Just
a
kiss
“Dai, dopo
quello che abbiamo passato, figurati se non sarei capace di ingoiare un
verme”
“Sicuro,
Ronald?Ma se tremi di fronte ad un ragnetto innocuo”
Mise il broncio
“Tu ce la faresti?”
Sorrisi “Ovvio”
“Non essere così
sicura di te stessa, alla fine potresti essere solo parole e niente
fatti”
Stavo per
ribattere, ma Harry ci interruppe.
“Ragazzi, ma
questa è una sciocchezza…C’è
di peggio”
Guardammo
entrambi il moro affianco a me, che in quel momento sogghignava perso
in
qualche pensiero divertente.
“Tipo?” Chiesi,
perplessa da quell’atteggiamento.
“Tipo… baciare
Draco Malfoy”
Io e Ron
emettemmo un verso di disgusto all’unisono.
“Mai…” Disse
Ron, guardando Harry come se questi avesse detto un’eresia.
“Si, hai ragione”
Censurai l’immagine nella mia testa, scuotendo il capo per il
disgusto “quello
sarebbe peggio di inghiottire cento vermi, o di affrontare mille
basilischi…”
Harry rise
“Quindi è vero…sei solo parole e
basta”
Venni presa in
contropiede. Mai, mai e poi mai si sarebbe detto, dopo le mille
avventure
attraverso le quali ero passata, che Hermione Granger era solo parole. Nessuno, nemmeno il mio migliore
amico poteva insinuare, seppur in modo scherzoso, che io
fossi una codarda.
“Io…ho solo
espresso il mio parere riguardo alla faccenda, non intendevo dire che
non ne
avrei il coraggio.”
Ron mi guardò
allibito, Harry continuava a sorridere, divertito.
“Lo sai che
questo commento ti costerà caro, vero?”
Alzai la testa,
in segno di sfida, per nulla intimorita.
“Dillo”
Harry bevve un
sorso di succo di zucca, posò il bicchiere e mi
guardò dritta negli occhi:
“Ti sfido a
baciare Malfoy, con la lingua, qui, adesso… davanti a
tutti”
Il mio orgoglio
mi portò a sorridere per mostrare che l’idea non
mi preoccupava per nulla. Il
mio cervello, invece, mi inviava chiari segnali di panico. Il problema
non era,
ovviamente, il bacio.
Avrei potuto
baciare qualsiasi serpeverde per vincere la sfida.
Il problema era
il soggetto a cui dovevo dare quel bacio…
Baciare Draco
Malfoy. Che cosa orrenda. Il mio peggior nemico, colui che mi odiava
dal profondo
del cuore. Baciare un viscido serpente sarebbe stato più
emozionante.
Ispirai
profondamente, prima di sussurrare la mia condanna:
“Niente di più
semplice”
Mi alzai,
impettita e piena di orgoglio e mi diressi verso il tavolo delle Serpi.
Sembrava incredibile quanto sembrasse distante quel maledetto
tavolo…
Sta
calma…Sii te stessa.
Una
parola…
Non sapevo se
fosse una mia impressione, ma sentivo gli sguardi di tutta, ma proprio tutta, la sala su di me.
Dopo quelli che
mi sembrarono anni, giunsi accanto al mio obbiettivo, fermandomi dietro
di lui.
Parlava
beatamente con la Serpe al suo fianco, mentre quest’ultima mi
guardava, come
d’altronde tutta la sala, quasi pietrificato.
L’unico che
ancora non se ne era accorto era proprio Malfoy. Visto che continuava a
parlare, troppo egocentrico per notare un soggetto di interesse per gli
altri
che non fosse lui, decisi di intervenire prima di far notte.
“Ehm, ehm” Tossicchiai
alla maniera della Umbridge.
Draco ammutolì,
sembrava quasi paralizzato, per poi voltarsi lentamente verso la fonte
del
rumore. Fece scorrere i suoi occhi grigi e freddi lungo la mia persona
fino ad
arrivare ad incrociare i miei.
Se gli sguardi
potessero uccidere…
Freddo,
gelo,
ghiaccio allo stato puro. Avrebbe guardato amorevolmente persino un
troll a tre
teste con sei occhi e la bava.
Ma non me. A me
era riservato lo sguardo d’odio per eccellenza, privilegio a
cui avrei fatto
volentieri a meno.
“Devo…dirti una
cosa”
Rimase a
fissarmi per istanti interminabili, per poi degnarsi
di alzarsi per ascoltare quello che avevo da dire…o per
fronteggiarmi e incutermi
paura. Probabilmente voleva dimostrare la sua superiorità
sulla mia persona,
davanti a tutti gli altri.
“Dimmi
Mezzosangue”
Respirai
profondamente, cercando di restare calma. Era pur sempre uno stupido
bacio. Ed
io ero pur sempre la Granger, che aveva dovuto affrontare cose peggiori.
Ma in quel
momento, l’alta figura che mi sovrastava mi rendeva inquieta.
E, come se non
bastasse, gli sguardi curiosi degli altri mi irrigidivano. Presi
coraggio
quando vidi il suo ghigno compiaciuto comparirgli sul volto, segno che
aveva
notato la mia difficoltà.
Mandai a quel
paese le mie paure, e presi in mano la situazione.
“Allora” Respirai
a fondo “Ho accettato una stupida scommessa in cui tu sei il
mio obiettivo,
quindi…” Mi riavviai i capelli
all’indietro e un sorriso malizioso mi increspò
le labbra “Lascia fare a me, e questa cosa finirà
alla svelta”
Mi osservava
come se fossi un’aliena “Tu vorresti che io mi
sottoponessi ad uno stupido
giochetto tra te e i tuoi cagnolini, senza che io faccia nulla per
impedirtelo?”
“Guarda, alla
fine è una sciocchezza. Non lo farei, per nulla al mondo, ma
è in gioco la mia
reputazione, capisci…”
Rise “Quale
reputazione, Granger?”
Non mi smontò,
mi sentivo molto sicura di me stessa.
“Per quanto tu
mi possa odiare, lo sai perfettamente che di me si può dire
tutto tranne che
sono una codarda. Non mi tiro indietro, specialmente non davanti a
te”
Un oh-oh
generale si propagò per la stanza. Persino i professori e
Silente stavano
assistendo allo spettacolo con interesse. Nessuno si era perso una sola
parola.
