8.
Il
Leopardi si deprime
- Sgancia. - cinguettò Emmett
rivolto a Michael, tendendo il palmo della mano.
- Non ci posso credere! - Michael scosse la testa scioccato - Ero sicuro che
Brian l'avrebbe fatto, ma che almeno aspettasse un'ora! -
- Ah, quel tipo gli piace. - commentò Ted convinto - Chi l'avrebbe mai detto? -
- Beh, hanno lo stesso sguardo. - notò Ben, mettendo una mano sul fianco di Mikey - Credo che si siano proprio trovati. -
- Non so dire se sia un bene o un male! - rise Emmett
bevendo un drink, che il prestante barista gli diede.
- Mah... - Michael continuò a guardarli, pensando - Pensate che abbia davvero
dimenticato Justin? -
- Aspettiamo e vediamo. Non l'hai forse detto tu? - Ben lo baciò su una tempia
e lui si accontentò di quella risposta.
Ethan si staccò dalle labbra di Brian, ancora sotto effetto di quei baci,
guardandolo con occhi socchiusi. Le mani lasciarono la camicia che tanto
avevano spiegazzato, per poi lisciare il tessuto. - Era davvero questa, la cosa
che ti aspettavi? -
Brian lo guardò. Non sorrideva in modo sarcastico. Non sorrideva affatto. Aveva
le labbra lucide, che rilucevano allo alle luci stroboscopiche, e gli occhi
languidi. E lo fissava.
- Sì. - E lo baciò di nuovo, un'altra volta, con passione, con foga, fino a
togliergli il fiato, fino a fargli dimenticare dove si trovasse, con chi, non
era importante, niente lo era, solo loro due stretti in un abbraccio soffocante
e caldissimo, che si stava facendo sempre più umido, e intenso.
Brian. Brian. Brian.
- Brian... -
Gli piaceva il suono del suo nome pronunciato da Ethan in quel modo, ancora
coinvolto e sciolto dai suoi baci. Il suo raziocinio in quell'istante era
sparito. In realtà, se n'era andato già qualche ora prima, quando Nadir aveva
invitato Ethan a cena. Ma non voleva ammetterlo. Trovava la cosa assurda.
Lui che andava dietro a quel moccioso acidello e
arrogante? Mai.
Mai, ma intanto lo stava baciando per l'ennesima volta, avvinghiati come
animali, le camicie tirate come se avessero voluto strapparsele a vicenda da un
momento all'altro, una foga impossibile da contenere, un desiderio di sentirsi che spaccava.
Ma cos'avevano messo nei drink?! Poi Brian si ricordò che lui il drink nemmeno
l'aveva bevuto. Ma chi se ne fregava!
- Non avevi detto di voler vedere la Dark Room una
volta? - mormorò una volta che si furono divisi, si fa per dire, con voce roca
contro l'orecchio di Ethan.
- Vorresti portarmi là dentro davanti a tutti, per continuare? No. - replicò
determinato, guardandolo di traverso, col viso rosso, si poteva notare sotto le
luci, e uno sguardo deciso. Ma così diverso dalle altre volte - Non mi faccio
scopare per altri occhi. - mormorò con una decisione che Brian trovò
semplicemente esaltante - Solo per i tuoi. -
Si fissarono qualche istante in silenzio e poi Brian lo prese per mano,
passando tra la folla e uscendo dal locale, ignorando il richiamo lontano di
Michael.
- Era lampante. - affermò Emmett con tono di
superiorità, mangiando l'oliva del suo drink.
- E' sconvolgente. - precisò Ted.
Il viaggio in macchina fu rapido, nessuno era in strada, era relativamente
presto per la notte di Pittsburgh, arrivarono in nemmeno dieci minuti al loft
di Brian, si aggredirono in ascensore sbattendosi a vicenda contro pareti o
infissi andando spesso in carenza d'ossigeno, persino quello risultava
pressoché inutile in una situazione come quella, la frenesia saliva, saliva,
caracollarono fuori avvinghiati, Brian digitò velocemente il codice per
disattivare l'allarme, e finalmente riuscirono ad entrare.
