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Autore: DolceRosellina    08/03/2011    6 recensioni
Clopin Trouillefou, il re dei gitani, pronto a giocare amorevolmente con tutti i bambini e a tagliare la gola a chiunque ritenesse necessario. [Disney's Il Gobbo di Notre Dame]
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ Last Prayer



Il rumore dei passi moriva sul selciato, distruggendo l'innaturale silenzio delle strade di Parigi. Già, era davvero innaturale che in quella città sempre in movimento non si sentisse neanche un lieve sospiro.

L'immagine e il suono delle imponenti campane di Notre Dame invasero la mente dell'uomo, mentre camminava a passo incerto verso una meta che Dio solo conosceva.


Fu preso da un leggero senso di nostalgia nel ricordare i giorni in cui non era altro che un cantastorie il cui divertimento stava nell' intrattenere i bambini con i suoi racconti in bilico tra la fantasia e la realtà. A volte riusciva a radunare sotto al suo teatrino decine di giovinetti a cui si illuminavano gli occhi per l'emozionante rappresentazione, altre ancora non aveva che qualche ragazzino distratto il quale obiettivo era solamente rubargli il suo amato burattino.


Clopin Trouillefou, il re dei gitani, pronto a giocare amorevolmente con tutti i bambini e a tagliare la gola a chiunque ritenesse necessario.


Lo zingaro roteò gli occhi, rovinando a terra. Prima o poi sarebbe dovuto accadere, ma mai avrebbe permesso che Parigi assistesse a quello spettacolo così pietoso. Clopin alzò lo sguardo verso la strada, notando con disgusto la scia di sangue che aveva segnato il suo percorso incerto. Riuscì a percepire la propria pelle cambiare colore, mentre non si accorgeva invece del respiro che tremava come una fiammella esposta ad un soffio.


Era la morte che aveva sempre desiderato. Non perché fosse contento di come fosse stata causata, bensì perché era una morte a cui non avrebbe assistito nessuno. Una morte di cui nessuno si sarebbe ricordato e per cui nessuno avrebbe sofferto. E il suo pensiero andò a lei.


Avrebbe venduto l'anima al Diavolo se avesse rischiato di poter morire tra le braccia della bella Esmeralda. Avrebbe ucciso prima lei e poi avrebbe tolto la vita a sé stesso, pur di non veder piangere la persona a cui teneva di più in quel mondo pieno di abomini, abomini di cui lui stesso faceva parte.


Tuttavia, la prospettiva di spirare con l'immagine degli occhi della bella zingara impressa nella mente era dolcissima: erano sempre stati meravigliosi, sin da quando era piccola. Dalla più tenera età aveva posseduto quelle ciglia folte che donavano grazia e mistero alle iridi verdi come gli smeraldi più puri. Forse era per questo motivo che, quando la prese con sé, Clopin non seppe trovargli un nome più adatto.


Una fitta all'altezza dello stomaco frantumò bruscamente i pensieri dello zingaro. Questi si portò quasi involontariamente le mani all'addome, dove la freccia che lo attraversava stava compiendo a meraviglia il suo compito di uccidere. I guanti inzuppati di sangue fresco giocavano a far gocciolare il liquido scarlatto sulla strada lastricata, per poterla macchiare indelebilmente.


Clopin fece il macabro gioco di tentare di indovinare cosa quella punta di ferro avesse squartato. Il cuore? No, sarebbe morto sul colpo, anche se avrebbe preferito fosse così. Il fegato? Sì, quello forse. Di sicuro lo stomaco giaceva come un organo senza vita all'interno del suo corpo. Diavolo, morire era così doloroso? Perché adesso la sofferenza che provava cominciava ad aumentare a velocità costante, senza dare segno di volere arrestarsi e concedergli un istante di tregua.


-...Merde...-


Un colpo di tosse. Non l'avesse mai fatto. La vista gli si appannò dal dolore lancinante, mentre alcune goccie di sangue schizzarono di qualche centimetro dalla sua bocca. Sì, decisamente lo stomaco era andato.


