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Autore: C_Milo    07/03/2011    0 recensioni
La storia tratta di una ragazza, Giulia, ed il suo arrivo in una nuova scuola che si scoprirà essere abbastanza particolare!
Questo inizio mette le basi per una storia che spero vada a svilupparsi bene, come potete notare questo capitolo è molto corto ma l’ho fatto così pensando che magari troppo lungo poteva essere noioso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi gli occhi respirando il profumo di erba appena tagliata e sperando di non sporcarmi la camicetta, era una delle poche che mi ero portata ed era anche la mia preferita. Da quando ero arrivata in quella scuola il sole non aveva mai fatto capolino e stavo cercando di godermelo il più possibile. Dato che il mio umore cambiava con il tempo, quelli erano stati i tre giorni più brutti di tutta la mia vita. Il pensiero iniziò a vagare spontaneamente alla mia città e alla mia famiglia. Mi sembrava di essere in una specie di prigione nonostante quel luogo fosse probabilmente molto più grande della mia piccola città, ancora non avevo accettato che i miei genitori avessero deciso di punirmi spedendomi in quel luogo per supergeni solo perché ero riuscita a farmi espellere di nuovo. Feci una smorfia al pensiero e mi misi seduta a osservare il panorama. Ero riuscita a trovare una bellissima collina abbastanza isolata dalla scuola da dove avevo una vista spettacolare. Grazie all’altezza in cui mi trovavo, riuscivo a scorgere tutta la recinzione posizionata ai confini della scuola e riuscivo a vedere tutti gli studenti che, intelligentemente come me, stavano sdraiati sul prato o in gruppi a godersi quei unici raggi di sole. La scuola si estendeva per diversi chilometri ed oltre a folti gruppi di alberi e prati tagliati alla perfezione, c’erano tantissimi campi di atletica e varie strutture sportive al coperto. Oltre a ciò, c’erano vari edifici sparsi un po’ ovunque che ancora non avevo capito cosa fossero. Socchiusi gli occhi buttando il viso verso il cielo e chiedendomi come avevano fatto i miei genitori a trovare i soldi per iscrivermi a una scuola sicuramente più costosa del normale... così iniziai a pensare a ciò che mi sarei dovuta aspettare l’indomani. L’anno scolastico stava per cominciare e io sarei stata sulla bocca di tutti per un po’, sapevo che la classe in cui sarei entrata aveva percorso insieme gli anni sin dalle medie e quindi si conoscevano tutti. Io sarei stata la novità su cui spettegolare. Non che non ci fossi già passata però ogni volta sembrava differente, in più, questa era una scuola diversa dal normale e non avevo idea di come funzionasse, quindi probabilmente il mio arrivo gli studenti l’avrebbero preso con un approccio diverso dal normale. Mi sdraiai totalmente mettendo le mani dietro la testa e sospirando. Mi sarei dovuta ricordare almeno di leggere che materie insegnavano... aprii gli occhi di scatto sentendo un fruscio non poco lontano da me, spaventata, mi accorsi che era solo un ragazzo che stava venendo nella mia direzione. Socchiusi gli occhi sperando che se ne andasse senza disturbare, ma quando mi resi conto che anche lui si era sdraiato a non più di un metro di distanza da me, gli lanciai un’occhiataccia notando che sembrava non essersi accorto neanche della mia presenza. Non riuscivo bene a vederlo in faccia ma notai che aveva gli occhi chiusi. Feci una smorfia rendendomi conto che non avrei più potuto schiacciare un sonnellino con lui lì vicino e solo quando mi accorsi che buffamente ci trovavamo esattamente nella stessa posizione mi venne un sorrisino spontaneo, se ci avesse visto qualcuno ci avrebbe scambiato per due amici di vecchia data. Arricciai il naso chiedendomi perché cavolo si era messo così vicino a me con tanto prato a disposizione. Mi disturbava la sua presenza, avevo faticato per trovare un luogo poco affollato in tutto quel caos scolastico e ora arrivava lui a distruggere tutte le mie aspettative di posto tranquillo, già me lo immaginavo insieme ad altri suoi amici a fare baldoria giocando a carte e bevendo birra. Mi venne voglia di andarmene ma non riuscivo a muovere un muscolo. Ero arrivata per prima e lui aveva disturbato me, quindi lui doveva andarsene. Arrivare a questa sciocca frase mi fece capire che se mi fossi alzata andandomene lui avrebbe pensato di aver “vinto” la collina. Sperai istantaneamente che il mio viso non stesse riportando tutti i miei pensieri come in un libro aperto. Era facile capirmi se facevo parlare anche solo l’espressione, buttai uno sguardo al ragazzo accanto a me che era rimasto immobile per tutto il corso dei miei pensieri senza rendersi conto della mia battaglia interiore sull’andarmene o restare, sembrava un tipo abbastanza arrogante e fui felice che non fosse un chiacchierone. Forse non mi aveva disturbato solo perché credeva stessi dormendo ma esclusi immediatamente il pensiero, uno studente che prendeva il sole senza nemmeno un amico e sdraiato in quella posizione da duro doveva essere sicuramente un’arrogante. Risi pensando che anche io mi trovavo nella sua stessa posizione, la situazione in ogni caso con me cambiava. Io ero una femmina vestita con una camicetta rosa. Potevo stare seduta in qualsiasi modo che nessuno avrebbe mai pensato niente di cattivo. Passata una mezzoretta a rimuginare immobile su che cosa dovessi fare, decisi che era passato un sufficiente lasso di tempo per alzarmi e ritornare in camera mia, in più, il sole era ritornato coperto e ciò mi fece mettere un po’ il broncio, non avevo fatto abbastanza scorta di raggi UV. Cercai di alzarmi senza fare rumore e battei delicatamente le mani sul pantalone per controllare che non fossi sporca, prima di incamminarmi verso la mia stanza gli buttai un’altra occhiataccia e lo scoprii a guardarmi. Aveva gli occhi totalmente neri e non si scompose al mio sguardo che trasmetteva solo disturbo, mi girai l’attimo seguente per non creare una situazione d’imbarazzo e camminai concentrandomi sui miei passi credendo di avere ancora quegli occhi nerissimi dietro la schiena, appena certa di essere fuori dalla sua visuale i muscoli si rilassarono e tornai a camminare normalmente.
  
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