Chiuse la porta in uno scatto, e di nuovo Ethan fu sbattuto contro qualcosa.
Scese con la bocca sul collo del ragazzo, lappando la giugulare.
- Ho detto di no a una proposta
fantastica, stasera. -
Dio, ma aveva ancora voglia di parlare?
- Quindi... Ti ordino... Fa’ che ne
sia valsa la pena! - esclamò altezzoso, e allo stesso tempo reclinando la
testa, offrendo la sua pelle umida.
Brian gli afferrò il colletto della camicia, alzandolo dal ripiano della
cucina, e i loro sguardi si fusero in uno solo, densissimo.
- Io valgo sempre la pena. -
E lo trascinò fino al letto, glielo sbatté sopra, gattonando verso di lui.
Fu il caos. Si persero di nuovo in bacio focoso mentre le mani vagavano
ovunque, lungo il corpo di ognuno, sotto gli abiti, slacciando cinture,
bottoni, strappando cuciture, il tutto col sottofondo di ansiti spezzati, e
prima che se ne rendessero conto, si ritrovarono completamente nudi a
sfregarsi, a cercarsi, a mordersi, abbracciati come se quella fosse l'ultima
notte sulla terra, e loro fossero le ultime due creature viventi.
Avendo Brian come amante, Ethan si sentì eccitato come non lo era stato mai ,
chiuse gli occhi gemendo così forte da non riconoscersi, tanto da mordersi un
dito mentre Brian faceva scendere una mano dal suo petto fino gambe,
accarezzando l'interno coscia. Si sentiva così ipersensibile sotto il suo sguardo.
Era così che ci si sentiva quando si veniva baciati da un dio?
Strinse i denti per un urlare, c'era qualcosa di morboso in tutto quello, Brian
era un corpo assolutamente nuovo, potente, stupendo, non aveva mai scopato con
uno come lui, mai, non era solo un uomo, era la personificazione in terra della
sensualità e dell'eccitazione... E gliene stava dando la priva lampante proprio
ora, in mezzo alle gambe.
- Mi piace la vocina che fai quando ti tocco qui. - sussurrò Brian, lanciandogli uno sguardo che avrebbe fatto
impazzire chiunque.
Lo rigirò supino e Ethan guardò fisso il muro davanti sé, per poi stringere gli
occhi e gemere un - Oh, Brian! -
quando questi gli accarezzò il fondoschiena, stringendogli le natiche, sentendo
qualcosa solleticargli la pelle. I capelli di Brian.
Da canto suo, Brian stava impazzendo. Ethan in quel momento gli stava piacendo
da impazzire. Era così diverso dalla prima volta che si era portato Justin in
casa. Forse perché allora era per divertirsi con un bel bocconcino. Perché
Ethan non era vergine... O forse soltanto perché era proprio Ethan.
- Si, Fiocco. Voglio sentire di nuovo
quella voce. -
Il ragazzo ansimò serrando gli occhi, brutalmente sbattuto nella confusione
totale, ragionava poco e niente, sapeva che avrebbe dovuto rispondergli a male
parole, però cazzo, come si faceva?!
- Ti ho detto... Di non chiamarmi in quel modo! - sbottò aggrappandosi alle
lenzuola con le labbra di Brian che gli torturavano la cervice.
Ecco, così si faceva.
Brian fece una risatina sulla sua pelle sudata, fu come sentire un vento
afrodisiaco investirgli ogni parte del corpo, portandogli via anche l'ultimo
barlume di sanità mentale che gli era rimasta.
- Dio... Ti prego, sbrigati... Per favore! - sibilò cercando refrigerio
sul cuscino. Il suo corpo era bollente, la lingua e la bocca di Brian lo
stavano facendo diventare pazzo. Quando non le sentì più, si sentì
improvvisamente a disagio.
- Dio, eh? Credo mi si addica.. -
- Non era rivolto a te, narcisista del cavolo! - Brian lo stava letteralmente
facendo sciogliere. L'aveva penetrato con un dito
Brian si leccò le labbra a quella vista e la meravigliosa sensazione del calore
di Ethan e della sua carne che si stringeva. Non aveva mai usato così tante
premure con nessuno prima di scopare.
