Note della traduttrice: durante le
vacanze, avendo più tempo libero, ho tradotto e postato un po’ di ficcine.
Purtroppo ora si avvicinano sempre di più gli esami universitari, che incombono
come avvoltoi sulla mia testa ç___ç e perciò dovrò mettere un po’ da parte le
traduzioni, per dedicarmi alle sudate carte. Prima di tornare agli studi, però,
ho voluto postare un’altra ff, a cui sono particolarmente legata, perché è
stata una delle pochissime che mi ha fatta veramente commuovere…Spero che possa
piacere tanto anche a voi ^^
Un bacione, Faith.
Compleanno
con colpo di fulmine
di LizzY Tears
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Sirius odiava il suo compleanno per una e una sola ragione. Era il giorno in
cui aveva incontrato la sua famiglia. Non vedeva il motivo di ricordare ogni
anno il giorno in cui era iniziata la sua degradante spirale di dolore e
angoscia. Odiava il suo compleanno più delle streghe che conosceva, che
singhiozzavano drammaticamente ogni volta che era vicino il loro, perché
significava un anno in più, odiava il suo compleanno più di quanto odiasse ogni
altra cosa, ad eccezione della sua stessa famiglia.
Se solo avesse potuto sradicare la sua famiglia, pensava che sarebbe stato okay
per lui celebrare il fatto che ogni compleanno lo portava sempre più vicino a
essere Vecchio Abbastanza (per cosa nessuno lo sapeva, ma tutti sapevano che
stavano aspettando di essere Vecchi Abbastanza per qualunque cosa fosse).
Per adesso, comunque, non poteva scappare dalla sua famiglia, perché ogni anno
gli spedivano una lista di cose sbagliate che lui aveva fatto e di perchè lo
odiavano. Aveva smesso di leggerle dopo il suo tredicesimo compleanno, quando
Remus aveva gettato la lunga pergamena nel fuoco e aveva realizzato che così si
stava arrendendo a loro. Ma, tuttora, faceva male pensare che c’era così tanto
di sbagliato in lui da fargli ricevere una pergamena così lunga ogni anno.
Così per sintetizzare, Sirius non amava il suo compleanno, e il fatto che era
vicino ai suoi Diciassette lo rendeva molto, molto depresso.
Sapeva che i suoi amici gli avrebbero comprato dei regali incredibili, e se non
avesse odiato così tanto i suoi compleanni, si sarebbe divertito immensamente.
Sapeva che la Casa dei Grifondoro probabilmente aveva organizzato una festa,
perché era questo che la Casa dei Grifondoro faceva per le persone che più
amava, e Sirius era decisamente una di quelle. E ovviamente i Grifondoro
trovano ogni scusa per fare una festa. Sapeva che James l’avrebbe svegliato
presto, saltandogli sul letto e urlando “Buon compleanno, Padfoot, vecchio
scorreggione!” e poteva immaginarsi l’intera giornata nella sua testa.
Ogni componente maschile dei Grifondoro gli avrebbe dato una pacca sulla
schiena, dicendogli che era uno che faceva centro, mentre ogni ragazza avrebbe
fatto scivolare le sue braccia attorno a lui (l’unica volta che potevano farlo
in buona coscienza) e sussurrato speciali parole di congratulazioni, che
pensavano in tutta onestà di essere state le sole a dire.
Poi probabilmente ci sarebbe stato un brindisi onorario del Preside, che in un
qualche modo sapeva sempre quando cadeva il compleanno di ogni studente, e
l’intera scuola a eccezione dei Serpeverde avrebbe applaudito cantandogli buon
compleanno.
L’intera giornata sarebbe stata piena di auguri e trascorsa sotto i riflettori.
Il che a Sirius non dava fastidio, ovviamente, ma preferiva che fosse per
qualcosa che aveva fatto, piuttosto che per qualcosa che era successo
indipendentemente dal fatto che l’avesse voluto o no. Specialmente sapendo che non
aveva voluto che succedesse e che avrebbe dato qualsiasi cosa perché non
fosse successo.
