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Autore: Elthefirst    06/03/2011    2 recensioni
Potter non era una di quelle persone il cui pensiero ti porta alla mente un evento particolare, tendeva più che altro a rimanere impresso per l’assoluta meraviglia che scatenava compiendo le azioni più semplici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Harry Potter non era una di quelle persone il cui pensiero ti porta alla mente un evento particolare, tendeva più che altro a rimanere impresso per l’assoluta meraviglia che scatenava compiendo le azioni più semplici. Insomma, era uno che si potrebbe definire un tipo tranquillo, senza ovviamente considerare la sconfitta di Voldemort, ma dubito che i suoi amici, o chiunque lo avesse conosciuto di persona, avrebbero davvero pensato a lui come all'eroe tormentato descritto negli articoli dal tono entusiastico con cui i giornali riempivano le proprie pagine nel periodo successivo alla guerra; né avrebbero mai potuto associarlo all'immagine dello spietato assassino che alcuni avevano provato a modellare e diffondere, quando si erano sentiti minacciare dal grande potere mediatico di quel ragazzino appena diciannovenne sconvolto da una guerra che l’aveva costretto a prendersi ruoli e meriti non adatti a un'età il cui massimo pensiero dovrebbe essere la salvaguardia dai brufoli in eccesso.
Insomma era raro sentir dire: “Ti ricordi quella volta che Harry…”
A dire il vero di cose da raccontare ce n’erano da riempire almeno sette libri, anche piuttosto corposi, volendo, uno per ognuno dei suoi anni trascorsi a scuola, ma era anche vero che tutto ciò che si sapeva per certo delle sue famose scappatelle era testimoniato solo da sguardi complici scambiati tra lui e i suoi amici più intimi.
Ho sempre pensato che dovesse essere stanco del ragazzo pacato e taciturno che era diventato dopo la guerra, e in certi momenti il suo suo sguardo si faceva languido e anche solo quei lampi di eccitazione che lo illuminavano o la vitalità che sembrava cogliere all'improvvisoi suoi muscoli solitamente distesi in una posa di fittizia rilassatezza e capeggiati da un sorriso tranquillo e appena un poco ironico, ti portavano a pensare di poter partire con lui il giorno successivo alla conquista del Graal.
I nostri rapporti dopo la guerra si erano mantenuti tesi ma non astiosi in fin dei conti tutti avevamo perso qualcosa quel giorno e nessuno aveva più davvero voglia di perdersi in infantili e violenti litigi.
La mia carriera al ministero non fu esattamente benvoluta, ma il mio temperamento testardo e la mia totale devozione per i numeri mi portarono ad essere presto accettato da quella società sempre pronta a condannare; dal momento che avevo ricevuto l'educazione migliore per destreggiarmi in quell'ambiente, in realtà ci sguazzavo come un maiale nel fango.
Penso che fu per questo che quando Potter si avvicinò a me alla fine del ricevimento per il terzo anniversario dalla fine della guerra immaginai subito che cercasse rogne, ovviamente questo fece sì  che quando mi vidi tendere la mano dall’eroe e protagonista della più grande festa dell’anno, almeno un centinaio di fotografi non ebbero niente di meglio da fare che fotografare la mia faccia stupita.
Quel semplice gesto che molti anni prima aveva dato inizio ad un odio durato sette anni adesso sanciva un’amicizia tra le più improbabili mai entrate nel mondo del gossip. Gli amici di Potter non sembrava estasiati dall’idea che il furetto sarebbe diventato parte della loro comitiva di “persone perbene” virgola ma se avevano accolto Blaise per Neville nulla gli impediva di accettare me come amico di Harry.
Presto mi ritrovai a condividere con Harry pomeriggi spensierati trascorsi chiacchierando di film -scoperta recente ma non per questo meno appassionante -  o di cibo.
