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Autore: B_SomebodyToldMe    09/03/2011    4 recensioni
"Stasera tu, Stefan ed Elena venite a cena a casa mia! Non ti puoi rifiutare!" dico sorridente al vampiro di fronte a me.
"Anche loro? Avanti, io non ti basto? E poi sai com'è Stefan, ha una dieta un po' particolare e.."
"Non è un problema! La vicina è fuori per il weekend e mi ha affidato il suo barboncino toy, inoltre stamattina al parco sono riuscita a catturare due gatti veramente ciccioni. Può andare? Sono abbastanza carini e morbidosi? In alternativa posso sempre andare a rubare il coniglietto d'angora di Bonnie.."
La sua risata cristallina mi riempie le orecchie.
"No, può bastare. Però devi promettermi che se Stefan ed Elena vorranno proseguire la serata in modo romantico a casa mia tu mi ospiterai per l'intera nottata." Risponde sorridendo malizioso.
...
..-A,E,I,O,U... YPSILOOOON!- Ecco, li avete sentiti? Sono i miei ormoni che stanno facendo il trenino. -BRIGITTE BARDOT, BARDOT!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE WORLD THAT WE LIVE IN

“Rachele, ti dico che era un vampiro!”

“No, non ho bevuto e.. So quello che ho visto, Rachele!”

“Aspetta, ti faccio vedere.”
Così dicendo porto la telecamera del mio cellulare ad inquadrare il mio collo martoriato.
“Visto?” chiedo vittoriosa muovendo le gambe e provocando così un leggero movimento dell’acqua.
 
Dopo l’aggressione sono tornata a casa in tutta fretta e sono corsa al piano superiore, non ho nemmeno salutato Daniel ed Andrew. Mentre facevo scorrere l’acqua calda nella vasca sono andata a chiudere tutte le finestre rimaste aperte, poi, tornata in bagno, ho chiuso a chiave la porta e spinto il mobiletto degli  asciugamani contro di essa.
E adesso sono qui, immersa nella vasca al telefono con la mia migliore amica, distante approssimativamente diecimila kilometri da me, cercando di spiegarle razionalmente ciò che mi è appena successo.
 
“Lo so, è spaventoso! Dovrò far ricorso a tutta la mia abilità di make up artist per nasconderlo!” rispondo ridacchiando.

“Sì, stavo scherzando; so che devo prendere sul serio questa faccenda.  Prometto di stare attenta!”

“ Beh, una cosa ci sarebbe.. Puoi chiedere a tua madre quali sono i punti in comune delle varie leggende riguardanti i vampiri? Io, per ora, ho solo scoperto che il legno li indebolisce.”
Sua madre insegna storia all’università di Firenze ed è un’appassionata di mitologia e folclore. Ha una conoscenza veramente enciclopedica e sono certa che potrà essermi molto d’aiuto.
“Grazie Rachi, sei la meglio!”

