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Autore: Niagara_R    08/03/2011    3 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.

8.
Il Leopardi si deprime


- Sgancia. - cinguettò Emmett rivolto a Michael, tendendo il palmo della mano.
- Non ci posso credere! - Michael scosse la testa scioccato - Ero sicuro che Brian l'avrebbe fatto, ma che almeno aspettasse un'ora! -
- Ah, quel tipo gli piace. - commentò Ted convinto - Chi l'avrebbe mai detto? -
- Beh, hanno lo stesso sguardo. - notò Ben, mettendo una mano sul fianco di Mikey - Credo che si siano proprio trovati. -
- Non so dire se sia un bene o un male! - rise Emmett bevendo un drink, che il prestante barista gli diede.
- Mah... - Michael continuò a guardarli, pensando - Pensate che abbia davvero dimenticato Justin? -
- Aspettiamo e vediamo. Non l'hai forse detto tu? - Ben lo baciò su una tempia e lui si accontentò di quella risposta.

Ethan si staccò dalle labbra di Brian, ancora sotto effetto di quei baci, guardandolo con occhi socchiusi. Le mani lasciarono la camicia che tanto avevano spiegazzato, per poi lisciare il tessuto. - Era davvero questa, la cosa che ti aspettavi? -
Brian lo guardò. Non sorrideva in modo sarcastico. Non sorrideva affatto. Aveva le labbra lucide, che rilucevano allo alle luci stroboscopiche, e gli occhi languidi. E lo fissava.
- Sì. - E lo baciò di nuovo, un'altra volta, con passione, con foga, fino a togliergli il fiato, fino a fargli dimenticare dove si trovasse, con chi, non era importante, niente lo era, solo loro due stretti in un abbraccio soffocante e caldissimo, che si stava facendo sempre più umido, e intenso.
Brian. Brian. Brian.
- Brian... -
Gli piaceva il suono del suo nome pronunciato da Ethan in quel modo, ancora coinvolto e sciolto dai suoi baci. Il suo raziocinio in quell'istante era sparito. In realtà, se n'era andato già qualche ora prima, quando Nadir aveva invitato Ethan a cena. Ma non voleva ammetterlo. Trovava la cosa assurda.
Lui che andava dietro a quel moccioso acidello e arrogante? Mai.
Mai, ma intanto lo stava baciando per l'ennesima volta, avvinghiati come animali, le camicie tirate come se avessero voluto strapparsele a vicenda da un momento all'altro, una foga impossibile da contenere, un desiderio di sentirsi che spaccava.
Ma cos'avevano messo nei drink?! Poi Brian si ricordò che lui il drink nemmeno l'aveva bevuto. Ma chi se ne fregava!
- Non avevi detto di voler vedere la Dark Room una volta? - mormorò una volta che si furono divisi, si fa per dire, con voce roca contro l'orecchio di Ethan.
- Vorresti portarmi là dentro davanti a tutti, per continuare? No. - replicò determinato, guardandolo di traverso, col viso rosso, si poteva notare sotto le luci, e uno sguardo deciso. Ma così diverso dalle altre volte - Non mi faccio scopare per altri occhi. - mormorò con una decisione che Brian trovò semplicemente esaltante - Solo per i tuoi. -
Si fissarono qualche istante in silenzio e poi Brian lo prese per mano, passando tra la folla e uscendo dal locale, ignorando il richiamo lontano di Michael.
- Era lampante. - affermò Emmett con tono di superiorità, mangiando l'oliva del suo drink.
- E' sconvolgente. - precisò Ted.

Il viaggio in macchina fu rapido, nessuno era in strada, era relativamente presto per la notte di Pittsburgh, arrivarono in nemmeno dieci minuti al loft di Brian, si aggredirono in ascensore sbattendosi a vicenda contro pareti o infissi andando spesso in carenza d'ossigeno, persino quello risultava pressoché inutile in una situazione come quella, la frenesia saliva, saliva, caracollarono fuori avvinghiati, Brian digitò velocemente il codice per disattivare l'allarme, e finalmente riuscirono ad entrare.
