Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Elos    09/03/2011    10 recensioni
- Questa persona aveva addosso... un ricordo di Harry e del professor Silente? -
Archer recuperò finalmente il suo muffin, facendone sparire una buona metà con un morso.
- Esattamente. Un ricordo rovinato e frammentato, ma indubbiamente un ricordo contenente Albus Silente ed Harry Potter. Sei sua amica, no? -
- Sì. - bisbigliò Hermione. Teneva tra le mani la lista come se non riuscisse a staccare le dita dal foglio, gli occhi fissi sulla data. - Sì, sono sua amica. -
18 Giugno 1996. La data della morte di Sirius Black. [...]

Sei mesi dopo la fine della Seconda Guerra Magica, il cadavere di una strega è estratto dall'acqua di un fiume nel nord della Scozia. Quando sul cadavere viene trovata un'ampolla contenente un ricordo molto speciale, Hermione Granger, Apprendista Auror fresca di M.A.G.O., e Harry Potter, Uccisore di Tu-sai-chi, Grand'Eroe, Supremo Distruttore di Signori Oscuri e diciannovenne un po' più che lievemente depresso, si trovano di fronte ad un inaspettato problema.
Prima classificata al concorso multifandom Jane Doe indetto da Lely1441.
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Prima di King's Cross' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 4
Inseguendo l'acqua che scorre




Due giorni dopo essere andato a trovare la Preside McGranitt, Harry si ritrovò nel bel mezzo di un prato verdissimo dall'erba alta e scura che gli arrivava fin oltre le ginocchia, circondato da colline scoscese che s'estendevano a perdita d'occhio e che si facevano più brulle verso nord. In lontananza c'era uno stretto lago che splendeva sotto il sole di mezzogiorno come una striscia d'argento, riflettendo il cielo nuvoloso.
Aveva in tasca l'ampolla argentata piena di ricordi, e in mano la copia di una carta d'identità intestata ad una certa Jane Doe, nata nel maggio del 1975, di cittadinanza inglese: Hermione gliel'aveva consegnata accompagnandola con infinite raccomandazioni di tenerla nascosta e di non mostrarla in giro, perché non sarebbe stato assolutamente permesso diramare certe informazioni al di fuori del Ministero. Archer aveva fatto un'eccezione perché... be', perché era lui. Harry Potter, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, Uccisore di Tu-sai-chi, Grand'Eroe e Supremo Distruttore di Signori Oscuri o qualunque altro fosse il titolo che la stampa gli aveva appiccicato addosso.
Harry assestò un calcio ad una pietra, con un moto d'irritazione, e la guardò precipitare nell'acqua scura del torrente. Era ingombro di alghe, di radici, di detriti. Non sembrava poi così strano immaginare che un corpo potesse essere rimasto incastrato là in mezzo per mesi e mesi, in attesa di riemergere alla prima piena.
Il signor Abraham Phillips era un Babbano che dimostrava una sessantina d'anni, pressapoco, tutti scavati sul viso in pieghe e rughe e nell'espressione lievemente fosca, seppur non ostile, sottolineata dalle sopracciglia corrugate. Era stato lui a trovare il cadavere di Jane Doe mentre, aveva sostenuto di fronte agli Auror che erano venuti ad interrogarlo, portava le pecore al pascolo. Harry, che si era fatto largo attraverso il suo gregge con qualche difficoltà, estrasse nervosamente una tessera dell'autobus e vi batté sopra due colpetti con la bacchetta, tenendola nascosta in una manica mentre il signor Phillips non badava ancora a lui, prima di pararglisi di fronte:
- Signor Phillips? Mi chiamo Vernon Dudley. Sono della polizia di Perth, e sono qui per farle qualche domanda su... su quella ragazza che ha trovato nel fiume. -
Phillips grugnì, adocchiando la tessera che gli veniva offerta e che adesso aveva tutto l'aspetto di un documento ufficiale in lucido materiale plastificato.
- Ho già risposto alla polizia di Perth. - replicò poi, il tono aspro. - Che cosa volete ancora da me? -
- Vorrei solo farle qualche domanda, signor Phillips, davvero. Non hanno... non abbiamo ancora scoperto da dove venisse il... - Harry si sforzò di persuadersi a dire il corpo, ma la parola proprio non voleva saperne di uscire dalle sue labbra: - ... la ragazza. -
L'espressione di Abraham Phillips parve, inaspettatamente e per una qualche misteriosa ragione, ammorbidirsi.