“La faccia tosta
non ti manca, è vero… ma” Fece un passo
in avanti, e si chinò, il suo volto ad
un centimetro dal mio “ma non credere che ti permetterei
anche solo di prendere
la bacchetta. Con me non puoi nulla Granger. Torna dai tuoi amichetti e
digli
che, per una volta, la Granger non ha potuto dimostrare il suo cuor di
leone”
Sorrisi “Non ho
bisogno della bacchetta, Malfoy. La scommessa prevede una cosa molto
più
semplice… e vedo che mi rendi il compito molto
più facile”
Approfittai
della vicinanza, del suo aiuto involontario
che mi evitò di salire su uno sgabello per raggiungere il
suo volto, e prendendogli
il viso tra le mani, lo baciai.
La sala si
congelò, nessuno emise un singolo suono.
Sentii Malfoy
irrigidirsi, ma non me ne preoccupai. Dovevo fare tutto io.
Iniziai a
muovere lentamente la bocca sulla sua, introducendo, senza tante
cerimonie, la
lingua tra le sue labbra. Inaspettatamente, non trovai barriere. Ma non
fui comunque
assecondata. Si limitò a lasciarmi agire, senza intervenire,
limitandosi a
comportarsi come una cavia. Feci durare quel bacio il meno possibile, e
dopo
aver indugiato il tempo che mi sembrò necessario, mi staccai.
Lui mi guardava
stranito e confuso, io mi sentivo abbastanza calma e tranquilla. Avevo
pensato
che sarebbe stato peggio. Invece era stato di una normalità
quasi assurda.
Come se avessi
baciato Harry e non Malfoy. Non era stato né disgustoso
né bello…
Insignificante, ecco la parola
adatta.
Lo fissai per
due secondi contati, per poi dire:
“Questa era la
sfida. L’ho superata con successo.” Mi riavviai di
nuovo i capelli
all’indietro, per pavoneggiarmi “Come vedi la
Granger, la Mezzosangue, o come
diamine ti pare, vince sempre ogni sfida e
non è una codarda!La sua non è solo faccia
tosta”
Mi voltai “Cuor
di leone. Grifondoro. Coraggiosa. Non sono solo parole.
Sono fatti.”
Queste ultime
parole le dissi più a Harry che a Malfoy. Lo vidi sorridere,
per nulla stupito o
meravigliato come il resto della scuola.
Ritornai al mio
posto dove, appena seduta, fui accolta da un fragoroso applauso della
mia
tavolata. A ciò seguirono fischi di approvazione e parole di
elogio.
Nonostante tutto
lo spettacolino, non mi piaceva stare al centro
dell’attenzione, così mi
ritrovai ad arrossire come una cretina, e a cercare di farli smettere
con poco
successo.
Con la coda
dell’occhio vidi Malfoy sedersi, lo sguardo perso nel vuoto,
le dita
incrociate, incurante del mormorio Serpeverde accanto a lui. Era caduto
in una
specie di trans, fissava il pavimento con sguardo vuoto e assente. Mi
chiesi se
non fosse rimasto sconvolto.
Impossibile.
Nulla poteva scioccare Malfoy. Forse si pentiva di avermi lasciato
fare. Se mi
avesse respinta subito, di sicuro avrebbe fatto una figura migliore, ma
non
sarebbe comunque servito a nulla. Ormai l’obbiettivo della
sfida era stato
raggiunto, non avrebbe potuto impedirlo in nessun modo. Distolsi lo
sguardo,
tornando ad ascoltare le voci che mi elogiavano.
“Sapevo che lo
avresti fatto”
“Lo so che lo
sapevi…”
Sentii un suono
soffocato provenire dalla mia destra. Mi voltai.
“Ron?Che ti
succede?”
Aveva un aspetto
orribile. Aveva assunto un colorito verde pallido, la bocca semiaperta
in cerca
d’aria, gli occhi spalancati e vitrei.
“Ron?”
Nessuna risposta.
“Si sente bene?”
Chiesi a Harry. Si limitò a scrollare le spalle e a
sorridere. Mi sfuggiva
qualcosa.
“Allora
Hermione, dicci, com’è baciare una Serpe?No scusa,
il Principe delle Serpi!”
Tutti
improvvisamente attenti e incentrati sulla mia persona. Fulminai Harry
con lo
sguardo, prima di rispondere:
“Cosa vuoi che
ti dica!La differenza tra lui e un cobra è che
quest’ultimo è meno…”Feci
finta
di pensarci su, prima di concludere “…viscido”
***
Arrivai al
corridoio del secondo piano, quando, all’improvviso, sentii
dei passi alle mie
spalle. La scuola sarebbe dovuta essere praticamente vuota…
Che mi avesse
seguito qualcuno?
Mi voltai
per
fugare i miei dubbi.
Malfoy. Si era
fermato vicino al muro, a pochi metri di distanza da me. Un brutto
presentimento si insinuò nel mio petto. Che volesse vendetta?
Portai
istintivamente una mano alla bacchetta, senza estrarla, e attesi.
“Avvicinati
Mezzosangue. Non ti mangio mica”
“Lo so…Ti
causerei troppa acidità nello stomaco”
Sorrise,
beffardo e ironico.
“Forse hai
ragione, non riuscirei a digerire tutto il tuo coraggio. Se non ti
avvicini,
però, me ne fai dubitare”
Inarcai un
sopracciglio. Non avevo dimostrato già abbastanza quanto
fossi coraggiosa? Mi
stava prendendo in giro, ovviamente. Stavo iniziando a stufarmi di
quella
storia.
Feci alcuni
passi verso di lui, e mi fermai a pochi centimetri dalla sua persona.
Se ne stava
beatamente appoggiato contro il muro, le braccia incrociate, un piede
posato sulla
superficie ruvida alle sue spalle, le labbra incurvate in un ghigno
appena
accennato.
Mi squadrò dalla
testa ai piedi per poi sbuffare e scuotere la testa.
“Ti senti bene,
Malfoy?”
“Mezzosangue… esigo
delle scuse”
Lo guardai
allibita. Cosa voleva da me?
“Di cosa dovrei
scusarmi?”
“Di avermi fatto
fare una figuraccia”
“Di cosa…” un
lampo di comprensione mi attraversò la mente “Per
il bacio?”
Lui annuì.
“E per quale
figuraccia dovrei scusarmi?”
Roteò gli occhi
al cielo “Mi hai ridicolizzato!Prendermi così alla
sprovvista e tirarmi quel
tiro mancino!Mi sono sentito quasi…stuprato”
Risi di cuore a
quelle parole “Oh, scusa, davvero! Non volevo violentare le
tue labbra,
perdonami!”