Così questo era il motivo per cui era stato di cattivo umore e depresso per
tutto il mese che lo avvicinava al terribile giorno in cui avrebbe finalmente
compiuto i Diciassette – un’occasione che secondo la versione di James avrebbe
dovuto essere un motivo di celebrazione e di un supremo scherzo per ricordare
l’evento per sempre. Ma davvero non se ne poteva preoccupare e non si sentiva
veramente incline a celebrare qualcosa così ripugnante per lui, solo perché le
altre persone se lo aspettavano.
Così trascorse la giornata con il suo solito sorriso e senso dell’umorismo, e
sparì poi dalla Sala Comune nel bel mezzo della festa Grifondoro, con la scusa
che stava andando a prendere dell’altra Burrobirra. Nessuno comunque prestò
abbastanza attenzione da realizzare che c’era un intero tavolo pieno di
bottiglie di Burrobirra e semplicemente salutò Sirius con un sorriso ubriaco
(gli uomini) e la promessa di tenere un ballo per lui (le donne).
Così successe che Sirius Black, recentemente diventato un Diciassettenne, stava
camminando per i corridoi di Hogwarts senza una meta, desiderando essere ancora
un Sedicenne e non pensando alla sua famiglia. Ma aveva quel maledetto pezzo di
pergamena nascosto nella sua tunica e lo poteva sentire bruciare nella sua
tasca come una Strillettera. Si ritrovò in cima alle scale per la stanza di
Divinazione in un buio come la pece, si sedette sullo scalino più alto e la
levò dalla tasca.
La esaminò con attenzione, la bacchetta che brillava intensamente per
illuminare lo stemma della famiglia Black, e percepì la familiare ondata di
furia e di dolore che irrompeva nella sua mente, mentre gli occhi vagavano
sulla ceralacca. Lasciò correre le dita sullo stemma in rilievo e ricordò
tristemente la sensazione dell’anello al dito, quando era ancora abbastanza
giovane da essere accettato e non aveva opinioni ribelli, e gli era permesso di
indossare il sigillo del padre solo per un momento.
Fissò ancora per un momento la sgradevole lettera, prima di aprirla
brutalmente, scacciando i ricordi commoventi con un gesto della mano. Subito si
trovò di fronte la calligrafia piccola e ordinata della madre, scritta con
inchiostro nero strettamente inclinata verso il basso, che elencava ognuna delle
sue colpe.
Sei disordinato
Sei una disgrazia
Frequenti i Mezzosangue
Sei nei Grifondoro
Sostieni quel Babbanofilo di Silente
Poteva quasi sentire le urla di sua madre contro di lui, come se fosse
proprio di fronte a lui a gridargli tutti quei pensieri. Aleggiavano attorno a
lui in un’immaginaria cacofonia, portandosi via con loro la sua salute mentale.
Chiuse gli occhi e cercò di di bloccare tutto fuori, finchè si arrese e lasciò
che lo consumassero, eliminando le sue deboli difese e prendendosene vantaggio,
cercando di sottometterlo al volere di sua madre.
Era ancora seduto sullo scalino più alto, con gli occhi chiusi e i polsi
attorno alle ginocchia, perso nel suo personale mondo di auto disgusto e di
innata disapprovazione, quando improvvisamente si accorse di un’altra presenza
che si era introdotta nel suo umore cupo.
“Sirius?” Sussultò violentemente quando il suono pacato disturbò le sue
fantasticherie e si prese un momento per rallentare il suo battito cardiaco,
non abituato a essere preso alla sprovvista e diede un’occhiata nell’oscurità
in fondo alle scale.
Udì vagamente lo scricchiolio delle scale come se qualcuno le stesse salendo, e
poi sentì la struttura oscillare quando la nuova presenza si sedette. L’intruso
si avvicinò con la bacchetta illuminata e Sirius non fu sorpreso di vedere la
testa bionda di uno dei suoi migliori amici spuntare di fronte a lui. Aveva
vagamente riconosciuto la voce di quello che era Remus Lupin, forse l’unica
persona che odiava i compleanni quanto lui, essendo stato morso il giorno del
suo compleanno.
Remus si fermò sul secondo scalino e lo osservò per un momento, le mani sui
fianchi e le labbra increspate.
“Stai facendo il broncio.” Affermò senza mezzi termini e si sedette accanto a
lui.