Chiuse la porta in uno scatto, e di nuovo Ethan fu sbattuto contro qualcosa. Scese con la bocca sul collo del ragazzo, lappando la giugulare.
- Ho detto di no a una proposta fantastica, stasera. -
Dio, ma aveva ancora voglia di parlare?
- Quindi... Ti ordino... Fa’ che ne sia valsa la pena! - esclamò altezzoso, e allo stesso tempo reclinando la testa, offrendo la sua pelle umida.
Brian gli afferrò il colletto della camicia, alzandolo dal ripiano della cucina, e i loro sguardi si fusero in uno solo, densissimo.
- Io valgo sempre la pena. -
E lo trascinò fino al letto, glielo sbatté sopra, gattonando verso di lui.
Fu il caos. Si persero di nuovo in bacio focoso mentre le mani vagavano ovunque, lungo il corpo di ognuno, sotto gli abiti, slacciando cinture, bottoni, strappando cuciture, il tutto col sottofondo di ansiti spezzati, e prima che se ne rendessero conto, si ritrovarono completamente nudi a sfregarsi, a cercarsi, a mordersi, abbracciati come se quella fosse l'ultima notte sulla terra, e loro fossero le ultime due creature viventi.
Avendo Brian come amante, Ethan si sentì eccitato come non lo era stato mai , chiuse gli occhi gemendo così forte da non riconoscersi, tanto da mordersi un dito mentre Brian faceva scendere una mano dal suo petto fino gambe, accarezzando l'interno coscia. Si sentiva così ipersensibile sotto il suo sguardo.
Era così che ci si sentiva quando si veniva baciati da un dio?
Strinse i denti per un urlare, c'era qualcosa di morboso in tutto quello, Brian era un corpo assolutamente nuovo, potente, stupendo, non aveva mai scopato con uno come lui, mai, non era solo un uomo, era la personificazione in terra della sensualità e dell'eccitazione... E gliene stava dando la priva lampante proprio ora, in mezzo alle gambe.
- Mi piace la vocina che fai quando ti tocco qui. - sussurrò Brian, lanciandogli uno sguardo che avrebbe fatto impazzire chiunque.
Lo rigirò supino e Ethan guardò fisso il muro davanti sé, per poi stringere gli occhi e gemere un - Oh, Brian! - quando questi gli accarezzò il fondoschiena, stringendogli le natiche, sentendo qualcosa solleticargli la pelle. I capelli di Brian.
Da canto suo, Brian stava impazzendo. Ethan in quel momento gli stava piacendo da impazzire. Era così diverso dalla prima volta che si era portato Justin in casa. Forse perché allora era per divertirsi con un bel bocconcino. Perché Ethan non era vergine... O forse soltanto perché era proprio Ethan.
- Si, Fiocco. Voglio sentire di nuovo quella voce. -
Il ragazzo ansimò serrando gli occhi, brutalmente sbattuto nella confusione totale, ragionava poco e niente, sapeva che avrebbe dovuto rispondergli a male parole, però cazzo, come si faceva?!
- Ti ho detto... Di non chiamarmi in quel modo! - sbottò aggrappandosi alle lenzuola con le labbra di Brian che gli torturavano la cervice.
Ecco, così si faceva.
Brian fece una risatina sulla sua pelle sudata, fu come sentire un vento afrodisiaco investirgli ogni parte del corpo, portandogli via anche l'ultimo barlume di sanità mentale che gli era rimasta.
- Dio... Ti prego, sbrigati... Per favore! - sibilò cercando refrigerio sul cuscino. Il suo corpo era bollente, la lingua e la bocca di Brian lo stavano facendo diventare pazzo. Quando non le sentì più, si sentì improvvisamente a disagio.
- Dio, eh? Credo mi si addica.. -
- Non era rivolto a te, narcisista del cavolo! - Brian lo stava letteralmente facendo sciogliere. L'aveva penetrato con un dito
Brian si leccò le labbra a quella vista e la meravigliosa sensazione del calore di Ethan e della sua carne che si stringeva. Non aveva mai usato così tante premure con nessuno prima di scopare.