Stavo ancora
ridendo, quando lo sentii scostarsi dal muro e avvicinarsi di
più a me.
“Non credevo che
sapessi ridere. Pensavo quasi che non provassi
quest’emozione”
Alzai lo sguardo
per guardarlo negli occhi, ancora scossa dalle risa.
“Figurati che io
non avrei mai creduto che tu fossi capace di far ridere! E che ci
saresti mai
riuscito con me…”
Improvvisamente,
mi afferrò per il nodo della cravatta e mi attirò
a sé. Smisi di ridere
all’istante.
Ritrovai il suo
volto vicinissimo al mio, i suoi occhi fissi nei miei, un sorriso
sconosciuto,
quasi dolce, increspargli le labbra.
Il mio cuore
fece uno strano sussulto e deglutii. Paura? Non riuscii a capirlo.
“Cosa…”
“Shh”
Zittii
all’istante. Il suo respiro mi soffiò sulle guance
con delicatezza. Rimanemmo
in quella posizione per non so quanto tempo. Sentivo il mio cuore
accelerare a
mano a mano che il
tempo passava, e la
situazione si faceva sempre più strana e…intima.
All’improvviso,
portò la mano libera sulla mia schiena, dicendo:
“Mi eccita
terribilmente questa situazione. Mi fa sentire…potente”
Stavo per
ribattere, e allontanarmi da quella posizione assurda, quando con la
sinistra
mi spinse contro il suo corpo.
“Dove pensi di
andare? Devi chiedermi scusa per un’altra cosa”
“Quale?”Sentivo
la voce roca e il respiro irregolare. Possibile che la sua vicinanza
provocasse
in me questi effetti? Non avevo paura, o almeno ero convinta di
ciò…
“Hai detto ai
tuoi amichetti Grifondoro che i miei baci sono più viscidi
di quelli di un
cobra”
Lo vidi
sorridere ancora, questa volta in modo ironico.
“Veramente è
stato più come baciare mio fratello, ma volevo dare
più atto alla tua natura perfida”
La sua mano salì
con delicatezza lungo la mia schiena, provocandomi uno strano brivido
che mi
percosse tutta, per poi fermarsi tra i miei capelli.
“Non posso
permettere che la mia reputazione venga rovinata soltanto
perché volevo vedere
di che cosa eri capace…”
Continuando a
fissarmi negli occhi, avvicinò le labbra alle mie. Rimasi
pietrificata,
immobile. Non potevo lasciarglielo fare. Provai a tirarmi indietro ma
la sua
mano mi impediva di scostarmi. Le sue labbra sfiorarono le mie con una
delicatezza sconosciuta.
Non permettergli di
soggiogarti…Allontanati, sei ancora in tempo!
Il mio corpo
non
voleva eseguire gli ordini. Avevo perso completamente il controllo nel
momento
in cui le sue labbra avevano accarezzato lentamente le mie.
Iniziò a muoversi
sulla mia bocca lentamente, con dolcezza. Sentii il desiderio insensato
di
approfondire quel bacio, di far toccare le nostre lingue per un
contatto più
profondo. Cercai di governare quegli istinti, ma quando avvertii la sua
lingua
sfiorare la mia, persi me stessa.
Mi immersi in
quel bacio con ogni fibra del mio essere, lasciando che le mani
arrivassero tra
i suoi capelli, stringendolo con foga eccessiva contro di me. Lo sentii
mollare
la presa sulla cravatta, e ne fui preoccupata in una maniera quasi
assurda. Non
volevo si staccasse da quel bacio.
Portò la destra
sul mio fianco ed arretrò fino a farmi sbattere contro il
muro, in maniera un
po’ violenta, dimostrazione della passione che ci stava
avvolgendo, ma in quel momento
non sentii dolore…ne fui solo terribilmente eccitata.
Sentii le sue
mani accorrere sul mio viso, stringendolo con delicatezza tra le dita
affusolate. Quel bacio, da lento e incredibilmente dolce, si era
trasformato in
un bisogno passionale, quasi doloroso.
Ma doveva
finire. Non poteva durare in eterno.
La foga diminuì
a poco a poco, il bacio tornò ad essere lento e carezzevole,
fino a quando non
terminò del tutto.
Ci staccammo, ed
io mi accorsi dello stato pietoso in cui mi trovavo. Avevo il cuore a
mille, il
fiato corto e ansimavo come se avessi appena corso i cento metri alle
Olimpiadi. Lui aveva un atteggiamento decisamente più
posato, ma il suo
tentativo di nascondere il turbamento non reggeva con me.
Continuammo a
fissarci negli occhi, ed io mi ritrovai ad arrossire come una stupida.
Non solo per
quello che era successo, ma soprattutto per quello che avevo provato.
Per non parlare
del disagio in quel momento, aumentato dalla posizione in cui ci
trovavamo. Io
ero addossata al muro, il suo corpo premeva sul mio ed impediva ogni
mio
spostamento, mentre le sue mani erano appoggiate alla parete,
impedendomi ogni
via di fuga.
“Allora Granger?
Cosa ne pensi? Quanto sono…viscido?”
Abbassai lo
sguardo e non risposi.
“Non fare
l’imbarazzata” Avvicinò la bocca al mio
orecchio “Non racconterò a nessuno di
come ti sei avvinghiata a me come una gatta in calore” Mi
sussurrò perfido.
Gli bloccai il
viso tra le dita, e lo portai davanti al mio volto.
“Non ci provare,
Malfoy!” Lo fissai dritto negli occhi e mi si
mozzò il respiro…
Un sorriso sincero,
ma non perfido come al solito, gli increspava il volto. Gli occhi,
sempre
freddi e spenti, ora emanavano una luce calda. Malizia? Desiderio?
...Felicità?
“A fare cosa?”
Sussurrò dolcemente. Non maliziosamente,
ma dolcemente…
“A…” Mi morsi il
labbro inferiore, incapace di parlare.
Prese la mano
con cui trattenevo ancora il suo volto e la allontanò,
portandola sopra la mia
testa, contro il muro, bloccandomi il braccio per un polso.
“A?” Continuava
ad ipnotizzarmi con quegli occhi dal potere sconosciuto, ed io non
riuscivo a
proferire parola.
Alla fine,
lasciai scivolare lo sguardo a terra, liberandomi a fatica dal suo,
magnetico.
