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Autore: _NEMO    08/03/2011    4 recensioni
*Questa storia ha partecipato al contest "Alla Testa di Porco" di ClaireTheSnitch classificandosi SECONDA e vincendo il Premio Miglior Trama*
“Ce lo siamo meritato eh? L’amore ha trionfato, abbiamo salvato una vita. Quel genio di mio fratello sarebbe fiero di noi!” biascicò risentito il barista servendo anche a se stesso lo stesso beverone offerto a Regulus “Ti va un brindisi?”
“E a cosa potremmo brindare, scusi? Un uomo ha appena perso sua moglie!”
“Brindiamo alla fine dei tempi bui! Brindiamo alla fine del Signore Oscuro!”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Un ultimo brindisi

 


Il liquido caldo e ambrato scivolò lentamente attraverso le labbra, infiammandogli sgradevolmente la gola. L’amaro liquore che stava bevendo era particolarmente aspro al gusto, tanto che fece fatica a mandare giù quell’ultimo sorso.  Il suo stomaco lo rifiutava, tanto gli era disgustoso, e sebbene fosse solo il primo bicchiere, già si sentiva le palpebre farsi più pesanti. 
Teneva gli occhi fissi davanti a sé, ma non vedeva nulla. Non pensava a nulla.
Non sapeva nemmeno perché fosse entrato in quel locale, il cui ricordo era rimasto tanto a lungo sepolto fra le memorie sfumate di una gioventù troppo presto conclusa.

Forse era il freddo che si sentiva nelle ossa, portato dai Dissennatori con quella puzza di morte che si trascinavano dietro. Forse aveva solo voglia di bersi qualcosa, di brindare in ricordo del ragazzo ormai vecchio che si trascinava dietro il suo corpo pesante e inerme, come un’inutile marionetta.

Si sentiva assolutamente vuoto. Tutto ciò in cui aveva creduto negli ultimi anni si stava lentamente frantumando in mille inservibili e taglienti schegge di vetro. Guardò il barista che stava spazzando mestamente dei cocci di bottiglia, ammucchiandoli in un angolo del locale.

Si sentì come quel cumulo di spazzatura. Inutile. Sperava solo che qualcuno venisse a raccoglierlo e a dirgli cosa doveva fare, per l’ennesima volta.

Qualcuno come suo fratello.

Le labbra gli si incurvarono nell’ombrosa imitazione di un sorriso. Le parole di sua madre, con le guance tremanti e macchiate di rosso, rimbombarono acute nella sua testa:  “Tu sei il mio unico figlio, Regulus. Il mio unico figlio. Tieni alto l’onore della famiglia Black”

Scosse il capo affranto e si voltò a guardare fuori dalla finestra. Li avrebbe delusi ancora, ma non riusciva più a restare in silenzio. Gli sembrava di essersi svegliato dopo un lunghissimo sogno.

Come la nebbia avvolgendo  il villaggio, quasi materna, sembrava volerlo proteggere dalla realtà del mondo rendendola meno percettibile; la sua famiglia aveva offuscato la sua vista e annebbiato la sua mente inculcandogli nel cervello convinzioni che ora cominciava a considerare da un’altra prospettiva.

La verità non era quella che i suoi genitori gli avevano raccontato fino ad allora. Come il villaggio non era così grigio e confuso nella realtà. La nebbia nella sua mente si era dissipata. Aveva aperto gli occhi su un nuovo mondo, su nuove prospettive  che non aveva mai preso in considerazione.

Forse aveva solo paura di quello che aveva scoperto ma non riusciva più a ignorare il segreto che si era visto costretto a mantenere. E tutto questo grazie al racconto di un misero Elfo Domestico! L’ultimo gradino nella scala sociale magica. Se solo i suoi genitori fossero venuti a saperlo...

Un rumore improvviso distolse Regulus dalle sue divagazioni, facendolo tornare alla realtà. Un nuovo individuo, completamente coperto da uno scuro mantello da viaggio, era entrato nel locale barcollando malfermo sulle gambe. Era chiaramente ubriaco marcio.

Borbottò un’ordinazione con voce lamentosa e si sedette su uno degli sgabelli accostati all’unto bancone sbattendo la mano con forza, evidentemente per ribadire il concetto. Calde lacrime sembravano colargli sulle guance.

Il vecchio barista gli rivolse un mezzo sguardo, come per calcolare se fosse riuscito a farsi pagare o se l’uomo fosse crollato prima, ma poi gli piazzò davanti un gigantesco calice di una sostanza fumate e, a prima vista, decisamente nauseante.