E con quel nessuno, intendeva anche e soprattutto Justin.
Chissà perché. Forse perché aveva una gran voglia di umiliare Ethan e la sua bella voce arrogante. Oppure aveva solo voglia di un divertimento diverso da sempre.
Stava di fatto che la cosa lo eccitava da matti.
Baciò di nuovo il collo di Ethan, le sue spalle, continuando a seviziarlo con una calma esasperante, mentre con l'altra mano cercava un preservativo, lo apriva coi denti, e se lo infilava.
- Adesso ti faccio capire chi è il vero dio, in cielo e in terra... - gli sussurrò all'orecchio, e Ethan rabbrividì in una maniera esageratamente arrapante.
Gli strinse i fianchi e fece per iniziare, quando Ethan alzò una mano per fermarlo.
- Aspetta! - Si girò in modo da fissare Brian, avvicinandosi fino ad essere quasi sopra le sue gambe, le erezioni che si sfioravano - Voglio guardarti in faccia, mentre mi scopi per la prima volta, Kinney. - Gli occhi era incredibilmente scuri, e il viso scarlatto. Deglutì e baciò un'ultima volta, portando le mani sulle sue spalle.
Brian lasciò scorrere le dita grandi lungo le sue spalle magre, lungo la sua schiena, tirandolo giù, facendolo sdraiare.
- Tutto quello che vuoi. - Era un invito? Una promessa? Una minaccia? Probabilmente tutte tre le cose. E a entrambi parve non dispiacere per niente.
Baciò Ethan facendo scivolare la lingua sulla sua, e poi lo prese, entrò in lui con una delicatezza lieve, arricciando il lenzuolo color vinaccia.
Ethan non si sarebbe mai immaginato, neanche nella propria più remota fantasia, che Brian lo possedesse in quel modo. E lo trovava fantastico.
Strinse appena le palpebre, mordendosi il labbro inferiore sentendo quanto era grosso Brian, c'era davvero una ragione oltre il fascino e il corpo da favola che lo portava ad essere l'uomo più desiderato di Pittsburgh, le aveva tutte, lui.
Era da tanto che non era passivo. Non si ricordava neanche quando era stata l’ultima volta.
Ma doveva ammettere che non era male. Un po' fastidioso all'inizio, ma era come una flebo, i primi secondi e poi non ce ne si rendeva nemmeno più conto.
Solo che il corpo di Brian era vivo, era bollente, eccitante come non mai, inarcò la schiena per resistere alla tensione, perdendosi in un lunghissimo secondo di estasi assoluta.
- Me la fai di nuovo la vocina supplicante? - domandò Brian sorridente sulle sue labbra, iniziando pian piano a spingere.
- Fallo prima... Tu... - lo sfidò.
- Ma a me non viene così bene. - rispose sfiorando le sue labbra con le proprie, leccandole, posandovi poi un bacio, mentre lentamente procedeva a scatti.
- No... Non fermarti! - protestò debolmente guardandolo quasi supplicando.
- Come si dice? -
Vaffanculo!
- Per favore... - bisbigliò - Per favore Brian, continua... - Strinse i muscoli intorno all'erezione, continuando a guardarlo come se fosse un ragazzino innocente.
Brian gli diede un buffetto sulla guancia.
- Non sei credibile quando fai l'indifeso. -
- Preferiresti che ti frustass... Ah! - ansimò d'un colpo, dopo una spinta potente e inaspettata di Brian - Che cazzo, delicatezza! - protestò con enfasi, e Brian rise.
- Tu sei fuori di testa, Ian... -
- Ethan... - precisò rilassandosi, e lasciandosi lentamente scorrere. Brian iniziò a dondolarsi lentamente, languidamente, senza foga, sfregandosi sulla sua pelle, creando un effetto favolosamente perfetto.