- Non sapete chi è? -
No, gli Auror non sapevano ancora chi fosse. Gli incantesimi avevano provato oltre ogni ragionevole dubbio che si trattasse di una strega: ma non aveva indosso nessuna bacchetta che potesse aiutare l'identificazione, e niente nelle tasche se non documenti probabilmente falsi - e contraffatti con un nome da Babbana - e tanti frammenti di ricordi che non erano i suoi. Nessuno si era presentato al Ministero per denunciare la scomparsa di una ragazza con il suo nome, della sua stessa età, niente, e il corpo era in condizioni tanto pessime da essere semplicemente oltre ogni possibilità di riconoscimento. La magia poteva aiutare a ricostruire i tessuti morti solo fino a un certo punto.
Harry scosse la testa:
- No, signor Phillips, non ancora. Mi... mi accompagnerebbe nel punto dove l'ha trovata, per cortesia? Se deve badare alle pecore posso aspettare, però... -
L'uomo scrollò le spalle, incamminandosi verso il torrente:
- Le pecore stanno bene dove stanno, c'è il cane che ci bada. Agente Dudley, dico bene? Dica un po', ragazzo: non è un po' troppo giovane per un lavoro del genere? -
Harry si schiarì la gola, a disagio:
- Sembro più giovane della mia età. -
Phillips inarcò un sopracciglio in un'espressione poco convinta, ma non disse nulla. Lui ed Harry scesero giù per un dosso e attraversarono il torrente all'altezza di un piccolo, traballante ponte di legno.
- Le pecore non possono passare qui sopra, ma mi era scappato un agnello. - spiegò Phillips. - Gli sono andato dietro fin sulla riva, e poi ho visto che c'era qualcosa che luccicava in acqua. Mi sono affacciato e c'era quella povera donna incagliata tra le canne: mi sono avvicinato per aiutarla, ma ho capito subito che non c'era più niente da fare. Dev'essere rimasta sott'acqua per settimane. -
Indicò un punto dove un grosso salice faceva sprofondare le sue radici nei flutti, i rami come dita lunghe protese a sfiorare l'acqua mossa.
- Ecco... - esclamò. - … era laggiù. -
Se gli Auror non avevano trovato tracce di incantesimi nelle vicinanze, si disse Harry, lui non avrebbe potuto fare meglio di loro. Non sapeva neanche, a dire il vero, cosa l'avesse spinto fino a Perth: era solo che quella mattina si era trovato con l'ampolla in mano, la casa vuota e proprio nulla da fare per riempire la sua giornata fino a sera, e tutto ad un tratto il pensiero di rimanere seduto nel soggiorno di Grimmauld Place gli era apparso intollerabile.
Esclamò, gli occhi fissi sul fiume:
- Herm... uh, il mio collega ha detto che lei gli ha spiegato che la corrente deve aver fatto riemergere il corpo. -
- No, non è così. -
Harry si girò fissare Phillips:
- No? -
- No. - ripeté il pastore, pazientemente. - Quel che il suo collega mi ha chiesto è stato se il fiume era in piena, adesso, e io gli ho detto di sì. Gli ho detto però anche che la corrente viene su dalla diga, in questa stagione, ed è per questo che l'acqua è così alta. -
Harry aggrottò la fronte, perplesso:
- Non capisco, signore. -
Il pastore scosse la testa con lieve disapprovazione, ma non sembrò perdere un grammo della propria flemmatica compostezza:
- Agente Dudley, io non sono un poliziotto, io sto dietro alle pecore. Quello del poliziotto è il suo lavoro, e di sicuro non verrò a dirle come farlo, così come lei non verrà a dire a me come si tosano le mie pecore e a quanto devo vendere la mia lana. Quel che le dirò, però, è che io credo che quella povera donna sia venuta giù con l'acqua della diga: perché una volta il torrente, qui, era una striscia e nulla più, ma da quando hanno messo le chiuse su a monte l'acqua arriva quando piace a quelli della fabbrica, non con le piogge. -
Harry non aveva compreso tutto quel che il pastore gli aveva detto: ma ne aveva afferrato abbastanza da comprendere che c'entrava una diga, e il flusso del fiume, e l'acqua su a monte, e...
Tutto a un tratto, la comprensione lo illuminò:
- Lei ha detto a... al mio collega che c'era una diga? -
- Sicuro. Gli ho detto che c'erano le chiuse della vecchia conceria, a monte. -
Sicuramente gli Auror dovevano aver afferrato quel tanto da capire che l'acqua veniva giù regolata dai Babbani, in qualche modo; ma, pensò Harry improvvisamente, non avevano capito cosa questo significasse. Le dighe, le chiuse, le concerie, queste erano cose da Babbani. Se l'Auror che era arrivato ad interrogare Abraham Phillips era nato e cresciuto tra i maghi, be', poteva essersi lasciato sfuggire una cosa che lui, che invece era stato tirato su dai Babbani, aveva afferrato subito.