Molto spesso i nostri dialoghi cadevano su quest'ultimo argomento, con incredibili variazioni sul tema: a volte commentavamo le capacità culinarie più o meno buone di qualche conoscente comune, altre parlavamo di un particolare tipo di cucina o di un piatto che ci aveva stuzzicato maggiormente.
Quando, appena un mese dopo la “grande riappacificazione”- come la chiamava Blaise-  mi vidi recapitare una lettera dal tono allegro, in cui un eccessivamente ossequioso Harry Potter mi invitava a cena nella sua umile dimora per assaggiare quel famoso piatto di cui avevamo parlato giusto il giorno prima in un moderno ristorante della Londra babbana, non ci vidi niente più che uno dei nostri soliti incontri per chiacchierare.
Fu solo quando nel tardo pomeriggio mi ritrovai del tutto sconcertato immobile davanti all’armadio alla ricerca del vestito giusto, che compresi che evidentemente il mio cervello si era perso nel compito di mettermi in testa strane idee.
Tutti erano a conoscenza della mia passione per gli uomini, ma non riuscii proprio a figurarmi Potter flirtare con me o anche solo guardare un uomo con qualcosa più che il semplice cameratismo. A pensarci bene, sarebbe più corretto dire che non riuscivo proprio ad immaginare Potter flirtare con chiunque.
Nella mia mente era impressa l’immagine di quel ragazzino smilzo e pallido la cui unica preoccupazione sentimentale era il destino della coppia formata dai suoi migliori amici, lo stesso ragazzino che aveva avuto una sola - timidissima e folle - storia con la sorella del proprio amico, alla quale aveva candidamente offerto tutto l’amore che può donare una persona non innamorata.
Quando tra Harry e la giovane Wesley le cose erano finite, la gente - e con gente intendo i morbosi che gioiscono delle gioie altrui e soffrono pene solo sentite raccontare o lette su una rivista idiota -  temeva una spaccatura nel famosissimo trio, ma dopo appena pochi giorni di sguardi scuri e, più che altro, imbarazzati, dubbi e incomprensioni furono chiariti e nessuna amicizia venne spezzata.
Nulla sembrava indicare che Potter potesse essere interessato alla compagnia di un uomo, quindi, tornando a me ancora indeciso davanti all’armadio, non c’era motivo di pensare che il mio abbigliamento del tutto informale potesse non essere adatto. Ma alla fine,  nonostante  questa consapevolezza seguii l’impulso di mettermi gli abiti più belli per... non so, provarci.
Dopotutto,se la guerra mi aveva insegnato qualcosa, era che è meglio pentirsi di un errore, piuttosto che rimpiangere la propria mancanza di coraggio. Potter mi piaceva - non credo che potesse veramente non piacere se lo si conosceva -  e non c’era davvero motivo al mondo per cui avrei dovuto rinunciare a provarci disperatamente con l’unica persona che sembrava aver compreso che, nonostante la somiglianza fisica, io e mio padre non eravamo la stessa persona  e soprattutto che gli eventi che durante la guerra ci avevano portato alle nostre azioni erano più grandi di noi.
Così mi decisi: se Potter avesse dato segnali di apprezzare il mio aspetto curato per l’occasione  non avrei perso tempo e mi sarei fatto avanti. D’altronde avevo trascorso la mia tarda adolescenza a masturbarmi pensando a lui... Non si poteva certo dire che la mia fosse una mossa avventata.
Passai l’ora successiva  a scartare decine di splendidi abiti che improvvisamente mi sembravano tutti ridicoli come maschere di Carnevale di cattiva fattura, fino a che non mi decisi per un abbigliamento abbastanza affascinante da attirare qualche sguardo, ma non tanto da far capire a Harry il mio interesse nei suoi confronti, nel caso questo non fosse stato ricambiato.
Pieno di speranza, mi avviai a piedi lungo la strada che portava a casa di Potte , in modo da avere il tempo da una parte per pensare lucidamente a quale strategia di corteggiamento adottare, dall'altra per darmi del coglione illuso.