E con quel nessuno, intendeva anche e
soprattutto Justin.
Chissà perché. Forse perché aveva una gran voglia di umiliare Ethan e la sua
bella voce arrogante. Oppure aveva solo voglia di un divertimento diverso da
sempre.
Stava di fatto che la cosa lo eccitava da matti.
Baciò di nuovo il collo di Ethan, le sue spalle, continuando a seviziarlo con
una calma esasperante, mentre con l'altra mano cercava un preservativo, lo
apriva coi denti, e se lo infilava.
- Adesso ti faccio capire chi è il vero dio, in cielo e in terra... - gli
sussurrò all'orecchio, e Ethan rabbrividì in una maniera esageratamente
arrapante.
Gli strinse i fianchi e fece per iniziare, quando Ethan alzò una mano per
fermarlo.
- Aspetta! - Si girò in modo da fissare Brian, avvicinandosi fino ad essere
quasi sopra le sue gambe, le erezioni che si sfioravano - Voglio guardarti in
faccia, mentre mi scopi per la prima volta, Kinney. - Gli occhi era
incredibilmente scuri, e il viso scarlatto. Deglutì e baciò un'ultima volta,
portando le mani sulle sue spalle.
Brian lasciò scorrere le dita grandi lungo le sue spalle magre, lungo la sua
schiena, tirandolo giù, facendolo sdraiare.
- Tutto quello che vuoi. - Era un invito? Una promessa? Una minaccia? Probabilmente
tutte tre le cose. E a entrambi parve non dispiacere per niente.
Baciò Ethan facendo scivolare la lingua sulla sua, e poi lo prese, entrò in lui
con una delicatezza lieve, arricciando il lenzuolo color vinaccia.
Ethan non si sarebbe mai immaginato, neanche nella propria più remota fantasia,
che Brian lo possedesse in quel modo. E lo trovava fantastico.
Strinse appena le palpebre, mordendosi il labbro inferiore sentendo quanto era
grosso Brian, c'era davvero una ragione oltre il fascino e il corpo da favola
che lo portava ad essere l'uomo più desiderato di Pittsburgh, le aveva tutte,
lui.
Era da tanto che non era passivo. Non si ricordava neanche quando era stata
l’ultima volta.
Ma doveva ammettere che non era male. Un po' fastidioso all'inizio, ma era come
una flebo, i primi secondi e poi non ce ne si rendeva nemmeno più conto.
Solo che il corpo di Brian era vivo, era bollente, eccitante come non mai,
inarcò la schiena per resistere alla tensione, perdendosi in un lunghissimo
secondo di estasi assoluta.
- Me la fai di nuovo la vocina supplicante? - domandò Brian sorridente sulle
sue labbra, iniziando pian piano a spingere.
- Fallo prima... Tu... - lo sfidò.
- Ma a me non viene così bene. - rispose sfiorando le sue labbra con le
proprie, leccandole, posandovi poi un bacio, mentre lentamente procedeva a
scatti.
- No... Non fermarti! - protestò debolmente guardandolo quasi supplicando.
- Come si dice? -
Vaffanculo!
- Per favore... - bisbigliò - Per favore Brian, continua... - Strinse i muscoli intorno all'erezione,
continuando a guardarlo come se fosse un ragazzino innocente.
Brian gli diede un buffetto sulla guancia.
- Non sei credibile quando fai l'indifeso. -
- Preferiresti che ti frustass... Ah! - ansimò d'un colpo, dopo una spinta
potente e inaspettata di Brian - Che cazzo, delicatezza! - protestò con enfasi,
e Brian rise.
- Tu sei fuori di testa, Ian... -
- Ethan... - precisò rilassandosi, e lasciandosi lentamente scorrere. Brian
iniziò a dondolarsi lentamente, languidamente, senza foga, sfregandosi sulla
sua pelle, creando un effetto favolosamente perfetto.
- Facciamo Fiocco e così per sempre? -
- Solo per questa sera. - acconsentì Ethan, era la cosa più fantastica che
avesse mai sentito sul suo corpo, dentro
il suo corpo. Quando Brian cominciò a colpire quel preciso punto dentro di lui,
si strinse di più al suo corpo gemendo senza controllo.
