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Autore: Dali Potter    08/03/2011    5 recensioni
Gli ultimi momenti di vita di Lily Evans dal mio punto di vista.
Non è mai tardi per ricordare.
Storia classificatasi undicesima al "Fobie contest" indetto da BS.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Storia classificatasi undicesima al "Fobie contest"

 

L'ultimo boato.

Mi stringe forte il dito, ci si aggrappa sporgendosi a cercare di afferrare il fumo colorato che spunta dalla bacchetta di James. Sono gli unici che riescono a tranquillizzarmi in questi momenti, gli unici che riescono col semplice battere del loro cuore a sovrastare i tuoni che mi ucciderebbero.
-Campione a letto! Ormai si è scaricata la bacchetta, vedi non funziona più!
E accompagna alle sue parole un leggero movimento con la bacchetta, con il risultato di un po’ di fumo grigio. Harry fa la faccia imbronciata e mi abbraccia guardando il padre con uno sguardo minaccioso. Scoppiamo a ridere nel vedere i nostri riflessi fusi insieme in quell’espressione.
-Sai James, questa è la prima sera in cui mi sento veramente al sicuro. Mi sembra tutto così bello!
-Anche a me tesoro! Se solo non fosse Halloween
-Ma cos’ha di male questa festa? Io l’ho sempre adorata!
-Bé a parte il fatto che stupidi babbani vadano in giro fingendosi maghi e streghe e facendo scherzi come se fosse quello che facciamo noi, niente!
Lo guardo sconsolata, pronta a ribattere. Ma sentiamo dei rumori dall’ingresso. Harry mi guarda sorridendo: crede di essersela scampata dall’andare a letto con degli ospiti in casa. Ma ritorna triste appena James gli scocca in testa un bacio della buonanotte. Porto Harry a letto, e dopo averlo salutato vado a vedere chi c’è fuori.
Improvvisamente mi accorgo dei tuoni, dei lampi e del temporale. Improvvisamente mi accorgo che sta per finire tutto, e non solo per la mia fobia. Lui è arrivato!
-James, è qui, è lui!
Riesco ad urlare solo queste parole prima che mi si fermi il respiro per un forte tuono. Gli chiudo la porta in faccia. Non servirà a niente, ma ho bisogno di tempo. Prendo Harry che mi guarda preoccupato, sono convinta che capisca cosa succede, è intelligente. Scappo in cucina, da James.
-Lily, corri, vai via, presto!
-Io non ti lascio qui, James!
Mi bacia violentemente, le mie lacrime gli rigano il viso. Abbraccia Harry e ci spinge su per le scale. La porta sta per sfondarsi, un incantesimo sarebbe più semplice, ma sa che non c’è fretta, che tutti gli incantesimi protettivi ci impediscono di smaterializzarci. Inizio a salire. L’ultima cosa che vedo sono un paio di occhi marroni e due labbra che sussurrano “Vi amo”. Mi fermo un attimo a rispondere “ Ti amiamo”. Poi un tuono mi scuote tutta, vorrei essere ad Hogwarts al sicuro, mi infilo nell’antibagno, senza finestre, e mi perdo in un ricordo bellissimo.
 
