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Autore: Strummer_inLove    04/03/2011    2 recensioni
Olga è una quindicenne che ama lo skateboard e la musica. Un giorno nella città in cui vive accade un fatto inspiegabile: Laure, una misteriosa bionda di cui nessuno dei ragazzi del liceo sospettava l'esistenza, muore nel sonno. Il giorno dopo il vento porta tra le mani di Olga una pagina di diario: è di Laure. E lo spettro assetato di sangue che l'ha uccisa inizia a tormentare la ragazzina che, grazie all'aiuto del "suo" Paul, riuscirà a svelare il mistero del fantasma delle rose bianche.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza prese il registro di classe e fece per andare verso le scale per rimetterlo sulla cattedra, ma una figura scura appoggiata alla parete le sbarrò la strada: era Paul. Olga si arrestò, stringendo il quaderno azzurro tra le braccia. Non voleva essere costretta a parlare con lui, non voleva complicare le cose: cercò di cambiare traiettoria, ma le grosse mani di Paul la riportavano al suo posto. Il ragazzo era scuro in volto, serio, e la squadrava dalla testa ai piedi, arrabbiato e indagatore. La ragazza si arrese, e chinò il capo per nascondergli le lacrime che le striavano le gote. L'atteggiamento di Paul cambiò all'istante: divenne visibilmente preoccupato, non gli interessava più scoprire il perché di tutti quei cambiamenti improvvisi; voleva solo vederla sorridere di nuovo, spensierata e bella come prima. Le tirò su il viso e la guardò negli occhi: «Cos'è successo, Olga? Ne vuoi parlare?»

La ragazza aveva smesso di piangere, era troppo nervosa per lasciarsi andare: «Non puoi fare niente per aiutarmi, Paul» disse trattenendo il fiato «Stanne fuori, per favore» pronunciò quelle ultime due parole ha denti stretti. Dentro di sé avrebbe voluto dirgli ogni cosa, per sentirsi meno sola davanti a quel mondo immenso che cercava di opprimerla. Ma doveva farcela con le sue forze, doveva, oppure sarebbero morti entrambi.

Paul era rimasto incredulo davanti a tanta freddezza. Approfittando di quel momento di pausa, Olga tentò di scappare, ma invano: Paul la prese bruscamente per la spalle e posò le labbra sulle sue. Durò solo un attimo, ma a Olga parve fossero passati secoli. Lottando contro la voglia, staccò il volto del ragazzo dal suo, e infilò la porta senza voltarsi più. Piangeva, noncurante del fastidio provocato dalla borsa a tracolla che le picchiava contro il tendine del ginocchio destro. Si frugò in testa per cercare una distrazione e smettere di pensare a quello che era appena successo. Ma vedeva e rivedeva i suoi occhi, la sua bocca... Poi si ricordò di quello che aveva scoperto sul fantasma che aveva ucciso Laure, e svelta si diresse alla biblioteca.

Il fantasma di Annie Franklin stava sorseggiando una tazza di tè quando Olga irruppe nella stanzetta al di là della porta d'ebano. Al primo impatto lo spirito alzò verso la ragazza un'occhiata scura, che accarezzando i suoi occhi rossi di pianto si era fatta ancor più pazza e irrazionale, simile allo sguardo di Paul prima di vederla in lacrime. La vista della confusione emotiva della ragazzina aveva gettato la donna nel terrore, e questo l'aveva gettata nuovamente nello sconforto. La ragazza scivolò a terra, accanto alla poltrona di Annie. La donna le porse un fazzoletto e iniziò a prepararle una tazza di te, in silenzio. Fu Olga a cominciare a parlare, bevendo l'infuso insipido: «È Paul, dannazione! Non si rassegna, vuole costringermi a raccontargli ogni cosa: ma non devo, non posso farlo!»

«Non mentirmi, Olga: c'è dell'altro, non m'inganni» la signora Franklin rimase calma.

«Purtroppo sì: mi ha baciata»

Il fantasma non ci pensò un minuto: «Ma allora perché piangi, dovresti essere felice! Oppure non provi interesse per lui?»

«No, Annie, non si tratta di questo: lui mi piace, ma temo per lui» le spiegò Olga, sull'orlo di un'altra crisi «Ho paura che lo spettro che ha ucciso Laure si accanisca contro di me, e se lui mi starà troppo vicino potrebbe accadergli qualcosa di veramente brutto. Io questo non lo voglio»

Scoppiò in lacrime. La Franklin le passò un altro fazzoletto: «Se ti ha baciata lui, vuol dire che in un modo o nell'altro la sua vita non dipende da te: lui vuole entrare nella tua vita, ne accetterà le conseguenze»

Olga scosse il capo, incredula: «Vuoi dire che non posso fare niente per tenerlo lontano, che devo lasciare che le cose vadano a posto da sole?»

«Esattamente» le rispose, sorridendo per la prima volta, lo spirito «e ti dirò di più: voi avete l'Amore dalla vostra parte. È l'arma più grande»

Udite queste parole, la ragazza smise di agitarsi, e parlò al fantasma di quello che aveva scoperto dalla lezione di storia dell'arte. La signora Franklin la ascoltava meditabonda e concentrata: leggeva persino tra i suoi lineamenti il profondo stupore della ragazzina.

«Ho letto qualcosa riguardo a questa leggenda» disse infine la donna fantasma.

«Mi dica tutto quello che sa, la supplico» chiese Olga, impietrita.

«Ebbene, non ti serve altro che il nome» le rispose l'altra. Sembrava pensierosa, quasi non sapesse più come continuare.

Seguì un vuoto interminabile.

«Si ricorda il nome di quella donna, Annie?» chiese ancora Olga.

La signora Franklin rise piano: «Mia cara, una delle fortune – o sfortune, dipende dai punti di vista – di essere morti è che non ti è concesso di dimenticare»

Olga si guardò intorno, non capiva: «Ma allora, cosa la trattiene dal dirmi quel nome?»

Il fantasma di Annie Franklin non l'ascoltava. Se ne stava lì, immobile, sospesa a mezz'aria. Poi all'improvviso: «Non voglio aprir bocca, voglio tenerti fuori da tutto questo...» diceva piane.

«Perché?» la interruppe la ragazza, irritata.

«Tu non capisci. Sei viva, certo che non capisci» poi Annie la guardò in faccia: sembrava invecchiata di altri cento anni «Guarda cos'è accaduto a Laure: ha iniziato a parlare con quel mostro, e ora è morta!»

«Lo stesso accadrà ad altre persone, se non la fermiamo adesso!»

«Puoi salvarti però, perché vuoi rischiare?» continuò la signora Franklin «Sei un'umana, non sono cose che dovresti sapere: per conoscere la morte bisogna essere morti»

«Prima o poi tutti dobbiamo morire, signora Franklin» le disse supplichevole Olga.

«Allora perché ti ostini a voler conoscere il Suo nome: una volta udito, lei verrà a cercarti, e niente ti salverà»

«Lei mi ha dato questo» indicò il dente di iena «perché voleva che la affrontassi, non può rimangiarsi tutto proprio ora. Io lo faccio per proteggere le persone che amo, anche lei avrà qualcuno a cui tiene»

«Ce l'avevo, ma è morta»

Olga chinò il capo: aveva capito a chi si riferiva. Le lacrime rigarono le guance di entrambe. Olga fece un ultimo sforzo: «Mi dica quel nome, Annie»

Mentre le rispondeva, i lineamenti dello spettro ringiovanirono, come se avessero ritrovano la forza della vita.

«Clotichilda» disse, e scomparve.

   
 
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