“La parte del coglione illuso era quella giusta,” pensai, vedendo il bel volto della Granger non appena la porta si aprì. Per un secondo credetti di essere sul punto di piangere dalla delusione. Certo, sapevo che i miei tentativi di corteggiamento non avevano statisticamente possibilità di andare a termine (ve l’ho detto, no?, che amo i numeri!), ma ormai mi ero illuso che avrei potuto almeno fare un minimo tentativo,  prima di essere scaraventato nell’umiliante mondo dei non corrisposti.
Cercando di contenere il più possibile  il mio sconforto mi scusai con la giovane per non averle portato dei fiori, ma ricevetti in risposta una risata divertita che non le avevo mai sentito fare, o almeno non rivolta a me, e mosse il capo in segno di diniego,  prima di dire ancora leggermente scossa dall'ilarità: “Oh no, io non sono ospite della serata, sono semplicemente l’ospite del tè delle quattro rimasta troppo a lungo a chiacchierare.”
Mi rivolse un lieve sorriso ondeggiando appena col corpo per permettermi di entrare per la prima volta in vita mia a casa di un Grifondoro.
Rimasi molto sorpreso dalla mancanza della confusione che invece mi ero aspettato e, coinvolto dall’allegria spontanea della ragazza che mi camminava accanto, lo confessai, ricevendo in risposta un sorriso intimo che sapeva di segreto , che io sia fulminato se non amo i segreti,  e che mi stregò. Improvvisamente l’eccitazione per i miei piani che avevo creduto falliti prima ancora di essere cominciati ricomparve e aveva il volto di Hermione Granger.
Mi condusse verso un ordinato salotto nel quale due tazze da tè vuote ancora appoggiate su un tavolino, rompevano col loro candore la confortante omogeneità dell’arredamento basato sull'accostamento di varie tonalità di un caldo marrone.
“Harry non sarà qui prima di cinque minuti!” disse lei notando il mio la mia titubanza.  “Perché nel frattempo non parliamo un po’?” chiese gentile prima di sedersi sul morbido divano beige e invitandomi a seguire il suo esempio con un grazioso movimento del capo, come una perfetta padrona di casa.
Se non avessi saputo che la coppia Granger e Wesley era una realtà ormai assoldata, mi sarei quasi sentito geloso della familiarità che la ragazza sembrava avere con tutto ciò che riguardava Harry. Per i successivi dieci minuti -chi l’avrebbe mai detto, a quanto pareva Potter sapeva farsi aspettare -  mi ritrovai affascinato e impegnato a condividere frivole chiacchiere con una delle persone che più mi aveva odiato e che io a mia volta avevo offeso gratuitamente. Mi compiacqui abbastanza di saperla sorprendere con la mia conoscenza in fatto di musica, cinema e moda e suppongo che al tempo stesso lei si compiacque della propria capacità di discorrere di qualsiasi argomento.
Quando Potter arrivò - che schianto - ci trovò ridacchianti a commentare con una certa dose di malizia le attitudini di questa o di quella impiegata del Ministero.
Un certo sollievo si spanse nel mio petto, quando notai che anche Potter non aveva scelto la tenuta sportiva dei nostri appuntamenti pomeridiani, a favore di un cardigan casual ma abbastanza elegante da far sorgere il dubbio che si fosse addirittura impegnato nella scelta.
Hermione si era alzata con una grazia che avevo appena iniziato  a conoscere e, dopo aver salutato Harry con un leggero abbraccio e un sorriso speranzoso che rivolse anche a me,  si diresse verso il camino.
Non mi meravigliai nel ritrovarmi ad invitarla a fare colazione con me una di quelle mattine , anche se  all’epoca non potevamo certo sapere che quella sarebbe diventata per noi una consuetudine, così come lo sarebbero diventate le partite di Quidditch con nientemeno che Ron Wesley, giovane portiere dei Cannoni, e le cene a casa di Neville e Blaise con un Harry decisamente sempre troppo alticcio. Alla mia proposta, Hermione inclinò la testa stupita, prima di sorridermi decisa e annuire rispondendo con aria pensosa : “Allora ci sentiamo via gufo!” Poi la sua espressione si illuminò un poco e divenne più sicura. “Oppure tu ed Harry potete venire domani mattina a fare colazione da noi. Ronald è una tale noia al mattino!” esclamò, facendo ridacchiare Harry.