“Non è vero.” Sirius replicò imbronciato.
Non aveva bisogno della luce per sapere che Remus aveva elegantemente alzato un
sopracciglio in palese incredulità e che aveva quasi ringhiato per
l’irritazione. Non aveva affatto bisogno di superiorità in quel momento.
“E anche se lo stessi facendo?” Cambiò la sua dichiarazione. “Non mi è permesso
farlo? E’ il mio compleanno e io odio il mio compleanno. Farò il broncio se mi
va.”
Sirius sentì Remus alzare le spalle.
“Certo, se davvero lo vuoi, puoi fare il broncio.”
Sirius roteò gli occhi.
“Oppure?” lo provocò, irritato dal fatto che Remus avesse lasciato la frase in
sospeso e che avrebbe continuato solo se Sirius fosse stato al gioco.
“Oppure la puoi smettere di essere un marmocchio viziato e divertirti come
tutti gli altri.” Remus concluse.
Sirius quasi soffocò.
“Un marmocchio viziato?” Chiese, la voce altissima. “Io? Come?”
“Come?” Remus lo sfidò. “Sei stato un guastafeste per tutto il giorno. I tuoi
sorrisi falsi non prendono in giro nessuno, lo sai. Solo perché odi il tuo compleanno,
non significa che puoi semplicemente ignorare tutti quelli che stanno facendo
uno sforzo per aiutarti a dimenticarlo.”
Sirius rimase a bocca aperta come un pesce.
“Chiudi la bocca, Sirius.” Remus lo rimproverò pigramente. “O un fantasma ci volerà
dentro.”
Sirius chiuse la bocca immediatamente e fu momentaneamente invaso dalla
nauseante immagine di fantasmi persino peggiori del Barone Sanguinario che
vivevano dentro di lui, prima di realizzare che Remus l’aveva appena insultato
e che era suo diritto essere arrabbiato.
“Scusami!” Urlò, correggendo la sua posizione. “Se è il mio compleanno, dovrei
essere in grado di fare tutto ciò che voglio! E se voglio essere arrabbiato e
un guastafeste, e un guastafeste arrabbiato, lo sarò!”
Remus lo considerò per un attimo.
“Vuoi dirmi che tu veramente vuoi stare seduto qui in depressione, leggendo le
lettere di casa mandate apposta per ferirti, cadendo sempre più profondamente
nella trappola che la tua famiglia ha creato per te, invece di venire giù a
festeggiare con le persone che ti vogliono bene?” Remus scosse la testa. “Va
bene, chi sei tu e cosa hai fatto a Sirius Black?”
“Niente!” Sirius gridò indignato. “Sono ancora io! E’ solo che non voglio
recitare oggi e fingere che tutto vada bene, penso che sia un mio diritto!”
“No, non lo è, Sirius!” Remus gli replicò contro, gli occhi fiammeggianti.
“Questa è auto-distruzione e tu lo sai! Far sì che tu provi dolore è
esattamente quello che loro vogliono che tu faccia, e ogni singolo anno tu
gliela dai vinta. Quando la finirai? Continui a dire che non lascerai che loro
ti governino, ma cosa fai? Leggi le loro lettere, lasci che Regulus ti parli
con arroganza e piangi nel sonno alcune notti.” Remus notò il sussulto di
sorpresa di Sirius. “Certo che lo so, stupido.” Disse. “Sono un lupo mannaro,
questo tipo di cose difficilmente sfuggono alla mia attenzione.”
“Cosa mi dici di te, allora?” Sirius sussurrò di rimando, ferocemente. “Diventi
depresso e di cattivo umore ogni dannata luna piena e ogni Natale
e ogni compleanno e ogni dannata occasione speciale che c’è! Non
è ipocrita sedere qui e dire a me di non essere depresso?”
Gli occhi di Remus lampeggiarono nuovamente.
“Se ti sei disturbato a notare, Sirius Black, quelle date cadono tutte durante
o vicino la luna piena. Prova tu a essere un licantropo e vedi quanto
felice tu potrai essere sentendo un’altra creatura che si risveglia
dentro di te!”
