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Autore: Macchia argentata    07/03/2011    21 recensioni
La notte in cui Andrè viene ferito all'occhio, Oscar inizia a farsi qualche domanda. Questa breve fic (sfora di poco la flashfic) parla di quella notte: tormento ed espiazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Darkness Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o no una persona, hai già la risposta.
(Carlos Ruiz Zafón, L’ombra del vento)

Dove ho sbagliato?
Mi passo il dorso della mano sulla guancia, asciugandomi una lacrima.
Credevo di avere la situazione sotto controllo, come sempre. Sangue freddo, autocontrollo e tempestività.
Ma mi sbagliavo.
Poso una mano sulla fronte. I merletti della manica sono ancora sporchi di sangue.
Mi cambierò domani, penso distrattamente.
Ho un leggero senso di nausea al pensiero di un domani. Con tutta me stessa vorrei smettere di pensare, di respirare, di…esistere.
Lascio cadere le scarpe sul pavimento e mi porto le gambe al petto. La poltrona su cui sono seduta è vecchia e leggermente consunta sui braccioli. Da quanto tempo è nella stanza di Andrè?
Io non ricordo…
Io non lo so.
Sono mesi, se non anni che non mettevo piede in questa stanza.
Il vento ulula forte contro alle imposte.
E’ colpa mia, lo so, non cerco giustificazioni.
Poso il mento sulle ginocchia e tra le ciglia imperlate di lacrime lancio un’occhiata a lui che dorme un sonno agitato.
Non voglio perderlo.
Osservo il suo profilo, leggermente illuminato dalla debole luce del candeliere. I capelli bagnati, tirati indietro sulla fronte. Erano talmente incrostati di terra e sangue che il medico ha suggerito di tagliarli ulteriormente.
Non ho voluto, non so perché.
Così Nanny, con pazienza, li ha ripuliti con l’aiuto di una pezzuola.
Lui non ha protestato.
Non protesta mai.
Ha una benda stretta attorno al capo, a ricoprigli l’occhio sinistro. Sul comodino sono appoggiate altre bende, forbici e una bacinella d’acqua.
Anche quella è sporca di sangue.
Non ho mai pregato Dio, ma stanotte farò un’eccezione.
Starò qua. Starò qua tutto il tempo che sarà necessario.
So che non basterà ad espiare nemmeno una parte di quella colpa che mi opprime il cuore.
Perché ho lasciato che accadesse.
Ma adesso, è questo il mio posto.
Un sospiro fuoriesce dalle sue labbra secche, e lo vedo muoversi emettendo una flebile protesta.
Si volta e apre l’occhio destro, mettendomi a fuoco con fatica.
“Oscar…”
“Sono qua, Andrè…”
Lo vedo portarsi lentamente una mano all’occhio ferito, e tastare debolmente la fasciatura.
Una smorfia di dolore si dipinge sul suo volto e il mio cuore sanguina.
La sua mano ricade tra le lenzuola.
“Vuoi…vuoi un sorso d’acqua, Andrè?”
Nuovamente si volta con fatica verso di me.
“La nonna…non c’è?”
“No, l’ho mandata a riposare…Posso fare io, qualunque cosa ti serva…”
“Non dovrebbe essere compito tuo, Oscar…Dovresti riposare anche te.”
“Io voglio stare qui. Con te.”
L’occhio destro di Andrè mi scruta.
Vi leggo stanchezza e dolore.
“Va bene…un sorso d’acqua mi farebbe piacere, grazie.”
Mi alzo dalla poltrona e mi avvicino alla cassettiera su cui sono posate una brocca e un bicchiere, riempiendolo a metà.
Glie lo avvicino alle labbra e lascio che deglutisca qualche sorso, mentre gli poso l’altra mano sulla fronte.
E’ bollente.
Quando finisce di bere appoggio il bicchiere al comodino e siedo sul letto al suo fianco.
Rimaniamo entrambi in silenzio, finché Andrè non allunga una mano verso la mia.
“Non è stata colpa tua, Oscar…” mormora, stringendomela debolmente.
Una lacrima mi riga nuovamente la guancia.
Andrè si fa leggermente da parte, e io mi stendo al suo fianco, prendendolo tra le braccia.
La sua fronte si posa sul mio petto, e gli accarezzo dolcemente i capelli umidi, mentre le lacrime mi rotolano sulle guance e la notte ci inghiotte.
Questa volta, non lascerò che le tenebre se lo portino via.
Veglierò su di lui, come lui ha sempre fatto con me.
Divideremo questo letto di spine, e torneremo nella luce.
Riparerò ai miei errori.
Riparerò…

Apro gli occhi quando sento la porta cigolare.
L’alba dorata filtra dalle finestre, illuminando la stanza, e vedo Nanny ferma sulla soglia, con un rosario tra le mani.
I nostri occhi si incrociano, e istintivamente stringo il capo di Andrè al mio petto, carezzandogli i capelli.
Ho pregato anche io questa notte, Nanny.
La mia vecchia tata sembra combattuta, poi annuisce impercettibilmente, e si richiude la porta alle spalle.
Guardo il sole che illumina i capelli d’ebano del mio amico d'infanzia.
Glie ne scosto alcuni dalla fronte e vi poso un bacio delicato.
E’ fresca.
E il suo respiro, tranquillo, è dolce sul mio corpo.
Una gioia improvvisa si fa spazio dentro di me, ed è in questo momento che qualcosa di sconosciuto si insinua nel mio cuore, e per la prima volta un dubbio mi assale.
Che sia questo, in realtà, l’amore?

Nota dell’autore
Era qualche tempo che questa fic mi ronzava in testa, ma non è venuta affatto come l’avevo immaginata. Lo stile è scarno, piuttosto asciutto e Oscar è abbastanza diversa da quella originale…Ero indecisa se postarla o meno, dato che non ne sono particolarmente convinta, perciò la affido al vostro giudizio^^ Pareri positivi e negativi sono sempre bene accetti!
Ne approfitto inoltre per ringraziare tutti quelli che stanno leggendo la mia ‘Villeggiatura’, spero di riuscire ad aggiornare al più presto^^
  
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