- Facciamo Fiocco e così per sempre? -
- Solo per questa sera. - acconsentì Ethan, era la cosa più fantastica che avesse mai sentito sul suo corpo, dentro il suo corpo. Quando Brian cominciò a colpire quel preciso punto dentro di lui, si strinse di più al suo corpo gemendo senza controllo.
Gli piaceva come Brian lo toccava, lo sfiorava, andava in profondità senza essere invadente, era piacevole, eccitante, e gli piaceva anche come ansimava.
Sentire Brian Kinney ansimare in quella maniera era una cosa da segnarsi sul calendario in rosso fluorescente.
Gli piantò le unghie nei fianchi, un rivolo di sudore gli scivolò lungo la tempia, si morse il labbro inferiore, gli piaceva, ma non voleva cedere così facilmente, no, quello andava goduto, goduto fino in fondo.
Diede una stretta di natiche, e fu con immensa soddisfazione che sentì Brian gemere sulla sua spalla. Allora anche lui aveva i suoi punti sensibili.
- Oh. - sorrise lievemente - Punto debole? - sussurrò elettrizzato. Guadagnava sempre più terreno -Vero? - strinse ancora.
Brian sospirò ancora sulla sua pelle madida, facendogli un piacere indecente.
- Dannato... Narcisista... - sussurrò, e Ethan si mise a ridere.
- Ma sentilo... - Brian gli diede una spinta più profonda delle altre, strappandogli un gemito.
- Allora siamo... in due... - ansimò posando la fronte sulla sua, unendo i loro respiri. Ethan annuì leccandosi le labbra, assaporando il piacere che si stava spandendo rapidamente.
Brian continuava a chiedersi per quale motivo trovasse il sesso con Ethan, così calmo, caldo e irresistibile , uno dei migliori che avesse mai fatto, lui era passionale, rude, eppure gli piaceva da impazzire.
- La prossima volta, ti scoperò contro il primo muro che trovo togliendoti appena i pantaloni. -
- ... Chi ti dice che ci sarà una prossima volta? ... - sospirò Ethan con un sorriso divertito, ansimando, convincendo Brian ad esibirsi in spinte sempre più possessive.
- Ci sarà, ci sarà... - affermò lui con un sorrisetto malizioso, chinandosi su di lui a baciargli il viso, le lebbra, leccarlo con la lingua.
- Ma non eri tu... a dire che non si fai mai due volte... con la stessa persona...? -
Brian non rispose, aumentando la velocità, si stava facendo caldo nella stanza, immensamente caldo, arrivarono al punto in cui le parole non servivano più, solo gesti, movimenti, il delirio dei sensi, perdizione totale, abbandono di ogni pensiero per lasciarsi completamente andare alla voluttà, e fu esattamente quello che fecero.
- Oddio. - gemette Ethan con la voce macchiata dal piacere, gettando la testa all'indietro sul cuscino quando venne, con il corpo scosso da tremiti per l'orgasmo. Quando sentì anche quel che sembrava un gemito mozzato di Brian, per un breve istante quasi desiderò di sentirlo venire dentro di sé, e maledisse il preservativo. Il cervello gli stava andando proprio a quel paese.
Si rilassò dopo un tempo che parve infinito, tutti i muscoli si sciolsero in un unico secondo, facendogli improvvisamente sentire una stanchezza tipica, che non poteva derivare da nient'altro se non dal sesso.
Brian gli cadde praticamente addosso col suo dolce peso.
- Ehi, che modi! - protestò Fiocco, e Brian rise con calma.
- Tu non sei mai troppo stanco, eh? - sorrise uscendo dal suo corpo, levandosi il preservativo, facendogli un piccolo nodo e gettandolo in un cestino appena lì vicino, invisibile, perfettamente celato dietro un comodino.
- Non sono vecchio come te. -
- Non sono vecchio. Sono ma... -
- No, sei vecchio. - replicò secco, scostandosi un poco per alzare il lenzuolo e infilarsi sotto, addossandosi a Brian, ma levandogli gran parte della coperta.
- Ah sì. Il tuo letto è magnifico. -
Brian gli diede un lieve scappellotto sulla testa mora, Ethan gli diede un pizzicotto al capezzolo, e finirono a farsi i dispetti fino a che non si addormentarono.

