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Autore: Caillean    14/01/2006    6 recensioni
Il mio primo esperimento di song-fiction. Un ritorno alla vita dopo la guerra, fatto di dolore nel ricordo...ma anche di speranza. SPOILER SESTO HP, per chi ancora non lo avesse letto.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La collina

 

La  collina

 

One-shot

ispirata dalla meravigliosa

“Generale” di Francesco De Gregori

 

 

 

Generale, dietro la collina

ci sta la notte, crucca e assassina

E in mezzo al prato c’è una contadina,

curva sul tramonto, sembra una bambina

di cinquant’anni e di 5 figli,

venuti al mondo come conigli,

partiti al mondo come soldati e non ancora tornati…

 

  Il tramonto cullava ogni filo d’erba nella sua luce rosata.

  Quello che restava della squadra guidata dal Generale Weasley risalì la collina nel tardo pomeriggio del 30 Agosto.

  L’Auror dai capelli rossi era il più sporco e malridotto di tutti. La mantella grigio scuro della sua divisa era lacerata in più punti. Molto sangue era stato sparso dai membri dell’Ordine della Fenice e dagli altri Auror nella battaglia di due notti prima.

  Dopo la battaglia ai confini tra la Scozia e la Gran Bretagna, ciascuno di loro aveva dovuto combatterne di altre…ognuno nella propria mente, ognuno con i dolori delle ferite e del ricordo.

  Ronald Weasley era stato sostenuto dal ricordo di un viaggio in treno, nel lontano giorno che lo aveva portato ad Hogwarts per la prima volta, e che gli aveva fatto conoscere il migliore amico e la futura moglie. Lui era quello povero, il ragazzino al quale pesava avere il solito panino con pasticcio di carne preparato a casa – seppur con amore – da mamma, perché mancavano i soldi per prendere qualcosa al carrello dei dolci.

Lui era quello che però aveva saputo avvicinare il ragazzino occhialuto e magrolino, a scoprire la futura amicizia dal velo dell’ignoto che ancora la nascondeva. 

     Si sentiva disperatamente solo, senza quell’amico accanto, anche se la ragione gli suggeriva che era così che doveva andare.

     Una notte infinita si era mangiata il loro amico…o almeno così sembrava a chi non era capace di vedere in cielo quella stella in più. L’ultima battaglia combattuta insieme ad Harry era ancora perfettamente nitida, nella memoria sua e in quella di Hermione.

     Alla luce del tramonto, la piccola comitiva si fermò sopra il colle.

     Nessuno si guardò alle spalle, ma tutti sorrisero, come se fossero certi che quel dolce crinale era diverso dagli altri scavalcati in quel lungo giorno. I giovani Auror della sua quadra si erano zittiti, dopo aver parlato a lungo durante quella estenuante camminata.

Ognuno di loro vedeva in modo diverso ciò che aveva davanti.

Ron vide una figura lontana, china sul prato della prima casa della Londra magica…ciò che ne restava, dopo gli scontri. Quello che stava rinascendo dalle sue stesse ceneri, nella povertà.

Non poté non pensare alla donna più importante della sua vita, la strega che aveva cresciuto lui e altri sei figli, che aveva accolto gli amici di casa con un cuore che pareva non finire mai…La donna che lo aveva fatto impazzire con il suo modo di fare apprensivo, che aveva tenuto duro sempre…anche quando aveva visto partire per la guerra cinque figli, sapendo che la guerra glieli avrebbe portati via…

 

Generale, dietro la stazione

Lo vedi il treno che portava al sole,

Non fa più fermate, neanche per pisciare,

si va dritti a casa senza più pensare

che la guerra è bella, anche se fa male,

che torneremo ancora a cantare

e a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere…

 

“ Generale, ne vuole? ”

Ron scosse la testa, ringraziando con un sorriso.

Alcuni dei civili che viaggiavano sui quella corsa dell’Espresso guardavano lui e i ragazzi della sua squadra con un misto di ammirazione e compassione. Quando uno degli Auror più giovani cominciò a ricordare il volto da dea di una guaritrice che lo aveva medicato, una signora anziana sorrise. “ Chissà, ragazzo, magari la rivedrai! ”

Magari…

Era un ritorno difficile alla vita, anche se loro erano quelli sopravvissuti…anche se sapevano di aver lottato per qualcosa di sacrosanto, di giusto.

Se anche questa guerra era stata giusta, era stata pur sempre guerra.

Il treno che nella loro adolescenza aveva portato tanti ragazzi ad Hogwarts, adesso era un treno che trasferiva maghi e streghe da una povertà all’altra, anche se nella pace.  

Ron seguiva lo scorrere del paesaggio fuori dal finestrino, a tratti chiedendosi perché avesse deciso di viaggiare così, perché avesse scartato la Materializzazione.

Gli fu tutto chiaro quando il treno giunse alla piccola stazione di Hogsmeade.

 

Generale, la guerra è finita.

Il nemico è scappato, è vinto, è battuto.

Dietro la collina non c’è più nessuno,

solo aghi di pino, e silenzio, e funghi

buoni da mangiare, buoni da seccare

da farci il sugo quando viene Natale

quando i bambini piangono e dormire non ci vogliono andare…

 

Lo aveva fatto senza illudersi che questo potesse lasciarsi alle spalle ciò che era successo. Di più, lo aveva fatto per affrontarne il ricordo pienamente. Solo così c’era la speranza di ricominciare. Con un viaggio in treno – ostinatamente in mezzo alla gente, senza alcun mezzo di trasporto incantato – aveva avuto inizio la ricerca degli Horcruxes nella quale lui ed Hermione avevano accompagnato Harry.

Così era iniziata la vittoria del bambino Sopravvissuto, che pure gli era costata la sua stessa vita. Anche con Voldemort distrutto, la guerra aveva avuto fine solo molti anni dopo, quando l’ultima alleanza di Mangiamorte era stata cancellata. 

Eccoli! ” gridò una voce di bimba, una voce che Ron sentì ancora prima del completo arrestarsi del treno sulle rotaie.

Lorelei Potter, la sua nipotina, aveva dieci anni. Dieci come gli anni di battaglia affrontati con la sensazione di essere vuoti, in ogni respiro la dolorosa mancanza della sorella e dell’amico, ai quali lui ed Hermione avevano promesso di crescerla come figlia loro.

Una bambina che era un onore poter amare come una figlia, un dono per una vita da re-inventare senza di lui, oltre che senza la propria famiglia della quale Lorelei portava il segno inconfondibile, quel rosso che Hermione chiamava sempre “marchio Weasley”.

Ora tornavano a casa… e casa Weasley era ai piedi della scuola che avrebbero rifondato.

L’Oscurità era alle spalle, davanti si snodava una strada in salita sì, ma da percorrere insieme.  

 

      Generale, queste cinque stelle,

queste cinque lacrime sulla mia pelle

che senso hanno dentro al rumore

di questo treno

che è mezzo vuoto e mezzo pieno

e va veloce verso il ritorno.

Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore…

 

 

 

 

   
 
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