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Autore: komodo    04/03/2011    1 recensioni
...Animale impaurito. Creatura dimenticata da dio. Angelo espiante. Niente potrà mai lavare la tua anima così sporca e graffiata...
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oltre la sponda del fiume.

Oltre la sponda del fiume.





Aizza le carni alle sbarre, urla il nero del tuo godimento impuro.
È già notte e grande e alto levato è l'occhio che
bianco ti osserva, smorto.
Deformante la solitudine che
ti spinge a bramare un po' del succo della vita;
lo sprechi, lo accogli nelle tue fauci, nel tuo più oscuro segreto
celato ad occhi puri e benefattori.

Le senti le catene, lo senti Marte. Ti pretende!
È già definita la tua data. L'oblivio della mente si avvicina.
Con vista folle e vaga ti vessa, sconquassa, tartassa.
I tuo innumerevoli silenzi testimoniano l'incasualità
del tuo destino, che abbracci ad occhi bassi.
No, non ne hai scarpe, non hai più una dignità.
Un secco mazzo di fiori calpestato sull'asfalto rovente, ecco che sei.

Animale impaurito. Creatura dimenticata da dio. Angelo espiante.
Niente potrà mai lavare la tua anima così sporca e graffiata;
dal velo, dal velo sono coperti i tuoi occhi, non c'è verità che tenga. Non puoi lacerarlo.
La realtà che ti circonda è la tua verità, l'eco della tua voce è la tua prigione.
Aneli per mantenerti in vita, spingendo al  limite la sopportazione di tanta infamia.
Hai ancora quella linea immaginaria che spegne l'uguaglianza tra rassegnazione e sopportazione?

E piangi e urli e sbatti e ti sbatte e acceni ad un misero sorriso di piacere.
Cala la gonna ed esegui gli ordini. Prendi i soldi e vattene.
A che serve questa tua vita? "Tanto e amara che poco è più morte".
Ma tu non cerchi giustificazione, tu non mistifichi la volontà umana.
Ti fai beffe della volontà! Umìli il tuo corpo, scerpia vià dal tuo centro
la cognizione del tuo contorno così flebile ma tenace.
Ancora non sei pronta a gettare l'ancora, ancora non sei paga di tutto il dolore.

Incessantemente vaghi sotto fasci di luce e intervalli di buio, per alcune vie senti un fragile richiamo.
Scegli sempre la strada più stretta e raschi a forza, dimenandoti, nel cemento una vià più sicura.
Sono frammenti di gelsi neri ciò che rimane sotto le tue unghie,
pezzi di un puzzle che sembrano una fossa comune colma di rimpianti.
Arrivi in fondo alla strada e scorgi un segnale, un ordine del tuo incoscio.
Segui la luce, segui la luce...

Fino alla saetta negli occhi, fino alla secca foglia autunnale che si poggia nella tua mano fredda, distesa sull'incolta terra

  
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