La mattina dopo Ethan si svegliò solo perché era stato attirato dal profumo del caffè. Dopo essersi stiracchiato e messosi seduto, s'irrigidì.
- Wolf! - esclamò sconvolto. Si alzò di fretta per recuperare i boxer, sentendo una fitta. Ecco qual'era l'unica cosa negativa del far sesso dopo non essere stato passivo per tempo.
Un male boia alla schiena, roba da non potersi sedere per una giornata o due.
Scivolò lentamente fuori dal letto, riprendendo i suoi vestiti ancora sparsi per il pavimento, se li reinfilò, e scese i gradini.
- Buongiorno. - lo salutò Brian con calma.
- Ciao! - Ethan cercò la sua giacca, se la mise, e si diresse alla porta - Devo scappare! - E scappò veramente.
Brian rimase in piedi dietro il bancone della cucina, con le mani intorno ad una tazza del caffè, perplesso.
Oh, anche per me è stato divertente, grazie per avermelo chiesto.
Ethan cercò di arrivare più veloce che poteva, a casa, meno male che quando voleva poteva essere un corridore eccezionale, merito delle high school che gli avevano fatto scoprire la bellezza delle maratone.
Quando arrivò di fronte alla sgangherata palazzina, c'era un grande furgone di una ditta non meglio identificata, e la vecchia, odiosa padrona di casa che teneva con una mano Wolfram che cercava di divincolarsi, e nell'altra una sua valigia.
- Che diamine..? - Quando Ethan si avvicinò per chiedere spiegazioni, lei gli sbatté tutto in mano, Wolfram compreso.
- Disinfestazione. Siamo pieni di scarafaggi. Sono andati via tutti. - spiegò come un robot.
- Ha ficcato il naso in casa mia?! -
- Tesoro, se tu vuoi vivere nel tuo bell'appartamento pieno di scarafaggi grossi quanto ciabatte, sei libero di farlo! -
Ethan fece una smorfia orripilata.
- Non ci penso nemmeno! -
- Bene, allora... Ciao! - La vecchia si sistemò la sottana e salì su una macchina, alla cui guida probabilmente c'era il figlio, brutto e arcigno quanto lei.
- Ehi... EHI, e io dove dovrei stare nel frattempo?! -
- Non ne ho idea, non sono mica tua madre. - E l'auto partì, lasciandolo in mezzo alla strada e con tutte le sue cose chiuse in valigie smaccate e semiaperte, con Wolf che miagolava disperso.
Che cazzo... E adesso? Cosa diavolo poteva fare? Andare in albergo? Non gli avevano ancora dato l'assegno per il lavoro con Nadir, e chiamare Brian gli sembrava strano, anche se era il primo nome che gli era venuto in mente.
Aveva pagato l'affitto, ed era stato sbattuto fuori lo stesso.
E adesso che cavolo faceva?! Con quel freddo dove poteva andare a stare?! I dormitori dell'accademia erano strapieni in quel periodo, non gli avrebbero dato un posto nemmeno a pagarlo sangue.
Si pentì amaramente di non essere partito con Nadir.
Che razza di pessima giornata.

- Lo sai che hai un sorriso che va da un orecchio all'altro? - Era la centesima volta che rivolgevano quella domanda a Brian, quella mattina - Deduco tu abbia passato una bella notte. - ridacchiò la segretaria.
- Chi, io? Io passo sempre delle splendide notti, in compagnia di tanti bei ragazzi pronti a soddisfare ogni mio desiderio. - enunciò con un'enfasi melodrammatica.
- Mh, allora ieri sera dovevano essere o particolarmente bravi, o particolarmente tanti. - sorrise lei mentre aggiornava l'agenda.
- Entrambi. - mentì Brian rilassandosi sulla sedia, giocherellando con una pallina antistress.
