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Autore: H o l l y    08/03/2011    7 recensioni
Nove ragazzi. Nove tavole da snowboard. Sette giorni di sospirata libertà.
Una, FOLLE, vacanza.
Tra cadute spettacolari e lettere d'amore le vacanze invernali si svolgono serene, tuttavia i nostri nove protagonisti faranno presto una sensazionale scoperta...
E' la mia prima fanfiction... andiamo, un po' di pietà!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo undici
-Ma cosa diavolo…?-.
La bambina aveva le guance arrossate dal pianto, i riccioli corvini che le volavano intorno al viso mentre correva incontro a Neji e Shikamaru. Cielo singhiozzava disperata.
Frenò bruscamente la corsa e si gettò tra le braccia di Shikamaru, continuando a piangere e inzuppando la sua maglietta.
-Cosa succede Cielo?- le chiese il ragazzo, un po’ in difficoltà a causa dell’imbarazzante situazione.
-Ho fatto un… brutto… sigh… brutto sognooo!- rispose, con un po’ di difficoltà a causa dei frequenti singhiozzi.
Neji si rilassò, constatando di essersi inutilmente allarmato per una sciocchezza.
-Aspetta Cielo, ma tu da dove arrivi?!-.
La bambina alzò gli occhioni bianchi dalla felpa ormai fradicia di Shikamaru e, tirando su con naso, indicò una porta verso il fondo del corridoio –da lì- disse solo.
-Eh grazie mille!- si lasciò sfuggire Neji, prima di mordersi le labbra.
Shikamaru, invece, si limitò a seguire con lo sguardo il ditino della piccola, commentando –perché esce del vapore, dalla tua camera da letto?-.
-Emmm…- Cielo giocherellava con i riccioli corvini –perché… perché ho… mmm…- la bambina evitava di rispondere, prendendo a giocherellare con i riccioli corvini e cercando di evitare lo sguardo indagatore di Shikamaru.
-Cielo. Che hai combinato?!- sibilò Neji, dando sfogo alla sua irritazione.
La bambina lo fissò dritto negli occhi, per qualche secondo… prima di scoppiare in un pianto disperato.
Le sue grida invadevano il corridoio e dilagavano lungo il piano. Shikamaru non dubitava, avrebbero presto raggiunto le orecchie del padre.
Afferrando la bambina da sotto le braccia, Shikamaru la prese in braccio, un po’ impacciato cercava di farla smettere di frignare.
-Hai visto che hai combinato?! Ora la fai stare zitta tu!- disse, porgendo a Neji la piccola, in malo modo.
-Io?! Non ci penso neanche!-.
Ma alla fine fu Cielo a porgere la soluzione.
-VOGLIO HINATAAAAAA- gridò a pieni polmoni.
I ragazzi si guardarono per un attimo, prima di schizzare lungo il corridoio, in direzione della camera delle ragazze.
Ignari del fatto, che li non vi avrebbero trovato la Hyuga.
 
 
 
 
 
