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Autore: thefung    04/03/2011    4 recensioni
Storia a 4 mani scritta da me e mia sorella per tutte le amanti di Suspian come noi. Cosa succederebbe se Aslan desse una possibilità a Caspian? Se fosse lui a ricevere la tanto attesa chiamata e ad entrare nel mondo degli umani, per raggiungere Susan? Tutto si aggiusterebbe, certo, vivrebbero la loro storia felici e contenti, tornando anche a Narnia magari. Purtroppo però la Strega Bianca ancora una volta è in agguato e proprio mentre Caspian arriva nel nuovo mondo perde d'un tratto la memoria. Non si ricorda di Narnia, di Susan, di Aslan... nulla. Cosa faranno allora i nostri eroi? Cosa succederà? Riusciranno a coronare il loro amore una volta per tutte? Per scoprirlo, non vi resta che leggere!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 15
Chapter 15: The Battle


POV SUSAN
“Susan!”
Un grido maschile mi fece sobbalzare, catturando la mia attenzione e quella di Caspian, totalmente rivolta, fino a qualche istante prima, all’improvviso arrivo di Jadis.
Un Peter sconvolto, affiancato da Edmund, che, in allerta, aveva già estratto la spada, e da Lucy, che teneva convulsivamente il braccio destro del biondo, uscì dalla tenda, correndo a perdifiato per raggiungerci il prima possibile. Non una sola sillaba uscì dalle loro bocche durante il percorso che ci distanziava, ma esaminare il loro sguardo, studiare la loro espressione, osservare i loro volti era sufficiente per intuire quali pensieri scuotevano i loro animi, molto più di mille parole: sbigottimento, preoccupazione e tanto, tanto terrore.
“Susan, ma che succede?” chiese il maggiore, posizionandosi tra me e Caspian e privandomi della calda, rassicurante mano del moro. Il suo fu solo un debole sussurro, ma non abbastanza da non giungere alle orecchie della Strega Bianca.
“Ma Re Peter! Non ti ricordi forse della guerra che hai da combattere? Non dirmi che l’hai già dimenticato …”
Jadis era sicuramente la donna più odiosa che avessi mai incontrato.
Mio fratello le rivolse un’occhiata colma di disprezzo: “Certo che no, Jadis, mi stavo chiedendo soltanto che cosa stesse succedendo, visto che tu” replicò con foga, ponendo l’accento in particolare sull’ ultimo termine “hai infranto gli accordi stabiliti …”
Alla risposta di Peter, la Strega scoppiò a ridere, lasciando confuso il biondo, che tutto si aspettava  tranne che una simile reazione. Sempre fra le risa, cominciò a scuotere la testa, simulando un fare rassegnato: “Oh, Peter caro, ma come devo fare con te? Davvero hai creduto che avrei rispettato quanto avevamo concordato?” domandò, riprendendo a ridere ancora più forte di prima.
La Strega, però, in fin dei conti aveva ragione: non avremmo dovuto prestarle così tanta fiducia, credere che avrebbe mantenuto la sua parola. Non la conoscevamo, forse? Non sapevamo che essere ignobile fosse? Eravamo stati degli sciocchi a sottovalutarla, degli sciocchi.
Nonostante i miei occhi, ridotti a fessure, fossero puntati soltanto sulla figura di Jadis, intuii che Peter era diventato rosso dalla rabbia, e cercai di trattenere la sua mano, che, lo sapevo bene,  avrebbe impugnato volentieri l’elsa della spada e si sarebbe scagliata con forza e inclemenza contro la Strega.
E così sarebbe accaduto, certamente, una volta che fosse suonato il corno, segnale dell’inizio della guerra. Tutti quanti noi, soldati dell’esercito di Narnia, avremmo lottato contro di lei, per il bene del mondo che amavamo e che ci apparteneva, in qualche modo, e avremmo sconfitto lei e il suo esercito.
Sempre che ci fosse, un esercito contro cui fare guerra.
“E quindi la guerra dovrebbe cominciare adesso, no?” domandai con evidente tono di ovvietà alla Strega, che ghignava sadicamente mentre osservava il biondo alla mia destra.
