Juls si passò una
mano sugli occhi, lasciandosi scappare uno sbadiglio devastante; quella non era
decisamente giornata.
Strisciò giù
dal letto, appollaiandosi sulla tazza del gabinetto.
- Juls, fai presto in bagno,
devo andarci io - Elijah Sunders, gli occhi appestati e la camicia aperta, si
abbandonò appoggiandosi alla porta del gabinetto.
- Elijah, non rompere,
sono in coma- borbottò lei, lasciandosi pendere verso i piedi.
- Se aspetto ancora
vomiterò qui sul posto- biascicò il fratello, il cui colorito, se
Juls l'avesse visto in quel momento, variava dal verde al giallo.
La ragazza si tirò
su e a piccoli passi arrivò alla porta, aprendola.
Il ventenne Elijah
Sunders, bello come sempre nella sua aria post sbronza super forte, la fissava
barcollante.
- Grazie a Dio-
sussurrò, scansandola e chiudendosi nel bagno.
- La prossima volta che ti
ubriachi coi tuoi amici evita di tornare a casa- urlò lei, consapevole
di essere solo in casa, fratello a parte - E dovresti proprio smetterla di
scolarti bottiglie di birra dicendo a mamma che sei da Eloise, perchè inizia a non crederci- continuò - Ah,
è un'altra cosa, la prossima volta che ti becco così mi dai dieci dollari per tenermelo per me-
concluse.
Ondeggiò quindi fino
in camera sua, gettandosi sul letto e abbandonandosi alla disperazione pre
scuola; era decisamente stremata: ormai da due settimane lei e Turner non
facevano altro che rovinarsi le giornate.
Un giorno lui le faceva
trovare l'armadietto pieno di schiuma da barba, l'altro giorno lei gli bucava
le gomme della macchina; una volta lui le buttava i vestiti che lei depositava
con noncuranza nell'armadietto aperto negli spogliatoi, la volta dopo lei gli
gettava la cartella con tanto di chiavi di casa nella spazzatura.
Il giorno prima, Juls
aveva avuto la brillante idea di incidere sull'armadietto del ragazzo "Ti
puoi permettere solo ragazze troie"; quando Alice aveva chiesto
spiegazioni, Juls non aveva fatto altro che riferirle l'accoppiamento ufficiale
tra Penelope e Chase.
Per risposta, a fine
giornata, lei aveva trovato la porta del suo armadietto scardinata, con
all'interno fango.
Fango.
Sudicio fango che
imbrattava i suoi quaderni.
Quel giorno Turner avrebbe
avuto la lezione finale, decisamente.
Sospirò, tirandosi
su e prendendo a vestirsi alla velocità di una lumaca ferita.
* * *
Alice, i capelli dello
stesso colore del sole raccolti in una coda, aspettava l'amica nell'autovettura
di Barker, parcheggiata davanti a casa Sunders.
Il rapporto creatosi tra
quei due era diventato decisamente strano: non parlavano, ma stavano
perennemente attaccati.
In qualunque momento la
gente li vedesse, erano all'incirca a un metro di distanza l'un dall'altro,
senza rivolgersi la parola; eppure restavano vicini.
Juls aveva passato due
pomeriggi interi a chiedersi che ci fosse di strano in quei due, che si
comportavano come delle cozze mute, ma non aveva capito un bel niente; si era
quindi arresa all'evidenza che prima o poi si sarebbero sposati, o giù
di lì.
- Ciao- salutò,
entrando in macchina.
- Ciao- risposero quelli,
all'unisono.
Tirò un sospiro,
ravviandosi i capelli mossi con le dita - Elijah è tornato di nuovo
sbronzo a casa- biascicò - Prima o poi mio padre lo becca e lo fa nero-
- Poverino. Sta ancora
male per Eloise?- chiese Alice, voltandosi a guardarla.