Si allontanò da Sirius, respirando pesantemente per la violenza delle sue
emozioni, prima di girarsi un momento dopo, completamente sotto controllo.
“E’ una bugia.” Sirius gli disse. “Non tutte cadono durante la luna piena. E’
solo che tu non vuoi vedere che sei soggetto alla tristezza quanto me!”
Remus lo fissò per un momento.
“Provalo.” Lo sfidò. “Dimmi l’ultima volta in cui ero di cattivo umore e non
c’era la luna piena.”
Sirius non dovette nemmeno pensarci.
“Due giorni fa.” Rispose trionfante. “Jamie boy e io stavamo progettando il
nostro prossimo scherzo e stavano cantando con quel registramofono babbano –“
“Registratore.” Remus sibilò e Sirius proseguì.
“Registramofono e improvvisamente tu, che eri sdraiato sul tuo letto a fissare
nel nulla, improvvisamente ti sei alzato e ti sei messo a urlare che se
volevamo cantare, avremmo fatto meglio a imparare le dannate parole,
perché se non l’avessimo fatto tu ce le avresti inculcate nelle palpebre per
tutta l’eternità.”
Remus lo studiò per un momento e poi arrossì un pochino, abbassando gli occhi.
“C’era una ragione per quello.” Borbottò sottovoce e improvvisamente la postura
difensiva e di sfida trapelò in lui. “Ascolta, non sono venuto qui per
discutere di questo.” Disse.
“Bene, te ne puoi andare.” Sirius replicò, ricrollando nel suo umore
corrucciato, ora che l’argomento era chiuso.
“Non vado da nessuna parte.” Remus rispose. “Finchè non ti avrò dato ciò che
ero venuto a darti.”
“Mi hai già dato il tuo regalo, era fantastico.” Sirius rispose,
l’aggettivo mancante di ogni convinzione, comunque.
“Contento che ti piaccia.” Remus replicò asciutto, roteando gli occhi. “Sebbene
non fosse il mio vero regalo.”
“Per che cos’era, allora?”
“Era perché in questo modo quando le persone ti chiedevano cosa ti avessi
regalato, tu potevi dire qualcosa che provasse completamente la mia
prevedibilità e il mio carattere.” Remus disse prontamente.
Sirius lo fissò per un momento.
“Rifletti veramente così tanto su ogni cosa che fai?”
Remus arrossì di nuovo e borbottò qualcosa sottovoce che Sirius avrebbe potuto
sentire come “solo quando tu sei implicato”, se non ci fosse stato un
improvviso scricchiolio del pavimento che costrinse Sirius a spegnere la
bacchetta (nox) e Remus a sforzare il suo udito da licantropo per
percepire qualche suono di vita. Sospirò rumorosamente un momento dopo e fece
un cenno con la testa a Sirius.
“E’ sicuro.”
Sirius riaccese la bacchetta e aspettò che l’altro ragazzo continuasse, ora
leggermente curioso di sapere cosa potesse essere quel regalo.
“Allora?” Esclamò, quando Remus non aggiunse altro e la tensione e la suspence
erano diventate troppo.
Remus lo guardò.
“Non so se ti piacerà.” Lo avvertì e Sirius roteò gli occhi con impazienza.
“Non farmi aspettare ora che me ne hai parlato, Remus!” Esclamò.
“Pensavo che non ti piacessero i compleanni e i regali di compleanno.” Remus
disse sornione, estraendo qualcosa dalla sua tunica.
“Non iniziare Remus, per favore.” Sirius disse e i suoi occhi caddero subito
sul piccolo pezzo di pergamena chiuso nelle mani di Remus. “E’ quello?” chiese,
cercando di mascherare il tono di disappunto nella sua voce.
Non doveva avere avuto molto successo, perchè Remus accennò un sorriso quando
rispose.
“Non denigrarlo finchè non l’avrai aperto.” Rispose e poi aprì la pergamena,
piazzandola con attenzione nelle mani in attesa di Sirius.
Sirius lo guardò con curiosità e poi srotolò con attenzione la pergamena
misteriosa, ordinando a Remus di tenere la bacchetta mentre leggeva.
C’erano poche parole, ed erano posizionate molto semplicemente sulla pagina.