Il suo intuito doveva essersi fiaccato con l’età perché al terzo sorso l’uomo perse i sensi e cadde pesantemente a terra, con un tonfo sordo, rovesciandosi addosso il rivoltante intruglio. Con uno sguardo chiaramente contrariato il barista gettò il panno con cui stava tentando di pulire un boccale sul bancone e si avvicinò all’uomo per cercare di valutare i danni.

“Tu! Muoviti, dammi una mano e ti do un giro gratis” sbraitò quello in direzione di Regulus che si era guardato bene dal partecipare all’azione, disgustato al solo pensiero di toccare quell’uomo.
Il ragazzo si guardò intorno speranzoso, ma era l’unico cliente rimasto nel locale e dall’espressione del vecchio sembrava meglio non ribattere, per il momento.
Si alzò pesantemente, avvicinandosi all’uomo svenuto a terra. La puzza di alcool che emanava era insopportabile.

“Forza, aiutami a portarlo fuori. Da solo non ce la faccio” sbraitò quello guardando di sbieco Regulus, mentre quello estraeva la bacchetta “Senza magia! Benedetto ragazzo! Non vorrai mica che il vecchio Ab venga mandato davanti ai giudici, un’altra volta!”

Un brivido percorse il giovane nel sentir nominare un processo e si congratulò mentalmente per aver ubbidito agli ordini del vecchio che ora, evidentemente contrariato, farneticava parole sconnesse fra cui Regulus riuscì a cogliere solo “capre”, “esperimenti illegali”, “incompreso” e  “niente magia per diciassette mesi”. Quell’uomo era chiaramente matto e probabilmente l’avrebbe attaccato se non avesse fatto quello che lui gli diceva.

Seguendo le indicazioni del vecchio, che gli indicava come prendere l’uomo per sollevarlo più agevolmente, il giovane riuscì a issarselo in spalle e a trascinarlo fuori a fatica. L’uomo puzzava terribilmente e al pensiero del liquido denso che gli stava colando nei capelli, ebbe un moto di stizza nei suoi confronti. Uno degli appartenenti alla più pura casata magica di tutti i tempi non avrebbe dovuto sporcarsi le mani a quel modo.

Sembrava invece che l’oste si stesse divertendo un mondo e l’espressione corrucciata che aveva assunto quando parlava delle capre era stata sostituita da un sorriso ironico e soddisfatto.
Indicò a Regulus una vasca per l’acqua piovana, che si distingueva appena a causa del buio e della nebbia e gli ordinò di ficcarci dentro la testa dell’ubriaco per farlo rinvenire. Il ragazzo era appena riuscito a mettere in posizione supina il malcapitato quando dal fondo della via scura, delle grida lo fecero voltare spaventato.

Anche il barista ora sembrava attento e scrutava l’oscurità con quei suoi limpidi occhi azzurri, che sembravano l’unica cosa bella rimasta su quel volto scorbutico. Piccole nuvolette di vapore, causate dal freddo, si condensavano a un palmo dal suo viso, appannandogli gli occhiali tanto che Regulus non si stupì che il barista non avesse riconosciuto immediatamente la figura che si stava avvicinando.

“Aberforth! Sei tu per fortuna!” esclamò, ad alta voce, una donna attraente ed infreddolita avvicinandosi ai tre con la bacchetta davanti a lei

“Madama Rosmerta!” esclamò quello sgarbatamente, con la voce arrochita dal freddo e con gli occhi lampeggianti “A cosa dobbiamo una sua visita da queste parti?”

“Oh povero caro! Ha passato la notte a bere nel mio locale, sapete?” continuò lei senza badare al tono del collega barista “Poi mi sono vista costretta a mandarlo fuori, alle undici chiudo! E comunque non sarebbe stato in grado di reggere ancora a lungo! Gli ho detto di tornarsene a casa! Se solo avessi saputo l’avrei lasciato fare...”

“Saputo cosa Rosmerta? Non dirmi che anche lui...”                              
                                     
“E’Gregor McKinnon, il marito della cara Marlene! Me la ricordo ancora quando veniva al mio locale, da giovane! Con quella sua mania di salvare il mondo...! Ed ora...” la donna scoppiò in lacrime, evidentemente persa in ricordi molto dolorosi “...Quei luridi Mangiamorte...l’hanno... l’hanno fatta a pezzi”

Regulus si immobilizzò improvvisamente. Lui era un Mangiamorte. Guardò l’uomo che lentamente stava riacquistando i sensi e si sentì morire. Era colpa dei suoi se quell’uomo aveva cercato di uccidersi, ubriacandosi. Era colpa dei suoi se quell’uomo, Gregor si chiamava, era massacrato dal dolore.
Avrebbe voluto che la terra si aprisse sotto i suoi piedi  e lo inghiottisse in quell’istante.
Che cosa stava facendo?