- Penso proprio di
sì, ma non lo ha detto né a nostra madre né a nostro
padre. Prima o poi ci resta secco... Immagina che continua a dir loro che passa
le serate con lei-
Alice non rispose, e Juls
lanciò un'occhiata fuori dal finestrino abbassato, osservando gli
studenti che iniziavano ad entrare nell'istituto.
A Bellflower raramente
pioveva o faceva freddo e, nonostante fossero ad ottobre inoltrato e nelle
altre città dell'emisfero nord le persone s'imbacuccassero, da loro una
maglietta a maniche lunghe era peggio di una sauna; una mandria di adolescenti
accaldati, quindi, accolse come ogni giorno la ragazza che, sempre senza
sgomitare, arrivò scortata dalla sua migliore amica all'aula di lettere.
Quella, compresa
matematica, era una delle sue ore preferite: la professoressa Thompson, una
giovane donna di all'incirca trent'anni, sedeva sorridente alla cattedra
nell'attesa che i suoi alunni raggiungessero l'aula.
Quando Juls entrò
in classe, il sorriso della professoressa si sbiadì un attimo - Juliet,
c'è una comunicazione per lei- le disse, sporgendosi verso la ragazza
con un foglietto in mano.
La Sunders era una delle
poche alunne che le davano soddisfazioni, in realtà, nonostante fosse un
po' troppo senza freni.
Juls afferrò il
foglietto e lo lesse a bassa voce:
Juliet
Sunders è attesa nell'ufficio del preside alla prima ora.
La
si prega di non far ritardo.
La presidenza
Stranamente, quel giorno Juls
non aveva proprio voglia di vedere la faccia del preside Wilson, soprattutto
perché non aveva ancora portato a termine la sua vendetta nei confronti
di Turner.
Sospirò, svogliata,
e restituì il foglio alla donna che, dinanzi a lei, le sorrideva incoraggiante
- Professoressa Thompson, vado e torno- gracchiò, rivolgendo poi una
scrollata di spalle ad Alice che la guardava interrogativa - Ti spiego dopo- le
sussurrò.
S'incamminò quindi
verso la presidenza a grandi passi, mentre la noia andava sfumando e la
curiosità crescendo.
Ciò che accrebbe di
più quest'ultima, fu il constatare che il povero Chase Turner arrivava
dall'ala opposta del corridoio, decisamente diretto anche lui dal preside
Wilson.
Il ragazzo le
lanciò un'occhiata, chiedendosi se non fosse finito nei guai per quella
stupida teppistella da quattro soldi.
- Turner, risparmiati il
fiato, non so perché io sia stata convocata, né so perché
ci sia anche tu- gli disse lei, entrando nell'ufficio, abbandonandosi nella
poltroncina d'attesa e mettendo le mani avanti, per zittire il tipo.
La segretaria fece loro
segno di entrare, e Sunders, ormai abituata, s'alzò istintivamente,
avviandosi da sola.
- Il preside vuole che
entri anche il signor Turner - disse la tizia, i capelli rossi raccolti in una
crocchia e gli occhiali spessi che le coprivano il viso.
Quando entrambi i ragazzi
si trovarono accomodati nell'ufficio, Wilson alzò lo sguardo sui loro
visi, squadrandoli in ogni minimo neo.
- Vi ho fatti convocare
per un motivo ben preciso: m'è giunta voce che da qualche settimana il
vostro comportamento sia degenerato totalmente- fissò prima la ragazza,
dritto negli occhi color nocciola, poi il ragazzo, osservando i suoi occhi
color dell'erba fresca- sto parlando di armadietti pieni di schiuma, scardinati,
quaderni nel cassonetto della spazzatura e chi più ne ha, più ne
metta-
- Anche gomme squarciate,
allora, se vogliamo essere precisi- sottolineò Sunders.
Lo sguardo di Wilson
lampeggiò un istante, poi continuò - Ho perciò deciso di
prendere dei provvedimenti- Turner, accanto alla ragazza, deglutì - Da oggi,
lei, Sunders, e lei, Turner, farete parte del gruppo di pittura- concluse.
