I
personaggi di questa storia ovviamente non mi appartengono
Allora... siccome avevo del tempo oggi ho completato anche la
seconda
parte... e nella mia testa inizia a delinearsi anche la terza.
Colgo l'occasione per ringraziare Roku ed Elfin Emrys che hanno avuto
la
pazienza di leggere, seppure con qualche problema legato al codice,
quanto
avevo scritto.
In
particolare voglio ringraziare Elfin Emrys per la sua critica che mi ha
davvero fatto felice... diciamo che sono uno di quelli che ha sovente
bisogno
di approvazione in quel che fa xD
Vorrei chiarire che questa è ancora una sorta di
introduzione. Purtroppo avendo
a che fare con una serie che lascia immaginare ma che non dice molto,
bisogna
ricostruire i pezzi per poter ottenere qualcosa di vagamente
credibile.... e
così per ora mi limito a far crescere un pò i
personaggi... ma presto ho
intenzione di inserire un pizzico in più di romanticismo :D
Nick
Spero
possa essere una buona lettura :)
Alla
ricerca dei cavalieri di
camelot
seconda
parte
Il
viaggio verso il primo dei cavalieri si era rivelato più
arduo del
previsto. Avrebbero
dovuto superare il lago di
avalon, oppure scalare
le montagne che lo circondavano,
e, una volta giunti sull’altra riva proseguire per almeno
altri due giorni di
viaggio.
Già fino al lago erano due
giorni di viaggio, il guado avrebbe richiesto sicuramente
più tempo,
come minimo Artù aveva previsto che ci sarebbe voluta una
settimana per
arrivare, un’altra per il ritorno, e il solo pensiero aveva
riempito i due
viaggiatori di un’angoscia tale da farli quasi desistere.
A
chi importava infondo? I cavalieri sarebbero giunti a Camelot,
così come
era sempre stato. Queste erano state le deboli proteste di Merlino. Non
aveva
tutti i torti, ma il principe sapeva che da chi andavano non erano
benvenuti, e
che quel giuramento fatto anni prima avrebbero dovuto reclamarlo,
probabilmente
pagandolo caramente.
Il principe però aveva altri pensieri per la testa, e
così si limitò a zittire
malamente il servo e a proseguire sulla loro tratta. Studiava un piano,
perché
purtroppo era più che consapevole che per giungere dove
erano diretti avrebbero
dovuto attraversare anche il regno di Cenred.
Il
loro re era morto, e da qualche giorno era giunta notizia a Camelot di
numerose lotte intestine. I cavalieri di quel regno sapevano che quello
era il
momento adatto per aggiudicarsi il potere, ma temevano anche il ritorno
di
Morgause e poco sapevano degli avvenimenti di Camelot. Inoltre
l’intero
esercito era stato spazzato via dalla loro stessa stoltezza e ora
briganti e
predoni avevano invaso quelle terre, soprattutto sul loro limitare ad
un ritmo
impressionante.
Scioccamente nella testa del principe andava formandosi
l’idea di andare alla
capitale e di reclamare il trono per sè, ma sapeva che non
avrebbero potuto
reggere un altro confronto armato. Quello di Cenred non era
l’unico regno
stremato.
E tutto questo per colpa della magia. Non aveva smesso di pensarci
neanche per
un attimo, la magia era la causa di tutto quel male, la magia aveva
corrotto
Morgana. Forse la sua sorellastra era persa per sempre e tutto questo a
causa
di una strega e della magia che aveva impiantato in quella che ormai
era detta
da tutti “la fata”.
Artù non avrebbe più dimenticato la notte dopo la
fuga di Morgana, Ginevra gli
si era buttata tra le braccia e lui non era stato in grado di
consolarla. Per
quanto fosse una donna forte, Gwen aveva sopportato tutto quel dolore,
tutta
quella delusione e quella paura solo sperando in lui, il suo re. Ma il
suo re
era un uomo come tutti gli altri, aveva alti e bassi e, per quanto la
nobiltà
non lo prevedesse, gli ultimi avvenimenti lo avevano distrutto dentro.