Gli piaceva come Brian lo toccava, lo sfiorava, andava in profondità senza
essere invadente, era piacevole, eccitante, e gli piaceva anche come ansimava.
Sentire Brian Kinney ansimare in quella maniera era
una cosa da segnarsi sul calendario in rosso fluorescente.
Gli piantò le unghie nei fianchi, un rivolo di sudore gli scivolò lungo la
tempia, si morse il labbro inferiore, gli piaceva, ma non voleva cedere così facilmente,
no, quello andava goduto, goduto fino in fondo.
Diede una stretta di natiche, e fu con immensa soddisfazione che sentì Brian
gemere sulla sua spalla. Allora anche lui aveva i suoi punti sensibili.
- Oh. - sorrise lievemente - Punto debole? - sussurrò elettrizzato. Guadagnava
sempre più terreno -Vero? - strinse ancora.
Brian sospirò ancora sulla sua pelle madida, facendogli un piacere indecente.
- Dannato... Narcisista... - sussurrò, e Ethan si mise a ridere.
- Ma sentilo... - Brian gli diede una spinta più profonda delle altre,
strappandogli un gemito.
- Allora siamo... in due... - ansimò posando la fronte sulla sua, unendo i loro
respiri. Ethan annuì leccandosi le labbra, assaporando il piacere che si stava
spandendo rapidamente.
Brian continuava a chiedersi per quale motivo trovasse il sesso con Ethan, così
calmo, caldo e irresistibile , uno dei migliori che avesse mai fatto, lui era
passionale, rude, eppure gli piaceva da impazzire.
- La prossima volta, ti scoperò contro il primo muro che trovo togliendoti
appena i pantaloni. -
- ... Chi ti dice che ci sarà una prossima volta? ... - sospirò Ethan con un
sorriso divertito, ansimando, convincendo Brian ad esibirsi in spinte sempre
più possessive.
- Ci sarà, ci sarà... - affermò lui con un sorrisetto malizioso, chinandosi su
di lui a baciargli il viso, le lebbra, leccarlo con la lingua.
- Ma non eri tu... a dire che non si fai mai due volte... con la stessa
persona...? -
Brian non rispose, aumentando la velocità, si stava facendo caldo nella stanza,
immensamente caldo, arrivarono al punto in cui le parole non servivano più,
solo gesti, movimenti, il delirio dei sensi, perdizione totale, abbandono di
ogni pensiero per lasciarsi completamente andare alla voluttà, e fu esattamente
quello che fecero.
- Oddio. - gemette Ethan con la voce
macchiata dal piacere, gettando la testa all'indietro sul cuscino quando venne,
con il corpo scosso da tremiti per l'orgasmo. Quando sentì anche quel che
sembrava un gemito mozzato di Brian, per un breve istante quasi desiderò di
sentirlo venire dentro di sé, e maledisse il preservativo. Il cervello gli
stava andando proprio a quel paese.
Si rilassò dopo un tempo che parve infinito, tutti i muscoli si sciolsero in un
unico secondo, facendogli improvvisamente sentire una stanchezza tipica, che
non poteva derivare da nient'altro se non dal sesso.
Brian gli cadde praticamente addosso col suo dolce peso.
- Ehi, che modi! - protestò Fiocco, e Brian rise con calma.
- Tu non sei mai troppo stanco, eh? - sorrise uscendo dal suo corpo, levandosi
il preservativo, facendogli un piccolo nodo e gettandolo in un cestino appena
lì vicino, invisibile, perfettamente celato dietro un comodino.
- Non sono vecchio come te. -
- Non sono vecchio. Sono ma... -
- No, sei vecchio. - replicò secco, scostandosi un poco per alzare il lenzuolo
e infilarsi sotto, addossandosi a Brian, ma levandogli gran parte della
coperta.
- Ah sì. Il tuo letto è magnifico. -
Brian gli diede un lieve scappellotto sulla testa mora, Ethan gli diede un
pizzicotto al capezzolo, e finirono a farsi i dispetti fino a che non si
addormentarono.