Juls strabuzzò gli
occhi, decisamente sorpresa: non le pareva una di quelle punizioni esemplari,
da far passare la voglia di fare le sue solite visitine al preside.
- Tutto qui?- Turner
sorrise, sollevato.
- Ovviamente no, signor
Turner - un sorriso s'andava aprendo sul volto dell'uomo - Lei e la signorina
Sunders dovrete lavorare in coppia cinque giorni su cinque ai lavori del laboratorio,
dai quali dipenderà la vostra promozione e il vostro diploma. Il
venerdì pomeriggio aiuterete i bidelli con la manutenzione della
palestra, il giovedì con la pulizia delle aule e il martedì con
quella dei bagni. La signorina Sunders, ogni lunedì, sarà tenuta
a presentarsi dalle due alle tre e mezza in refettorio, per aiutare la cuoca
con il cibo, mentre lei, signor Turner, dovrà presentarsi dal
giardiniere per contribuire al mantenimento delle aiuole nel giardino dietro la
palestra. Il mercoledì, infine, entrambi darete una mano alla signorina
Allen, la segretaria, con i fascicoli delle iscrizioni e altri documenti vari-
il preside tirò un sospiro - vi ricordo, inoltre, che il laboratorio di
pittura si tiene nell'aula n 74 dalle cinque e mezza alle sette del
giovedì e del lunedì- Turner fece per aprir bocca - Non m'importa
se uno di voi due ha altri impegni nei giorni e nelle ore stabilite: si liberi
al più presto- concluse, perentorio.
Juls deglutì - Per
tutto l'anno?-
- No, signorina Sunders. O
per meglio dire, non tutto: il corso di pittura, infatti, lo porterete a
termine agli inizi di giugno. Per il resto, tre mesi possono bastare- si
sfregò le mani, poi fece segno ai due ragazzi di alzarsi - Comincerete
oggi stesso. La cuoca, la signora Morgan, la aspetta alle due in punto in
mensa, signorina Sunders, e lo stesso vale per lei con il giardiniere, Turner.
Ora vi prego di lasciare l'ufficio, ho varie cose da sistemare- regalò loro uno dei suoi sorrisi
raccapriccianti, poi li congedò.
Juls si passò per
la seconda volta in quella giornata la mano sugli occhi: quella era la prima
punizione che il preside riusciva ad appiopparle.
* * *
Juls uscì dalla
mensa con una grossa macchia di asparagi sul grembiule; se lo slacciò
con odio e lo gettò nel sacco dei grembiuli sporchi che si trovava
dietro il bancone.
Alice e Liam l'aspettavano
poco lontano, le braccia conserte, appoggiati al muro.
- Come è andata?-
chiese l'amica, preoccupata dalla sua espressione.
- Mi sono bruciata due
volte- Juls le mostrò le scottature sulle mani - gli asparagi mi hanno
invasa e il pomodoro altrettanto! La Morgan è una strega cicciona, non
faceva altro che criticare a destra e a manca. All'uscita da scuola ricordami
di farle perdere le chiavi di casa-
- Ora che devi fare?-
chiese Liam, trattenendo una risata.
- C'è poco da
ridere, Baker, si prospetta un inferno. Alle cinque e mezza mi devo presentare
nell'aula n 74 per il corso di pittura. Ah, ma questa Wilson me la paga-
digrignò - E anche quel tonto di Turner. Sarà andato in giro per
tutta la scuola a spifferare il fatto che mi ha riempito l'armadietto di
schiuma, così qualche altro deficiente ha pensato bene di dire tutto al
preside-
- Guarda, non penso che
Turner l'abbia presa molto bene, comunque. Siete sulla stessa barca- Liam
scrollò le spalle lasciando le due ragazze e dirigendosi verso l'aula di
scienze.
Juls gemette, ricordandosi
che avrebbe dovuto trovare una scusa da rifilare ai genitori.