Nonostante la pioggia fosse, al suo arrivo, iniziata a scendere a fiotti, accompagnata da un vento gelido, Jadis era sola. Dovevo, dovevamo riuscire a smascherare le sue intenzioni.
“Da quando la Regina Susan si interessa di battaglie?” chiese, fissandomi tra l’incuriosito e l’ironico.  
“E dove sarebbe il tuo esercito?” ribattei a mia volta, senza rispondere alla sua domanda, proprio come aveva fatto lei.
“Esercito?” domandò, riprendendo a ridere. “Ma come siete spiritosi oggi, bambini!”
Non aveva nemmeno terminato la frase che una schiera di soldati di Narnia, come chiamati all’attenti al sentire nominare la parola “esercito”, sbucò da un gruppo di alberi: guidati da Briscola e Oreius, ognuno reggeva in mano un’arma, pronto per iniziare il combattimento.
Stavano marciando verso di noi, quando Edmund, con un cenno della mano, li invitò a rimanere dove si trovavano: anche lui, forse, doveva aver intuito, dall’atteggiamento della Strega Bianca e dalla piega che stava prendendo la situazione, che quella battaglia non si sarebbe svolta nel modo in cui tutti ci aspettavamo. 
Jadis non sembrò essersi particolarmente preoccupata del fatto che, dietro noi cinque, un esercito la stava aspettando per uccidere lei e i suoi “uomini”, anzi, non aveva smesso un solo secondo di ridere dopo che ebbe risposto alla mia domanda in tono provocatorio, definendoci addirittura “bambini”.
 Tutti i presenti si risentirono indubbiamente per quell’ultimo appellativo, ma Peter ostentò chiaramente di non averlo affatto digerito: lui, che era abituato a sentirsi chiamare “Il Magnifico”, a sentirsi elogiare per le sue imprese e per la sua saggezza da Re, ora veniva chiamato “bambino”? Non avrebbe certamente tollerato un simile insulto.
“Bambina forse sarai tu, dato che continui a ridere … E, per la cronaca, noi non siamo mai stati più seri: quindi sei ancora tu, quella spiritosa … “ ribatté, dando voce a quelli che erano i pensieri di tutti i presenti e che solo lui, però, aveva osato riferire al destinatario.
La frecciatina del biondo non riuscì a non scalfire la solitamente imperturbabile Jadis e fu lei stavolta ad irritarsi per l’evidente provocazione. Smise all’istante di ridere, riprendendo l’atteggiamento regale che la caratterizzava, e rispose, lo sguardo gelido puntato su mio fratello: “Sono proprio curiosa di vedere chi sarà il bambino dopo questa guerra” disse fra i denti “ … In ogni caso” aggiunse dopo una breve pausa, iniziando a squadrare ognuno di noi “no, non ho esercito, se è questo a cui tenevate tanto sapere … E non so quanto questo possa essere ritenuto un bene … perché ho alleati, e anche piuttosto temibili”
 “Spiegati meglio” replicò imperativo Edmund, evidentemente infastidito dal fare enigmatico tipico della Strega.
“Non c’è bisogno di tante parole, caro, li vedrete voi stessi con i vostri occhi …” rispose a Edmund voltandosi e dandoci le spalle, stringendosi nella pesante pelliccia.
“Beh, però, sarò buona con voi, stavolta: non voglio disturbarvi mentre fate conoscenza con i miei amichetti, quindi … ci vediamo dopo, sempre che non vi stiano poi così simpatici che vi portino con sé … “ concluse sadica, mentre l’ennesimo, losco ghigno si dipingeva sulle sue labbra rosse, prima di volatilizzarsi - proprio come era scomparsa al nostro primo incontro - insieme alla pioggia e al vento, che smisero all’istante.
“No!” tentò di fermarla Caspian, correndo verso il punto dove qualche istante prima si trovava la Strega.
“Se n’è andata … di nuovo “ mormorò il moro, più per convincere se stesso che per informarci dell’accaduto, chiaramente visibile a tutti.
