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Autore: Gipsy Danger    02/03/2011    4 recensioni
48+1.
Quarantotto frammenti di vita e un epilogo. Quarantotto voci (alterne) e una fuori dal coro.
Quarantotto momenti mancanti. Più uno che non sarà mai dimenticato.
[In corso: arc 2Hero - Forever we are].
1# È persa nelle strade di Kyoto, in balia della corrente.
2# Dieci sassolini. Ora sono pietre.
3# Non c'è nome per il fiotto di calore che le sboccia nel petto.
4# La salita è finita. La scalata comincia ora.

Fan fiction partecipante alla challenge "The Four Elements"
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Land of Make-Believe
Part 1: Donten

-Forever we’ve been-

01. Sognare
 [The sun is broken up by the bright white dregs]
Aria#12. Cielo.


*
“Vola solo chi osa farlo”
Luis Sepùlveda - la gabbianella e il gatto

*


A naso in su per guardare il cielo.

Quando lo vede così, con la testa rovesciata verso l’alto e le sopracciglia aggrottate, il suo maestro comincia a sbuffare. E, mentre il ragazzo si affretta a rimettersi in piedi e ad afferrare il bastone che gli riposa di fianco, gli scaglia dietro sempre la solita frase.
Si comincia.
“Ci risiamo, vedo. Stai ancora controllando che gli dei non stiano per crollarti in testa, ragazzino?”
Ogni volta, Harada Sanosuke non può fare a meno di darsi dello stupido- inutilmente.
“Vi chiedo scusa, sensei. Stavo solo pensando.”

Sbuffo. Sbuffo.

“Pensare troppo ti fa male, Sano-kun. Tieni i piedi piantati per terra e gli occhi sull’avversario, o finirai per ricevere una solenne batosta.”
È più forte di lui, lo sanno entrambi: basta un niente perchè la sua mente si stacchi dal mondo e spicchi il volo.
Per quanto sia sbagliato.
Per quanto sia pericoloso.
“Sì, sensei.”

Sbuffo.

“Non ti è servita la lezione?”
Con questa battuta nelle orecchie, Sanosuke si porta automaticamente una mano allo stomaco. Attraverso alla trama leggera dell’haori, la cicatrice è dura e fredda. A volte gli sembra di sentirla pulsare. Allora ricorda: la sua vita avrebbe dovuto terminare due anni prima, affogata in un lago di sangue.
“Sì.” risponde allora. Convinto. Secco. Morire una volta gli è bastato.

Arrivati qui c’è sempre una pausa.

Dipende da come si sente Tani Sanjuro: se è una buona giornata se ne andrà masticando insulti.
Se è una cattiva giornata, sbufferà per la centesima volta, si lascerà cadere le braccia lungo i fianchi e, dopo un’occhiatina veloce al cielo, scruterà il suo allievo.
“Ma che diavolo ci vedi, là in alto, me lo dici?”
A questa domanda, Sano non risponde mai.

D’altra parte, gli manca l’aria per essere sincero. Come potrebbe parlare? Come potrebbe spiegare?
Fissa di rimando il maestro, serio. Lascia che le palpebre si chiudano, solo per un istante. Sprazzi di azzurro gli riempiono gli occhi. Un debole tremito di aspettativa lo attraversa.
Non è bravo a mentire, ma si sforza di farlo.

“Niente, sensei. Pensavo e basta.”

A quel punto nemmeno Tani-dono sa più cosa dirgli. Se ne va – stavolta davvero – scuotendo la testa.
“Io non so che fare, con te. ”
"Mi dispiace, sensei."
"Fa che non succeda più. Concentrati sulla realtà...i voli pindarici non hanno mai salvato la vita a nessuno."
"Hai, sensei."
"Bravo ragazzo."

Harada non prova nemmeno a dargli ascolto.
Aspetta che l’uomo giri l’angolo, si siede con la schiena contro il muro caldo e si appoggia il bastone sulle ginocchia.
I suoi occhi salgono. Superano la recinzione di legno che segna il confine della palestra, superano anche le colline offuscate dalla nebbiolina dell’afa. Su. Più su ancora. Per prima trova la linea dell’orizzonte: nei giorni assolati e senza fine passati nel cortile del dojo, è una riga bianca e sbiadita come gesso calpestato.
Più su. Su.
E poi.
Azzurro chiaro. Lì: una curva infinita sopra di lui. Azzurro scuro. Blu ciano, picchiettato di nuvole- bianchi sbaffi di pennello dimenticati su un foglio immenso.
Su. Fino ad essere accecato dalla luce del sole, fino a sentire il suo calore penetrargli nelle ossa e scioglierlo.

E proprio quando il collo gli comincia a bruciare e gli sembra di stare per capovolgersi sull’erba seccata dall’estate, Sano sente una strana calma scendergli dentro e dissolvere nel nulla l’ansia, l’attesa, la frustrazione.
D’accapo. Siamo d’accapo, pensa.
Un sorriso soddisfatto gli si disegna in viso.
Va tutto bene. Posso resistere ancora per un po’.

I sogni saranno anche inutili, ma nei suoi diciannove anni di vita questi sguardi rubati sono l’unica cosa che gli ha impedito di soffocare. In attesa di un cambiamento che, lo sa, sta arrivando.

[616 parole]

#

Note dell'autrice:

Tani Sanjuro è realmente esistito; si pensa che Sano abbia frequentato il suo dojo ad Osaka come suo allievo e che da lui abbia imparato tutto quello che  sapeva sul combattimento con la lancia. Più avanti, Tani e suo fratello sarebbero stati coinvolti proprio da Harada stesso nella Shinsengumi, diventando capitani a loro volta.

Well, fuck. Un esame d'inglese lungo otto ore per un dannato certificato linguistico upper intermediate, quasi sei giorni di febbre a trentanove fissa e cinque di nullafacenza forzata. -.-" Meh. Che schifezza.
Confidando che prima o poi mi passi la tremarella convulsa e mi ritorni la voce, ecco il secondo capitolo. All'inizio, dato che si trattava del prompt libero della tabella aria, pensavo di usare la parola "soffocare" e parlare del tentato seppuku di Sano, ma alla fine la storia ha preso la piega che ha preso e devo dire che mi piace di più così.
Ringrazio Ellie per il commento e a Nejiko per aver inserito Land tra le ricordate, oltre ad avermi recensita. E naturalmente tutti coloro che hanno anche solo letto.


   
 
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