“Non…Non provare a dirlo a nessuno. E’
stata solo la tua stupida rivincita, un
modo per mettermi a disagio. Hai ottenuto ciò che volevi,
quindi ora lasciami
stare”
La mia voce era
atona, incolore. Ero davvero convinta delle mie parole?
“Si, è vero. Ho
ottenuto ciò che volevo, non mi servi
più” Neanche lui era sembrato molto
convinto delle sue stesse parole ma il tono con cui aveva parlato mi
indusse ad
alzare lo sguardo. La voce era mutata, era di nuovo fredda e ironica.
Mi lasciò
andare bruscamente, per poi voltarsi ed avviarsi a lunghi passi verso
il
corridoio da dove eravamo venuti.
Incredibile. Che
razza di persona era? Baciarmi contro la mia volontà,
prendersi gioco di me, umiliarmi
per sentirsi superiore! Che stupida a credere che fosse diverso dal
Draco che
conoscevo…
Un paio di
sorrisi casuali, uno sguardo più dolce per sbaglio, e la
passione di un
baciatore esperto…non valevano nulla!
“Sarebbe stato
incredibile se fosse stato vero” sussurrai tra me e me,
scuotendo la testa.
Draco si bloccò.
Aveva sentito. Si voltò lentamente verso di me, con aria
truce.
“Cosa?” Disse
mentre si riavvicinava a lunghe falcate verso di me “Di cosa
stai parlando?”
Ormai era
tornato di fronte a me, e mi sovrastava con la sua figura longilinea e
statuaria.
Mi maledissi
mentalmente per non aver taciuto, ma poi pensai che un chiarimento una
volta
per tutte avrebbe giovato ad entrambi.
“Sarebbe stato
incredibile se tu fossi stato davvero diverso dal Draco che
conosco”
I suoi occhi si
socchiusero “Cioè?”
Sorrisi alla sua
espressione confusa “Beh, visto che le nostre chiacchierate
di solito includono
solo cose come ‘Mezzosangue’, ‘salutami
lo sfregiato e lenticchia’ e via
dicendo, non posso certo dire che ci conosciamo”
“E allora?”
“Allora non
posso dire di conoscerti veramente!” Sembrava stessi
spiegando ad un bambino
che due più due fa quattro “E ora, per un minuto
ho creduto…”
Inspirai
profondamente “Ho creduto che tu fossi diverso da
ciò che credevo tu fossi”
Riascoltando le
mie stesse parole mi resi conto del modo ingarbugliato in cui mi ero
espressa.
Lui mi fissava
sorridendo, smarrito nel mio ragionamento all’apparenza
insensato.
“Quello che
voglio dire… è che ti ho sempre giudicato per la
tua casata e per quello che ti
sei rivelato, mai per quello che sei” Feci una pausa e lo
vidi oscurarsi in
volto “Perché non so chi sei realmente”
Mi fissò negli
occhi, ghiaccio allo stato puro.
“Cosa ti
cambierebbe se tu sapessi ciò che sono in
realtà?”
Una parte di me
mi sussurrò la risposta.
Ti piace.
Ricacciai
indietro quel pensiero e dichiarai “Tu perché mi
hai baciato?”
La sua fronte si
increspò, cercando di cogliere il significato delle mie
parole. Non lo
conoscevo neanche io ma c’era qualcosa che mi sfuggiva.
“Vendetta,
ovviamente” Disse, mostrandosi un po’ a disagio.
Inarcai un
sopracciglio e mi resi conto della nota che stonava nel suo piano.
“L’avevo pensato
anche io ma, se avessi voluto davvero una vendetta, adesso non mi
avresti
baciata qui, dove non c’è nessuno, ma come minimo
davanti tutta Hogwarts!”
Lo presi in
contropiede. Incrociò le braccia e il suo sguardo
scattò nel mio:
“Era una
vendetta personale. Volevo fartela pagare per avermi colto di sorpresa
e per
aver fatto girare quelle brutte voci” Ghignò,
soddisfatto della propria tesi
che ovviamente riteneva infallibile. Illuso.
“Ciò non toglie
che, conoscendoti, non avresti mai fatto una cosa del genere senza
farlo sapere
a tutti, in quanto la tua soddisfazione nasce dalla vanagloria e
dall’apprezzamento
degli altri…”
Rimase
visibilmente stupito dalle mie parole.
Si riprese e
mormorò “Lo hai detto tu che non sai chi sono
veramente, quindi potresti
sbagliarti”
Sorrisi “Dimmi
chi sei allora!”
“Perché tutto
questo interesse per me, Mezzosangue?”
Mi avvicinai di
qualche centimetro, per dimostrare che non mi intimoriva. Ancora
sorridendo,
risposi “Perché tutto questo interesse nelle mie
labbra, Malfoy?”
Fu un attimo. I
nostri sguardi arsero, sentii un formicolio salirmi lungo le dita, e
dopo un
istante ci ritrovammo avvinghiati di nuovo l’uno
all’altro, in un nuovo bacio
denso di desiderio. Però questo fu più breve del
primo.
Dopo qualche
istante di lotta contro la nostra rispettiva volontà di
rimanere legati in
quello scatto di desiderio, alla fine ci staccammo, entrambi
consapevoli del
motivo e rimanemmo a fissarci, ansimanti.
“Non posso”
Sussurrai.
“Neanche io” Si
voltò di scatto, avviandosi lungo il corridoio deserto da
cui era venuto.
Questa volta non
parlai. Avevo fatto una scoperta agghiacciante.
Mi ero presa una
cotta per Draco Malfoy.
***
Razionale un
corno! Era una vera e propria barzelletta!
Ok. Dovevo
ammettere che era pur sempre un bel ragazzo, classico fascino del
bastardo,
ottimo baciatore e il tipo tenebroso e misterioso che…mi
piaceva.
Draco Malfoy.
Draco Malfoy.
Draco Malfoy.
Sette lettere
bastavano per spiegare il tutto: A-S-S-U-R-D-O.
Non poteva
essere vero. Non poteva accadere sul serio.
Mi alzai dal
letto e mi posizionai davanti allo specchio.
“Chi sei?”
Feci questa
domanda al mio stesso riflesso. Esso continuò a mostrarmi
una ragazza alta
nella media, snella, con capelli intricati e senza senso, e borse
appena
accennate sintomo della carenza di sonno.
Non rispose. Ed
io rinunciai ad aspettare una risposta che nemmeno io stessa
conoscevo…
Dov’era finita
Hermione Granger?