* * *
- ragazzi, oggi abbiamo
due nuovi compagni. Juliet Sunders e Chase Turner si sono uniti a noi e
resteranno nel laboratorio per tutto l'anno- la professoressa Shultz
presentò i due alunni, tutt'altro che sconosciuti, al resto della classe
- Potete accomodarvi a quel tavolo lì- disse poi, indicandone uno in
disparte.
- Come degli
appestati,professoressa? Non contageremo gli altri con la nostra cattiveria,
non so preoccupi- Juls alzò le mani, in segno di resa.
La professoressa Shultz
strinse le labbra, continuando ad indicare il tavolo - Dovrete ricopiare il
disegno che ho fatto stampare, ve l'ho lasciato lì. Buon lavoro- disse,
e voltò loro le spalle per rivolgere un allegro sorriso al resto della
classe.
Turner, sedutosi sul
tavolo, prese il foglio e lo squadrò, decisamente orripilato. - Fammi
vedere- disse lei, strappandoglielo dalle mani - la Guernica di Picasso?! ma
è impazzita, forse?!- gracchiò, dopo aver riconosciuto il quadro.
Turner le strappò a
sua volta il foglio di mano - Dammi qua, fa vedere-
- Non c'è molto da
vedere, no? E' la Guernica, non è che se la vedi tu cambia immagine- le
gli strappò per la seconda volta il foglio di mano.
- Sunders, abbassa i toni.
Se voglio riguardare l'immagine la riguardo, e non provare a strapparmi
un'altra volta il foglio di mano-
- Io ti strappo la testa,
deficiente-
- Sunders, non mi sto di
certo divertendo, sai? Voglio restare in tua compagnia tanto quanto lo vuoi tu-
- Certo che se non fosse
stato per te, ora non saremmo qui a dipingere cagate con un branco di sfigati,
no? Cos'hai fatto? Ti sei vantato di avermi scardinato l'armadietto?- lei lo
fissò negli occhi, cercando d'incenerirlo.
Se solo non ci fosse stata
la professoressa Shultz, che appariva più un incrocio tra uomo e cane,
che una donna, lei gli sarebbe saltata addosso e lo avrebbe disintegrato.
- Ascoltami bene, Sunders,
io non ho detto proprio niente a nessuno. Sei tu che attiri l'attenzione come
il giallo attira i moscerini. E ti ripeto, non alzare la voce con me, la
prossima volta ti faccio nera-
- Troppo facile, io sono
già nera- disse, indicando i capelli corvini - Certo, ho la pelle
abbastanza chiara, ma hai già il gioco mezzo fatto, non trovi sia
scorretto?-
- Io trovo che tu debba
tacere, per una buona volta-
Juls strinse le labbra,
osservando il ragazzo che prendeva a disegnare qualcosa sul foglio.
- Da' qui, sei un
incapace- gracchiò infine, strappandogli per l'ennesima volta qualcosa
(in tal caso la matita) di mano, e iniziando a disegnare per conto suo.
Salve,
gente!
Allora,
ho aggiornato abbastanza in fretta, sono decisamente orgogliosa di me stessa :D
Non ho
molto tempo, quindi ringrazierei innanzitutto le 5 stupende persone che hanno inserito la storia tra le
preferite e le
13 che l'hanno
inserita tra le seguite.
Inoltre,
ringrazio le 2 magnifiche è dir poco
ragazze che hanno recensito il precedente capitolo :D
Siete
sempre tanto buoni *_*
Spero
davvero che anche questo capitolo vi piacerà.
Nell'attesa
delle vostre recensioni (perché ci saranno, vero? T_T) mi diletterò nello studio
dei Promessi
Sposi che, a dire il
vero, è proprio letale.
Grazie a
tutti quelli che leggeranno e recensiranno, a chi non calcolerà la
storia ma penserà che ho scelto un bel carattere per la scrittura, a chi
la leggerà in silenzio, ora e per sempre, e a chi penserà che
devo smettere di fumarmi canne. Vi voglio sempre bene!
Un
bacio
~Ellens