 
-Non avrei immaginato, che saresti mai venuta a chiedermelo personalmente- Eien tornò a sedersi sulla rossa poltrona accanto al caminetto, fissando Hinata negli occhi ammise –non ti facevo così coraggiosa-.
Hinata sussultò, sorpresa. Cosa intendeva dire quell’uomo? Parlava come se già la conoscesse.
La ragazza assottigliò lo sguardo, muovendosi agitata sulla sedia. Era stufa di tutti quegli strani giochetti, voleva delle risposte, ma la situazione le stava sfuggendo di mano.
-Ti racconterò la storia di Hisae, mia moglie, nonché soggetto del dipinto che hai già avuto modo di ammirare- cominciò il giovane, sistemandosi più comodamente sulla poltrona.
Hinata lo imitò, prevedendo un lungo e travagliato racconto.
-Hai notato l’abito da lei indossato, Hinata?- chiese invece Eien, spiazzandola.
-Come scusi?-.
-L’abito. Come ti è parso?- riformulò la domanda lui, attendendo pazientemente la sua risposta con il mento poggiato sulle sue mani intrecciate.
-Beh…- esitò lei, incerta sulla risposta –immagino che fosse… elegante, certamente bellissimo ma a-anche… particolare- concluse, un po’ imbarazzata.
-E’ così- Eien sorrise del suo imbarazzo –ma era perfino ordinario rispetto agli standard di Hisae-.
-Non riesco a seguirla- fu costretta ad ammettere Hinata, mentre si torturava una ciocca corvina in maniera tale che ricordava moltissimo la piccola Cielo, e non solo.
Eien sospirò a lungo, chiaramente indeciso su come continuare la conversazione o forse su come introdurre l’argomento; Hinata attendeva pazientemente che l’uomo si decidesse.
Alla fine ovviò per la soluzione più drastica –Hinata. Hisae era solita indossare abiti molto più stravaganti ed eccentrici, perché lei era una medium-.
-Che cosa?!-.
-Hai capito bene, una medium. Una sensitiva. Non amo rivangare il passato… ma ora che ho l’opportunità di riaverla…- la sua voce si era ridotta a un sussurro appena percettibile, Hinata, ancora sconvolta, aveva non poche difficoltà a seguirlo.
Gli occhi di Eien erano ridotti a due fessure, fissava Hinata con la stessa intensità di quando l’aveva sorpresa con le dita affondate nel morbido abito della moglie.
Hinata si sentiva terribilmente a disagio, completamente fuori luogo, l’unica cosa che ora desiderava era andarsene da quel luogo.
-Credo pro-proprio che i miei amici… mi stiano cer-cando- soffiò con voce appena udibile.
Maledicendo l’idea malsana che l’era venuta di andare a rivangare il tragico passato di quella famiglia, fece per alzarsi ma l’uomo le afferrò il polso, impedendole di andare oltre. Le dita stringevano il suo polso sottile fino a farle male.
Hinata cercò di divincolarsi, ma la morsa delle dita non faceva che aumentare la propria pressione.
-Mi la-lasci… mi lasci, ho detto!- trovò il coraggio di gridare.
Con voce calma ma accompagnata da una risatina leggermente folle, Eien incatenò lo sguardo agli occhioni chiari della ragazza –oh Hinata- disse con voce suadente quanto inquietante –te ne vai già via? Ma ancora non ho terminato di raccontare la mia storia!-.
E detto ciò la giovane Hyuga si ritrovò nuovamente seduta, spinta con la forza, in ascolto delle folli parole di quell’uomo che ancora le stritolava il polso in una morsa d’acciaio.
-E inoltre, non devi preoccuparti. Sono convinto che i tuoi amici non ci darannoalcun fastidio-.
 
 
 
 
 