Mi sarei aspettata da parte di mio fratello una battuta in risposta all’affermazione del Re di Narnia, talmente ovvia, invece, questi tacque, pensieroso. Sorrisi, constatando con un briciolo di sollevazione che, per una volta, aveva evitato di far nascere un altro litigio con Caspian, preoccupandosi piuttosto dello svolgimento e della sorte della guerra imminente. Dopotutto, forse un motivo c’era se gli avevano dato il titolo di Magnifico … forse.
In quel momento, realizzai che Lucy ancora non aveva spiaccicato parola. Era lì, inerme, lo sguardo perso nel vuoto, la mano, bianchissima, intrappolata in quella grande e forte di Peter.
Mi avvicinai a lei: sapevo che doveva essere sconvolta. E chi non lo sarebbe stato, alla sua età?
Per quanto la mia sorellina potesse dimostrare più degli anni che effettivamente aveva, per la maturità, le sue perle di saggezza, o per la sua altezza – cosa che, da quando aveva dieci anni, ci teneva sempre a sottolineare - , in realtà era solo una bambina, un esserino piccolo e indifeso costretto ad affrontare una situazione tanto grande e pericolosa.  
“Ehi Lu”, le sussurrai, avvicinandomi a lei e accarezzandole una guancia, rigata da una scia umida.
Anche Peter, prima del tutto immerso nei suoi pensieri, si ridestò, intuendo che la sua piccola non doveva stare troppo bene.
“Vedrai andrà tutto bene, riusciremo a sconfiggerla, Lucy” le disse il biondo, un sorriso dipinto sulle labbra. “E poi, hai dimenticato le parole di Aslan? Dobbiamo dargli fiducia, vedrai, ce la faremo. E poi, noi abbiamo la leonessa ‘Valorosa’, vinceremo senza ombra di dubbio!” concluse, schioccando un bacio sulla sua fronte, imperlata di sudore per la paura.
Lucy sorrise, come ricordandosi d’un tratto che il Grande leone non ci aveva mai abbandonati e dell’onorevole appellativo che le era stato affibbiato. Ero sicura che Lu credesse fermamente in Aslan, ma intuivo dai suoi occhi che stavolta il turbamento fosse maggiore.
“E’solo che … “ iniziò, passandosi una mano sugli occhi come per cancellare le poche lacrime che le erano scese. “E’ solo che … “ ripeté, alzando lo sguardo su di me. “Se non c’è nessun esercito … come si combatterà la guerra?”
Scambiai una fugace occhiata con Pet e sospirai, abbassando gli occhi: avrei tanto voluto rispondere alla sua domanda, ma non ne ero capace. Il dubbio di Lucy assillava anche me da quando Jadis se ne era andata, e nemmeno io riuscivo a formulare nemmeno un’ipotesi circa lo svolgimento di quella guerra.
“Non lo so neanche io, Lu” ammisi semplicemente. “E nessuno di noi, credo” aggiunsi, guardando distrattamente il biondo.
Se solo ci fosse stato Aslan! Lui sicuramente sarebbe stato in grado di consolarla …  
“Scusatemi se vi interrompo” si intromise Caspian, affiancato da Oreius e Edmund. “So che probabilmente anche voi stavate discutendo di faccende importanti” esordì, con tono di scuse, “ma ci sono alcuni punti che dovremmo chiarire a proposito della battaglia che non possiamo, purtroppo, rimandare ulteriormente.”
Peter annuì, accennando a staccarsi da Lucy, non senza regalarle un altro bacio, un sorriso radioso e un sincero “Ce la faremo”.
Anch’io lo imitai, ma, proprio mentre mi allontanavo da Lucy, questa mi chiese, sbadigliando: “Sue, non sei un po’stanca? Io ho un sonno …”
Le sorrisi e la invitai a dirigersi verso la tenda, dove avrebbe potuto godere di un lungo sonno ristoratore – sempre sperando che la guerra non sarebbe scoppiata prima. Lucy seguì il mio consiglio e si incamminò barcollando leggermente, assonnata, verso la tenda. La esaminai attentamente.