La mattina dopo Ethan si svegliò solo perché era stato attirato dal profumo del
caffè. Dopo essersi stiracchiato e messosi seduto, s'irrigidì.
- Wolf! -
esclamò sconvolto. Si alzò di fretta per recuperare i boxer, sentendo una
fitta. Ecco qual'era l'unica cosa negativa del far sesso dopo non essere stato
passivo per tempo.
Un male boia alla schiena, roba da non potersi sedere per una giornata o due.
Scivolò lentamente fuori dal letto, riprendendo i suoi vestiti ancora sparsi
per il pavimento, se li reinfilò, e scese i gradini.
- Buongiorno. - lo salutò Brian con calma.
- Ciao! - Ethan cercò la sua giacca, se la mise, e si diresse alla porta - Devo
scappare! - E scappò veramente.
Brian rimase in piedi dietro il bancone della cucina, con le mani intorno ad
una tazza del caffè, perplesso.
Oh, anche per me è stato divertente,
grazie per avermelo chiesto.
Ethan cercò di arrivare più veloce che poteva, a casa, meno male che quando
voleva poteva essere un corridore eccezionale, merito delle high school che gli avevano fatto scoprire la bellezza delle
maratone.
Quando arrivò di fronte alla sgangherata palazzina, c'era un grande furgone di
una ditta non meglio identificata, e la vecchia, odiosa padrona di casa che
teneva con una mano Wolfram che cercava di
divincolarsi, e nell'altra una sua valigia.
- Che diamine..? - Quando Ethan si avvicinò per chiedere spiegazioni, lei gli
sbatté tutto in mano, Wolfram compreso.
- Disinfestazione. Siamo pieni di scarafaggi. Sono andati via tutti. - spiegò
come un robot.
- Ha ficcato il naso in casa mia?! -
- Tesoro, se tu vuoi vivere nel tuo bell'appartamento pieno di scarafaggi
grossi quanto ciabatte, sei libero di farlo! -
Ethan fece una smorfia orripilata.
- Non ci penso nemmeno! -
- Bene, allora... Ciao! - La vecchia si sistemò la sottana e salì su una
macchina, alla cui guida probabilmente c'era il figlio, brutto e arcigno quanto
lei.
- Ehi... EHI, e io dove dovrei stare nel frattempo?! -
- Non ne ho idea, non sono mica tua madre. - E l'auto partì, lasciandolo in
mezzo alla strada e con tutte le sue cose chiuse in valigie smaccate e
semiaperte, con Wolf che miagolava disperso.
Che cazzo... E adesso? Cosa diavolo
poteva fare? Andare in albergo? Non gli avevano ancora dato l'assegno per il
lavoro con Nadir, e chiamare Brian gli sembrava strano, anche se era il primo
nome che gli era venuto in mente.
Aveva pagato l'affitto, ed era stato sbattuto fuori lo stesso.
E adesso che cavolo faceva?! Con quel freddo dove poteva andare a stare?! I
dormitori dell'accademia erano strapieni in quel periodo, non gli avrebbero
dato un posto nemmeno a pagarlo sangue.
Si pentì amaramente di non essere partito con Nadir.
Che razza di pessima giornata.
- Lo sai che hai un sorriso che va da un orecchio all'altro? - Era la centesima
volta che rivolgevano quella domanda a Brian, quella mattina - Deduco tu abbia
passato una bella notte. - ridacchiò la segretaria.
- Chi, io? Io passo sempre delle splendide notti, in
compagnia di tanti bei ragazzi pronti a soddisfare ogni mio desiderio. -
enunciò con un'enfasi melodrammatica.
- Mh, allora ieri sera dovevano essere o
particolarmente bravi, o particolarmente tanti. - sorrise lei mentre aggiornava
l'agenda.
- Entrambi. - mentì Brian rilassandosi sulla sedia, giocherellando con una
pallina antistress.
