Per chi intraprende cose belle,è bello soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi. ( Platone)
Era deserto quella sera il villaggio della foglia. Non sapeva perché fosse lì, in quel luogo che ormai non contava più nulla per lui. La sua vita, fino a quel momento, si era incentrata sulla vendetta; contro suo fratello? All’apparenza si. La sua vendetta in realtà era contro il mondo, quel mondo che in quel preciso istante gli pareva come una prigione, una prigione che però ingannava. Quella stessa prigione,che ti faceva prima credere di essere libero, onnipotente,superiore a qualsiasi essere umano e non, su questo stupido pianeta blu, e poi.. poi iniziano i risentimenti, e quando apri gli occhi e capisci che sei sempre stato schiavo del mondo, che sei stato debole, che hai seguito esattamente quello che il destino aveva scritto per te senza ribellarti, ormai è troppo tardi. A cosa era servito in fondo uccidere Itachi? A niente. Aveva solo fatto la stessa cosa che aveva fatto lui; si era comportato nella stessa maniera, massacrando quello che restava della sua famiglia, e creando un’immensa voragine al posto del petto, che ogni volta che si faceva buio si apriva e si faceva sentire attraverso i continui incubi, che la notte gli riservava. E ora, era lì, seduto su quell’altalena, dove da piccolo aveva visto più volte seduto Naruto, a guardare il cielo, chiedendosi che ne sarebbe stato di lui. E, ormai era ora di ammetterlo, aveva paura: paura di quello che era diventato, paura di quello che aveva fatto, paura che Itachi, ovunque egli fosse in quell’istante non lo perdonasse. Era incredibile come lo sconforto in certe situazione riesce a prendere il sopravvento sul cervello umano, quel cervello che tanto viene stimato e vezzeggiato da molti, ma che poi porta a fare cose stupide, tipo uccidere l’unico fratello rimasto.
<< tutto solo? >> una voce. Calda, cristallina, una voce che non sentiva da tanto tempo, che proveniva proprio da dietro di lui. << Sakura… >> Da quanto tempo era che non pronunciava il suo nome? Da quanto tempo era che non vedeva il suo viso? Da quanto tempo era che non le prendeva le mani? E soprattutto, da quando tempo, aveva iniziato a desiderare di fare tutte queste cose? << Sakura sei tu >>. Ma la ragazza non si mosse, rimase immobile, completamente immobile, senza respirare. Per un momento Sasuke si chiese se fosse davvero lei, o se fosse solo un’illusione. << rispondimi, Sakura ti prego fa qualcosa, qualunque cosa >>. Perché non accennava a fare niente? E Sasuke intanto sentiva crescere dentro di se, l’impulso di andare da lei, e mettersi in ginocchio per spronare una sua reazione, una qualsiasi sarebbe andata bene. Avrebbe accettato anche di essere preso a pugni da lei, ma doveva pur reagire in qualche modo! Si avvicinò a lei, e la prese per le spalle scuotendola << Sakura devi dire o fare qualcosa, dannazione! >> si sorprese lui stesso del tono disperato con cui disse l’ultima frase, la guardava negli occhi, e vedeva in lei la persona che avrebbe dovuto essere, quella che avrebbe voluto essere, una persona migliore. La vide rabbrividire, eppure non c’era un filo di vento, poi finalmente parlò : << che sei venuto a fare qui? >>. Una voce diversa da quella che si ricordava, una voce fredda, tagliente, senza colore, che gli fece più male di quanto immaginasse. Sentì il suo cuore già scalfito da tutto quello che gli era capitato nel corso di quelli che lui considerava secoli, venire pugnalato, nella maniera peggiore. Sakura che le era sempre stata vicina, Sakura che l’aveva cercato per così tanti anni, che l’aveva sempre amato, ora usava quelle parole fredde con lui. << c-cosa? >> fu la sola cosa che riuscì a balbettare dopo un tempo indeterminato << ti ho chiesto cosa ci fai qui >>. Di nuovo quella voce fredda, no glaciale :<