“Manchi .”  Le dico sincera prima di chiudere la telefonata.
Sollevo leggermente il busto per poter guardare il mio riflesso nello specchio che riveste tutta la parete opposta.
Cavolo! Sarei veramente carina se solo non avessi questo squarcio sul collo! Che palle!
Controllo i bordi del taglio e vedo che il sangue continua a fluire anche se meno abbondantemente.
Sbuffando mi immergo completamente nella vasca, l’acqua è calda sulle mie guance e mi provoca un leggero bruciore alla ferita a causa del sapone sciolto in essa.  Mentre trattengo il respiro sott’acqua penso a come nascondere il morso. Le maglie a collo alto mi danno fastidio perciò ne ho solamente due, in compenso sono un’appassionata di sciarpe ( più viste come accessori). Il problema però sorge ugualmente: domani, alle ultime due ore, ho la prima lezione di educazione fisica. Non posso esonerarmi ma non posso nemmeno indossare una sciarpa o una maglia a collo alto! Il cerotto da solo servirebbe unicamente ad attirare l’attenzione sul punto ma di lasciare la lesione scoperta non se ne parla nemmeno. Potrei indossare la divisa da cheerleader che mi hanno dato a scuola quando mi sono segnata per i provini ma se invece di fare cheerleading giochiamo a calcio risulterei oltre modo ridicola. Sarebbe come giocare a pallavolo con il tutù o… IDEA!
In Italia giocavo a pallavolo a livello agonistico per questo sono sicura di aver portato con me i cerotti antidolorifici, quelli contro gli strappi muscolari.
.. Oh,avanti! Avete presente, no? Quelli che sembrano pezzi di nastro adesivo, larghi e lunghi e con dei colori molto accesi.. Insomma, quelli!
Riemergo, controllo che i capelli non siano più incrostati dal sangue ed esco avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo ed appoggiandone un altro sulle spalle per coprire il morso.
Prima di uscire dal bagno controllo che non ci siano fratelli nelle vicinanze. Appurato ciò sgattaiolo in camera cercando i famosi cerotti. Scelgo quelli rosa acceso, attirerebbero comunque l’attenzione, in questo modo almeno non sembra che voglia nasconderli. Mi posiziono davanti allo specchio e prima di applicarli copro la ferita con cerotto vero;  poi ne prendo due e li faccio aderire seguendo la linea del muscolo che unisce il collo alla spalla. Terminato il lavoro mi guardo soddisfatta, mi infilo una maglia a mezze maniche e i pantaloncini a righe bianche e blu con un grande fiocco sul davanti che sono solita usare come pigiama, mi infilo poi la giacca della tuta di Daniel (che mi sta assai larga) e scendo a cenare.
Arrivata in fondo alle scale mi fermo, faccio un respiro profondo e scuoto la testa. Mi stampo un bel sorriso in viso e mi sposto verso la cucina.
Non voglio che sappiano niente di ciò che è successo stasera. Non è necessario che lo sappiano.
Quando li riterrò in pericolo provvederò ad informarli, ma per ora è meglio che ne restino all’oscuro.
Le loro reazioni sono sempre esagerate, andrebbero fuori di testa e vorrebbero traslocare di nuovo o, peggio, andare a caccia di vampiri armati di aglio, Acqua Santa e paletti di frassino . Non se ne parla.
Io invece sono estremamente abile nel relegare in fondo alla mente gli eventi spiacevoli o dolorosi, comprese le emozioni come l’ansia e la paura. Infatti già adesso, pensando alla deliziosa cena che mi attende,  sento l’agitazione scivolarmi di dosso ad ogni passo che faccio.
Arrivata in cucina posso dire di essere totalmente rilassata; il mio sorriso non si è spostato di un millimetro così entro in cucina salutando allegramente Andrew e Daniel.
“Allora? Vi sono mancata?”
 

*                   *                   *                   *                     *

 
 