 
Tre dita.
Le stesse identiche tre dita che in quel preciso momento Hinata malediceva con tutto il suo cuore, chiuse intorno al polso di un’altra ragazza avevano l’effetto totalmente contrario.
Il sangue scorreva impetuoso nelle sottili vene azzurrognole, facilmente distinguibili attraverso la bianca pelle del polso destro di Sakura Haruno.
La ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo dalla mano di Sasuke, saldamente serrata, mentre la conduceva deciso lungo il corridoio.
Camminavano da minuti… ore… giorni… chi lo sa?
A Sakura non importava, minimamente.
Avrebbe potuto procedere così per sempre, con Sasuke che la guidava per mano e lei che lo seguiva docilmente, senza imporre la propria presenza. Cosa che accadeva molto raramente, a una ragazza come lei.
Uno sbuffo di Sasuke la riportò bruscamente alla realtà. Il ragazzo si era fermato, e rimaneva immobile al centro del lungo corridoio.
Lentamente, Sakura trovò la forza di alzare lo sguardo a incontrare la sua nuca scura.
Distinse appena un mormorio soffocato mentre Sasuke scuoteva il capo, perplesso.
-Che succede, Sasuke?- chiese sussurrando.
-C’è qualcosa che non va- disse solamente, continuando a guardarsi attorno spaesato.
-Ti riferisci al fatto che non abbiamo ancora incontrato Naruto?- incominciò a chiedere lei –sono certa che sarà qui, da qualche parte! Camminiamo da cinque minuti appena- Sakura ridacchiò, rendendosi conto che il tempo era ben superione.
Sasuke non rispose, rimanendo in silenzio per qualche minuto.
Poi, ad un tratto, lasciò la mano di Sakura che ancora stringeva, per posare la propria su di un antico vaso di ceramica greca posto sul lato destro del corridoio, proprio accanto a loro.
-Dimmi Sakura… riconosci questo vaso, per caso?- chiese assorto.
Stizzita da quell’improvviso cambio di atteggiamento, di argomento (ma soprattutto di oggetto su cui posare le mani) rispose senza troppo pensarci –certo che lo riconosco! Mentre ci dirigevamo verso le camerate con le ragazze, poco tempo fa, Ino sosteneva che se non avesse trovato un bagno al più presto, questo vaso sarebbe stato un ottimo sostituto- a quel punto s’interruppe di colpo, rendendosi conto di ciò che stava per rivelare, quindi concluse sbrigativamente –lo vedo ogni volta che apro la porta della mia camera, è il vaso che abbellisce il corridoio del nostro piano-.
Sasuke annuì lentamente –come pensavo- disse solo, ma dal suo tono sembrava quasi turbato.
E se lui era turbato, Sakura capì che lei non poteva che essere terrorizzata di conseguenza.
-Che cosa succede Sasuke?- chiese avvicinandosi, e posandogli una mano sul braccio in un gesto spontaneo.
Sasuke abbassò lo sguardo fino a incontrare le dita di Sakura che stringevano il suo gomito attraverso il morbido strato di cotone della camicia, tuttavia non ritirò il braccio –abbiamo percorso quattro svolte a sinistra e imboccato tre corridoi di destra, percorso due brevi rampe di scale e oltrepassato tre porte. Capisci Sakura?- i suoi occhi scuri volarono a incatenarsi in quelli smeraldini di lei –questo non è il tuo piano. Eppure la tappezzeria, il vaso, la finestra… tutto è esattamente identico-.
-Sasuke… che significa?- la voce le tremava mentre capiva dove il ragazzo voleva andare a parare.
-Siamo già passati di qui, e per ben tre volte- gli occhi ardevano per quella spaventosa rivelazione mentre continuava -Sakura ne sono più che certo, non è una coincidenza!- terminò, stingendo il pugno.
 
 
 
 
 
 
-VAPORE?!- il grido di Ino fece tremare le pareti. La ragazza si era scagliata su Shikamaru, e ora lo sbatacchiava trattenendolo per il bavero della felpa –che cosa stai cercando di dirmi Shikamaru?!- gridò mentre il ragazzo assumeva un’allarmante colorito violaceo –che cosa avete fatto?!-.
Il ragazzo tossiva, alla disperata ricerca di aria che Ino impediva raggiungesse i suoi polmoni. Non rispondere era il minimo indispensabile per evitare la morte per asfissia.
E così Ino, sempre più irritata, continuava le sue pratiche di tortura.
Nel frattempo nel bagno della camera, totalmente incurante dell’omicidio in corso nella stanza adiacente, Tenten se ne stava accovacciata ai piedi della vasca da bagno, un batuffolo di cotone in una mano e il visetto bagnato e arrossato di Cielo nell’altra.
Passando il cotone imbevuto di olio di mandorle sulle guance gonfie di pianto della piccola, sbirciava di sottecchi la figura di Neji, che se ne stava tranquillamente appoggiato allo stipite della porta e osservava la scena delle torture di Shikamaru, quasi sogghignando.
-Neji- lo chiamò lei –seriamente, cosa significa? Non avrete dato fuoco a qualcosa!- chiese ridacchiando, curiosa di conoscere, da una fonte attendibile, la realtà dei fatti.
Il ragazzo scosse la testa, divertito dalla domanda di Tenten, e rispose –era la stanza di Cielo, dovresti chiedere a lei. Comunque ne dubito, suppongo invece che quella non fosse una camera da letto, ma piuttosto un bagno… o una specie di sauna- detto ciò, e lanciato un ultimo sguardo alla ragazza che ora porgeva gentilmente un fazzoletto di carta alla bambina, si diresse a grandi passi verso i due litiganti con l’intento di porre fine a tanta sofferenza.
Voltata rispetto all’entrata Tenten non colse il putiferio che ne seguì.
Senza alcuna ragione apparente la porta del bagno nel quale si trovavano la ragazza e Cielo si chiuse di scatto, i tre restanti ragazzi udirono appena lo scatto della serratura.
Ino mollò di scatto il collo di Shikamaru, prima di puntare i suoi occhioni marini in quelli del ragazzo, turbata chiese –hai sentito… avete sentito anche voi?-.
Afferrando con calma epocale le mani che fino a poco prima minacciavano di strangolarlo, Shikamaru annuì lentamente, gli occhi sbarrati.
-Neji, dimmi che hai sbattuto tu la porta-.
-…-.
-Lo prendo come un no- mormorò Ino, prima di volare verso la porta e cominciare a chiamare a gran voce Tenten e Cielo.
L’urlo della bambina e di Tenten raggelò loro il sangue nelle vene.
 