- Quant'è lontana questa diga, signor Phillips? -
Phillips inclinò il capo da una parte e parve pensarci sopra per un attimo:
- Mah. In macchina saranno forse dieci, quindici minuti; la fabbrica si vede bene in lontananza, ha un grosso comignolo che non funziona più. L'avranno tenuto perché buttarlo giù gli costava troppo, chissà. -
Harry allungò una mano e tastò la tasca in cui l'ampolla era affondata, nascosta, al sicuro.
- E' stato molto gentile, signor Phillips, a parlarne con me. -
Il vecchio pastore guardò il fiume per un attimo; poi riportò lo sguardo su di lui e allungò una mano per afferrare e stringere quella che Harry gli porgeva.
- Povera donna. - esclamò ancora, raucamente. Scosse la testa, poi, si volse e si allontanò.

Contattare Hermione aveva richiesto del tempo: Harry non aveva la più pallida idea di dove poter trovare un camino collegato alla Metropolvere, nei dintorni, e se si fosse presentato al Ministero gli sarebbero occorse delle ore, tra i controlli nell'Atrium e il tempo necessario ad essere ascoltato dagli Auror - senza contare che Hermione gli aveva esplicitamente chiesto di non far sapere a nessuno che lui aveva l'ampolla dei ricordi e la copia della carta d'identità.
Così decise di Smaterializzarsi a Grimmauld Place e di usare il camino di casa per cercare di contattare Hermione. Ebbe fortuna: aveva il turno di notte per tutta la settimana e non era ancora uscita di casa. A metà del pomeriggio Harry era in piedi sulla grossa diga di cemento della quale il signor Phillips gli aveva parlato, a pochi passi di distanza dalla ciminiera in disuso della conceria; insieme a lui c'erano due Auror che Harry non conosceva, e che Jonathan Archer aveva mandato ad investigare. Uno dei due era un grosso, maturo mago con il viso incavato, gli occhi infossati e un'espressione insieme stanca e dura, che gli aveva stretto la mano mentre sembrava valutarlo con lo sguardo, soppesandolo; l'altra era una ragazza forse tre o quattro anni più vecchia di lui, i capelli raccolti in una treccia bruna, che si era presentata come Aracne Webwick e che gli aveva serrato una mano tra le proprie con entusiasmo, fissandolo con un'espressione che, Harry aveva notato sentendosi sgradevolmente a disagio, era trasfigurata dall'entusiasmo: era evidente che conoscerlo la mandasse su di giri.
Harry si passò le mani tra i capelli e si appiattì la frangia sulla fronte in un gesto nervoso e istintivo. La cicatrice a forma di saetta non era scomparsa dopo la morte di Voldemort: se tutti i Mangiamorte che erano stati segnati con il Marchio Oscuro avevano scoperto che il serpente e il teschio impressi sulla loro pelle sbiadiva e si affievoliva con il passare del tempo, il nero che si faceva grigio e poi scompariva poco alla volta, per lui non era stato così. La cicatrice era rimasta, e non dava segno di volersene andare.
Se non altro, si disse Harry, né la ragazza né l'uomo sembravano intenzionati a ordinargli di andarsene; ne avrebbero avuto tutti i diritti, sicuro, perché lui non era un Auror e non avrebbe dovuto essere lì... però, si disse Harry, forse e solo forse essere il nuovo eroe del mondo dei maghi aveva qualche vantaggio del quale avrebbe potuto far buon uso.
L'Auror più anziano lasciò cadere nell'acqua del lago una foglia, stando in piedi sulla sommità della diga, dopo averla colpita con la bacchetta e aver mormorato qualche parola a mezza voce: la foglia aveva fatto a malapena in tempo a sfiorare l'acqua che qualcosa nel lago si era mosso e aveva cominciato a splendere. Una striscia debolmente dorata scivolava appena al di sotto della superficie scura, ondeggiando e incurvandosi in prossimità della riva ad ovest.