- Non strafare. La tua pelle continuerà a essere bella liscia, ma cominci ad avere una certa età. - scherzò passandogli una cartella con dei documenti - Ricorda che dobbiamo ancora dare l'assegno al tuo amico violinista per la pubblicità di quell'affascinante stilista. -
- Glielo darò io. - Scarlett non rispose, Brian le lanciò un'occhiata - L'assegno. -
- Aaahh. - rise lei - Come mai ieri eri così mogio, e oggi mentre si parla di lui non fai una piega? C'è qualcosa che dovrei sapere? -
- No, niente. - glissò Brian, guardando con la coda dell'occhio Michael che camminava per il corridoio.
- Suppongo che non devo continuare a farti domane e riprendere il mio lavoro, lasciando che entri il tuo amico in modo che tu possa fingere di lavorare? -
- Esattamente. - annuì il pubblicitario più sexy di Pittsburgh, mentre Scarlett usciva dall'ufficio, mettendosi di lato alla porta per far entrare Michael.
- Grazie. - sorrise lui, sempre gentile - Allora, fai ancora finta di lavorare? - Non gliene sfuggiva una.
- Già. - annuì torturando la palletta. Mikey si sedette sulla comoda poltroncina di fronte alla scrivania.
- Beh, non hai niente da dirmi? - Gli fece un sorriso allusivo a trentadue denti.
- Che cosa dovrei mai dirti? - chiese Brian non guardandolo, continuando a giocare, fissando la sferetta gommosa come se fosse la cosa più interessante del mondo.
- Oh, non saprei. Quei bei baci molto coinvolgenti con Paganini e la vostra fuga nella notte, per esempio? -
- Oh, quello! - esclamò Brian alzando gli occhi al cielo con fare fatalista - E' stata solo una fuga di mezzanotte! -
- Mh. - rise Michael - E una fuga finita tra le tue lenzuola, vero? -
- Oh Mikey, tu sì che sai sempre dove andare a parare. - sorrise Brian lanciando la palla in aria, e Michael la prese al volo.
- Beh, e me lo dici così? Com'è stato?! Bacia bene? Scopa come te? -
- Nessuno scopa come me. - puntualizzò - Però sì... Non è stato male! -
- Un'esperienza da ripetere? - chiese Michael - So che tu non scopi con lo stesso ragazzo per più di una volta, ma sai... - Michael rilassò le spalle e fece un sorrisetto - Sembra che voi due non dobbiate fare altro che incontrarvi di nuovo. Guardati stamattina! Sei felice, rilassato e con un bel sorriso. E' una bella immagine. Un po’ sinistra ma bella! -
Brian emise uno sbuffò noncurante.
- Non farti prendere dall'entusiasmo, e dillo anche a quegli altri balordi che non fanno altro tutto il giorno che ficcarsi nel mio letto a controllare chi c'è stato. - commentò guardandolo negli occhi - E' stata solo una scopata. -
- Solo una scopata? - ripeté Michael con un sorriso quasi divertito - Tu scopi sempre, con chiunque, ma è raro vederti con quella faccia. -
- E' quella che uso sempre. - replicò con nonchalance.
- Sì, certo. - Michael si alzò posando la pallina sulla scrivania - Io devo tornare al mio negozio. Ti lascio al tuo lavoro, scartoffie, chiamare Paganini per pagarlo di persona... - e salutandolo con la mano uscì dal suo ufficio, pronta a chiamare Ted e Emmett per tenerli aggiornati, dato che tanto si erano premurato per costringerlo ad andare a vedere come procedesse la situazione.
Brian fece un sorrisetto salutandolo con la mano, rigirandosi sulla poltroncina.
Non aveva una gran voglia di lavorare. A dirla tutta lui era un socio, quindi lavorare era una parola grossa.
Si alzò facendo qualche passo per sgranchirsi le gambe, pensando e ripensando a quella notte.
Era stato... Elettrizzante. Eccitante, arrapante, divertente, sfiancante, si era divertito, nel vero senso della parola. Non tanto per la scopata in , ma per il carattere della cosa, del ritmo che avevano usato, doveva ammettere che non l'aveva mai fatto in quel modo.
Non era poi così male.

.Continua.

   
 
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