Chi era questa
sciocca leonessa che si era innamorata di una serpe velenosa?
***
Andai subito
verso la scaffale che mi interessava e presi ciò che mi
serviva. Mi avviai al
tavolino vicino alla finestra, quello che dava sul campo da Quidditch,
e
iniziai subito a lavorare. Era già passata una settimana da
quello “spiacevole”
avvenimento tra me e la Serpe, ma sembrava fosse passata
un’eternità. Il suo
atteggiamento durante quel periodo fu identico ai mesi precedenti:
freddo,
distaccato, come se nulla fosse successo.
Per quanto mi
riguardava mi comportavo più o meno alla stessa maniera,
anche se non riuscivo
ad impedirmi di guardare nella sua direzione ad ogni occasione. Fu per
me
sorprendente scoprire come l’intera questione del bacio,
quello visto da tutti, era stato
dimenticato
praticamente il giorno dopo. Non volevo di certo che diventasse un
affare
mondiale ma non pensavo sarebbe sbollito così presto.
Chissà cosa aveva fatto
Draco per far tacere la cosa. Perché di sicuro
c’era lo zampino di Draco!
Fui risvegliata
dai miei pensieri quando vidi una figura su una scopa allenarsi nel
campo di
Quidditch. Era vestita di verde e argento, uno Slytherin di certo. Mi
imbambolai per un po’ a fissare quella figura sbiadita dalla
distanza e dalla
nebbia. Inseguiva qualcosa di luccicante, probabilmente il boccino.
Quindi era
un cercatore.
Uscì fuori dal
campo per cercare di prendere il boccino che nel frattempo era volato
proprio
sotto la finestra della biblioteca da cui stavo guardando la scena, e
in quel
momento vidi una chioma bionda e dei freddi occhi di ghiaccio fissare
un punto
imprecisato sotto la finestra. Mi alzai di scatto, in modo del tutto
involontario, e lo vidi riallontanarsi verso il campo dove si era
nuovamente
diretto il boccino. Rimasi a fissarlo per qualche secondo mentre si
allontanava
e senza accorgermi avevo già raccolto libri e borsa ed ero
uscita dalla
biblioteca.
Scesi fino al
piano terra e uscii fuori. L’aria gelida mi
investì, ma non servì a fermarmi.
Continuai fino ad arrivare al campo di Quidditch e mi fermai su una
panca dove
mi sedetti e appoggiai la mia roba. Lui non mi aveva notata. Solo
quando il
boccino scese verso il basso mi vide. Ci guardammo negli occhi per
pochi
istanti e quando fu vicinissimo alla platea scartò verso
destra, continuando ad
inseguire la piccola sferetta luccicante. Non so se fu per fare bella
figura o
semplicemente perché era diventata una questione di
principio, ma aumentò la
velocità e si accanì ancora di più nel
tentativo di acchiapparlo. Alla fine
riuscì nel suo intento. Senza darsi troppe arie
tornò a terra, ripose il
boccino al suo posto e si avvicinò alla panca dove ero
seduta.
“Che ci fai qui,
Mezzosangue?”
“Facevo due
passi e volevo vedere chi stesse giocando”
Non se la bevve.
“Alle sei e
mezza del mattino, con questo freddo e con la borsa dei libri
appresso?”
Continuai a
guardarlo negli occhi e mi limitai a dire:
“Mi piace
rilassarmi studiando o leggendo un bel libro
all’aperto”
Mi fissò per un
paio di secondi poi rise sommessamente e si sedette accanto a me.
“Dovevo
immaginarlo”
Rimanemmo là
seduti in silenzio per qualche minuto. Fui io a romperlo con una
domanda:
“Tu invece ti
svegli sempre all’alba per allenarti?”
Mi girai per
guardarlo, ma lui continuava a fissare il campo di fronte a lui.
“Solo quando ho
bisogno di rilassarmi e allontanarmi dalla realtà”
Rimasi colpita
da quelle parole. Draco Malfoy sapeva anche essere profondo.
Rimanemmo di
nuovo in silenzio. Cercai di trovare qualcosa da dire, ma la mia mente
in quel
momento era completamente vuota.
Il silenzio
stava iniziando a diventare troppo pesante. Ero sul punto di alzarmi ed
andare
via, quando prese lui l’iniziativa:
“Vuoi fare un
giro sulla scopa?” Mi chiese, continuando a guardare dritto
davanti a sé.
Non afferrai
subito. E anche dopo aver capito il senso, mi ci volle un po’
per rispondere.
“Stai progettando di
buttarmi giù, così da uccidermi
e farlo sembrare un incidente, vero?”
Rise
fragorosamente e finalmente guardò nella mia direzione.
“Bella fantasia.
Ma più che altro ho notato che non voli
mai…”
Lo interruppi a
metà frase. “Infatti non mi piace”
“…e per questo
avevo pensato di mostrarti come può liberarti la mente e
rilassare anche più
dei libri” Continuò come se non avessi detto nulla.
“Rimango del
parere che tu voglia buttarmi giù dalla scopa”
Mi fissò più
intensamente.
“Paura, Granger?”
Lo guardai
scocciata. Quella storia era diventata noiosa ormai. Mi alzai e lo
precedetti
verso il centro del campo. Mi seguì, si mise in sella alla
scopa, e mi fece
cenno di salire.
“Se solo provi a
buttarmi giù sappi che so difendermi” Cercai di
assumere un tono minaccioso, ma
non credo ci riuscii. Anche se non volevo ammetterlo né a
lui né a me stessa
ero abbastanza eccitata all’idea di volare con lui.
“Allora non c’è
alcun problema. Dai muoviti”
Feci un profondo
respiro e obbedii. Rimasi ferma, in attesa. Lui non accennava a
muoversi.
“Ora, Granger,
se davvero non vuoi finire giù dovresti perlomeno
aggrapparti a me”
Lo guardai di
traverso, e mi sforzai di sfiorargli i fianchi.
“Come vuoi,
vedremo…”
Spiccò
improvvisamente il volo. Fui quasi sbalzata giù e
praticamente costretta a
cingergli la vita con le braccia.
Lo sentii
sogghignare ma non ebbi modo di parlare. Tutta la mia attenzione era
ormai
rivolta al fatto che eravamo già parecchio in alto e ad una
velocità da
togliere il fiato. Lo strinsi più forte, per evitare di
scivolare e cadere giù,
dove sarei stata messa così male che nemmeno Madama Chips
avrebbe potuto
rimettermi in sesto.