‘Strano che le sia calato il sonno così improvvisamente, prima sembrava tanto sveglia’, pensai, mentre mi voltavo per chiedere a Edmund, la persona più libera in quel momento, se poteva accompagnarla a destinazione.
Mi accorsi che anche lui la stava osservando un po’ preoccupato e non appena incrociai i suoi grandi occhi marroni, capii immediatamente cosa avrebbe dovuto fare: Edmund era fatto così, non c’era bisogno di parole per spiegarsi con lui.
Si incamminò a passo spedito verso nostra sorella, che non era andata molto avanti, dato il suo lento procedere, ma non fece in tempo a raggiungerla che Lucy si accasciò al suolo, apparentemente svenuta.
“Lucy!” urlai, cominciando a correre, seguita da Caspian, Peter e Briscola.
Edmund in pochi secondi era arrivato da lei e l’aveva presa tra le braccia, esaminandola.
“E’svenuta?” chiese il nano dalla barba rossa, osservando mio fratello, preoccupato.
Quest’ultimo scosse la testa: “No, si è solo addormentata. Beh, dopotutto è stata una giornata faticosa, anche se non riesco a spiegarmi questo sonno improvviso … Prima non mi sembrava fosse tanto stanca”
Annuii: ero d’accordo con Ed, la faccenda era un po’strana.
“In effetti … “ mormorò Caspian “anche io ho un po’sonno …”
“Oh, no, Caspian, devi rimanere sveglio, non puoi addormentarti proprio ora!” replicai in risposta alla sua affermazione, avvicinandomi a lui.
“No, ti prego, Susan, lasciami dormire, almeno cinque minuti … “ farfugliò, sbadigliando e crollando sul prato umido.
“No, Caspian, svegliati!” urlai nell’intento di ridestarlo. Non si poteva addormentare anche lui!
Ma i miei sforzi furono vani: ormai era troppo tardi, il principe era già caduto in un sonno profondo.
Mi voltai verso Peter, sperando che almeno lui mi potesse aiutare, ma con orrore scoprii che anche lui stava sbadigliando e che nell’esercito, proprio dietro di noi, ancora molti altri, fra cui Trufflhenter e Oreius, erano già piombati di colpo nel mondo dei sogni.
“Ma che cosa… “ tentai di chiedere a Edmund, senza tuttavia riuscire a completare ciò che stavo dicendo. La spossatezza, infatti, iniziò a farsi largo nelle mie membra, facendomi sbadigliare e socchiudere gli occhi.
Sapevo che prima o poi avrebbe colpito anche me.
Si doveva trattare per forza di un incantesimo, un incantesimo maledetto che la Strega aveva lanciato per farci assopire. Non osavo immaginare cosa sarebbe successo mentre saremmo stati addormentati, ma d’altro canto non riuscivo a far niente per combattere contro quella forza che sembrava annientare chiunque raggiungesse. Le gambe diventarono improvvisamente pesantissime, costringendomi ad abbassarmi verso il suolo, con la speranza di trovare un po’ di conforto.
Scorsi la figura di Briscola, che gesticolava venendomi incontro: probabilmente mi stava anche dicendo qualcosa, ma il suono delle parole che uscivano dalla sua bocca, che vedevo solo muoversi, non giunse alle mie orecchie.
Poi, non fu altro che buio.
 
 
****
POV CASPIAN
 
Una luce intensissima mi costrinse ad aprire controvoglia gli occhi. Mi sembrava di essermi appena addormentato e che tutte le ore di sonno che avevo fatto – perché ne ero certo, avevo di sicuro riposato a lungo – non avessero fatto altro che aumentare la mia stanchezza.
“Ma cos’è questa luce?” domandai, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Magari la luce del sole, Signor Telmarin? Sai, di mattina sorge una grande palla gialla, che noi da queste parti chiamiamo sole, non so da voi … Solitamente non si fa vedere nemmeno di striscio e, per una buona volta che c’è, te ne lamenti pure?” mi rispose un uomo, probabilmente un ragazzo, la cui voce mi era nota.
Mi stropicciai gli occhi, per poi spalancarli completamente e constatare che chi aveva parlato era il mio compagno di stanza, nonché Edward Freemen.