C’era un bordo disadorno che marcava il profilo della pergamena, gli occhi di
Sirius volarono ansiosamente sopra di esso, con semplici ma ben fatti disegni
di un cervo, un topo, un cane e un lupo situati agli angoli. Era tutto
disegnato con inchiostro nero, con tratti abbozzati, ma un abbozzo molto
definito.
Gli occhi di Sirius proseguirono lungo la pagina, incontrando un titolo scritto
con un’elegante calligrafia “L’Agenzia di Adozione dei Malandrini di Hogwarts”,
lesse ad alta voce e guardò Remus, che era concentrato sulle sue reazioni. Alzò
un sopracciglio.
“Moony, c’è un’effettiva ragione per questo?” chiese.
Remus non disse niente, ma indicò insistentemente il disegno e Sirius riabbassò
gli occhi verso la pergamena nelle sue mani.
“Messrs. Moony, Wormtail and Prongs con la presente dichiarano la loro
intenzione di adottare formalmente Sirius Orion “Padfoot” Black come loro
famiglia e unico erede delle loro rispettive fortune.”
Gli occhi di Sirius fecero scorrere nuovamente la pagina, scoprendo nelle
lettere nere scritte da una mano attenta qualcosa di distintamente familiare e
identificabile nella mano ferma di Remus.
“Io, James “Prongs” Potter, con la presente giuro di prendere Sirius
“Padfoot” Black come mio fratello, mio parente, mio amico per sempre.”
Lesse, i suoi odiosi occhi pieni di lacrime nel leggere, nella mano di James,
più emozione di quanto avesse mai sperimentato nel suo amico. “Con tutti gli
stupidi scherzi che fa, avrà bisogno di me.” Rise un pochino
attraverso le lacrime. “—Stupido—“disse con affetto e poi continuò a leggere.
“Così prometto che persino quando sarà un insopportabile stupido, continuerà
a essere mio fratello e io sarò la famiglia che non ha mai avuto. A Sirius,
l’unico e solo re degli Scherzi. –Troppo giusto.—“ Aggiunse e cercò di
asciugarsi di nascosto gli occhi senza che Remus lo notasse.
“Io, Peter “Wormtail” Minus, con la presente giuro di prendere Sirius
“Padfoot” Black come mio fratello, mio parente e mio amico per sempre. Sarà
sempre l’unica persona che sa rendere divertente Storia della Magia e sarò con
lui per sempre – Merlino, Peter, vuoi renderla ancora più commovente?—“
Sirius rise e poi rinunciò a cercare di nascondere le sue lacrime molto poco
virili. “Anche se può ridere di me e darmi soprannomi, è ancora l’unica
persona al mondo che mi batterà mai a scacchi e lo ricorderò sempre come il
Grande Campione di Scacchi di Hogwarts.”
Sirius arrischiò uno sguardo a Remus, che stava fissando la pergamena con uno
sguardo affettuoso, quasi come se si stesse ricordando il momento in cui quelle
dichiarazioni erano state scritte. Remus non diede alcuna reazione, comunque, e
Sirius continuò a leggere.
“Io, Remus “Moony” Lupin, con la presente giuro di prendere Sirius “Padfoot”
Black come mio amico, mio liberatore e qualsiasi altra cosa lui possa
desiderare.” Sirius guardò nuovamente Remus. “E’ vero questo Remus?”
Sussurrò.
“Continua a leggere, Padfoot.” Remus gli consigliò semplicemente e Sirius non
ebbe altra scelta se non fare ciò che gli era stato detto.
“Fin dall’inizio il Signor Black è stato la persona più arrogante, egoista e
avventata che abbia mai conosciuto – veramente, Moony, sono ferito – ma
è anche una delle persone più di buon cuore, protettive, intelligenti e
talentuose che io abbia mai conosciuto – beh, alla fine i complimenti
contano più degli insulti, il che è buono, vero, Remus?—ed è per questo che
lo adotto con tutto ciò che posso dargli. Se lui desidera io sarò suo fratello,
il suo mentore o il suo amico, ma sarò qualunque cosa lui potrà desiderare.