Rallentò fino a
fermarsi e facendoci così rimanere sospesi a
mezz’aria.
“Granger! Mi
stai praticamente stritolando!”
Rallentai subito
la presa ma non lo mollai. Eravamo troppo in alto.
“Se tu non
volassi così forte…”
“Se tu invece ti
rilassassi e cercassi di goderti il volo, vedresti quanti benefici
potresti
trarne”
“Ci proverò”
“Ok”
Come prima non
mi avvertì della sua partenza ed io mi ritrovai di nuovo a
stringermi a lui.
Questa volta però aveva rallentato. Allora decisi di seguire
il suo consiglio.
Feci due respiri profondi, drizzai le spalle e lo strinsi quel poco che
bastava
per non cadere.
Il vento che mi
soffiava sul viso fu una bella sensazione. Mi liberai da qualsiasi
timore di
cadere e fu allora che iniziai davvero ad apprezzare il vento e ad
avvertire la
sensazione di libertà di cui mi aveva parlato.
“Come va?” Mi
chiese, alzando la voce per farsi sentire.
Mi avvicinai al
suo orecchio e dissi:
“Molto meglio!”
Una strana esuberanza si era impadronita di me.
“Ora chiudi gli
occhi e goditi il giretto”
Obbedii, e si
trasformò in una sensazione meravigliosa.
Ormai andava
molto più veloce ma non ci feci caso. Mi ritrovai
inconsapevolmente a
chiedergli di andare ancora più veloce.
Tutti i miei
pensieri svanirono portati via dal vento. Io, Draco, la scuola, il
campo da
Quidditch… era tutto sparito. Il vuoto e la pace
più completa accompagnavano
tutti i miei sensi verso un oblio ancora più profondo e
piacevole.
Non so quanto
tempo restai nel mio piccolo mondo ovattato e pacifico. Fui risvegliata
da una
voce dolce che mi disse parole non altrettanto gentili:
“So che hai
bisogno di scopare, ma questa non mi sembra la posizione più
adatta per nessuno
dei due”
Aprii
improvvisamente gli occhi, ripiombando sulla terra e guardandomi
intorno come
se non avessi mai visto il paesaggio che mi circondava. Eravamo tornati
al
punto di partenza, fermi, svolazzando ad un paio di centimetri da
terra. Io era
ancora addossata a lui e lo stringevo a me come si fa con il proprio
peluche
mentre si dorme.
Mi staccai di
sbotto e quasi caddi dalla scopa visto che non eravamo ancora del tutto
a
terra. Stava per aiutarmi ma riuscii a riprendere
l’equilibrio. Finalmente
toccammo terra e la prima cosa che feci fu stendermi su di essa. Chiusi
gli
occhi e mi godetti quel poco di sole che era appena sbucato tra due
nuvoloni.
Avvertii i suoi
occhi fissarmi, ma non avevo le forze per parlare. Volevo rimanere
aggrappata
ancora un po’ a quella sensazione stupenda di completo
smarrimento e silenzio,
ma sfortunatamente stava svanendo…
Lo sentii
sedersi accanto a me, ma non disse nulla. Rimanemmo ancora un
po’ così, e quando
alla fine decisi di aprire gli occhi, fu lui a rompere il silenzio.
“Allora,
Granger… piaciuto il giretto?”
Sospirai “Si”
dissi semplicemente.
“Provato il
senso di spensieratezza?”
“Altroché”
Sorrisi girandomi a guardarlo.
“Vorresti
provarne un altro che ha un effetto ancora più
bello?”
Non riuscii a
capire. Ma tutto mi fu chiaro quando si mise su di me e mi
bloccò i polsi sul
terreno.
“Credimi, il
sesso libera la mente più di quanto non faccia il
volo”
Rimasi
sconcertata. Perché voleva rovinare quel momento?
“Levati
immediatamente di dosso, Malfoy ”
“Dai, lo so che
lo vuoi anche tu” Si chinò per baciarmi.
“Fermati! Non
starai dicendo sul serio?”
Rimase
interdetto ma non rispose e mi baciò. Ma questa volta niente
passione, niente
dolcezza. Era un bacio forzato, freddo, senza sapore. Non reagii, mi
comportai
come fece lui quando lo baciai la prima volta.
Sentii
perfettamente la sua rabbia. Cercò di approfondire il bacio,
cercò
collaborazione, ma non la trovò. Si staccò da me
con furia.
“Qual è il
problema?”
Ero stranamente
tranquilla. Ormai non mi meravigliavo più di nulla per
quanto riguardava quel
ragazzo.
“Tu sei il
problema”
Continuò a rimanere
seduto su di me, fissandomi.
“Non vuoi farlo
in pubblico?” Era ironico.
Ignorai
completamente le sue ultime parole.
“Io non ti
capisco. Non potresti essere un minimo più
coerente?”
“E tu più
chiara?”
“Levati di
dosso” Lo spinsi a lato e mi alzai in piedi “Devi
deciderti. Chi diavolo sei?”
Anche lui si
alzò “Sono Draco Malfoy” Rispose con
durezza.
“E chi diamine è
Draco Malfoy? Il ragazzo che voleva scoparmi o quello che mi ha fatto
fare un
giro sulla scopa per semplice divertimento e senza secondi
fini?”
“E chi ti dice
che lo scopo non fosse proprio quello?”
“Perché se vuoi
farti qualcuno non lo fai prima divertire e poi te lo porti a letto.
Non è da
te”
“Ah, ora mi
conosci”
Mi stava facendo
arrabbiare sul serio ormai.
“No, non posso
farlo visto che mostri sempre due facce!”
“Io ne ho solo
una”
“Bene. Chiariamo
una volta per tutte chi vuoi
essere,
così la finiamo con questo teatrino!”
“Tu chi vuoi che
io sia?”
Mi spiazzò.
“Io...” Non
sapevo che dire “…non devi essere quello che gli
altri vogliono, o quello che io
voglio. Devi essere quello che tu
vuoi essere”
Si prese la
testa tra le mani e disse:
“Non sempre puoi
permetterti di essere ciò che vuoi” Era abbastanza
serio.
“Cos’è, una
nuova legge di cui non sono a conoscenza?” Cercai di
sdrammatizzare.
Mi guardò di
traverso, alzò la testa e mi fulminò con lo
sguardo.
“E’ la legge
della Casata. E’ la legge dei Purosangue. E’ la
legge Malfoy. O la rispetti o
vieni ripudiato.”