- E' un incantesimo utile a determinare le correnti. - spiegò l'Auror, di fronte allo sguardo perplesso e incuriosito di Harry. - Faremmo meglio a seguirlo, prima che la traccia scompaia. -
La scia d'oro nell'acqua piatta proseguiva ininterrotta fiancheggiando la costa: si allargava verso il centro del lago, a un certo punto, ma poi tornava verso fondali più bassi e ingombri di giunchi. Il sole, affiorando a tratti tra le nuvole, disegnava striature scintillanti sulle minuscole onde che accarezzavano le rive del lago.
C'era uno strano silenzio, pensò Harry, una strana atmosfera pacifica, quieta. Era un bel posto, si disse: anche la fabbrica, con la sua ciminiera crepata, sembrava in un qualche modo appartenergli, grigia com'era grigio il cielo, com'era grigio il lago, annegata nel verde dell'erba alta. Si scorgeva un gregge di pecore in lontananza, e vederlo gli riportò alla mente il signor Phillips.
Potevano aver camminato forse per mezz'ora, lui e i due Auror, quando si trovarono il cammino interrotto da una casupola scura: era più una catapecchia che altro, su due piani, dove il livello inferiore aveva un grosso portone che affacciava direttamente sul lago. Una rimessa per le barche, probabilmente, o qualcosa del genere. Doveva aver visto tempi migliori: le finestre avevano imposte divelte, rotte o otturate da assi, e la porta cigolava sospinta dal vento su un solo cardine. Spiccava stranamente sulla riva erbosa: Harry non riusciva a vedere altre costruzioni, lì attorno, per quanto aguzzasse lo sguardo.
- Dovremmo dare un'occhiata. - Propose Aracne Webwick. Teneva la mano affondata nella tasca della larga giacca a vento babbana che portava; sia lei che il suo compagno, aveva notato Harry con infinito sollievo, erano vestiti tutto sommato normalmente; sembravano proprio tre turisti a passeggio, così, e nessuno avrebbe badato troppo a loro. Oltretutto, le rive del lago apparivano misericordiosamente deserte.
Fu l'Auror dal viso scavato ad entrare per primo nella casupola, la bacchetta stretta in mano e a malapena nascosta dalle maniche della giubba. La alzò, dopo una breve occhiata allo stanzone semideserto, e mormorò:
- Homenum revelio. -
Non accadde niente. Il mago si schiarì la voce e propose laconicamente:
- Già che ci siamo, diamo un'occhiata intorno. -
Aracne Webwick si chinò per esaminare con interesse le due scansie di metallo che portavano al grosso battente affacciato sul lago - sembrava proprio che la casupola fosse veramente una rimessa per le barche, anche se adesso era vuota, e il suo collega andò ad esaminare un angolo ingombro di cordami e barili sul retro. Harry adocchiò una scaletta a pioli che portava al piano superiore e, dopo una brevissima esitazione, salì.
L'interno della catapecchia era buio e fresco, quasi freddo. C'era un odore acquatico di cose umide, di cose lasciate a muffire, non sgradevole ma intenso, e un'aria polverosa che si infilava nei polmoni e lo costringeva a schiarirsi la gola di frequente. La zona superiore della rimessa aveva il tetto basso e spiovente: se allungava le mani sopra la testa riusciva a toccarlo.
Mormorò:
- Lumos. -
La punta della bacchetta si accese. Il riflesso di luce bianca scintillò su una bacinella di metallo riversa a terra, e poi su un cumulo di piccole bottiglie di vetro sparpagliate sul pavimento e contro una parete. Harry aggrottò la fronte, cominciando ad avvicinarsi, ma poi la luce danzò su qualcos'altro: qualcosa di debolmente luminoso, evanescente. E questo qualcosa si mosse e disse:
- Salve. -
Harry fece un balzo all'indietro che minacciò di mandarlo a schiantarsi di sotto attraverso la botola della scaletta a pioli.
Il qualcosa aveva tutto l'aspetto di una ragazza molto pallida, molto bianca, con occhi che scintillavano nel buio come argento. La luce le passava attraverso e rischiarava la parete alle sue spalle.
Non era viva, capì Harry. Non era viva. L'incantesimo dell'Auror non aveva funzionato perché non era viva.
Nella rimessa sulla riva del lago c'era il fantasma di una ragazza morta.





Note del capitolo: Di nuovo, si pubblica appena trascorsa la mezzanotte!
Ho cominciato a pubblicare La miglior parte della nostra vita, sugli anni ad Hogwarts dei Malandrini. La alternerò con Prima di King's Cross, un mercoledì a testa. Non era per cattiveria che avevo deciso di pubblicare ogni due settimane. x°°°D

Un grazie a tutti coloro che si sono fermati a commentare lo scorso capitolo!
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Elos