- Non strafare. La tua pelle continuerà a essere bella liscia, ma cominci ad
avere una certa età. - scherzò passandogli una cartella con dei documenti -
Ricorda che dobbiamo ancora dare l'assegno al tuo amico violinista per la
pubblicità di quell'affascinante stilista. -
- Glielo darò io. - Scarlett non rispose, Brian le lanciò un'occhiata -
L'assegno. -
- Aaahh. - rise lei - Come mai ieri eri così mogio, e
oggi mentre si parla di lui non fai una piega? C'è qualcosa che dovrei sapere?
-
- No, niente. - glissò Brian, guardando con la coda dell'occhio Michael che
camminava per il corridoio.
- Suppongo che non devo continuare a farti domane e riprendere il mio lavoro,
lasciando che entri il tuo amico in modo che tu possa fingere di lavorare? -
- Esattamente. - annuì il pubblicitario più sexy di Pittsburgh, mentre Scarlett
usciva dall'ufficio, mettendosi di lato alla porta per far entrare Michael.
- Grazie. - sorrise lui, sempre gentile - Allora, fai ancora finta di lavorare?
- Non gliene sfuggiva una.
- Già. - annuì torturando la palletta. Mikey si sedette sulla comoda poltroncina di fronte alla
scrivania.
- Beh, non hai niente da dirmi? - Gli fece un sorriso allusivo a trentadue
denti.
- Che cosa dovrei mai dirti? - chiese Brian non guardandolo, continuando a
giocare, fissando la sferetta gommosa come se fosse la cosa più interessante
del mondo.
- Oh, non saprei. Quei bei baci molto coinvolgenti con Paganini e la vostra
fuga nella notte, per esempio? -
- Oh, quello! - esclamò Brian alzando gli occhi al cielo con fare fatalista -
E' stata solo una fuga di mezzanotte! -
- Mh. - rise Michael - E una fuga finita tra le tue
lenzuola, vero? -
- Oh Mikey, tu sì che sai sempre dove andare a
parare. - sorrise Brian lanciando la palla in aria, e Michael la prese al volo.
- Beh, e me lo dici così? Com'è stato?! Bacia bene? Scopa come te? -
- Nessuno scopa come me. - puntualizzò - Però sì... Non è stato male! -
- Un'esperienza da ripetere? - chiese Michael - So che tu non scopi con lo
stesso ragazzo per più di una volta, ma sai... - Michael rilassò le spalle e
fece un sorrisetto - Sembra che voi due non dobbiate fare altro che incontrarvi
di nuovo. Guardati stamattina! Sei felice, rilassato e con un bel sorriso. E'
una bella immagine. Un po’ sinistra ma bella! -
Brian emise uno sbuffò noncurante.
- Non farti prendere dall'entusiasmo, e dillo anche a quegli altri balordi che
non fanno altro tutto il giorno che ficcarsi nel mio letto a controllare chi
c'è stato. - commentò guardandolo negli occhi - E' stata solo una scopata. -
- Solo una scopata? - ripeté Michael con un sorriso quasi divertito - Tu scopi
sempre, con chiunque, ma è raro vederti con quella faccia. -
- E' quella che uso sempre. - replicò con nonchalance.
- Sì, certo. - Michael si alzò posando la pallina sulla scrivania - Io devo
tornare al mio negozio. Ti lascio al tuo lavoro,
scartoffie, chiamare Paganini per pagarlo
di persona... - e salutandolo con la mano uscì dal suo ufficio, pronta a
chiamare Ted e Emmett per tenerli aggiornati, dato
che tanto si erano premurato per costringerlo ad andare a vedere come
procedesse la situazione.
Brian fece un sorrisetto salutandolo con la mano, rigirandosi sulla
poltroncina.
Non aveva una gran voglia di lavorare. A dirla tutta lui era un socio, quindi
lavorare era una parola grossa.
Si alzò facendo qualche passo per sgranchirsi le gambe, pensando e ripensando a
quella notte.
Era stato... Elettrizzante. Eccitante, arrapante, divertente, sfiancante, si
era divertito, nel vero senso della parola. Non tanto per la scopata in sè, ma per il carattere della cosa, del ritmo che avevano
usato, doveva ammettere che non l'aveva mai fatto in quel modo.
Non era poi così male.
.Continua.