Sono sempre qui, Sirius, come tua famiglia e come tuo Liberatore. A Sirius,
l’Unico e Solo Rubacuori di Hogwarts. –Moony, io non so cosa—.”
“Continua.” Remus disse irremovibile e Sirius dovette tornare a guardare la
pergamena, cercando di comprendere le rimanenti parole quando la sua mente era
ancora ferma a “qualsiasi cosa lui possa desiderare.”
“Da questo momento, Sirius Orion “Padfoot” Black non è più un membro della
famiglia Black ma è ora un membro della famiglia dei Malandrini e rimarrà così
fino alla morte.”
E poi c’erano quattro firme in basso, ognuna scritta con inchiostro
permanente e magicamente sigillata.
Sirius le fissò per alcuni attimi, prima di perdere completamente il controllo
delle sue azioni gettandosi addosso a Remus, che quasi perse l’equilibrio e
andò giù dalle scale.
Era tutto troppo per lui, l’emozione di credere che finalmente era libero per
sempre dalla sua famiglie e finalmente era accettato dalle persone che lo
conoscevano, lo capivano e lo amavano a dispetto – o a causa – di tutto.
Non poteva più controllare la sua reazione, più di quanto potesse farsi
crescere le ali e volare via. Perciò questo fu il motivo per cui si gettò tra
le braccia del suo migliore amico e lo baciò disperatamente sulla bocca,
cercando con difficoltà di comunicare tutto ciò che stava provando attraverso
la frenetica pressione delle sue labbra contro quelle di Remus. Il suo respiro
era agitato e caldo, le sue labbra si muovevano in accordo con quelle di Remus
– che non lo stava respingendo – e le sue braccia si muovevano di loro
iniziativa, attirandosi più vicino l’altro ragazzo.
“Oh, Remus, ti ringrazio, ti ringrazio così tanto.” Disse senza fiato quando si
staccò, sapendo di suonare come una femmina emotiva e odiandosi per questo e
sapendo che non importava.
“Non c’è problema, Padfoot.” Remus rise, ancora schiacciato sotto il corpo di
Sirius. “Avresti dovuto saperlo da molto tempo, al di là che ci fosse una
pergamena a provarlo o no.”
“Sì, ma non lo sapevo.” Sirius ammise e si asciugò gli occhi. “Ma um…cosa
intendevi quando hai detto che saresti stato…tutto ciò che desideravo.”
Remus lo guardò attentamente negli occhi e scrollò le spalle a fatica.
“Esattamente quello.” Rispose evasivo. “Se vuoi che io sia tuo amico, sarò tuo
amico, se vuoi che sia un fratello, sarò un fratello, se vuoi che sia il tuo…”
si interruppe, incerto su quanto spingersi in là.
“E se io volessi che tu sia…” Sirius esitò. “Più di un amico? E più di un
fratello, in un modo diverso.”
“In che sorta di modo diverso?” Remus chiese cautamente.
“Come in un…modo romantico e sessuale?” Sirius chiese, e fece una smorfia,
sapendo che non poteva tornare indietro. Non ci fu risposta da parte di Remus
per un momento e Sirius socchiuse gli occhi incerto.
“Ho detto ‘Io con la presente mi dichiaro tuo’, in qualsiasi modo
tu voglia.” Remus sorrise, sottolineando la parola ‘qualsiasi’.
L’espressione incerta di Sirius mutò in sollievo e felicità e sentì che poteva
esplodere.
“Davvero?” chiese.
“Davvero, davvero.” Remus rise e Sirius rivendicò nuovamente le labbra di Remus
per provare che desiderava Remus in ogni singolo possibile modo, e Remus
contraccambiò il bacio, per provare che era completamente d’accordo con la
proposta di adottare Sirius, interamente e completamente.
FINE
Ehm…ehm…vi sembrerò molto stupida se vi dico che anche a me è scesa qualche
lacrimuccia, mentre Sirius leggeva la pergamena? Le parole di Remus, quelle di
James e persino quelle di Peter, sono talmente dolci e commoventi, che le
lacrimuccie sono venute giù da sole…^^’’
Ho deciso di tradurre questa ff, perché mi ha davvero emozionata e spero
davvero tanto di essere riuscita a renderne la bellezza anche in italiano…
Faith