Ironia della sorte, pensò. In quel momento tutta Parigi stava acclamando il gobbo di Notre Dame, salvatore di Esmeralda e portatore di pace nella città. Eh, già.


Quasimodo aveva liberato gli zingari dalla morsa del giudice Claude Frollo.


Non lui, il loro re. Quasimodo.


Ora avrebbero avuto il campanaro come capo, mentre Clopin... beh, Clopin sarebbe morto in mezzo alla strada con una freccia conficcata nel ventre e nessuno se ne sarebbe accorto almeno per le prossime quattro ore, o forse di più.

I colpi di tosse che seguirono portarono al delirio lo zingaro, sotto il quale oramai si era formata una permanente pozzanghera vermiglia. Lo sguardo offuscato si rivolse al cielo, sperando forse in un miracolo. Ma a queste cose doveva pensarci prima di diventare un insulso miscredente senza Dio.


Clopin...!”


Ecco, ora anche le sue orecchie lo tradivano. D'altronde, fino a quel momento non aveva mai cancellato la sua dolce Esmeralda dai suoi pensieri. Forse il fatto che stesse delirando gli faceva anche udire suoni inesistenti. Sì, non sarebbe stata poi così malvagia la cosa, la sua piccola zingarella aveva una voce così melodiosa...


-CLOPIN! Oddio, o mio...Dio...-


Per la prima volta in vita sua, lo zingaro pregò. Che poi la preghiera fosse rivolta all'Onnipotente o a qualcun'altro a lui sconosciuto, questo non lo sapeva. Pregò che non fosse la sua Esmeralda quella che adesso stava correndo verso di lui. Pregò che fosse solo l'ennesima fantasia del suo cervello che andava spegnendosi. Ma Dio di certo non avrebbe ascoltato un eretico pagano quale era sempre stato.


La zingara si avventò sul corpo dell'uomo in fin di vita, portandoselo in grembo. Quando lo girò verso di sé e notò con orrore la freccia che lo trapassava da parte a parte, Esmeralda aprì la bocca in un'espressione di disorientamento, senza emettere suono. Da brava infermiera che era, impose alla sua mente di rimanere tranquilla, per non mettere panico al ferito. Le risultò più difficile del previsto, dato che l'uomo in questione era colui che l'aveva cresciuta sin da quando aveva pochi mesi e gli aveva insegnato a camminare sia fisicamente che nella vita.


Con gli occhi lucidi e le mani intrise di rosso, la donna distese ordinatamente lo zingaro a terra. Quando lo liberò con cura meticolosa del soprabito e poté chiaramente assistere alla raccapricciante visione di quell' irrimediabile lacerazione, il cuore di Esmeralda dimenticò di pompare per qualche secondo.


-Clopin...ma...è tutta colp...Dio...-


Si strappò di dosso un pezzo della sua tunica e la pigiò con forza attorno allo squarcio, per tentare di bloccare l'emorragia. Contemporaneamente e senza perder tempo fece la stessa cosa con l'altro lato del corpo, da cui fuoriusciva la punta assassina.


Quanto ci voleva a morire? L'uomo voleva che accadesse ora, la sofferenza che aveva provato era già abbastanza, il Padreterno si era potuto divertire a sufficenza con lui. Gli aveva mandato proprio tutto ciò per cui per la prima volta aveva pregato di non far accadere, e ora stava morendo sotto gli occhi di Emeralda. Trattenne una bestemmia giusto per evitare che succedesse qualcos'altro.


Poi sentì che Esmeralda smise di armeggiare con i tamponi di stoffa la sua ferita. Lo sforzo di voltarsi a guardare cos'era accaduto era troppo in quel momento, perciò attese con pazienza la ripresa di quelle cure vane. Quello che percepì dopo pochi istanti, invece, fu il caldo e profumato petto della donna sulla propria guancia. Udì i battiti rapidi e giovani del suo cuore in pena, un cuore che avrebbe pulsato ancora per tanto tempo.