 
 
 
 
 
Naruto sbatte più volte le palpebre nel vano tentativo di cogliere qualche particolare della buia stanza nella quale si era appena risvegliato.
Uno schiocco secco alla sua destra lo fece sussultare. Un paio di scintille volarono diradando le tenebre per una manciata di secondi.
Naruto distinse Kiba al suo fianco, il quale, con un accendino in mano, tentava di fare un po’ di luce nella stanza.
-Finalmente ti sei svegliato!- lo salutò il ragazzo con un sorriso un po’ tirato. Prima che Naruto potesse dire niente Kiba annunciò -Allora Bella Addormentata, te lo dico chiaro e tondo: non ho idea di ciò che possa essere successo, quando dieci minuti fa mi sono svegliato mi sono trovato esattamente qui-.
Naruto aprì la bocca per fare una domanda, ma Kiba lo precedette nuovamente –La risposta è: no, non so perché siamo al buio-.
-Ah, ok… ma scu…- ma Naruto venne bruscamente interrotto, di nuovo.
-No, non possiamo accendere la luce, semplicemente perché non c’è alcun interruttore- Kiba armeggiava ancora con accendino, tentando di farlo scattare.
-Non sapevo che…- provò ancora a chiedere il biondino.
-…Fumassi?- concluse Kiba –Infatti l’ho fregato dalla tasca di Shikamaru… ma… acch! Non riesco… ad accendeee…- l’ansia rendeva Kiba agitato e frettoloso, e Naruto lo capì.
Senza più dire nulla strappò l’oggetto dalle mani dell’ amico e, facendo scattare, illuminò la stanza.
-Ok, usciamo da qui-.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
Terminato anche questo capitolo!
Mi scuso per l’attesa, ma ho passato le vacanze di carnevale in montagna con i miei… dove la connessione ad Internet non sanno nemmeno cos’è -.-“

Spero che potrete perdonarmi^^
In ogni caso, ringrazio chiunque si sia dato la pena di leggere! Mi raccomando, fatemi sapere!


Per i prossimi capitoli, pensavo di scriverne uno per ogni gruppo… incominciando magari dal rivelare, finalmente, TUTTA la verità sulla storia di Hisae?? Non so, ditemi voi…
Povera Hinata cosa l’attende! XD
 
Ah si! Per chi se lo stesse, giustamente, chiedendo…
…la storia della sensitiva and Co. deriva da un libro che il mio profe di Psicologia ci ha ordinato di leggere (sono rimasta influenzata e sconvolta)… perciò se fa schifo PRENDETEVELA CON LUIIIIII!
 
Non vi annoio oltre!^^
Alla prossima!
Un bacione a tutti,

Holly_94

  
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