Ormai è passata una settimana e mezzo del giorno dell’aggressione e tutto procede a gonfie vele.
La sera incriminata, tornando in camera e accendendo il computer, ho trovato una lunga e-mail di Rachele che elencava i vari modi di tenere alla larga un vampiro. O almeno quelli che erano gli elementi comuni alle varie teorie.
Tra questi, come avevo supposto, si trovava il legno: ‘un paletto di legno nel cuore e il non-morto si sgretolerà davanti ai tuoi occhi’ visione macabra ma ottimista. Altra ricorrente caratteristica era la loro impossibilità di esporsi ai raggi solari, pena gravi ustioni o, in caso estremo, la morte. Infine l’e-mail ricordava anche una pianta che corrode il corpo dei vampiri, il suo nome cambia da paese a paese e lei è riuscito a trovarlo solamente in russo e in rumeno tuttavia, grazie ad un potentissimo Google traduttore, sono riuscita a risalire alla sua traduzione. Verbena. Come il gruppo Verdena ma con la b. Semplice da ricordare e da pronunciare, perfetto no?
Ma la notizia che mi aveva rassicurato di più era un’altra: i vampiri non possono entrare nelle case abitate senza che il proprietario l’abbia invitato. E io sono sicura che in quei due giorni nessuno aveva oltrepassato la soglia eccetto me ed i miei fratelli.
I giorni seguenti li avevo perciò trascorsi in uno stato di moderata euforia, consapevole dei limiti del vampiro e esaltata dalla mia ritrovata libertà.
A scuola ho fatto amicizia con molti ragazzi e sono stata addirittura invitata da Tyler ad una festa a casa sua questo sabato.
 La maggior parte del mio tempo però continuo a passarla con Elena, Bonnie (una ragazza molto riservata ma anche molto divertente), Stefan  e Caroline (che ha continuato a salutarci con ‘Gatto!’ fino a quando spinta da un moto di pietà non le ho rivelato la verità).
Passo quasi tutti i pomeriggi  in loro compagnia, spesso a casa di Elena, al Grill o al parco. Caroline ha organizzato un pigiama party con Elena e Bonnie ed ha invitato anche me; mi sono divertita veramente molto, mi mancavano i momenti di chiacchiere frivole tra ragazze. A questo proposito ho deciso  di organizzarne uno a casa mia stasera; prenderò dei film e ordineremo la pizza e faremo scherzi al telefono e la classifica dei ragazzi più carini della scuola.
Sì, ci divertiremo sicuramente!
Per quanto riguarda il vampiro non si è più fatto vivo anche se spesso ho avuto l’impressione che un SUV nero dai finestrini oscurati mi seguisse.  L’ho trovato di fronte a casa mia, fuori dalla scuola, dal grill e persino sotto casa di Caroline la sera del pigiama party. E’ piuttosto inquietante come cosa, ma non ho paura: il giorno posso muovermi liberamente certa che non oserà lasciare la protezione dei vetri oscurati mentre, per quanto riguarda la sera, ho sempre provveduto a non uscire di casa da sola e a girare solo in locali molto frequentati. Per sicurezza porto sempre con me un affilato bastoncino di legno impregnato di verbena nascosto nelle tasche dei pantaloni o infilato tra i capelli a mo’ di fermaglio. Se potessi mi immergerei completamente nella verbena ma sfortunatamente il contatto con questa pianticella dai poteri particolari mi irrita la pelle provocando un forte bruciore.
Damon non si è più fatto sentire.
L’ultimo messaggio che mi ha mandato risale a pochi attimi prima dell’aggressione e citava:

‘Buon appetito, Principessa. Dormi bene e sognami.
D.’

Dopo, il nulla totale.
A dire la verità un po’ mi sento in colpa. Se la sarà presa perché ho rifiutato il suo invito?
Non mi sembra il tipo! No, non si offende di certo per una ragazzina che rifiuta un suo invito a cena.
Tuttavia un po’ mi manca, le sue battute a volte maliziose e costantemente inappropriate mi facevano ridere. Ed era un piacevole rispondere a tono ai suoi commenti, anche se fino ad ora non ero mai riuscita a togliere quell’espressione da uomo vissuto dal suo viso. Mi piace il suo atteggiamento, mi piace il fatto che non sia accondiscendente come gli altri ragazzi ma anzi, quasi lunatico. E’ come se ci fosse una sfida tra noi.
Oggi ho deciso di incontrarlo. Ho finito di leggere il libro che mi ha prestato e gli chiederò di aspettarmi al Grill per poterglielo restituire.
Gli sto scrivendo un messaggio giusto adesso.
Mordicchio nervosamente la gomma della matita e schiaccio velocemente i tasti del telefonino nascosto sotto il banco. Scrivo un messaggio semplice e diretto.
Una volta inviato butto il cellulare nell’astuccio e torno svogliata a seguire la lezione.
Lancio un’occhiata al titolo scritto sulla lavagna. Regolazione della sintesi proteica. Già fatto.
Un’icona luminosa sullo schermo del Blackberry attira la mia attenzione.  Damon ha risposto.

‘Stessa ora al Grill. Ci vediamo dopo.
D.’

Wow, aveva paura di sprecare troppe parole?
Aspetto la fine della lezione giocando con il cellulare e, una volta suonata la campanella, esco nel corridoio per dirigermi alla prossima lezione. Filosofia. Insieme a Stefan ed Elena.
Ben appunto li trovo in prossimità delle scale intenti a discutere animatamente. Cerco disperatamente di trattenere la mia curiosità ma proprio quando sembro riuscirci un gridolino di Elena riporta la mia attenzione a loro.
“Tornato? Da quanto? E perché?!”
“Ieri sera, credeva di essere stato scoperto ma evidentemente non è così. La cercherà: non sopporta di fallire.”
“Hai scoperto chi è?”
“No, non ci sono state denuncie di aggressione ultimamente. Ma-”
“Lolita!” lo interrompe Elena salutandomi e venendo verso di me.
“Ehi.” Le rispondo. “Venite in classe?”
“Certo.” Risponde Stefan avvicinandosi a noi ed aprendoci la porta dell’aula.
“Oh, ma che gentile!” rido io.