“Edward? Ma che ci fai qui?” domandai, confuso. Non mi trovavo forse nell’accampamento, dove dovevamo prepararci alla guerra contro Jadis?
Il ragazzo mi squadrò, rispondendomi atono: “E’ la mia stanza, sai com’è …”
Mi guardai attorno: era vero, mi trovavo nella stanza mia e di Edward, dove, una volta arrivato nel mondo degli umani, avevo pernottato per qualche mese.
“Alt. Riformulo la domanda: che ci faccio qui?” chiesi nuovamente, impaziente di sapere che diamine ci facessi al college.
Il giovane sbuffò, sapevo che non amava dare spiegazioni, per lui tutto era sempre scontato, ovvio: “Ti spiego solo perché dormivi quindi non potevi accorgertene. Dunque, vi abbiamo finalmente ritrovato in una specie di campo aperto, mentre eravate appisolati. Ah, poi mi devi dire come ci siete finiti lì, eh … Comunque, alcuni uomini, poliziotti e altri civili, vi hanno trasportato di peso alle vostre camere, hanno provato a svegliarvi, ma non davate alcun segno di vita … Ed eccoti qua. E’strano, però, avevamo provato a cercarvi anche due giorni fa in quel campo, e non c’era nessuno… ” spiegò Edward pensieroso, mentre si infilava la giacca di pelle.
Tacqui un attimo, cercando di riordinare le idee, tuttavia non riuscii nel mio intento. Ero troppo agitato e confuso e non potei altro che replicare con un perpleso: “Eh?”  
“Dai, Caspian, non mi dire che non hai capito! Guarda che non te lo spiego un’altra volta io, intesi?” mi disse in risposta, mentre apriva la porta.
“Ma aspetta! Dov’è Susan?” domandai, preoccupato che le fosse successo qualcosa mentre dormivo.
“In un mondo parallelo, guarda!” replicò ironico, già fuori nel corridoio, prima di sbattermi la porta in faccia. 
“E perché no, scusa?” risposi, dimentico che non tutti conoscevano quel magico, fantastico mondo che era la mia Narnia.
 
***
“Caspian? Caspian sei qui?”
“Susan?” chiesi mentre aprivo la porta, pur sapendo che la domanda era retorica.
“Caspian! Stai bene?” mi domandò, gettandosi fra le mie braccia.
Rimasi un po’sorpreso da quell’inaspettato gesto di… affetto(?), e non ricambiai prontamente l’abbraccio, cosa che spinse la Regina a ritrarsi immediatamente e che la imbarazzò notevolmente.
“Io sì.. scusami per prima, io non... “ le risposi, cercando nel frattempo di giustificarmi per non aver risposto subito alla sua stretta.
“Non fa niente… è colpa mia, non dovevo…” si scusò lei, le guance che cominciavano a imporporarsi.
Non sapevo cosa fare, cosa dirle in risposta, quindi optai per un cambio di argomento.
“Tu come stai?” domandai, cercando di essere più dolce possibile e guardandola negli occhi.
“Io b-bene…” balbettò lei, abbassando lo sguardo non appena incrociò il mio, ora puntato sul magnifico panorama che la fanciulla stava osservando: le sue scarpe.
“Sai dove sono Peter, Ed e il resto dell’esercito, per caso?” Sapevo che Lucy era in camera con lei, per questo non la nominai.
“Beh... no, sono venuta per prima da te…” sussurrò.
Non riuscii a trattenere un sorriso a quella affermazione: la cosa non poteva che rendermi immensamente felice. Stavo per risponderle, quando mi anticipò, precisando: “… ma solo perché sei il più vicino, cosa credi?”
Il sorriso dipinto sulle mie labbra si trasformò all’istante in un’espressione di amara delusione.
La Pevensie rise, osservando la mia faccia.
“Che c’è da ridere?” domandai, offeso dalle sue parole e dal suo comportamento. Come poteva la Dolce, la mia regina, trattarmi così?