-E...sm...-


-Shh..n-non parlare, Clopin...andrà tutto...tutto...-


Clopin dissentì scuotendo il capo quasi impercettibilmente, ma abbastanza da far esplodere la donna nel lamento disperato che sin dall'inizio avrebbe voluto tuonare fuori. Le lacrime che seguirono rendevano i suoi occhi verdi così lustri da sembrare pietre preziose, e Clopin lo notò. Si accorse di non aver mai osservato abbastanza bene Esmeralda.


Non gli sembrò che ieri quando gli porsero senza preavviso quella piccola marmocchietta tra le braccia. “Affogala, se vuoi. A te la decisione” gli avevano detto con freddezza. Clopin era un ragazzino cresciuto per la strada e la tentazione di gettare quel fagotto chiassoso nella Senna non era una cattiva prospettiva, dopotutto. Fu sul punto di farlo, in un primo momento, ma quando stava per consegnarla all'abbraccio delle acque notò i suoi occhi.


Sono meravigliosi gli occhi dei neonati, quasi sempre di un blu acceso e sognante, pronti a scoprire il mondo. Quelli della piccina erano diversi. Quelli non erano affatto due occhi: erano due luci splendenti del colore del mare. Quelli erano occhi birichini, occhi che ti parlavano e ti rimproveravano. Il ragazzo non fece mai quell'atto abominevole. Crebbe invece la bambina come una sorella, volendole bene come se in lei scorresse il suo stesso sangue. Col tempo, quasi dimenticò che non fossero davvero fratelli.


Ora quella piccina indifesa era una donna. Una donna forte, una donna coraggiosa, una donna dannatamente bella. Una zingarella, senza ombra di dubbio, ma di certo dall'animo più nobile di una regina. Quando Clopin realizzò che quell'angelo l'aveva cresciuto lui e che era appartenuto a lui soltanto, questi sfiorò con la punta delle dita le labbra bagnate di lacrime di lei. Avrebbe voluto dirle così tante cose e l'avrebbe fatto, se non fosse stato per il fiato che si accorse cominciava a scarseggiare.


-S...sei...-


Ce la devi fare, Clopin. Sei il re degli zingari, no? Mostra un po' di forza!


-S..ei b..bella, chérie...-


-Ti prego...no...-


La fatica di riuscire a mettere due parole in croce è insormontabile quando la tua anima non vuole far altro che urlare di disperazione. La donna si premette la mano gelida dello zingaro sulla guancia, come per cercare di ridonargli un calore che non avrebbe mai più riavuto.


-Non...lasciarmi...-


Non sei sola” avrebbe voluto dirgli.


Hai Dio che avrà sempre una mano sulla tua testa” avrebbe voluto confessargli.


Sì, perché se una cosa così perfetta come Esmeralda aveva avuto il destino di essere affidata ad un peccatore come lui, allora il Signore c'era senza dubbio. Si dispiaque solo di essersene accorto troppo tardi.


Ma forse così tardi non era, perché pochi istanti dopo si sentì felice.


***



Spazio dell'Autrice

Ho voluto immaginare come sarebbe stata la scena se la Walt Disney avesse lasciata invariata la sorte di Clopin, che nel libro viene tragicamente ucciso durante l'assalto a Notre Dame. Clopin si é realmente preso cura di Esmeralda da quando era piccolina, rimasta orfana. E' sciocco pensare ai due, infatti, come coppia: per me Mr Trouillefou è sempre stato il fratello maggiore di Esme, legati da un rapporto così forte da non poter essere distrutto da nulla, neanche dalla morte stessa. Io amo Clopin, è il personaggio più misterioso e intrigante che la Walt Disney abbia mai disegnato, rimpiango solo che gli abbiano dato così poca importanza rispetto al libro -anche se sono felice che non l'abbiano fatto morire!- . 

Questa breve Fanfic è un tributo a questo grande personaggio che è niente poco di meno che il Re degli Zingari, il loro capo, la loro guida: Clopin Trouillefou.


Detto questo, aspetto con molta impazienza e gioia le vostre recensioni! :)

Un abbraccio forte forte!



---DolceRosellina
  
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