Ginevra allora si era fatta da parte, incapace di comprendere le
insicurezze di
Artù, e questo aveva creato una rottura che, neanche gli
anni, avrebbero più risanato.
Chi invece si era avvicinato ulteriormente in quei momenti bui era
stato Merlino.
Fin da sempre, o meglio, fin da quando lo aveva conosciuto, Merlino si
era
mostrato fedele e benevolo verso di lui, certo forse un po’
lingua lunga, e
sicuramente nascondeva qualcosa, ma questo non gli aveva mai impedito
di essere
vicino al suo signore. Soprattutto quando questi era molto vulnerabile.
Dopo lo scontro con Morgana né il re né il
principe volevano vedere nessuno, ma
Merlino era riuscito con insistenza a farsi strada nelle stanze del
biondo
erede, a tirarlo fuori dal suo mutismo e a riportarlo alla vita.
Artù aveva quindi iniziato a guardare al suo servitore con
un altro tipo di
interesse, forse per la prima volta in vita sua voleva conoscerlo per
davvero.
Il principe cavalcava davanti a lui seguendo quello che doveva essere
un
percorso ben impresso nella sua memoria perché non sembrava
rifarsi a nessuna
mappa o altro. Però era taciturno. Le ultime parole erano
state dette a poche
miglia da Camelot e da allora nessuno aveva più parlato.
Merlino non era preoccupato, lo conosceva bene il suo pollo e sapeva
che aveva
bisogno del suo tempo. Sapeva anche che il pericolo maggiore, che
Artù
diventasse come Uther, era scampato, e questo, si inorgogliva a
pensarlo, era
merito suo. Era riuscito a tirarlo fuori dalle tenebre del rimorso
appena in
tempo. Così lasciò che il primo giorno di viaggio
passasse ineluttabile mentre
i due cavalli si facevano strada nel bosco.
Non si erano fermati neanche per mangiare, avevano preso qualcosa dalle
bisacce
e l’avevano consumata in groppa ai loro destrieri, si erano
fermati solo una
ventina di minuti per raccogliere dell’acqua da un rivo e far
riposare i
cavalli verso mezzogiorno, poi avevano ripreso. Merlino
iniziava ad essere stanco di quell’atmosfera silenziosa,
così
decise di avvicinarsi al principe per punzecchiarlo un poco.
Non aveva neanche aperto bocca che si accorse che qualcosa non andava,
e
probabilmente anche il principe se ne era accorto. Tutto attorno a loro
non si muoveva
una foglia, ma sia Artù che Merlino riuscivano a sentirli,
il respiro di 20,
forse trenta uomini, nascosti nel folto della foresta che li
osservavano.
-Finalmente
te ne sei accorto Merlino- sussurrò il principe in direzione
del servitore –Fai come se niente fosse- proseguì
il biondo che continuava a
cavalcare con la stessa identica andatura con cui si era addentrato
nella
foresta.
Artù
non sapeva che, sebbene più distratto, gli occhi di Merlino
erano di
gran lunga migliori dei suoi, per questo non capì subito
quello che accadde in
quelle frazioni di secondo.
Il principe gli aveva detto di stare fermo per ritrovarsi il servo che
al volo
gli si gettava sopra disarcionandolo.
-Non
fare la donnetta spaventa…- gridò Artù stizzito
ma poi capì. Pochi metri alla loro destra si era appena
piantata con un sibilo sordo una lunga lancia che aveva sorvolato il
cavallo
del principe lasciandolo fortunatamente illeso.
La
lancia era ovviamente diretta a lui, ma l’aveva mancato e
tutto questo
grazie a Merlino, questa volta l’avrebbe ringraziato, se lo
ripromise. Tutto
sommato però era la prima volta che Artù si
accorgeva dell’intervento del mago,
e questa volta non aveva neanche usato la magia.