 

*                       *                        *                       *                     *

 
 
Arrivata al Grill entro trovando Damon seduto al bancone con un bicchiere  quasi vuoto davanti.
“Ehi!” lo saluto con un sorriso.
“Buongiorno, cherie.” mi saluta lui con un sorriso sghembo. “Posso offrirti nuovamente qualcosa?”
Sbaglio o quel nuovamente ha un suono leggermente risentito?
“No, grazie. Sto bene così.” Rispondo sedendomi affianco a lui. Prendo il suo libro dalla borsa e glielo porgo. “Tieni.”
“Trovato qualcosa di interessante?” mi chiede.
“Sì, molte cose! Mi è stato molto utile, davvero.”
In un sorso finisce il liquido ambrato del bicchiere, dopodiché si volta verso di me e quasi stancamente  mi propone:
“Ti va di fare un giro?”
 
E’ freddo. Cioè più freddo del solito, s’intende.
Ricordo che nella nostra uscita precedente era un susseguirsi di battute, frecciatine giocose e ammicchi, adesso, invece, le sue battute hanno un retrogusto amaro ed il suo sguardo è quasi infastidito dalla mia presenza.
Perché? Perché mai ad un ragazzo dovrebbe dar fastidio la mia presenza?
Camminiamo per una buona quasi un’oretta, è lui che decide la direzione: io sono troppo impegnata a rispondere a tono alle sue insinuazioni.
Ad un tratto si ferma, mi guardo intorno e riconosco i pressi della cascata. Come abbiamo fatto ad arrivare fino a qui?
Mi fermo qualche passo dietro a lui e indecisa gli chiedo:
“Damon, puoi riportarmi a casa?”
Non risponde.
“Damon?” chiedo avvicinandomi un po’ e sfiorandogli la spalla.
In un attimo mi ritrovo premuta contro un albero, la sua mano stretta attorno alla mia gola mi tiene sollevata da terra, il suo viso contratto in una smorfia feroce a pochi centimetri dal mio. Mi aggrappo al suo braccio per cercare di liberarmi o almeno di allentare la sua presa attorno al mio collo.
“Stavolta non mi sfuggi, cherie!” mi sussurra all’orecchio con un sorriso malvagio ma infinitamente più bello di tutte le smorfie che mi ha rivolto durante la giornata.
I suoi occhi sono neri e circondati da vene gonfie e nere;  assume un’espressione soddisfatta, vittoriosa quasi, prima di calarsi lentamente sul mio collo. Riesco a sentire il suo fiato fresco farmi il solletico e devo ammettere che in un altro contesto questa situazione potrebbe anche risultare piacevole.
Sinceramente non so bene come uscirne stavolta. Non è stupido e non ho l’effetto sorpresa dalla mia parte. Bloccherà sul nascere ogni movimento sospetto da parte mia.
Non è stupido, no. Ma io a volte sono geniale.
Dopo anni di lotta per la sopravvivenza contro Daniel e Andrew, posso dire di riuscire a fingere qualsiasi cosa in qualsiasi situazione. Così spalanco gli occhi in un espressione terrorizzata per poi rilassare i muscoli, chiudere gli occhi e lasciar cadere il collo di lato con un sospiro.
Lui allenta la presa, forse credendo alla mia finzione, ed appoggia i canini sulla cicatrice del morso precedente.
Appena sento i canini premere sulla mia pelle mi muovo velocemente, sfilando il bastoncino di legno dalla tasca della mia gonna e conficcandolo profondamente nel suo petto.
Sento le sue mani lasciarmi andare e lo vedo cadere a terra con un lamento.
“Oh Cielo! L’ho ucciso!” dico presa dal panico notando il paletto intinto di verbena affondato nel suo petto, vicino al cuore.
 “L’ho veramente ucciso! Oddio! Sono una persona orribile! Damon mi dispiace!” sento la mia voce uscire stridula mentre mi avvicino al suo corpo inginocchiandomi di fianco a lui. Prendo il paletto con entrambe le mani e lo estraggo dal suo corpo chinandomi poi sul suo viso per sentire se respira.
Non capisco bene cosa succede fatto sta che mi ritrovo sdraiata a terra con il suo corpo sopra il mio ed i suoi  denti affondati nel collo.
“Waaah! Muori bastardo! Muori! Muori! MUORI!” Urlo infilzandolo più volte con il paletto.
Ancora una volta il suo corpo sembra perdere vita e mi cade addosso. Lo sposto velocemente e raggiungo il ciglio della strada.
Cazzo! Non riuscirò mai ad allontanarmi abbastanza prima che riprenda conoscenza!
Con mia enorme gioia mi ricredo, vedendo la macchina di Matt fermarsi accanto a me.
“Ehi! Hai biso-”
“Portami a casa. Adesso.” Gli ordino seria. “Muoviti!” incalzo vedendolo sorpreso dalla mia aggressività.