“Ma Caspian, non capisci che sto scherzando? Sono venuta da te di proposito, non mi costava nulla andare a vedere prima come stessero i miei fratelli, indipendentemente da dove fossero, ma… ho scelto di venire da te…”
“Susan Pevensie, d’ora in poi le vieto di farmi alcun tipo di scherzo del genere, è chiaro?” esclamai, ridendo e scuotendo la testa leggermente.
“Non credo di poterglielo promettere, ma tenterò” replicò sempre con quel suo amabile sorriso. “Però adesso dovrei andare da Peter e Edmund. Poi discuteremo insieme della situazione, d’accordo?”
“Senz’altro, vostra maestà” risposi, facendole il baciamano. “Ma le dispiace se vengo con voi?”
Acconsentì di buon grado. “A Peter forse darà fastidio, ma a me no di certo”.
“Andiamo, allora?”
 
 
***
“Che ore sono, Ed?” chiese Susan.
“8.23” fu la risposta di Edmund, che camminava svelto davanti a lei.
“Siamo più che in ritardo, ragazzi! Datevi una mossa! Sinceramente non mi alletta affatto l’idea di prendere una nota per causa vostra!” esclamò, cominciando a correre.
“Ma dovremmo pur parlare della situazione, no? L’hai detto tu stessa” rispose Peter.
“Certo, ma stavo solo sottolineando che siamo in ritardo di 23 minuti, e che quindi di sicuro riceveremo una nota, tutti e cinque, che ci costerà un abbassamento del voto di condotta!” ribatté lei, piccata.
“E allora?” replicò il biondo, senza curarsi troppo delle sue parole. Non doveva essere una novità quel comportamento di Susan.
“Quindi, preoccupiamoci soltanto di ricostruire quanto è accaduto” intervenni io, ponendo fine al loro battibecco.
“Ci siamo tutti assopiti improvvisamente, probabilmente a seguito di un incantesimo, ovviamente di Jadis.” esordì Edmund.
“Poi, probabilmente, il tempo per gli umani ha ripreso a scorrere normalmente “ proseguì Lucy. “Ma secondo loro sono trascorsi … quanti giorni?”
“Tre. Tre giorni con oggi. Il che è esattamente la stessa durata del tempo passato in realtà.” chiarì Ed. “Ma ora, veniamo al punto: dove possono essere tutti gli altri?”
“Che l’incantesimo di Jadis li abbia ricondotti a Narnia?” ipotizzai. La Strega Bianca ne sarebbe stata capace, tutti sapevamo quanto i suoi poteri fossero straordinari.
“Uhm … e se invece si fossero nascosti da qualche parte? Magari terrorizzati dall’arrivo degli umani, per non essere scoperti…” rifletté Edmund.
“Può darsi, ragazzi, come può darsi che non sia nessuna di queste due ipotesi …”concluse il biondo, fermandosi per riprendere fiato.
Tutti quanti noi lo imitammo, esausti dalla corsa.
“Ah” riprese Susan “altro problema: la guerra? Gli alleati?” domandò, passando in rassegna me e Peter.
“Chissà cosa intendeva Jadis… “ sospirò Lucy. “Ha anche aggiunto che l’avremmo scoperto presto. Non ci farà attendere a lungo, secondo me. “
“Se dobbiamo prestar fede alle sue parole, arriverà tra un mese, minimo, considerando come si è comportata con il patto stabilito prima…”, commentò Peter.
“Ora sarà meglio che entriamo, però … E, mi raccomando, state attenti” disse rivolgendosi ai fratelli. “Vediamoci qui all’ora di pranzo, come sempre”
I tre Pevensie annuirono e si avviarono, in direzioni differenti, verso la loro classe.
Anche io e Susan ci incamminammo verso la nostra, in silenzio, fino a quando entrammo nell’aula: lì fummo accolti da urla di gioia e di meraviglia, ragazze che ci abbracciavano come se fossimo ritornati da un viaggio durato trent’anni. Tuttavia, il loro atteggiamento era giustificabile:  eravamo assenti da tre giorni, ci davano per smarriti, alcuni addirittura per morti.