I due baristi continuavano a confabulare fra loro, evidentemente ignari del dramma interiore che avevano scatenato in quel ragazzo così giovane, che ancora stringeva il braccio dell’uomo che ormai aveva riacquistato un minimo di lucidità e si dondolava piangendo e ripetendo il nome della moglie come un mantra.
Era uno spettacolo crudelmente pietoso.

Madama Rosmerta gli si avvicinò e gli sussurrò qualche parola con quel suo tono dolce e rassicurante tentando di confortarlo. Ma come si può consolare un uomo che ha appena perso la moglie?

CRAC

Qualcuno in lontananza si era Materializzato nel villaggio, ma le strade erano talmente deserte che il rumore si era sentito forte e chiaro, come uno sparo. Anche le voci erano chiare e limpide, anche perché i due uomini appena arrivati non si davano certo la pena di parlare piano.

“Deve essere qui da qualche parte, Rosier ha detto che l’hanno visto ai Tre Manici di Scopa!”

“Quel Rosier, io mica mi fido tanto di lui... Con questo freddo schifoso poteva venirci lui a recuperare quel traditore del suo sangue di  McKinnon. Non capisco perché tocca sempre a noi il lavoro sporco!”

“Smettila di lamentarti Nott e muoviti. Dev’essere da qualche parte qua intorno a smaltire la sbornia. Dobbiamo trovarlo in fretta, così potremo raccontargli gli ultimi istanti di vita della moglie, sono certo che sarà divertente!”

Le risate acute dei due uomini arrivarono come pugnalate alle orecchie di Regulus. E fu allora che capì che con loro, lui aveva chiuso. Lanciò uno sguardo ai due baristi che si erano immobilizzati nell’ombra e parlò sottovoce, sperando che i due Mangiamorte non lo sentissero, presi com’erano dalla loro infima discussione.

“Sono Nott e Travers, due fedelissimi del Signore Oscuro, dobbiamo spostare quest’uomo altrimenti per lui sarà la fine”

Aiutato da Aberforth, che si era limitato ad annuire gravemente senza chiedere spiegazioni, riuscì ad issare in piedi l’uomo che era ancora scosso da tremendi ma silenziosi singulti. Regulus si augurò che non stesse ascoltando le atrocità che i due Mangiamorte avevano compiuto sulla moglie.

“Mando subito un gufo a mio fratello, immagino che vorrà essere messo al corrente di quello che è successo... sempre che non lo sappia già, come al solito!” borbottò il vecchio in direzione della barista che aveva gli occhi dilatati dal terrore, trasportando l’uomo all’interno del bar “Tu Rosmerta torna al tuo locale, vorranno interrogarti. Non credo ti toccheranno se gli offrirai da bere, quei vermi. Noi ci occuperemo di questo qua!”

La donna annuì decisa e rimase qualche istante con lo sguardo fisso su Regulus, come se fosse riuscita a riconoscerlo. Il ragazzo però le diede le spalle e lei si vide costretta ad andarsene, avvolta dalla nebbia.
Regulus rimase a fissarla finché la sua confusa ombra non scomparve nell’oscurità della notte, con un peso infinito nel cuore. Pensava che non sarebbe mai più riuscito a guardare negli occhi una persona dopo quello che era accaduto.

“Ragazzo, è inutile restare lì al freddo, entra! Quello che potevamo fare, l’abbiamo fatto! Se ne occuperà qualcuno di più importante di noi!” sbraitò Aberforth tenendo aperta la porta del locale, invitando a rientrare il suo unico cliente che, del resto, non aveva ancora pagato “E poi devo offrirti una pinta, Ab mantiene sempre le sue promesse!”

Regulus si mosse ma si sentiva un estraneo perfino per il suo corpo. La sua mente era vuota, come quando era entrato per la prima volta, quel giorno, alla Testa di Porco, e non per via dell’alcool.
Si sentiva uno schifoso insetto, indegno perfino di calpestare lo sporco pavimento ricoperto di segatura di quella bettola.
Senza accorgersene era già seduto al bancone e il barista gli stava servendo un gigantesco boccale di un liquido caldo e dall’odore forte. Un basso russare, proveniente dal piano superiore, gli comunicò che all’uomo era stata somministrata una qualche pozione Tranquillante e che ora dormiva in una delle camere dell’osteria.

“Ce lo siamo meritato eh? L’amore ha trionfato, abbiamo salvato una vita. Quel genio di mio fratello sarebbe fiero di noi!” biascicò risentito il barista servendo anche a se stesso lo stesso beverone offerto a Regulus “Ti va un brindisi?”