Stavo così stretta sotto il mio letto ormai tanto familiare, eppure continuavo, ogni volta, ad infilarmi lì per sentirmi al sicuro. Ma cavolo, si può vivere in Inghilterra e avere paura dei temporali? Più che paura, fobia. Suonava di più come malattia, e io mi sentivo malata in quei momenti. Non riuscivo a respirare, ero soffocata da quei tuoni. Chiudevo gli occhi, per non vedere la luce dei lampi sul pavimento polveroso. E mi tappavo le orecchie con le mani, come una bambina che non vuole ascoltare la verità sull’esistenza di Babbo Natale. Alcune volte avevo vere e proprie crisi di panico, avevo la certezza che sarei morta. E in quei momenti mi mancava così tanto casa… mia madre che mi aiutava a superare i brutti momenti con la musica, mio padre che chiudeva tutte le finestre e mi consolava. Allora andavo da Sev, e lui ogni volta mi abbracciava e mi parlava distraendomi. Ma ormai tra noi non c’era più l’amicizia di prima, era tutto finito. Ero sola. Alice non ha mai saputo di questa mio difettuccio, mi avrebbe costretta ad andare in infermeria, e io mi vergognavo troppo. No, quando pioveva e c’era lei mi nascondevo, scappavo, nella stanza delle necessità e stavo lì per ore. Solo Silente conosceva questa cosa, e faceva in modo di venirmi a prelevare dalle lezioni con qualche stupido pretesto quando pioveva. Ora non c’era neanche lui e non c’era Sev. Non sapevo dove andare, non sapevo chi mi avrebbe potuto aiutare. Erano tutti a cena. Tranne lui. Potter. Ma come avrebbe potuto aiutarmi? Chiedendomi di uscire per l’ennesima volta? Era dal primo anno che continuavo a ignorarlo e a rifiutare i suoi inviti. E nessuno capiva il perché. Non avrei dovuto odiarlo, non mi aveva fatto niente. No, semplicemente mi irritava. Con quella sua aria da divo per cui tutte andavano matte, con quella mania di pavoneggiarsi scompigliandosi i capelli, più di quanto già non lo fossero naturalmente. Io non volevo essere una delle tante.
Però quell’anno era diverso. Lui e Black sembravano cambiati. Forse finalmente cresciuti? Da quello che aveva capito Potter non era uscito con nessuna ragazza dall’inizio dell’anno, mi aspettava. E me l’aveva anche scritto in un biglietto proprio quella sera.