Sia io che Harry fingemmo di non aver notato il chiaro sottinteso insito nella  proposta: era certa che io avrei dormito a casa di Harry . Ma nonostante la nostra apparente indifferenza, la sensazione di imbarazzo durò comunque anche dopo che Hermione scomparve tra le lingue di fiamma verde.
Rimanemmo fermi qualche secondo a fissare il vano vuoto del camino prima di girarci. Harry sorrise, lo ricordo bene perché per una frazione di secondo –una volta realizzato che non avevo alcuna via di fuga- pensai: “Ecco, ora sono fottuto!”
Ci sedemmo nella sala da pranzo, separata dalla cucina da  un bancone scuro che si stagliava contro il resto delle cucina immacolata. Non ci misi molto a fare due più due e capire che Potter amava i contrasti. Mentre mi porgeva un bicchiere pieno per metà di un aperitivo di colore rosso molto in voga tra i Babbani, gli feci notare che ero stupito dall'ordine che vigeva in tutta la casa, e mi sorpresi non poco di vederlo  fermarsi a metà dell'atto di bere un sorso dal suo calice da cocktail per poi osservare le sue orecchio assumere la stessa tonalità dell'aperitivo.
Di nuovo mi tornò in mente il sorriso misterioso di Hermione, quando avevo accennato con lei la stessa osservazione, e, oltremodo interessato, chiesi spiegazione, mantenendo un tono ironico e casuale nel tentativo di non dare l'idea di star morendo dalla curiosità – cosa che invece, ovviamente, era.
Harry temporeggiò, bevendo un sorso del liquido rosso prima di rassegnarsi a rispondere con un laconico: “Sono un tale idiota!” Subito mi sorpresi di una risposta così cruda a un'osservazione abbastanza innocente. Harry si imporporò ancora di più, fino a dire ridacchiando per sdrammatizzare due punti “Io e Hermione abbiamo pulito per tutto il giorno, solo che non pensavo che te ne saresti accorto!” Ricordo perfettamente che le mie sopracciglia scattarono verso l’alto scetticamente, prima che la totale comicità dell’immagine di un Harry Potter, eroe del Mondo Magico, intento a rassettare casa per compiacere Draco Malfoy, figlio di un  Mangiamorte, mi spingesse a piegarmi in due dalle risate.
Ci ritrovammo presto a doverci dare un po’ di contegno, mentre il suono del timer del forno ci invitava a smettere di perdere tempo e iniziare a mangiare.
Il vino rosso francese che Harry aveva messo in tavola -  e non doveva essere stata una cosa/scelta casuale nemmeno quella, perché in vita mia non avevo mai sentito un vino sposarsi così bene con un piatto -  finì fin troppo in fretta e le parole leggermente impacciate dalla situazione  iniziarono a scivolare fuori dalle nostre bocche senza alcun freno. Quando criticando Ron Weasley per la sua cafoneria ricevetti un divertito “Furetto” in risposta, mi resi conto che evidentemente era finito il tempo in cui quei nomi ci portavano a soffrire, per questo non mi sorpresi troppo nell’esclamare uno “Sfregiato”.
Quando l’orologio dalla cornice chiara appeso sul muro di fronte a me segnò le due, cercai nella mia testa una qualunque scusa per ritardare la mia partenza, ma quando non ne trovai nessuna che suonasse anche solo non pietosa, mi ritrovai ad annunciare la fine della serata.
Harry sembrava sul punto di dirmi qualcosa, qualsiasi cosa, per trattenermi, ma a quanto pareva, nonostante i chiari segnali da parte di entrambi, nessuno di noi era disposto a compiere un vero e proprio primo passo.