Rapidamente
il principe si rialzò e sfoderò la spada dal
fodero sul fianco del
cavallo. Questi per tutto il movimento improvviso si era vagamente
innervosito
e aveva iniziato a scalpitare sollevando un gran numero di foglie
secche del
sottobosco.
I
predoni approfittarono di quel momento di confusione per scendere e
attaccare.
La strada che i due viaggiatori stavano percorrendo era il vecchio
corso di un
fiume deviato ed era costeggiato da pareti di roccia alte qualche metro
e
interamente ricoperte di alberi, radici e foglie.
I ladri scesero proprio da lì.
Anche
Merlino aveva sfoderato la spada e si apprestava a difendere il suo
signore con quella e con altri mezzi, e poi…. Non aveva
ancora avuto occasione
di prendere in giro il principe per quanto era successo.
Ma
gli uomini erano troppi. Sebbene 5-6 cadaveri si accatastassero loro
intorno uno dopo l’altro non ce l’avrebbero mai
fatta a sconfiggerli tutti.
Artù
fece un tentativo disperato con un braccio solo rimontò in
groppa e
con l’altro tese la mano a Merlino che
l’afferrò e montò subito dietro di lui
arrossendo vagamente.
Fortunatamente questo Il principe non lo vide si ritrovò a
pensare il mago
improvvisamente dimentico di quello che stava accadendo loro attorno.
Non
avevano fatto neanche qualche metro che il cavallo cadde a terra morto,
schiacciando un paio di ladri e tirando giù con
sè signore e servitore. Il
principe era disorientato, poi capì. Magia, uno
dei ladri doveva averla usata ed ora erano in pericolo.
Brandendo
la spada come un forsennato Merlino che
intanto si era rialzato, era riuscito a liberare un piccolo spiazzo di
terra tutto attorno a lui pur non ferendo nessuno.
Gli uomini iniziarono a girare intorno ai due che si erano stretti
spalla a
spalla contro il corpo della povera bestia morta.
-Ed
è solo il primo giorno di viaggio..- Disse con ironia il
principe
-oh
non ti preoccupare, è quasi finito…. Il giorno
intendevo- rispose il
mago affrettandosi a correggere l’ambiguità della
sua frase.
Non
sapeva cosa fare, sebbene scherzasse aveva paura per la vita di Merlino
e per la sua, stava per parlare e chiedere chi fosse il capo per poter
trattare
qualcosa quando
a un certo punto due di quelli
uomini piombarono dall’alto atterrandolo insieme
all’amico.
Mentre i due prigionieri si divincolavano e venivano tenuti fermi al
suolo da
quelli che ora erano tre uomini ciascuno, una figura incappucciata si
fece più
vicina. Ne Artù né Merlino l’avevano
vista prima. A pochi passi da loro si
fermò.
-Legateli
e portateli al campo, veloci!- aveva
una voce
strana, un misto tra l’autoritario e
l’annoiato… sembrava come se non fosse
possibile disubbidire a un richiamo come quello.
Ora
i due erano davvero spaventati, Merlino non disse nulla, si
limitò a
sgranare gli occhi terrorizzati…aveva letteralmente le mani
legate e non poteva
fare niente senza compromettere il suo rapporto con il principe,
tradotto erano
impantanati entrambi in una situazione piuttosto scomoda.
Dopo che gli uomini ebbero finito di smanettare con le corde dietro la
schiena
dei loro prigionieri tirarono fuori due sacchi di iuta e li calarono
sulle
teste del principe e del mago.
Il primo strattonò un po’ ma alla fine si arrese.
Il secondo frugò
freneticamente nella sua testa alla ricerca di una soluzione che gli
permettesse di salvarsi il didietro senza farsi beccare dal
principe… non
voleva rovinare tutto proprio ora.