Aspetto solo te, Lily

E poi oltre ad essere diverso era anche più bello, più dolce. Volevo sapere se nella Sala Comune lui mi stava aspettando. Ma l’orgoglio...
Ma avevo troppo bisogno di lui per dare peso all’orgoglio. Aspettai il momento in cui si sentivano pochi tuoni e uscii da sotto il letto iniziando a correre disperatamente verso la sala comune. C’era ancora. Si voltò. Mi guardò bene, forse anche lui come me si stupiva che fossi lì. Si sentiva solo lo sfrigolio del fuoco e il nostro respiro. Che silenzio. E poi…che tuono. Non riuscivo a sopportare la sensazione che mi lasciava dentro, di nulla. Mi accasciai a terra rannicchiata sulle ginocchia, il viso nascosto. Ero scossa da fortissimi singhiozzi. Mi spaventavo da sola.
-Evans!
Si avvicinò a me lentamente. Perché ci metteva tanto?
-Cos’hai?
-I tuoni, muoio! Muoio!
Mi prese tra le sue braccia e mi accompagnò sul divano a sedere. Mi guardava in modo strano, forse solo strano per me, non mi ero mai interessata agli sguardi di James Potter, non fino a quel momento. Mi fece calmare un po’.
-Ho la fobia dei tuoni e dei lampi!
-Oh, anche Sirius e il mio cane!
Lo guardai storto, mi paragonava al suo cane? Mi paragonava aBlack? Non sapevo cosa fosse peggio. Capì il mio sguardo e rise. Fuori i tuoni risuonavano più forti che mai, ma io non me ne preoccupavo, tra le sue braccia mi sentivo al sicuro.
-Quando sono nata c’era il temporale, e ho urlato e pianto disperatamente tre giorni interi. Odio veder vibrare le finestre al suono dei tuoni, e i lampi… Mi sembrano incantesimi, fatture continue scagliate sul mondo intero. Mi sento male, ho la nausea. Non riesco a sopportarlo…Anche il tuo cane?
Scoppiò a ridere. E poi iniziò a distrarmi, sapeva come doveva comportarsi. Mi raccontò della sua infanzia, di quando giocava in giardino con Alice e Frank, della sua famiglia. Era diverso. Sì, quell’anno Potter era finalmente cresciuto.
-Beh, ma tu non sei antipatico!- commentai al termine dei suoi ricordi.
-Ma che spirito di osservazione, Evans! Finalmente ti sei accorta che non sono poi così male!
-E allora perché con gli altri fai il bulletto!?
-Oh invece Moccious ti chiamava sempre “Sudicia Mezzosangue” anche in privato, vero?
Che male! Una fitta alla bocca dello stomaco, che dolore. Il ricordo mi faceva ancora soffrire. Dovevo essere arrabbiata con James per quel ricordo? No, dopo un secondo era tutto passato, non potevo perdere un’altra persona per lo stesso avvenimento. Mi strinsi di più a lui, come se potesse riempire il vuoto che sentivo dentro. Capì che aveva parlato troppo e si sentì in imbarazzo. Alzai il viso e lo osservai. I capelli scuri e costantemente scompigliati facevano da cornice alla perfezione: due perle marroni fissavano il vuoto, sognanti e pensierose e circondate da due lenti tonde e adorabili, proprio fatte apposta per il suo viso. La bocca aveva ormai preso la forma di un sorriso, di una risata, e ogni volta che la si guardava si sentiva quel suono così meraviglioso e cristallino che risuonava sempre nei corridoi, nelle aule e nei miei sogni. Erano sette anni che ero a Hogwarts, e non mi ero mai resa conto di quanto mi servisse la sua presenza, di quanto i suoi sorrisi e la sua risata cristallina mi facessero stare meglio. Non mi ero mai accorta che ogni volta che mi chiedeva di uscire avrei voluto lasciarmi andare tra le sue braccia e urlare sì. E non mio ero mai accorta che lo respingevo, lo trattavo da inferiore solo perché non volevo essere come tutte le altre a perché non potevo sopportare di far male a Sev ammettendo di amarlo. Di amare James Potter.
Io lo amavo.
 Ero rimasta a fissarlo, imbambolata, persa in tanta bellezza e lui doveva essersene accorto, perché improvvisamente abbassò lo sguardo e mi sorrise. Doveva essere contagioso, perché immediatamente scoppiai in una risata inutile. Perché ridevo? Mi sentivo ridicola, dopo sette anni di orgoglio correre da Potter in pigiama piangendo, eppure ridevo. E toccò a lui questa volta restare a fissarmi.
-Sei bellissima quando ridi.
La sua mano si avvicinò delicatamente al mio viso e dalla tempia percorse il mio profilo fino al mento. Indugiò un momento sulle labbra, si fermò, ma poi continuò a discendere verso il collo. Sentivo brividi lungo la schiena, dappertutto, brividi di piacere. Bruscamente si arrestò nell’incavo vicino alla spalla, e come un pittore occupato in un’opera estremamente difficile seguì con lo sguardo i movimenti lenti della sua mano fin dietro la mia testa, dove non poteva più vederla. E neanche’io. Allora si concentrò di nuovo sul mio viso. Si avvicinò cauto e io non opposi resistenza. Lo volevo. Volevo le sue labbra sulle mie, il suo fiato sul mio collo. Ed eccole. Insieme. E poi sentii in lontananza il suo cuore battere velocemente, che suono magico, delizioso! Ora sentivo anche il mio cuore a mille, li sentivo battere insieme mentre le nostre labbra giocavano armoniosamente.
Poi un tuono. E io ero troppo concentrata in altro per controllarmi. Scappai veloce verso il mio dormitorio lasciando cadere leggero il mio fazzoletto di seta un secondo prima che nella sala comune facessero irruzione tutti i Grifondoro. Ma qualcuno mi afferrò il polso.
-Questa non è una favola babbana Lily!
Dentro di me non c’era più niente quei tuoni mi stavano facendo impazzire. I vetri vibravano debolmente ma con molto rumore. E io li seguivo tremando. Gettai le braccia al collo di James scossa da forti singhiozzi mentre venivamo accerchiati da una piccola folla curiosa. E lui appoggiò delicatamente, per la seconda volta le sue labbra sulle mie.
 
Mi sembra di sentire ancora l’odore di menta che mi avvolge. Forse è Harry. Lo stringo di più a me.
I tuoni mi uccideranno prima che arrivi. O forse no, è già al terzo scalino. Sento il familiare cigolio. James… oh, lo raggiungerò presto! Ora capisco la Cooman, tutti festeggeranno. Halloween. Un altro ricordo mi insegue. Mi fermo per farmi travolgere, voglio fuggire dal presente.
 