Ricordavo perfettamente come avevo trattato Susan prima che recuperassi la memoria, e come la trattavano gli altri compagni di classe: con freddezza, distacco e disprezzo. E questo emerse anche quella mattina, quando tutti – o meglio, tutte – si accalcarono per abbracciarmi, mentre soltanto due o tre ragazze salutarono la Dolce, ponendole qualche domanda.
Non osavo neanche immaginare come questo atteggiamento avrebbe potuto rattristarla e infastidirla, quindi decisi di evitare tutte le ragazze, che mi assalivano di quesiti, e chiesi con tono supplice alla professoressa di Latino di poter prendere posto accanto a Susan, elencandole le –immaginarie - vicissitudini che avevamo passato. Mossa da pietà e commozione per quanto ci era accaduto, la donna acconsentì, e così riuscii a divenire il compagno di banco della mia adorata Regina, che mi rivolse un radioso sorriso.
Le ore della mattina, prima della pausa pranzo, trascorsero normalmente, senza nessun particolare rilevante, se non che Annie era notevolmente cambiata, aveva subito un vero e proprio stravolgimento, del quale sia io che  Susan conoscevamo il motivo.
Nessun fatto determinante, nessun atteggiamento sospetto da parte di alcun compagno. Niente.
O almeno, niente fino a mezzogiorno.
Perché fu proprio a quell’ora che ebbe inizio la battaglia.
 
 
***
Erano da poco suonate le campane della cattedrale, situata a poche centinaia di metri dal college, che annunciavano mezzogiorno.
Dodici lunghi rintocchi furono seguiti da uno strano boato, che costrinse il professore di Chimica a interrompere la sua lezione su atomi e particelle.
“Cos’è stato?” chiese l’uomo, angosciato, voltandosi verso i suoi alunni. Era risaputo in tutta la scuola, ormai, quanto il Sig. Richardson fosse fifone.
“Sembrava un fragore”, rispose Margaret “e sembrava provenire da … fuori” aggiunse, vaga, senza conoscere realmente nemmeno lei la natura di quell’assordante rumore.
“Caspian”
Mi voltai all’istante alla mia sinistra, verso Susan, riconoscendone la voce melodiosa.
Avvicinandosi leggermente a me, sussurrò: “Caspian, sembrava uno di quei boati che precedono un terremoto …”
La guardai negli occhi, non riuscendo a non notare il pallore del suo volto: cercai di tranquillizzarla, non doveva necessariamente trattarsi di un terremoto … avrebbe potuto essere un qualsiasi altro rumore, un tonfo di qualcosa di molto pesante che era caduto accidentalmente.
Ma mi dovetti immediatamente ricredere.
Furono soltanto pochi secondi: i banchi iniziarono a muoversi leggermente, poi con scosse sempre più frequenti e rumorose: il panico cominciò a dilagare a rapidità impressionante in pochi istanti. Il professore, lanciato in aria il libro di chimica con un urlo acutissimo, si rifugiò sotto la cattedra, mentre tutte le altre ragazze iniziavano a gridare a squarcia gola, alzandosi dai propri posti e dirigendosi a fatica verso l’uscita, dove si stavano accalcando tutti gli alunni.
“Susan, prendimi la mano!” gridai alla Dolce, che trascinai a stento tra i banchi.
La confusione di quei minuti, pochi ma interminabili, in cui la terra tremò come mai avevo visto prima, il panico di studenti e professori, la polvere che si sollevava dai muri, che cominciavano a cedere, frantumandosi in mille pezzi, come fossero stati modellini di carta, non mi permisero di vedere dove stessi andando: sapevo solo che mi stavo muovendo, ed ero insieme a Susan. E quello era l’importante.
Non appena riuscimmo ad uscire dall’edificio, ci allontanammo il più possibile. Eravamo al sicuro – per il momento - ma dovevamo trovare i Pevensie.
Passarono minuti e minuti, ma ancora nessuna traccia. Era davvero difficile identificare qualcuno in quella moltitudine di gente urlante, in lacrime, disperata e in quell’ammasso di polvere e detriti.