 

 *                   *                 *               *               *

 
Mi chiudo la porta di casa alle spalle.
Damon è un vampiro.
Damon è un vampiro.
OK, è normale. Damon è un vampiro. Capita.
Oh, CAZZO! Damon è un vampiro!
Respira, Lola. Respira. Inspira ed espira. Inspira ed espira. Dentro e fuori. Dentro e fuori.
Non funziona.
Nutella. Necessito di Nutella.
Corro in cucina, prendo il barattolo, mi appoggio al muro e lentamente mi siedo per terra.
Sono uscita con un vampiro. Ho pranzato con un vampiro. Ho quasi flirtato con un vampiro!
Continuo a riempirmi di cucchiaiate di Nutella cercando di riordinare i pensieri che scorrazzano liberi nella mia testa.
Come fa a camminare alla luce del sole?
Può quindi anche entrare nelle case?
Perché non mi ha ucciso subito? Cioè, è più semplice dissanguare una persona morta, no?  Se mai diventerò un vampiro seguirò questa strada; sarebbe fastidiosa una cena che urla e cerca di divincolarsi!
 
Din Don’
 
Il suono del campanello mi ridesta dai miei pensieri.
Velocemente mi tolgo la maglia insanguinata e al suo posto mi infilo la giacca di pelle chiudendola quasi completamente. Il taglio questa volta è veramente superficiale ed ha già smesso di sanguinare.
Cammino svogliatamente verso la porta, sempre con il barattolo di Nutella in mano e il cucchiaino in bocca, e la apro.
“Yap!” mi lascio sfuggire vedendo Damon appoggiato allo stipite. Non gli lascio nemmeno il tempo di aprire bocca che gli chiudo la porta in faccia, facendola sbattere.
 
Din Don’
 
Respiro profondamente e riapro la porta.
“Cosa vuoi?” chiedo a muso duro.
“Il tuo sangue!” risponde scandendo le parole e usando lo stesso tono di una maestra che ha a che fare con un bambino recidivo.
“Ha ha. Scordatelo.” Rispondo richiudendo la porta.
 
Din Don’
 