“E a cosa potremmo brindare, scusi? Un uomo ha appena perso sua moglie!”

“Brindiamo alla fine dei tempi bui! Brindiamo alla fine del Signore Oscuro!”

Un brivido di eccitazione percorse il ragazzo, nell’udire quelle parole. Una scarica di adrenalina lo attraversò, al pensiero di accettare la proposta del vecchio. Mai aveva osato fare qualcosa di più trasgressivo, nei confronti del suo padrone. In condizioni normali non si sarebbe mai permesso, ma qualcosa si era definitivamente rotto dentro di lui.
Alzò il boccale, un po’ tremante e mentre il vetro urtava contro il vetro esclamò, con voce rotta, l’ultima frase che avrebbe mai pensato di pronunciare: “Alla fine del Signore Oscuro!”
L’aveva fatto. Era un rinnegato, adesso. Ma per qualche motivo che non riusciva a spiegarsi, la cosa non gli dispiaceva affatto. Aveva di nuovo un fratello, adesso.
Nel frattempo il vecchio si era messo a scrivere una lettera su un malconcio pezzo di pergamena, che aveva estratto da una delle tasche del mantello.
Regulus bevve un sorso di quel liquido ambrato e si sentì riscaldato. Il freddo che aveva sentito nelle ossa da quando era arrivato nel villaggio, a causa dei Dissennatori parve sparire come per magia.

Si sentiva rinato. E per la prima volta nella sua vita sapeva cosa voleva fare. E sapeva come farlo.

“Mi scusi, scusi signor Aberforth!” esclamò animato da una strana forza, quasi come se l’alcool gli avesse ridato tutte le energie “Mi potrebbe prestare un pezzo di pergamena?”
Il vecchio lo guardò un momento, interrompendosi da una scrittura evidentemente seccante e senza dire una parola strappò il bordo inferiore del rotolo, offrendolo al ragazzo.

Stai per firmare il tuo testamento, lo sai Regulus?

Le parole uscirono dalla piuma, senza che ci dovesse pensare.
Si sentiva così leggero adesso. Leggero ma anche animato da una strana audacia che mai aveva provato prima. Ci si sentiva così, ad essere Sirius?
Ora capiva perché il fratello aveva scelto quella vita.
A differenza di Sirius però, lui ci teneva che i suoi familiari serbassero di lui il ricordo di un vero piccolo Black. Non avrebbero mai saputo nulla di quello che aveva deciso di fare. Nessuno avrebbe mai saputo nulla.
Kreacher avrebbe mantenuto la parola.

“Aberforth...?” chiamò il ragazzo esitante “Ti va un ultimo brindisi?”

“Questo me lo devi pagare ragazzo! Se offrissi da bere a tutti sarei in rovina!”

“Non ti preoccupare, quant’è?”

“In tutto, sono sedici falci e tredici zellini” replicò quello soddisfatto del guadagno inaspettato “A cosa vuoi brindare?”

“A Regulus, il ragazzo che sarà dimenticato!” replicò quello, con gli occhi lucidi e la voce un po’ tremante.

“E chi sarebbe scusa? Io non l’ho mai sentito...” ma dopo aver lanciato uno sguardo al ragazzo decise di non indagare oltre. Versò del nuovo liquido nei boccali di entrambi e sollevò il suo con fare maestoso.

“A Regulus!”

“A Regulus!”

Il ragazzo, il cuore pieno d’emozione bevve con un unico sorso quel liquido così caldo ed appagante. Sentiva di aver appena brindato nel nome di un ragazzo che entro qualche ora non sarebbe esistito più, ma cercò di non pensarci. Pagò il barista e senza una parola uscì nuovamente fuori, nel freddo della notte.
La nebbia si era dissipata e i contorni delle case apparivano ora limpidi e definiti. Così, nella sua mente, la cruda realtà era diventata finalmente chiara. La sua strada era segnata, e per la prima volta nella sua vita l’aveva segnata da solo.
Con un ultimo sguardo alla vasca dell’acqua piovana, dove aveva conosciuto l’uomo che gli aveva cambiato la vita, si Smaterializzò nell’oscurità, diretto verso casa.
Nella sua tasca, piegato ordinatamente era nascosto un foglio di pergamena.
Ciò che recava scritto sopra, lo conosciamo tutti.
 

Al Signore Oscuro
So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste
parole ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto.
Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile.
Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale,
sarai di nuovo mortale.
R. A. B.