Non interrompevo un attimo la mia attività di ricerca, affiancato da Susan, determinato più che mai a ritrovarli.
Passarono minuti e minuti, ma ancora nessuna traccia.
Niente.
Centinaia di studenti, intravidi, ma non loro.
Intanto, il tempo continuava a scorrere inesorabile, e l’idea che qualcosa, qualcosa di brutto, potesse essere successo loro, avanzava e aumentava ineluttabilmente nella mia mente e, ne ero certo, anche in quella della Dolce.
Poi, una benedizione: un ragazzo biondo, alto dagli occhi azzurri e un altro moro al suo fianco: erano loro, e, sebbene fossero feriti, erano salvi.
Difficile descrivere la felicità che pervase Susan alla vista dei suoi fratelli: corse loro incontro e li abbracciò stretti, quasi non volesse abbandonarli mai più.
Ma la gioia di quel momento durò poco.
Il terrore riprese a scorrere nelle nostre vene: ancora un membro della famiglia mancava all’appello.
Lucy.



 
Note delle autrici (che paroloneeeee! XD)
Ehilààà! Salve a tuttiiii! =)
*colpi di tosse*
Ehm… sì…  
…Dopo ben *fanno il conto* 33 giorni (chiediamo venia se questo conto potrebbe, con molta probabilità, rivelarsi non esatto, ma l’ha fatto Federica (e a menteee! *panico*), perciò non vi meravigliate xD) e dopo aver ricevuto diverse minacce di morte in più recensioni, si azzardano a presentarsi con questo immenso ritardo… *Che faccia tosta, eh?* xD
Scherzi a parte, siamo enormemente dispiaciute di non essere riuscite a aggiornare prima, ma purtroppo non ce l’abbiamo fatta… ç_____ç Potete pure ammazzarci adesso, siamo pronte ad affrontare il nostro destino… anche se… anche se, ammazzandoci non saprete che fine farà la nostra povera Lucy… Già, già. U.U
Inizialmente pensavamo di far terminare il capitolo con l’inizio della battaglia a mezzogiorno, ma poi ci siamo dette che sarebbe stato meglio darvi un assaggino anche sul terremoto xD
Eh beh dai, almeno il capitolo è stato lungo, quindi alla fine è valsa la pena aspettare così tanto *Ele: Sisi, come no.. * Fede: -.-“*
Okay, il titolo non è dei più azzeccati, chiediamo venia, ma non ci veniva nient’altro di meglio ! >.<
E anche la parte di Susan e Caspian è un po’avulsa dal resto del capitolo, ma ci sembrava giusto prendere anche un po’per il c.. prendere in giro *Fede: Ele, non si dicono le parolacce!!* *Ele: senti chi parla -.- * il povero Caspian, che riceve un bel secchio di acqua gelata in testa xD xD
Ringraziamo enormemente tutti quelli che ci seguono, che preferiscono, che ricordano e che leggono silenziosamente, ma un grazie particolare va ai nostri carissimi recensori che ci riempiono di gioia con i loro commenti (ah, le risposte alle recensioni arriveranno tra stasera, domenica e i giorni di Carnevale ^^) : Thank you so much *-*
Ringraziamo anche ArIa_MaX, Debby1968, _LucyLaValorosa96, Marty Vampire, maryfantastica_98, _Giuliet_, milly_fra_salvatore, Smoky, per aver aggiunto la nostra fic fra le seguite, le ricordate e le preferite *-* Grazieeeee! ^__^
Ultimo avviso e poi giuriamo che vi lasciamo in pace.
E’probabile che già ve ne siate accorti da soli, però ci tenevamo a rendere ufficiale che A CAUSA DI IMPEGNI SCOLASTICI E NON, LA STORIA VERRA’AGGIORNATA CIRCA UNA VOLTA AL MESE. Ci scusiamo moltissimo per l’attesa, sperando che venga ripagata dai capitoli della storia che, sebbene saltuariamente, leggerete ^^
Un grandissimo bacio e buon Carnevale a tutti! xD
Fede & Ele


PS: Credits per il titolo: "The Battle", di Harry Gregson Williams.
   
 
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