“E’ la
stupidaggine più grossa che io abbia mai sentito”
Mi fissò
sconcertato.
“Per te essere
ripudiato dalla propria famiglia, rinnegato, trattato come la peggiore
delle
bestie, è una stupidaggine?”
“Non questo. Il
motivo per cui, secondo voi ‘Purosangue’, non
essere dei cinici bastardi senza
cuore significa non meritarsi il nome della Casata. Questo è
stupido...”
Stava per
ribattere, ma non gliene diedi il tempo. Stavo andando a fuoco:
“… Credere che
un nome valga più di una persona è stupido.
Pensare che una persona sia
inferiore ad un’altra per diversa nascita è
stupido. Vivere la propria vita
seguendo regole imposte dalla propria famiglia è
stupido” Ormai stavo urlando.
“Lasciare che i
propri genitori decidano chi devi essere è molto, molto
stupido!”
Sorrise
mestamente.
“Ecco. Piacere
sono Draco Malfoy, la cui personalità è basata su
ciò che gli altri vogliono
vedere e pensare e sul tentativo di non essere rinnegato dai propri
genitori”
La tristezza
pervadeva i suoi occhi.
Mi avvicinai e
gli chiesi:
“Come sei in
realtà?”
Guardò il cielo
e poi rispose: “Mah. Un semplice ragazzo a cui piace giocare
a Quidditch, che
vorrebbe avere almeno un amico che non sia un tirapiedi di famiglia,
pronto
anche a strisciare se solo lo comandassi.” Respirò
profondamente “Uno che abbia
la possibilità di avvicinarsi ad una ragazza senza che
quest’ultima creda che
desideri solo scoparla. Un tipo… normale insomma.”
Sorrisi.
“Ecco. Abbiamo
scoperto chi sei in realtà. O meglio, cosa vuoi
davvero.”
Tornò a
guardarmi negli occhi. Non rispose al mio sorriso, non era felice.
Ciò che
voleva essere entrava in contrasto con ciò che, secondo lui,
doveva essere.
“Non posso dirti
cosa scegliere” Avevo il desiderio di accarezzargli la
guancia, dargli
conforto, ma non lo feci “Non posso dirti cosa fare della tua
vita. Posso solo
dirti che essere ciò che gli altri vogliono non
potrà mai renderti felice. Ma
tocca a te rivedere le tue priorità”
Si accasciò a
terra, sdraiandosi sul terreno umido del campo. Io rimasi immobile. Non
sapevo
che altro dire. Credevo fermamente nelle mie parole, e credevo in lui,
nel lui
che stavo conoscendo, e sapevo che avrebbe preso la decisione giusta.
“Perché sei
entrata nella mia vita, Granger?”
Pensai
attentamente alle sue parole.
Mi sdraiai
accanto a lui, fissando un punto indefinito del cielo.
“Forse… per
realizzare uno dei tuoi desideri”
Si voltò verso
di me, confuso.
Non lo guardai e
dissi:
“Avere una amica
vera”
***
Non ero pentita
di avergli proposto la mia amicizia. Ero pentita di non avergli
proposto una
relazione. Ma, nel mio rimuginare, ero arrivata alla conclusione che
fosse la
scelta migliore… per ora. Aveva bisogno innanzitutto di una
confidente e poi di
una ragazza. Ma ancora non sapevo se lui intendesse davvero essermi
amico.
Dopo le lezioni,
trovai il modo di restare sola convincendo Ron ed Harry a precedermi
nella Sala
Grande, con la scusa più banale del mondo… il
bagno.
Mi avviai solo nella
sua direzione, ma poi mi ritrovai involontariamente a salire le scale
fino ad
arrivare al secondo piano. Il corridoio si era svuotato, ormai erano
tutti a
pranzo. Mi appoggiai al muro e chiusi gli occhi, lasciando che
piacevoli
ricordi mi invadessero la mente… Probabilmente passarono
parecchi minuti, finché
non venni riportata alla realtà quanto sentii dei passi
provenire dal fondo del
corridoio. O questa persona aveva già finito di pranzare o
era un ritardatario.
Continuai a restare ad occhi chiusi, sperando che, chiunque fosse,
proseguisse
per la sua strada lasciandomi in pace.
Ma la persona si
fermò.
“Granger, perché
fai preoccupare i tuoi amici?”
Spalancai gli
occhi, riconoscendo all’istante la voce. Draco Malfoy era di
fronte a me,
le braccia incrociate
sul petto, il volto un po’ tirato, lo sguardo truce.
“Che ci fai
qui?” Ignorai la sua domanda.
“Ho visto i tuoi
amichetti entrare senza di te, e visto che siete inseparabili mi sono
chiesto
che fine avessi fatto”
Sorrisi
dolcemente:
“Eri preoccupato
per me?”
Spostò lo
sguardo verso il corridoio. Non voleva ammetterlo.
“Che ci fai qui,
Granger?”
Non demorsi
“Ammettilo”
Si spazientì.
“Non ammetto un
bel niente! Sono solo venuto a fare un giro, ti ho trovata, e ho
pensato di
chiederti il perché non fossi a pranzo. Tutto qui”
Incrociai le
braccia, un po’ innervosita.
“Come vuoi.
Avevo voglia di stare un po’ da sola, quindi non sono andata
a pranzo. Ora che
la tua curiosità è stata soddisfatta, puoi
andare”
Mi guardò
sconcertato. Non si aspettava che lo mandassi via.
“Perché volevi
restare sola?”
Ormai avevo
deciso di essere acida, quindi risposi:
“Ti ho detto di
andare via”
Visto che non si
decideva ad allontanarsi, lo feci io. Riuscii a fare due passi, quando
mi
bloccò, prendendomi per un braccio.
“Sono venuto
perché ero preoccupato, contenta?” Sorrisi
soddisfatta “Ora puoi dirmi perché
volevi stare sola?”
Mi voltai verso
di lui, pensando alle parole da usare. Ma non dovetti sforzarmi molto,
in
quanto le parole iniziarono ad uscire come un fiume in piena, ancora
prima che
io me ne accorgessi.
“Volevo pensare.
Pensare a te. A noi. A quello che ci siamo detti, a quello che tu
ancora non mi
hai detto. Al tuo problema, ad una possibile soluzione. Ad aiutarti ad
affrontare la tua scelta. Se aiutarti, nel caso sia la scelta peggiore.