Non fu con l’intenzione di rimanere che, mentre mi infilavo la giacca, mi girai verso di Potter e iniziai a parlare, ma all'improvviso  mi sentii pronto per ammettere ad alta voce e davanti a lui il fatto che fossi sentito terribilmente perso durante gli ultimi anni di scuola, quanto la guerra mi avesse portato via e quanto idiota fossi stato nell'aver eseguito ciò che mi veniva ordinato senza alcuna capacità critica. Ammisi, chiudendo infine la giacca, che forse non sarei mai riuscito ad accettare il prossimo come riusciva a fare lui, ma con tono scherzoso, o almeno sperai che non suonasse come una supplica, mi ritrovai a chiedere a Harry di insegnarmi come fare.
Ero già pronto ad uscire dalla porta senza nemmeno aspettare una risposta quando anche lui iniziò a parlare: non ci furono lamentele come le mie e nemmeno autocritiche, Harry si limitò a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che molte volte avevo sentito, ma che mai, prima di allora, aveva avuto un reale significato alle mie orecchie; prima d'allora era stata una storia parallela ma distante dalla mia, della quale preferivo non sapere niente. Dopo confessione  di Harry, invece, tutto quel racconto divenne parte della mia vita, perché dopo essersi aperto in quel modo lui era entrato a farne parte.
Non credo che neanche ad Harry interessasse molto il come fossimo arrivati lì, ma mentre la sua bocca divorava la mia e le sue mani mi sfilavano la giacca con urgenza, sentii sciogliersi quel vago senso di solitudine e disprezzo verso me stesso. La camera di Harry seguiva la regola dei contrasti come il resto della casa, ma un vago disordine molto Grifondoro rendeva quella stanza la più reale in assoluto.
Ovviamente quella sera mi astenni dall'esprimere tali osservazioni, quella sera tutto ciò che c’era di importante era addosso a  me,baciandomi. Fui io a spogliarlo per primo, la totale intraprendenza di Harry mi fece subito arrendere al mio ruolo di passivo, ma non sarei mai riuscito a concedere ad Harry un così grande potere su di me senza aver lottato almeno un po’ - non che Harry mi abbia mai davvero imposto il suo ruolo. Come per tutto ciò che lo riguardava, non era mai lui a guidare gli eventi, sembrava più che il mondo intero seguisse la sua naturale inclinazione.
Ad oggi, ed è passato davvero tanto tempo, non sono ancora riuscito a farmi una ragione dell'innato potere che circonda Harry, eppure quella notte, mentre la sua lingua leccava il mio collo e il suo assolutamente più che notevole pene mi faceva vedere le stelle, tutto ciò che vedevo di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, era un bellissimo giovane uomo che si vergognava meno a succhiartelo in un camerino che a lasciarsi dare un bacio sulla guancia davanti ai suoi migliori amici.
Il genere di persona che ti rimane addosso come un profumo e che non vorresti mai perdere.
Quando quella notte, la nostra prima notte, mi risvegliai, non fu perché il mio corpo non aveva più bisogno di dormire, ma perché stuzzicato da un leggero movimento al mio fianco. Una strana segretezza nei movimenti di Harry mi permise di  intuire l’intimità del momento, quindi  finsi di dormire mentre l’odore del tabacco bruciato si spandeva per la camera.
Nel modo più casuale possibile tentai di spiare Harry, e mi persi nel vedere i fili di fumo della sua sigaretta incastrarsi nei suoi capelli arruffati poco prima dalla mie dita, mentre li tiravano in preda alla passione.
I fili del fumo si dispersero per la stanza inebriandomi e, senza aver più la forza di fingere di star dormendo,  sollevai lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono. Harry sorrise, promettendomi avventure infinite e mondi magici da scoprire, anche se tutto ciò che disse fu: “Preparati, dobbiamo andare a fare colazione da Hermione.”
 
  
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