La collina
One-shot
ispirata
dalla meravigliosa
“Generale” di Francesco De Gregori
Generale,
dietro la collina
ci sta la
notte, crucca e assassina
E in mezzo al
prato c’è una contadina,
curva sul
tramonto, sembra una bambina
di cinquant’anni e di 5 figli,
venuti al mondo
come conigli,
partiti al mondo
come soldati e non ancora tornati…
Il tramonto
cullava ogni filo d’erba nella sua luce rosata.
Quello che
restava della squadra guidata dal Generale Weasley risalì la collina nel tardo pomeriggio del 30
Agosto.
L’Auror dai capelli rossi era il più sporco e malridotto di
tutti. La mantella grigio scuro della sua divisa era lacerata in più punti.
Molto sangue era stato sparso dai membri dell’Ordine della Fenice e dagli altri
Auror nella battaglia di due notti prima.
Dopo la
battaglia ai confini tra
Ronald Weasley era stato sostenuto
dal ricordo di un viaggio in treno, nel lontano giorno che lo aveva portato ad Hogwarts per la prima volta, e
che gli aveva fatto conoscere il migliore amico e la futura moglie. Lui era
quello povero, il ragazzino al quale pesava avere il solito panino con pasticcio di carne preparato a casa – seppur con amore –
da mamma, perché mancavano i soldi per prendere qualcosa al carrello dei dolci.
Lui era quello che però aveva
saputo avvicinare il ragazzino occhialuto e magrolino, a scoprire la futura amicizia
dal velo dell’ignoto che ancora la nascondeva.
Si sentiva disperatamente solo, senza quell’amico accanto, anche se la ragione gli suggeriva che
era così che doveva andare.
Una notte infinita si era mangiata il loro
amico…o almeno così sembrava a chi non era capace di vedere in cielo quella
stella in più. L’ultima battaglia combattuta insieme ad
Harry era ancora perfettamente nitida, nella memoria
sua e in quella di Hermione.
Alla luce del tramonto, la piccola
comitiva si fermò sopra il colle.
Nessuno si guardò alle spalle, ma tutti
sorrisero, come se fossero certi che quel dolce crinale era diverso dagli altri
scavalcati in quel lungo giorno. I giovani Auror
della sua quadra si erano zittiti, dopo aver parlato a lungo durante quella estenuante camminata.
Ognuno di loro vedeva in modo diverso ciò che aveva
davanti.
Ron vide una figura lontana, china
sul prato della prima casa della Londra magica…ciò che ne restava, dopo gli
scontri. Quello che stava rinascendo dalle sue stesse ceneri,
nella povertà.
Non poté non pensare alla donna più importante della
sua vita, la strega che aveva cresciuto lui e altri sei figli, che aveva accolto gli amici di casa con un cuore che pareva non finire
mai…La donna che lo aveva fatto impazzire con il suo modo di fare apprensivo,
che aveva tenuto duro sempre…anche quando aveva visto partire per la guerra cinque
figli, sapendo che la guerra glieli avrebbe portati via…
Generale,
dietro la stazione
Lo vedi il
treno che portava al sole,
Non fa più
fermate, neanche per pisciare,
si va dritti a
casa senza più pensare
che la guerra è
bella, anche se fa male,
che torneremo
ancora a cantare
e a farci fare
l’amore, l’amore dalle infermiere…
“ Generale, ne vuole? ”
Ron scosse la testa, ringraziando con un
sorriso.
Alcuni dei civili che viaggiavano sui
quella corsa dell’Espresso guardavano lui e i ragazzi della sua squadra
con un misto di ammirazione e compassione. Quando uno degli Auror più giovani cominciò a ricordare il volto da dea di
una guaritrice che lo aveva medicato, una signora anziana sorrise. “
Chissà, ragazzo, magari la rivedrai! ”
Magari…
Era un ritorno difficile alla vita, anche se loro
erano quelli sopravvissuti…anche se sapevano di aver
lottato per qualcosa di sacrosanto, di giusto.
Se anche questa guerra era stata giusta, era stata pur
sempre guerra.
Il treno che nella loro adolescenza aveva portato
tanti ragazzi ad Hogwarts,
adesso era un treno che trasferiva maghi e streghe da una povertà all’altra,
anche se nella pace.
Ron seguiva lo scorrere del paesaggio fuori
dal finestrino, a tratti chiedendosi perché avesse deciso di viaggiare
così, perché avesse scartato
Gli fu tutto chiaro quando il
treno giunse alla piccola stazione di Hogsmeade.
Generale, la
guerra è finita.
Il nemico è
scappato, è vinto, è battuto.
Dietro la
collina non c’è più nessuno,
solo aghi di
pino, e silenzio, e funghi
buoni da mangiare,
buoni da seccare
da farci il
sugo quando viene Natale
quando i bambini
piangono e dormire non ci vogliono andare…
Lo aveva fatto senza illudersi che questo potesse lasciarsi alle spalle ciò che era successo. Di più,
lo aveva fatto per affrontarne il ricordo pienamente. Solo così c’era la
speranza di ricominciare. Con un viaggio in treno – ostinatamente in mezzo alla
gente, senza alcun mezzo di trasporto incantato –
aveva avuto inizio la ricerca degli Horcruxes nella
quale lui ed Hermione avevano accompagnato Harry.
Così era iniziata la vittoria del bambino
Sopravvissuto, che pure gli era costata la sua stessa vita. Anche con Voldemort distrutto, la guerra aveva avuto fine solo molti anni dopo, quando l’ultima alleanza di Mangiamorte era stata cancellata.
“ Eccoli! ” gridò una voce di
bimba, una voce che Ron sentì
ancora prima del completo arrestarsi del treno sulle rotaie.
Lorelei Potter, la sua nipotina, aveva
dieci anni. Dieci come gli anni di battaglia affrontati con la sensazione di essere vuoti, in ogni respiro la dolorosa mancanza della
sorella e dell’amico, ai quali lui ed Hermione
avevano promesso di crescerla come figlia loro.
Una bambina che era un onore poter amare
come una figlia, un dono per una vita da re-inventare senza di lui, oltre che
senza la propria famiglia della quale Lorelei portava
il segno inconfondibile, quel rosso che Hermione
chiamava sempre “marchio Weasley”.
Ora tornavano a casa… e casa Weasley
era ai piedi della scuola che avrebbero rifondato.
L’Oscurità era alle spalle, davanti
si snodava una strada in salita sì, ma da percorrere insieme.
Generale, queste cinque stelle,
queste cinque
lacrime sulla mia pelle
che senso hanno
dentro al rumore
di questo treno
che è mezzo
vuoto e mezzo pieno
e va veloce
verso il ritorno.
Tra due
minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore…