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Autore: Rainie    08/03/2011    4 recensioni
Rein e Shade.
Due ragazzi, non proprio come tanti.
E si conoscono, quasi per casualità. E cominciano a scoprirsi, a conoscersi, in maniera non proprio romantica.
Magari, in tutto questo c'è lo zampino del Destino, che considera le loro vite quasi come un gioco. Un gioco in cui sì, ci saranno felicità, gioia, ma anche tristezza e dolore.
Magari la loro vita era stata intrecciata in un tempo molto, troppo lontano. Il passato, il presente, ed il futuro sono destinati ad intrecciarsi anch'essi, inevitabilmente.
E magari il Destino vuole legare il loro diti con un filo sottilissimo, quasi invisibile un'altra volta. No, anche questa volta non sarà rosso.
Sarà del loro colore.
Cit.: “Non è esattamente questo a cui mi riferisco.” Mi sento addosso lo sguardo di Bright, smetto di frugare negli armadietti e mi volto di nuovo a guardarlo. Lui stava sorridendo, e mi dice ancora: “A volte sembra che tu gli ricordi qualcosa. Nel senso, sembra che stia proprio pensando a te.”
Se potessi, mi metterei a ridere per quello che ha detto. Shade che pensa a me?! Ma figuriamoci. Semmai mi pensa per elaborare altri insulti, non per ricordare qualcosa! (Rein POV)

[...]
Io suonavo, lei ascoltava. Non eravamo più Shade e Rein, eravamo semplicemente due ragazzi che si godono un po’ di musica suonata dal pianoforte. Eravamo finalmente in armonia, non stavamo litigando per nessuna ragione. Un po’ mi sono sentito sollevato.
Quando ho finito di suonare, mi volto per guardarla. Sulla sua faccia è dipinta un’espressione meravigliata, se non la conoscessi bene direi che è davvero carina. Ma, ahimè, la conosco, e purtroppo mi ritrovo a pensare al suo caratterino.
“Ti è piaciuto, principessa?” (Shade POV)

Pairing: ShadexRein
Attenzione: leggermente OOC
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 12
Are you sure to go Away from me?
You don’t want to Leave me, do you?
 
Rein POV
“Cosa? Parti per studiare in Europa?!”
L’incredulità di Lione non mi sconvolge più di tanto, ho già fatto di testa mia. La domanda d’iscrizione è già stata mandata, l’aereo è già prenotato, e io ho già deciso di lasciarmi tutto alle spalle. O almeno, spero di averlo fatto.
Non ho detto subito ad Auler, Bright, Mirlo e a tutti gli altri che sarei partita. Da quella sera in cui ho chiesto ai miei genitori di lasciarmi andare in una scuola europea, sono passate due settimane e mezza. Ormai, siamo a metà ottobre.
“Esatto” rispondo io, abbozzando un sorriso. Sì, mi dispiace lasciarli, ma non ho altra scelta. Io sono troppo buona per fare del male alle persone.
“E quand’è che parti?” chiede Auler, un po’ incerto. Mi sono affezionata a lui, la sua allegria mi mancherà.
“La domenica mattina di questa settimana.”
“Ma è praticamente dopodomani” dice Altezza, abbastanza contrariata – non avrei mai pensato che potesse reagire in questo modo – con voce acuta, mentre tutti gli altri studenti che sono in mensa si voltano a guardarla. “Ed è anche prima del ballo d’autunno!” dice ancora Altezza.
“Sì, lo so.” Guardo tutti un po’ dispiaciuti, e per un momento l’impulso di annullare tutti i miei programmi si fa sentire.
“Te lo perderai.” Lui, Shade, lo vedo un po’ turbato.
“Sarà per la prossima volta” dico io, sorridendo ancora. Ma forse, una prossima volta non ci sarà. O almeno, non quando lui ci sarà ancora.
Non ho pensato a lungo a questa decisione, però so che è quella giusta per tutti, per Fine e Shade. Al diavolo i sogni, al diavolo tutti i momenti passati insieme, al diavolo la parola “principessa”. Al diavolo i miei sentimenti tanto stupidi quanto inutili. Dovrei smetterla di dipendere sempre da qualcuno, sono stanca di soffrire per qualcosa di cui non vale la pena farlo.
Io ho deciso la mia strada, e lui la sua.
Eppure, mi piacerebbe che tutto questo fosse solo uno stupido sogno. Come quelli che di solito faccio. Quelli che faccio da quando ho conosciuto lui. Forse, dovrei anche smetterla di continuare a contraddirmi.
“Sei sicura di questa decisione?” chiede Fine, una volta uscite da scuola. Annuisco: “Sì, non ti preoccupare. Starò bene.”
“Non è questo il punto. Sai… mi chiedo perché tu faccia così.” Mi volto a guardarla, sorridendo un po’ malinconica. Piacerebbe anche a me sapere perché faccio così per davvero. “Non… non so spiegarti bene perché” le dico, abbassando lo sguardo e deglutendo a fatica. “Il fatto è che ormai mi sembra di aver perso tutto quel che avevo.” Lui, Shade, in poco tempo, è diventato quasi il mio tutto. Forse sono io che mi sto facendo così tanti complessi per questo stupido sentimento. Fine non mi dice niente, e rimaniamo in silenzio fino a quando non torniamo a casa.
È possibile soffrire così tanto per una cosa che non si ha mai avuto?
 
Il cellulare squilla ripetitivo nella mia tasca destra, mentre prendo i miei ultimi vestiti per metterli nella valigia color turchese.
È tempo di andare, oramai. Non avrei mai pensato che un giorno passasse così in fretta. In verità, ora come ora, ho una voglia matta di buttare via il biglietto dell’aereo per restare qui per sempre.
La mattinata è stata come tutte le altre, tranne per il fatto dell’abbraccio di gruppo di tutta la classe – o quasi – per la mia partenza.
Sbuffando, schiaccio il tasto di risposta: “Pronto?”
La voce di Sophie mi perfora i timpani: “Reeeeeeein!!” Allontano il cellulare dal mio orecchio, scossa dal suo grido (quasi disumano). “Sophie. Posso perfettamente sentire anche senza che tu urli in questo modo” le dico, facendo un mezzo sorriso, come se potesse vedermi.
“Oddio, scusami, scusami! Adesso scendi subito, anche se non hai finito di preparare la valigia. Siamo sotto casa tua! Chiama anche Fine e portati dei soldi. Scendi in questo preciso istante, ok?” e mi chiude il telefono in faccia, prima che potessi pronunciare una singola sillaba.
Sbuffando ed infilando velocemente le ultime cose nella valigia, prendo la giacca e la borsa, per poi andare a chiamare Fine che stava cercando qualcosa da mettere sotto i denti.
Appena uscite, vedo tutti che se ne stanno lì, ad aspettarci. “Ciao!” dice Lione, salutando per tutti. Con la coda nell’occhio guardo Shade, che mi fa un cenno col capo. Sorrido lievemente.
“Aloooors, Rein cara, andiamo a fare un po’ di shopping!” grida Sophie prendendomi sottobraccio e trascinandomi via prima che potessi battere ciglio o realizzare quello che ha detto. “Asp… aspetta! Sophie!” balbetto, ma lei non ne vuole proprio sapere di fermarsi e continua a canticchiare allegra.
Dopo qualche minuto di trascinamento (in cui ho notato che c’erano anche tutti gli altri che ci seguivano), Sophie si ferma nella piazza principale, da dove partono le svariate vie piene di negozi di abbigliamento e bar, e mi dice allegra: “Rein! Visto che parti, ho deciso di farti un groooosso regalo! Prendi tutti i vestiti che vuoi, pago io!” Sgrano gli occhi alla proposta. “Sophie, stai scherzando, non è così?”
“Mavva’! Sono serissima.” Segno che non stava scherzando seriamente.
“No, Sophie, tu non lo farai” dice Bright, dietro di me. Un barlume di speranza si accende nel mio cuore. “Dovremmo pagare tutti noi, non credi?” continua, sorridendo. L’unica cosa che mi viene da pensare è: “Come non detto”.
“Ooh, sì! Hai proprio ragione, Bright” fa Sophie, battendo le mani.
“No, frena un secondo, bellezza. Perché mi hai fatto portare il portafogli?”
“Dettagli” mi dice, facendo un gesto di noncuranza con la mano. Sospiro. “Ok, ma non ce n’è affatto bisogno. Mica vi sto dicendo addio!” La frase mi suona un po’ come una bugia. “Comunque” continuo io, senza badare alla strana sensazione di disagio, “sbaglio o dovreste fare anche voi un po’ di compere? Non vi ho ancora sentite parlare del vestito del ballo.”
“Infatti. Oggi facciamo un bel po’ di shopping! Rein, in fondo, tu lo adori, o sbaglio?” risponde Mirlo, mettendomi una mano sulla spalla.
“No, aspettate, fatemi capire bene: dovremmo accompagnarvi in giro per i negozi?” chiede Auler che, pigro com’è, sicuramente non approva l’idea delle ragazze. Altezza lo fulmina con lo sguardo: “Qualche obiezione?”
 
Shade POV
Insomma, alla fine siamo finiti alla mercé di Altezza (& co.), perché è soprattutto lei che ha questa voglia.
Rein aveva cercato in tutti i modi possibili per evitare il grosso (ed esagerato) regalo, ma gli altri non hanno voluto arrendersi. Ed alla fine l’ha fatto lei, a patto che li avrebbe ripagati tutti una volta tornata dal viaggio di studi. Anche se sono sicuro che non avranno intenzione di accettare.
Ma il punto non è questo. Il fatto è che, non so perché, ma lei si ostina a dire che va tutto bene quando, sicuramente, non va affatto così. Però, credo sia solo una mia sensazione. Una stupida sensazione. Di disagio, anche.
Sospiro, mentre noi ragazzi seguiamo le ragazze che camminano tra i vari negozi. “Problemi?” chiede Mirlo, affiancandomi all’improvviso. Scuoto la testa: “Affatto.”
Lei mi da un’occhiata quasi distratta. “Uhm, beh, allora niente” risponde, continuando a camminare. Alzo un sopracciglio, scettico: “Ok, si può sapere cos’hai te?”
Lei risponde facendo, con le mani, un gesto di noncuranza: “Io non ho niente. Perché me lo chiedi?”
“Beh, di solito attaccavi subito con un ‘Smettila di fare il finto tonto e dimmi’, o qualcosa del genere” dico io, imitando, ironicamente, la sua voce. Lei rotea gli occhi, rassegnata: “Allora, questa volta non dico niente. Non sei contento?”
“Affatto.” Sbuffo, ripensando a tutto quello che è successo da quando mi sono svegliato nella stanza d’ospedale, mentre un leggero dolore alla testa comincia a farsi risentire. “Si può sapere cosa diavolo prende a tutti? Sembra che mi stiate nascondendo qualcosa.”
Vedo che Rein, con la coda nell’occhio, si volta leggermente a guardarmi. Scuoto lievemente la testa, guardandola. Lei sposta lo sguardo in basso, voltandosi di nuovo, mentre trascinava le ragazze in un negozio, incurante.
Eppure, c’era qualcosa del suo sguardo di assolutamente indescrivibile.
Guardo Auler, Bright e Mirlo stupefatto, alzando leggermente le braccia e facendole poi ricadere, mentre scuoto la testa, scettico.
Mirlo sposta lo sguardo, leggermente incerta, decidendo poi di entrare nel negozio.
Sospiro, mentre mi siedo sul bordo della fontana dietro di me. “Cosa diavolo succede?” penso. Appoggio la fronte sulle mani, chiudendo gli occhi senza dire una parola.
Il centro dei miei pensieri era lei. L’ossessione era lei. O meglio, il suo ricordo.
Perché non mi ricordo di lei? Vorrei solo sapere questo.
Sospiro una seconda volta, e decido di entrare nel negozio a dare un’occhiata. Anche Bright ed Auler sono entrati, prima di me.
Lione sta cercando di convincere la ragazza dai capelli blu ad indossare un abito da sera che aveva trovato apposta per lei, mentre Rein continua a rifiutarsi. “Su, cosa ti costa?” le dice Fine, spingendola verso i camerini e ridendo.
La guardo. È sempre stata così spensierata? Non mi ricordo quasi nulla di lei. So solo il suo nome e la sua età.
Scuoto la testa, abbassando lo sguardo. C’è sempre qualcosa che mi dice che non dovrei pensare così. Eppure, non riesco proprio ad evitarlo. Che io…?
No, sicuramente è impossibile. C’è qualcosa che mi attrae a lei, solo che il mio sesto senso mi intima che non è la cosa giusta, per niente.
Un senso di dejà vu mi pervade il corpo, lasciandomi una sensazione amara in bocca.
“Lei non può andarsene. Ed io non posso lasciarla.”
Un flashback.
È possibile preoccuparsi così tanto per uno stupido flashback? Evidentemente sì. Perché adesso ho una voglia incredibile di ritornare indietro nel tempo per scoprire cosa è successo davvero, se ho fatto qualcosa di male nei suoi confronti.
E quando lei esce imbarazzata dal camerino con addosso il vestito elegante color notte, capisco che è ora di smetterla di fare quello colpito dall’amnesia e cominciare a ricordare.
Questa volta seriamente.
 
Rein POV
Abbiamo (hanno) deciso che avremmo passato una serata insieme a casa di Bright e Altezza, dato che i loro genitori non ci saranno.
Alla fine, mi hanno solo preso il vestito che Lione aveva scelto. A dire il vero, è stato quello che ha detto Shade (“Secondo me dovresti prenderlo. In fondo, tutti vogliono farti un regalo.”) che mi ha, in un certo senso, convinta ad accettare tutto quello che fanno per me.
Ma il punto è che lui riesce ancora ad avere una certa influenza su di me, quando invece dovevo solo ignorarlo e continuare a vivere come se non ci fosse.
La mia vita, prima di incontrarlo, era fantastica, seppur avevo quegli incontri da far venire i nervi a chiunque. Io e mia sorella passavamo le giornate insieme, ridendo e scherzando, andando in giro per la città ed i negozi.
Shade è entrato nella mia vita così prepotentemente che mi ha sorpresa. Però, non avrei mai pensato che in un secondo, in una giornata di pioggia, le nostre distanze di sicurezza si sarebbero annullate.
Non mi sono mai innamorata, a dir la verità. È vero, ho sempre preso quelle cottarelle che duravano solo qualche mese, se non settimana, ma non potevo di certo definirle “grandi amori”.
Con Shade è stato completamente diverso.
“Ok. Adesso voglio sapere cosa diavolo ci fanno degli alcolici qui” dico, guardando perplessa quelle bottiglie dai nomi esotici. Non che mi dispiaccia, solo che non pensavo che avessero intenzione di portarli.
“Dai, stasera ci divertiremo” dice Bright, mettendomi una mano sulla spalla. Il suo sorriso non mi promette niente di buono. “Ommioddio. Non mi dite che siete diventati tutti degli alcolisti!” grido, con fare scherzoso. Bright mi fa le spallucce, mentre io ridacchio non sapendo cosa dire.
La serata procede quasi lentamente, tra le risate e un film di cui non ho capito molto, dato che nessuno se ne stava zitto per un secondo.
Arrivano le 22, e, mezza intontita dall’alcool (non che ne abbia bevuto molto, solo che non lo reggo molto bene), decido di andarmi a fare una doccia per rinfrescarmi le idee.
Appena chiusa la porta alle mie spalle – non accendo nemmeno la luce – mi lascio scivolare giù, fino a sedermi per terra. Affondo il mio viso nelle ginocchia, ripensando a tutto quello che è successo fino ad oggi.
È possibile che sia stato un segno del destino?
Ho sentito dire che le persone che sono legate da un filo rosso al mignolo sono destinate ad incontrarsi ed ad innamorarsi. È davvero possibile?
Non riesco a togliermi dalla testa quel primo sogno. Il fatto che il ragazzo fosse identico a Shade è stata una coincidenza?
Da quando l’ho incontrato nella mia testa ci sono stati solo degli interrogativi ed incertezze.
Se solo non avessi accettato di vederli, tutto questo non sarebbe successo.
Le lacrime mi scivolano giù per le mie gote roventi; comincio a piangere silenziosamente.
Non so quanto tempo è passato, riesco a riprendere il controllo sulla realtà solo quando sento qualcuno bussare e la sua voce che mi chiama da dietro la porta: “Rein?”
Distrattamente, mi asciugo le lacrime ed apro la porta. Vedo che mi guarda leggermente intontito, con i capelli scompigliati (e perfetti) ed il viso leggermente arrossato.
Restiamo così, a fissarci per qualche secondo, prima che lui mi abbracci, lasciandomi esterrefatta.
“Mi dispiace, Rein” mi sussurra, stringendomi a sé. “Mi dispiace. Hai pianto, vero? Scusami, il mio comportamento è stato pessimo, non dovevo dimenticarmi di te.”
Il labbro inferiore mi trema; non so che diavolo dire, sembra quasi un sogno. Porto le mie braccia sulla sua schiena, farfugliando un “Che diavolo stai dicendo? L’alcool ti sta dando alla testa…” non molto convinto.
 “Rein, ti prego… non andartene” mi dice senza darmi minimamente ascolto, spingendomi verso l’interno del bagno. La ceramica lucida del pavimento riflette la luce debole e fioca della luna che filtra attraverso le tende. Un dettaglio così piccolo sembra diventare tutto quello che esiste all’infuori di noi.
La sua guancia scottante preme contro la mia, che è nelle stesse condizioni. Non gli dico niente, me ne resto abbracciata a lui, cominciando a piangere.
“Rein…” sussurra ancora, come se il mio nome fosse un qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere. Cosa dovrei fare? Non lo sto respingendo, anche se dovrei farlo. Gli farei ancora del male.
Che cosa dovrei ringraziare? L’alcool, che lo sta facendo delirare? Oppure la sua mente, che si sta ricordando di tutto (credo)? In entrambi i casi, non so a cosa diavolo pensare.
Era davvero questo quello che volevo sin da quando ha dimenticato tutto? Volevo veramente che si ricordasse di me?
Le lacrime continuano a scendere, ricorrendosi per le guance. La luna ci guarda, come se volesse implorarci di non fare lo stesso errore.
Lui si stacca da me, continuando a guardarmi negli occhi. La mia vista offuscata – un po’ per le lacrime, un po’ per il fatto che sono mezza ubriaca – cerca di evitare il suo sguardo. Non devo continuare così.
Sento, improvvisamente, la sua bocca premere contro la mia. I nostri sapori si mescolano, e solo allora realizzo che non riesco proprio ad andare via da lui.
Ne ho ancora bisogno.
 
Cammino per un lungo corridoio dalle pareti blu. Non so nemmeno io dove sto andando. Non so nemmeno dove mi trovo.
È diverso da tutti quei corridoi che di solito percorro.
Alla fine di esso, c’è una porta a due ante, e due uomini – probabilmente sono soldati – che mi fanno un cenno e le aprono.
La luce della sala mi acceca, e devo aspettare qualche secondo prima di abituarmi. Un ballo, ecco verso cosa mi stavo dirigendo.
E c’era lui, al centro, che ballava con la mia gemella.
Quante volte il mio cuore è destinato a spezzarsi?













N/A: Cavoli. Ho aspettato sin troppo a sfornare questo capitolo.
Ssalve a tutti! Sono nella fase “Evvai! Adoro le vacanze!”.
Questo capitolo è stato, come dire, strano da scrivere. Non mi veniva affatto l’ispirazione, anche se avevo già programmato tutto. Non riuscivo ad esprimere al meglio cosa sentivano i due protagonisti.
Non lasciatevi ingannare dal finale, c’è ancora un capitolo (ed un epilogo) tutto da scoprire. Ricordatevi che sono la regina dell’imprevedibile – ma anche no.
Beh, che dire? Mi sembra di essere stata troppo ripetitiva e frettolosa, in verità.
Non ho molto da dire, questa volta. Forse perché siamo quasi alla fine!
Come al solito, vi ringrazio per aver letto (anche se avete dato solo un’occhiata veloce), per aver recensito e per aver inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Direi di salutarvi.
Al prossimo capitolo, gente!
Rainy.
   
 
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