Odiavo divinazione. La Cooman passava le lezioni a predire la mia morte. Chissà perché, però, qualcosa mi spingeva sempre, ogni anno a riscrivermi. Mi facevano pensare a mia sorella Petunia quelle ore, con la sua indescrivibile superstizione. Quei momenti erano gli unici che mi facevano credere di essere ancora con lei, nonostante mi odiasse. Quel giorno ero molto nervosa, il cielo era nero. Non si prometteva niente di buono. Continuai a fingere che i grumi di foglie di tè sul fondo della tazza mi interessassero, mentre il mio pensiero vagava altrove.
-Evans! Vediamo cosa ti riserva il futuro!
La voce squillante della professoressa mi fece sobbalzare. Sbuffai scocciata. Quella sarebbe stata la mia ultima lezione, Petunia me la potevo ricordare in qualsiasi momento.
-Allora, vediamo.- Con gli occhiali un po’ scesi sul naso La Cooman si concentrò sulla tazza.
Poi qualcosa successe. Un tuono squarciò il silenzio, e il mio cuore. E i suoi occhi divennero bianchi.

Morte, festa.
Tutti festeggeranno il giorno della tua morte.
Tutti festeggeranno la tua morte

Mi alzai scattando facendo cadere a terra la sedia su cui ero seduta. I lampi si susseguivano come in un film dell’orrore. Mi coprii il viso spaventata e iniziai a correre giù per la botola. Era seria quella volta. I suoi occhi non erano mai stati così. E poi al frastuono della sedia mi aveva guardata come appena risvegliatasi da un sogno. Non ero cattiva, perché qualcuno avrebbe dovuto festeggiare? Continuai a correre per i corridoi. Che strazio quei tuoni, spine nel mio cuore. Il fiato mi stava iniziando a mancare. Non sapevo dove stavo andando. Ma poi sbattei a qualcosa, o a qualcuno.
-Lily!
Che canto angelico! Mi aggrappai a lui.
-Il temporale, che sciocco! Scusa se non sono venuto!
-Festeggeranno…
Sussurrai sconvolta quell’ultima parola e svenni tra le sue braccia.

Lì c’era lui. Oggi non ci sarà nessuno.
-Evans cara! Dove sei?
Solo la sua voce mi fa rabbrividire. Sta aprendo tutte le porte, mi sta cercando. Sa dove sono. Vedo la sua ombra indugiare sulla piccola porticina e proseguire aprendo lentamente ogni porta. Poi torna indietro. Arriva. Mi alzo. Voglio farmi vedere coraggiosa e forte. Bacio Harry e poi lo appoggio a terra dietro di me. Il suo labbro superiore trema, sta per scoppiare a piangere? Invece no, chiude gli occhi e sorride. Lo stringo ancora. Non voglio andare. Non voglio lasciarlo andare. Immagino di trasmettergli tutto il mio amore immenso per lui. Quanto è bello! Come suo padre, con i miei occhi. Nella stanzetta entra la luce piano piano. Ed entra lui. Le cose belle non vengono mai sole La sua imponente figura occupa tutta la soglia. Mi guarda dolce e scherzoso, con lo sguardo del predatore.
-Scansati bella. Non voglio te! Mi serve il piccolo Potty!
-Scordatelo, dovrai passare sul mio cadavere!
Che frase sciocca! Lo farà, mi ucciderà come minimo, mi torturerà fino a sentire che mi arrendo, che tutti si arrendono a lui. La sua risata crudele risuona per tutta la casa.
-Levati Evans! L’ultima possibilità!
-Sono io che ti do un’ultima possibilità! Ricomincia. Come fai a vivere così, senza amore? Almeno dai a questo bambino la possibilità di averne un po’!
Abbassa la bacchetta. Si avvicina. Forse le mie parole fanno effetto? Ma non è possibile, due frasi, così stupide! Poi sorride. Non ho scampo. Le mie parole l’hanno solo convinto di quanto potere ha.
-Io almeno morirò con onore, proteggendo chi amo. Perché io al contrario tuo posso amare!
Era già finita, quindi tanto valeva chiudere con un bel finale. Rialza un ultima volta la bacchetta.
Le sue labbra si muovono rapide.

Avada Kevadra.

Una debole stretta al mio dito . Un lampo verde. Un tuono forte. Un grido felice di un bambino che festeggia.


SPAZIO AUTORE:
Spero che vi piaccia ** Al concorso a cui ho partecipato non si è classificata bene, ma confido in un vostro premio di consolazione :D Grazie mille a    
_Lunatica_   che mi sopporta sempre e che sceglie dei titoli fantastici :D *Si, non è tutto merito, o colpa, mia, il titolo è suo -.-* Recensite, ci tengo a sapere cosa ne pensate, anche perchè ad essere sinceri mi piaceva come storia! D:
  
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