Se posso aiutarti in quel caso. Ma tutto questo
l’ho pensato in
questi due giorni, o meglio, notti. Ora me ne stavo qui, a pensare al
nostro
bacio, in questo corridoio, al bacio precedente che ha dato inizio a
tutto, al
volo insieme, alla possibilità che io ti abbia migliorato,
oppure peggiorato,
confuso. Ma soprattutto stavo pensando a come gestire la mia cotta per
te.
Perché non posso stare con il te di adesso. Voglio stare con
il te che ho
imparato a conoscere. Oddio ho ammesso di avere una cotta per
te…”
Mi baciò. Niente
di passionale, niente lingue ingarbugliate. Mi zittì con un
morbido, casto
bacio. Si staccò, e tutto quello che disse fu:
“Te l’hanno mai
detto che parli troppo?” Sorrise. Dolcemente, con una
tenerezza quasi irreale.
“Si, molte
volte” respiravo a fatica, cercando di non pensare a quanto
mi fossi
compromessa.
E fu allora che
mi venne data la risposta a molte delle mie domande, nel momento esatto
in cui
allargò le braccia e mi strinse a sé in un caldo
e delicato abbraccio.
“Anche io ho
pensato molto in questi due giorni. Ma a dire la verità, la
maggior parte dei
miei pensieri era rivolto a te”
Con le mani
appoggiate al suo petto, ascoltavo con il cuore in gola le sue parole.
“Non so come ci
sei riuscita… ma non riesco a togliermi di testa la tua
immagine. Pensavo alle
tue parole, mi concentravo sul loro significato, ma poi ritornavo di
nuovo a
te, ripensando alla tua risata, ai tuoi capelli, al tuo carattere forte
e
deciso… addirittura, a quello strano profumo che emanano le
pagine dei libri
che è sempre presente nell’aria quando passi
tu” Rise delicatamente “E alla
fine ho capito. Mi mancavi. Mi mancava stare con te, parlare con te. E
ciò
poteva solo significare una cosa… Mi sono scottato,
Granger.”
Alzai il viso
verso di lui. Tremavo.
“Hai scelto chi
vuoi essere, Malfoy?”
Fece finta di
pensarci su, poi esclamò:
“Ho scelto il
tizio normale, quello con gli amici e la ragazza. So che volevi
ricoprire il
ruolo dell’amica, ma non puoi ricoprire entrambi?”
Risi piano. Mi
alzai sulle punte:
“Ci penserò” E
lo baciai.
Alternative ending:
Un giorno,
mentre io, Harry e Ron eravamo in biblioteca, un gruppetto di
Serpeverde iniziò
a sparlare alle nostre spalle. Non facevano altro che guardarci,
indicandoci spudoratamente,
e ridacchiare come dei deficienti. Noi ci badavamo più di
tanto, erano
Serpeverde dopotutto. Ma iniziai ad alterarmi quando carpii i nomi
‘Mezzosangue’ e ‘Malfoy’
insieme.
Mi alzai, e
senza pensarci due volte mi recai verso il tavolo attorno al quale
erano
seduti, e dissi:
“C’è per caso
qualche problema?”
Loro
ammutolirono. Erano dei ragazzini del primo anno, intimoriti dalla loro
stessa
ombra.
“Allora?”
Una ragazza, la
più ‘coraggiosa’, decise di rispondere:
“Nessun
problema, ma se fossi in te ci penserei due volte a farmi vedere in
giro dopo
quello che è successo”
Non riuscivo a
capire.
“Potresti
spiegarti meglio?”
Lei sorrise,
perfida “Beh sai, il tuo non riuscire a stare lontano da
Malfoy ti ha
trasformato in una barzelletta ambulante”
Gli altri
risero. Non ci misi molto a collegare le sue parole ai fatti.
Ma lei continuò:
“Non sei più
riuscita a dimenticarlo dopo quel bacio, eh? Ne volevi
ancora!”
Ripresero a
ridere, in modo quasi osceno.
Prima che
dicesse altro, mi voltai ed uscii dalla biblioteca, mentre Harry e Ron
facevano
segno di fermarmi. Troppo tardi. Il mio obbiettivo erano i sotterranei,
ma non
ci fu bisogno di scendere fino a lì. Draco Malfoy
passeggiava per il corridoio
assieme a Tiger e Goyle. Iniziai a seguirli senza farmi notare, come un
assassino pronto ad uccidere mentre insegue la sua preda e aspetta il
momento
giusto.
Volevo ascoltare
il motivo delle loro risate.
“… e poi mi è
saltata addosso, come una che non aveva mai baciato un ragazzo nella
sua vita!”
Tiger e Goyle ridevano.
O meglio, grugnivano.
Draco continuava
“Spero non creda che me la porterò a letto, quella
lurida Mezzosangue”
Mi bloccai.
Avevo capito. L’avevo capito anche prima, ma avevo bisogno di
sentirlo da lui.
Aveva fatto la scelta peggiore, nel modo peggiore.
Tiger mi aveva
notato. Mi indicò a Draco, che si voltò a
guardare. Quando mi vide, sbiancò.
“Andate”
E i tirapiedi si
allontanarono, senza batter ciglio.
Io non parlai.
Non feci nulla. Volevo che fosse lui a dire qualcosa, qualunque cosa.
Draco mi guardò
con freddezza, cercando di mascherare qualsiasi sentimento umano. “Mezzosangue,
come vedi so perfettamente chi
voglio essere”
Non risposi.
Voleva che lo odiassi.
“Io sono Draco
Malfoy, il Principe delle Serpi, Purosangue e bastardo fino al midollo!
Le mie
priorità non cambiano. Sarò sempre ciò
che devo essere.”
Era abbastanza,
non doveva aggiungere altro. Mi voltai per andarmene, e mentre
camminavo, dissi
solo una cosa:
“D’ora in poi…”
feci un respiro profondo “… tu, per me, non
esisti. Non sei mai esistito.”
E mi lasciò
andare via, senza dire nulla.
Torno a scrivere dopo
tanto, ma davvero tanto tempo. Forse troppo. In realtà
questa storia l’avevo
iniziata anni fa, e solo adesso ho deciso di completarla. Visto che
tutte le
mie storie, tranne una, presenta un lieto fine, questa volta ho deciso
di
mostrare entrambe le possibilità con un finale alternativo.
Non ho molto da
dire su questa storia, spero solo che la morale sia chiara:
mai essere ciò che
vogliono gli altri. Perché solo se si è se stessi
si è felici. Fatemi sapere
cosa ne pensate.
Kiss by Lily