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Autore: Layla Potter    08/03/2011    3 recensioni
Salve a tutti, il mio nome è Layla Potter...e no, non ho proprio niente a che fare con il famoso maghetto. Sono una normalissima studentessa di un liceo scientifico; o almeno credevo di esserlo fino ad oggi.Non può mai sapere cosa ci riserva il destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L' idea di scrivere questa storia mi è venuta circa due anni fa, strano dato che non ne ho molti alle spalle, ed è scaturita principalmente da due sogni. Ho iniziato a buttare giù la trama dei primi capitoli durante un film molto noioso visto in classe, anche se dopo l'ho un po' cambiata.
Ringrazio le persone alle quali ho ispirato i personaggi e in particolar modo la mia amica I. che mi ha suggerito il titolo che è il nome del mondo in cui è ambientata la storia e mi ha aiutata a sistemare alcuni punti che non scorrevano bene. Grazie di tutto!!
Ringrazio anche tutte le buone anime che avranno pazienza e leggeranno questa storia; se avete tempo commentate, soprattutto se avete consigli da darmi.



ILLOYD- Una giornata qualunque...o forse no

Buio, un buio fitto, denso.
Buio che mi avvolge, senza scampo.
Nonostante sia inutile, mi metto a correre per cercare di uscirne, ma già so che è inutile...
Mi manca la terra sotto i piedi. Precipito in quell'abisso senza fine, urlando.


Continuai ad urlare, tirandomi su di scatto dal letto.
- Era solo un sogno,
quel sogno... - pensai. Erano giorni che tutte le notti quell'incubo non mi faceva dormire.
Diedi un occhiata alla sveglia sul comodino... erano le quattro. Come ogni notte, mi ero destata a quell'ora, una cosa un po' insolita.
Sperando che almeno una volta mia madre non mi avesse sentito, tesi l'orecchio. "..." - Sta dormendo per fortuna! - esultai in silenzio.
Rassegnandomi a passare il resto della notte in bianco, mi adagiai sul letto; il silenzio mi circondava, rotto solo dal mio respiro.

Con il passare delle ore il cielo si schiariva...

Verso le sei e mezzo mi alzai, era il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie, il mio primo giorno di scuola da maggiorenne.
Mi feci la doccia e mi vestii; poi andai a fare colazione. Una volta mangiato mi lavai i denti e mi misi al lavoro per districare i miei lunghi capelli neri, che poi raccolsi in una treccia. Infine misi mascara e matita intorno ai miei occhi azzurro/verdi e un velo di gloss sulle labbra; non portavo rossetti perché le mie labbra erano già abbastanza evidenti, enfatizzandole con del colore sarebbe sembrato che mi fossi fatta iniettare del botulino.
- Basta con le paranoie! - pensai - Ora devo andare a svegliare mia mamma! -

Dopo un' ultima rapida occhiata nello specchio mi avviai verso la camera di mia madre; entrai e la scossi per un braccio.

Su mamma, è ora di alzarsi!” dissi. Lei si alzo lentamente, poi le diedi un bacio e continuai: “Io ora vado a scuola, ci sentiamo quando torno a casa.”

Va bene Layla, a dopo.” rispose.

Uscii dalla stanza e andai nell'ingresso, dove mi infilai le mie scarpe da ginnastica e il mio cappotto preferito, attraversai la porta e la chiusi a chiave. A metà scala mi accorsi di aver dimenticato il cellulare e risalii imprecando.

Feci di nuovo le scale e mi misi a camminare velocemente, nonostante fossi in largo anticipo, come al solito. Lo strano presentimento che quella giornata non sarebbe stata come le altre mi catturò già dai primi passi.

 

Entrata nel cortile mi accorsi che la luce della mia classe, la 5i, era già accesa. - Strano... - pensai – di solito sono la prima ad arrivare a scuola! -

Fui ancora più perplessa quando vidi chi era: un ragazzo mediamente alto dai capelli castano chiari sparati in testa e occhi marroni...

Julio, che ci fai qui a quest'ora? ” chiesi stupita; di solito era già molto se arrivava due secondi e mezzo di orologio prima della campanella di inizio lezioni.

Loro mi hanno chiesto di venire presto oggi...” rispose.

Chi scusa!? “ esclamai; divenne rosso pomodoro, poi cominciò a balbettare: “ Iiiii mmmiei gggenitori...”

Da quand'è che sei balbuziente!? Bah, hai fatto matematica?” lui annuì: “ Bene, passamela che ieri

non sono arrivata a finirla...”

Con il passare dei minuti arrivarono Stephen e Vincent, poi entrò il bidello che domandò: “Sono già arrivati Layla Potter e Julio Bear?”

Si, ci siamo, perché?” lo interrogai. “Vi cerca la vicepreside.” rispose semplicemente, poi se ne andò.

Ci avviammo lungo il corridoio, io agitata, il mio amico perfettamente tranquillo.

Fuori dalla porta dell'ufficio stavano altri due ragazzi: uno bassino, con i capelli e gli occhi castano scuro e uno alto, biondissimo e con due pezzi di cielo incastonati nel viso. Manuel Catanier e Mattew Foster; il primo lo conoscevo dalle medie ed ora era in 5f mentre il secondo dalle elementari come Julio, con la differenza che lui era in 5a.

Mattew, Catanier, anche voi qui! Sapete perché ci hanno chiamati?” li interrogai, calcando la voce sul cognome del secondo; non lo sopportavo proprio! Non lo chiamavo mai per nome ad alta voce.

Certo, è per la tua inv...” esclamò Matt, ma non poté finire la frase perché Manu gli pestò con forza un piede; poi rispose: “ No, noi non ne sappiamo niente!”

Lasciai perdere la bugia alla quale non riuscivo a dare una spiegazione, mi girai verso la porta ed osservai la targhetta che recitava Katie... non potei leggere il cognome perché la porta si aprì e mi finì in faccia, facendomi cadere addosso al biondino.

Se volevi abbracciarmi potevi farlo in un modo meno irruento!” disse ridendo. La sua risata era così contagiosa che nonostante tutto mi misi a sghignazzare anche io...

Scusa, lo dico sempre che queste porte che si aprono verso l'esterno sono pericolose!” esclamò la donna che uscì. “Non è niente signora vicepreside.” dissi. “ Chiamami Katie,” esclamò, “così mi fai sentire vecchia. Ora seguitemi!”

Scendemmo nei sotterranei, entrammo nella 4 aula a destra e la vicepreside chiuse a chiave la porta. Mattew e Julio spostarono dei banchi liberando uno spazio abbastanza esteso sul pavimento, poi Katie alzò una mano e una parte si trasformò in una botola di legno.

Ok, cosa è successo?! Quella prima non c'era!! Qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo?!” sbottai.

Nessuno mi rispose, ma Manuel alzò la botola e nel più completo silenzio mi indicò di scendere; mi calai nel buco e vidi una scaletta che portava giù. Una volta giunta in fondo vidi una lunga galleria scavata nella roccia illuminata da saltuarie torce; la botola venne chiusa con un tonfo e un brivido mi percorse la schiena.

I miei compagni e Katie si avviarono e io li seguii, confusa.


 

  
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