Prologo;
Parità.
La partita era finita in
parità. Uno shock per tutta la squadra.
Le tremavano i pugni. Cadde
sulle proprie ginocchia, asciugandosi le lacrime che le si erano
formate negli
occhi col dorso della mano, sempre stretto a pugno. Riusciva a malapena
a non
cadere sdraiata sul suolo.
“Gazelle.”
‘Non
dirmi che sono già arrivati. Ti prego… dimmi di
no…’
“Che
cosa vuoi?!” quasi
urlando, la ragazza si girò, con violenza, rialzandosi.
La rabbia che nutriva la sua
debolezza.
Ma
davanti a lei non c’era
Torch, non c’era Xavier.
Quella voce, però, non le era
nuova.
I complimenti sprezzanti che
si erano fatti durante la partita, lo stupore della potenza delle sue
mosse, le
risposte e le finte. Il battito
accelerato quando le parlava, anche solo per difendere la propria
metà.
“Blaze?”
Lui sorrise e basta.
Lo fissava, sbalordita.
Sbalordita di qualcosa che neanche lei avrebbe potuto spiegare, ma lo
sentiva
forte dentro di lei.
“Un
giorno mi auguro di rivederti,
Blaze. E non sarà un giorno felice per te. Voglio rivedere
quella Tormenta di
fuoco che causerà la mia rovina, ma la voglio
rivedere.”
Nonostante la durezza delle
parole, sorrideva determinata.
Si
allontanò da lui.
Sì, sorrideva. Uno dei primi sorrisi
sinceri che la vita le avesse mai regalato.
Un
bagliore azzurro li fece
scomparire, mentre lei fissava con la coda dell’occhio Axel.
La sua visuale cambiò del
tutto. Buio. Tetro.
Normale, per lei,
dire che era la Alius Academy. Un nome che avrebbe fatto tremare tante
altre
persone.
“Allora
il freddo ghiaccio
siderale ha perso.” Era una voce fredda, sprezzante.
“Non mi stupisco.”
L’assistente del Signor Shiller. Che odio.
Lei
non rispondeva. Sentiva
il calore dell’unico suo sorriso andare via, mentre le si
spegneva in viso, con
delle semplici parole. Faceva sparire quello che un gesto
così comune come un
sorriso le aveva donato.
“La
Diamond Dust…”
Alzò lo sguardo, al cambio
improvviso di voce. Odiosa, assetata di vendetta.
Lei diceva che in quel corpo
c’era solo rancore.
“È
sciolta.”
Un
fulmine di stupore le
cambiò l’espressione. Le tremavano le labbra,
quasi incapace di parlare. Un
incontro… con una squadra di nulla rispetto alla loro. Le
aveva causato la
perdita proprio di quella squadra che ne era così
superiore.
“Se
non ne formi una entro un
mese che sia forte minimo il doppio, sei esiliata.”
Inspirò,
amaramente. Un nodo
le cingeva la gola, ma lei lo trattenne.
Si chinò, come saluto, scura
in volto, glaciale. Un brivido di dolore le solleticò la
spina dorsale. A passi
lenti, trascinati, andò verso la propria stanza.
Aveva
un letto matrimoniale,
ma il posto accanto a lei era vuoto. Era sempre stato vuoto da quando
era
arrivata. Sarebbe sempre stato vuoto. Ma ora come mai quel vuoto,
sempre le era
rimasto indifferente, ora le faceva veramente male.
Si
girò debolmente verso lo
specchio. Non aveva mai avuto un’espressione sconvolta come
quella che vedeva
riflessa in quella superficie.
Silenzio.
“Gazelle.”
Risuonò nella
sua mente la
voce di Axel.
“No… non ci incontreremo
più…”
Cadde
sul letto,
singhiozzando. Si teneva il viso tra le mani.
Disperata, cercava argomenti
che la distraessero, ma nulla sembrava aiutarla.
Ogni gesto, ogni oggetto, ogni
pensiero, peggiorava la situazione.
Accese
la radio. Forse la
musica l’avrebbe calmata.
Iniziò una melodia
malinconica e noiosa, da far venire il latte alle ginocchia.
Quella
‘musica’ riuscì
perfettamente a farle sferrare un pugno deciso alla radio,
“Taci, lagna!” per
poi notare la sua stessa presa che si indeboliva, uccisa dalla voce
sconvolta.
Tremava. Come non aveva mai tremato.
La
musica prendeva una piega
metallica, andando sul rauco e man mano si indeboliva.
Buttò
da un lato la divisa
della Diamond Dust. Si morse il labbro inferiore.
Avvolse
le braccia attorno
alle proprie ginocchia, cercando invano una luce in tutto il buio che
la
circondava. “Voglio rivedere quel sorriso.”
‘Perché
sta succedendo proprio a me…?!’
Non seppe di aver condiviso
questo pensiero che, un giorno dopo, apparve nella mente di un ragazzo.
Due
voci all’unisono. Stessa, forte, amara tristezza.