 

Grammatica 8/10
Originalità 9/10
IC 14/15
Uso dei prompt 5/5
Gradimento personale 9/10
TOTALE 45/50


Grammatica.
Data la lunghezza della storia, mi limiterò a riportare soltanto gli errori che potrebbero sfuggirti, o quelli che dovresti correggere senza dubbio.Innanzitutto, ho trovato una ripetizione che compromette la scorrevolezza: […]tantoche fece fatica a mandare giù[…] e, una riga sotto, tantogli era disgustoso. Ho trovato poi delle particelle riflessive che non dovevano essere inserite, perché pleonastiche (‘sisentiva le palpebre farsi più pesanti’ e ‘aveva solo voglia di bersi qualcosa’), due errori di battitura (fumate al posto di ‘fumante’, in spalle al posto del corretto ‘in spalla’).
Mancano diverse virgole, per cui cito soltanto ciò che è più evidente: Scosse il capo affranto, in cui devi aggiungere una virgola dopo ‘capo’; Il ragazzo era appena riuscito a mettere in posizione supina il malcapitato quando dal fondo della via scura, delle grida […], in cui dovresti aggiungerne una dopo ‘malcapitato’.
Per questione di lunghezza dei giudizi (sono già abbastanza prolissa xD) non riporto gli altri errori di punteggiatura, ma se dovessi aver bisogno di aiuto per rintracciarli, chiedi pure; sono comunque sicurissima che ad una rilettura più attenta non ti sarebbero sfuggiti.
Originalità.
Non ti ho potuto assegnare il punteggio massimo per quanto riguarda l’originalità perché - come ho già detto a Writer96, che come te ha scelto l’Eroe - il momento della ‘scelta’ è davvero molto gettonato, anche se ammetto con molto piacere che sei stata capace di renderlo sia sul lato introspettivo sia su quello ‘narrativo’, introducendo una serie di eventi che hanno reso possibile il cambiamento.
Si tratta comunque di una storia davvero diversa, che non pone in primo piano, come motivo scatenante, solo il pensiero di Sirius, ma anche il pentimento per aver causato sofferenza.
IC
Regulus mi è piaciuto davvero moltissimo sin dall’inizio della storia: ho potuto rintracciare tutte le caratteristiche che sono proprie di un vero Black, ma anche quella voglia spasmodica di essere l’orgoglio della sua famiglia e dei suoi genitori, di opporsi con tutte le proprie forze a ciò che aveva fatto Sirius rinnegandosi. Insomma, una caratterizzazione, a mio parere, davvero ottima.
L’unico punto ‘mancante’ -  che avresti dovuto ottenere per raggiungere il massimo -  ti è sfuggito perché mi è parso un po’ strano l’atteggiamento di Regulus verso la fine della storia: quel brindisi al ragazzo che verrà dimenticato mi è parso abbastanza surreale, perché non penso che lui lo desiderasse. Probabilmente hai usato le parole ‘sbagliate’, perché anche dal messaggio generale della storia si capisce che lui vuole soltanto mantenere la sua famiglia nell’ignoranza del suo gesto da Eroe, ma non passare totalmente inosservato.
Uso dei prompt.
Come puoi capire benissimo da sola, hai sfruttato al massimo i prompt che hai scelto, dando la rilevanza giusta ad entrambi: hai posto la nebbia e il freddo su un piano più elevato rispetto a quello concreto, portando quindi l’intera atmosfera della storia ad un gelo che non è solo esterno, ma anche interiore.
Gradimento personale
Non c’è dubbio che questa storia mi sia piaciuta davvero tantissimo, soprattutto perché l’Eroe ne è protagonista indiscusso ed emerge in tutta la sua complessità: è un ragazzo cresciuto in fretta (non dimentichiamo che aveva diciotto, diciannove anni quando è morto! ç__ç), che ha commesso un errore e che l’ha rimediato in modo Eroico.
Mi hanno colpita l’atmosfera e il ritmo pacato, che indaga con precisione l’animo di Regulus e tutte le sue inquietudini di Mangiamorte appena rinnegato.
La mia scena preferita è stata assolutamente quella in cui si rende conto di non voler più avere nulla a che fare con il Signore Oscuro e lo ripudia, brindando alla sua fine. In quel momento si sente - fino ad essere quasi palpabile - tutto ciò che Regulus ha represso, e soprattutto la sua ritrovata forza di volontà, che lo porterà a compiere il sacrificio più grande.
 

*
 

Vorrei davvero ringraziare ClaireTheSnitch per il bellissimo contest che ha indetto, mi è davvero piaciuto scrivere questa storia, spero possa piacere anche al pubblico di EFP <3

Frra

  
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