Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: SundayBloodySunday    07/03/2011    2 recensioni
Ciel Phantomhive e Sebastian Michaelis erano andati via senza che nessuno ne avesse tenuto conto; erano tutti impegnati a curare quel bamboccio di Trancy. Si, Ciel provava disprezzo per lui; ma poteva essere sempre una pedina della sua scacchiera umana. Alexandra, invece, la considerava del tutto inutile. Una bambina con la sindrome del Santo. Ipocrita ed inutile, cercava di tener saldo il legame tra la sua famiglia e i Trancy passando molto tempo con il giovane conte. Gli era bastato osservare alcuni suoi atteggiamenti per capire che la ragazzina si fingeva tanto sciocca, mentre magari stava nascondendo qualcosa. Qualcosa di grosso.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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04--

Alexandra aveva cercato Embeth perlustrando l'intera magione, ma del dobermann non c'era alcuna traccia. Alois era chiuso nel suo studio, aveva altri impegni e di certo non amava i cani della ragazzina.
"Embeth? Piccola?" chiamava a gran voce, ripassando per la terza volta per il giardino nel retro della grande proprietà dei Trancy. Si fermò di scatto, voltandosi. Faustus era in piedi, le braccia lungo i fianchi, davanti alla porta che dal giardino conduceva al corridoio C. La sua espressione indifferente e lontana, ma allo stesso tempo attenta a scrutare ogni suo movimento, fece innervosire la contessa, che lo raggiunse a grandi passi e si fermò a pochi centimetri da lui, incrociando le braccia. "Allora? E' forse uno spettacolo divertente?" Il demone la guardò sprezzante e inarcò un sopracciglio, guardandola dall'alto del suo metro e novanta. "Mi scusi, signorina? Sto semplicemente svolgendo il mio ruolo di maggiordomo." Alexandra capì di averlo attaccato un pò ingiustamente, - Ma quest'uomo...questo demone...ha in mente qualcosa... - Per il bene di Embeth, mise momentaneamente da parte l'astio che provava nei suoi confronti e gli domandò del cane. "Non ho visto il suo cane, signorina. Ma posso indicarle un posto" - additò una porta nascosta dall'edera, in fondo al giardino - "Non ha guardato lì. Ho visto il danna-sama uscire da quella porta un paio d'ore fa" Alexandra lo guardò, sospettosa. "Grazie..." borbottò raggiungendo la porta. Non l'aveva davvero vista. Mentre lei si allontanava, Claude sorrise.

"Qualsiasi cosa sia, è mostruoso" commentò Ciel, sfogliando i documenti di Scotland Yard. "E' un qualcosa che non fa eccezioni: uomini, donne e bambini, sbranati con quella crudeltà...non vedo l'ora di incontrare il Fantasma. Dovrà spiegarmi un bel pò di cose."

Era tutta la mattinata che non vedeva Alexandra. Sapeva solo che stava cercando uno dei suoi sette dobermann. "Chissà cosa ci troverà mai, in quelle bestie...beste aggressive" commentò Alois, scendendo le scale, un gradino alla volta, perplesso. Negli ultimi giorni la sua testa si era affollata di pensieri...pensieri riguardanti Ciel, più che altro. Non aveva dimostrato alcuna pietà verso di lui e, se non fosse arrivata Alexandra a dividerli, quel ragazzino avrebbe davvero messo fine alla sua vita. - Stava per uccidermi. Claude non è intervenuto...perchè? - Quel pensiero l'aveva tormentato tutta la notte. Si era svegliato più volte, piangendo, e aveva trovato la contessa Dunham che dormiva accanto a lui, ancora vestita. Non aveva affatto tenuto in considerazione il gesto. - Lei fa così con tutti. Vuole sempre dimostrare di essere una santa. Non è realmente affezionata a me. -
Scese fino alla cantina, per cercare una scatoletta che aveva perso il giorno prima; Alexandra era lì. Seduta sul tavolo, muoveva le gambe avanti e indietro nel vuoto, con la testa bassa. Sembrava proprio che stesse aspettando lui.
"Cosa c'è?" chiese. Lei scosse la testa, senza rialzarla.
Alois procedette calmo, iniziando a frugare negli scaffali intorno al tavolo. Notò che la ragazzina teneva qualcosa dietro la schiena.
Quando le passò davanti per la seconda volta e si fermò un attimo per guardarla, lei gli porse un sacco rudemente. Il silenzio sovrastava e riecheggiava vuoto, in quella grande cantina. Alois prese il sacco e trasalì, facendolo cadere a terra e svelandone il contenuto. La testa insanguinata di Embeth giaceva per terra, lo fissava coi suoi occhi rubino. Alexandra, sempre con la testa bassa, scese dal tavolo e fece due passi verso di lui.
"Embeth corre. Embeth gioca. Embeth rimpiange i vecchi tempi."
Finalmente alzò la testa; l'espressione malinconica che Alois aspettava era stata sostituita da una infuriata.
"Perchè l'hai fatto? Non ti stava facendo nulla di male!!"
Alois sbuffò. "Non sono stato io a fare quello" Guardò disgustato la testa di quella bestiaccia passata a miglior vita. Alexandra si abbassò davanti a quel che restava di Embeth, prendendo senza alcuna esitazione nè accenni di repulsione la sua testa e cullandola tra le braccia. Ignorò completamente le parole di Trancy e continuò, con un tono più mesto. "Non avrei dovuto lasciarla lì fuori...è pieno di pericoli, e TU sei il maggiore"
Il ragazzino strinse i pugni. "Ghost, ti ripeto che io non c'entro nulla"
Alexandra si rialzò, lasciando però i resti del dobermann a terra. "Era così piccola...così ignara del mostro che l'avrebbe dilaniata" osservò, cercando in tutti i modi di non guardare Alois negli occhi.
Il conte Trancy era già abbastanza stanco e confuso, per cui la prese per i polsi e la fece sbattere violentemente contro la parete più vicina. I lineamenti del suo viso erano completamente stravolti dalla furia. "NON-SONO-STATO-IO!!" gridò scandendo ogni parola. Alexandra chinò la testa, girandola dall'altro lato. Trancy le afferrò il mento con due dita e la fece voltare di nuovo verso di sè. "E ADESSO DEVI GUARDARMI!"
Non smise di fissarla negli occhi fino a quando non la vide stringere gli occhi e cominciare a piangere, spaventata. Allora la lasciò andare; e la ragazzina cadde a terra, iniziando a singhiozzare rumorosamente. Alois abbandonò la cantina, indifferente alla tristezza del Fantasma. - Piangere per un cane...che miserabile. Avrebbe dovuto passare quello che ho passato io; e allora cosa avrebbe fatto? Rinchiudersi da qualche parte a piangere giorno e notte? -
  
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