se tutta quella folla non avesse una vita sociale. Che cazzo stavano ogni maledetta sera in discoteca a ballare e sballarsi come dei dannati?! Ma non ce l'avevano un lavoro?
Brian gli passò un braccio intorno alle spalle trascinandoselo dietro, consegnarono giacche e qualunque cosa fosse d'impedimento nelle mani di Ted, obbligato letteralmente a fare la fila al guardaroba.
- Sei pazzo, perché hai voluto fare una cosa simile? - domandò Ethan cercando di sciogliersi da quella stretta.
- Come dici, Fiocco? Non ti sento! -

- Bugiardo! Mi senti benissimo! Non sei così vecchio da aver già problemi d'udito per un po’ di musica! E... - Gli diede una gomitata nel fianco - Non chiamarmi Fiocco! -
- Non chiamarmi Ian, non chiamarmi Fiocco... Sei davvero difficoltoso. -
Ethan sospirò rassegnato. La mano di Brian sulla sua spalla gli stava trasmettendo un piacevole calore.

- Smettila di lamentarti sempre, potresti essere abbordato anche da qualche altro ragazzo se la piantassi di fare il sostenuto! -
- Ma senti chi parla! -
Brian non rispose, ma lo rimorchiò a forza in mezzo alla pista senza nemmeno prima passare dal bancone del bar, trovarono un posticino vuoto, sempre riservato al grande Brian, che trascinò il ragazzo a ballare.
- Brian, non ne ho voglia... -
- Vuoi farti pregare? - sorrise lui. Ethan lo guardò stranito, sembrava incredibilmente felice. Che avesse ingoiato una qualche pasticca ancora prima di entrare?

- Allora? - Brian tese una mano, lui aggrottò le sopracciglia, non troppo convinto, ma alla fine fece spallucce e accettò.
- Non ci vuole così tanto, per convincerti- gli sussurrò all'orecchio, facendolo rabbrividire.
- Non tirartela tanto. -

E venne prontamente addossato al corpo di Brian, sodo come sempre, muscoloso, guizzante, e caldo.
Roba da rimanerci folgorati solo a pensarlo.
La musica era forte, come sempre, Ethan posò le mani sulle sue spalle, non gli andava di guardarlo sostenere il suo sguardo, non ancora, spostava la visuale un po' da una parte e po' dall'altra, in imbarazzo. Il perché, ancora non l'aveva bene in mente.
Però gli stava piacendo.

- Ehi, se mi guardi negli occhi non ti trasformi mica in una statua. -
Ethan strinse più forte le spalle larghe di Brian.

- Non è importante se non ci guardiamo negli occhi, no? Stiamo solo ballando. -
Si sentiva più teso e agitato delle altre volte, e tutto per via del discorso di Nadir.
- ... ato? -
- Come? - Ethan alzò lo sguardo. Dannazione, c'era riuscito.
- Nadir ti ha davvero baciato? -
- Oh sì, e non è stato affatto male! -

- Davvero? - Brian non ne sembrò molto turbato - E com'è stato? - Ethan lo squadrò per qualche secondo.
- C'è qualcosa che dovrei sapere e non mi vuoi dire?! -
- Perché dici questo? -
- Sei stranamente allegro, e tu non mi piaci affatto quando sei allegro! - sbottò il ragazzo, sospettoso.
Brian rise stringendolo un poco di più a sé, premendo sui fianchi.
- Mi sono svegliato col piede giusto, stamattina. -
- Ah... - mormorò Ethan poco convinto.
- Allora, me lo dici sì o no? -

- Travolgente e allo stesso tempo contenuto, e caldo. Mi ha trasmesso tutto il suo essere. Non credo di aver mai ricevuto un bacio così. - rispose Ethan rilassando la schiena.
- Quindi è stata davvero una buona serata. -
- Finché l'auto non mi ha portato qui. -

- Ti fa così schifo il Babylon? -
- No. - Fece una smorfia dubbiosa - E' che non è il mio posto, non mi ci ritrovo. E poi non me l'aspettavo. -
- Sei un artista, credevo che le sorprese ti piacessero. - sorrise Brian alzando le mani, poggiando le braccia intorno al collo del ragazzo.
- Sì, beh... Fino ad un certo punto... - Ma che discorsi si stava mettendo a fare? Dove voleva portarlo?
- Mi fa piacere che non ti sia andata male. - continuò intanto Brian - Io ho avuto i soldi, tu hai avuto soldi e un bacio, lui ha avuto il suo spot, tutti i soldi che potrà guadagnare e un bacio... Credo che mi spetti qualcosa. -

Veramente, dopo quelle parole Ethan si stava seriamente agitando. Da una parte , la più grande, cominciava a sperare che Brian dicesse chiaro e tondo quello che stava pensando, mentre dall'altra si ripeteva che era una cosa assolutamente impossibile. Qualsiasi cosa sarebbe uscita dalle labbra del pubblicitario, sicuramente avrebbe avuto una marea di sensazioni differenti su di lui. E nessuna di quelle apparteneva a quelle a cui aveva pensato in passato.

Si sentiva confuso, parecchio confuso. Sperò che in quell'esatto momento accadesse qualcosa, qualsiasi cosa, un rapinatore, un'esplosione, Michael, Emmett, Debbie, una distrazione, un diversivo, una bomba.
Ma non successe niente di tutto ciò.
Brian lo baciò, così, all'improvviso.
A Ethan mancò il fiato. Piantò le unghie nel colletto della camicia di Brian per riflesso, per la tensione, mentre nella sua testa vorticava ogni sorta di pensieri, ogni sorta di domanda, chiedendosi aiuto, e non rispondendosi.
Ma intanto quel bacio continuava, ed era profondo.

Era totalmente diverso da quello di Nadir, così calmo e gentile.
Quello di Brian gli stava facendo girare la testa ogni secondo in più che continuava. Era così passionale, travolgente e caldo, Ethan tenne gli occhi ben chiusi mentre la stretta sulla camicia aumentava. Non sarebbe stato lui il primo a staccarsi.

Le labbra di Brian erano carnose e calde, come il suo corpo, morbidissime, e si muovevano con lentezza, persino dolcemente, non premevano né erano troppo delicate, erano perfette, scatenavano gli ormoni, che puntualmente dissero a Ethan di smetterla di farsi seghe mentali e rispondere a quel bacio, ne valeva la pena, era esattamente quel tipo di bacio che faceva sognare la notte.

Si spezzò per mancanza di fiato, ma non terminò lì, Ethan continuò a rimanere incollato a Brian e dare continui lievi baci, prima di rimanere prigioniero di un altro, inteso e lunghissimo, dove le lingue si cercarono e scontrarono.

 

 

.Continua.

   
 
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