Sbuffando riapro la porta.
“Questo non è carino da parte tua. Io ti ho offerto il pranzo, ricordi?” mi chiede con un sorriso strafottente.
Oh, ma che simpatico.
“Per quanto mi riguarda, il pranzo te lo puoi infilare direttamente in cu-”
“A-a-a! Queste non sono parole che si addicono ad una ragazza.”risponde ridacchiando. Vedo, per la prima volta nella giornata, i suoi occhi accendersi divertiti.
“Oh, non farmi ridere! E’ il minimo che ti risponda così. Hai tentato di uccidermi per tre volte!” sibilo.
“Beh, tu ci sei quasi riuscita.”
“Non diciamo cazzate. La mia era legittima difesa.” Potessi, gli tirerei un calcio negli stinchi.
“Sei carina quando ti arrabbi, sai?” continui a sfottere? Bene!
“Lo sei anche tu quando ti trasformi. Sì,insomma: quando fai quella cosa con la faccia. Roarr!” dico maliziosa spostandomi i capelli da un lato, lasciando scoperta la ferita. Mi avvicino a lui appoggiandomi alla porta aperta.
“Che c’è? Di da fastidio il sangue per caso?” incalzo con occhi innocenti vedendo la sua mandibola contrarsi.
“Non scherzare con il fuoco.” Dice a denti stretti allontanandosi di un passo da me.
“Perché? Sarò pignola ma hai tentato di uccidermi tre volte e tre volte ti sei ritrovato con un paletto di legno conficcato nel petto. Ergo piccola umana indifesa 3, cattivo vampiro centenario 0. Comprendi?”
“Sarebbe potuta andare in modo diverso.” Sbuffa.
“ Ah,sì? E come? Io con una mela in bocca stesa sulla tua tavola e te armato di coltello e forchetta?”chiedo sarcastica.
“Per chi mi hai preso? Sono un vampiro, non un cannibale!” ride “Molte ragazze sarebbero volute essere al tuo posto. E quelle che ci sono passate prima di te non si sono mai lamentate.”
Alzo gli occhi al cielo sbuffando.
“Risparmiami queste lagne. Hai preso un rimbalzone. Punto.” Dico soddisfatta.
“Non è ancora detta l’ultima parola.” Risponde sorridendo con aria di sfida.
“Oh, io credo proprio di sì.” Intervengo. “ Non per essere ripetitiva ma hai tentato di uccidermi,rammenti?  Nessuna ragazza sana di cervello vorrebbe stare con un ragazzo che ha tentato di ucciderla, non credi?”
“Certo. Dove passo io arriva solo morte e distruzione e blah, blah, blah.” Dice fingendo un tono solenne e alzando gli occhi al cielo. Probabilmente è un effetto della luce ma mi sembrano leggermente più spenti.
“Chi ti credi di essere? Terminator?” chiedo fingendomi perplessa. “Non ti montare tanto. Per me sei solo un vampiro incapace di procurarsi la cena.” Dico sorridendo soddisfatta.
“Beh, se la mettiamo così..” si avvicina guardandomi di sottecchi attraverso le lunghe ciglia. “Perché non mi fai entrare?”
“Hai fatto la battutona!” rispondo ridendo. “Perché mai dovrei farti entrare?”
“Perché è maleducazione tenere sulla porta il fratello di un tuo compagno di classe.” Risponde calmo.
“Cosa?”
“Sì, Stefan Salvatore. Da quel che so seguite lo stesso corso di matematica, storia e filosofia.” Continua. Il sorriso che si allarga sempre di più sulle sue labbra.
Cosa?
“Quel ragazzone dai grandi occhi innocenti, sempre disposto ad aiutare il prossimo è mio fratello. Bel ragazzo, eh? Devo dire che porta meravigliosamente i suoi 162 anni.” Continua arricciando le labbra.
Stefan.. cosa?
“Ops,  lui ed Elena non te l’avevano ancora detto.”
SBAM!
Chiudergli la porta in faccia mi provoca sempre una dolce sensazione di piacere.
Mi allungo per prendere il mio cellulare appoggiato su un mobile nell’ ingresso e digito velocemente il numero di Stefan.
“Pronto?”
Solo quando la sua voce mi raggiunge capisco di averlo chiamato senza sapere realmente cosa dirgli.
“Lo’, va tutto bene?”
“No, non ve bene un cazzo Stefan.” Gli rispondo malamente. La sua voce preoccupata non ha fatto altro che accrescere il mio nervosismo.
“Non va bene perche hai 162 anni e ne mostri diciassette. Non va bene perché tuo fratello, che tra l’altro è un vampiro, sta aspettando la sua cena  fuori da casa mia. Ma soprattutto non va bene perché la sua cena sono io.” Dico in fretta quasi mangiandomi le parole.
“Cosa? Damon è lì da te?” chiede  con voce seria.
“ Sì. Quindi ti sarei grata se tu muovessi quel culetto di fata e venissi qui a spiegarmi cavolo sta succedendo!”
“Te lo posso spiegare io, cherie!” sento urlare Damon dall’altra parte della porta.
“Stavo parlando con te?!” gli rispondo coprendo il ricevitore con la mano. Poi riavvicino il telefono all’orecchio per sentire la risposta di Stefan.
“Arrivo. Non invitarlo a entrare.”
“Ma dai?” rispondo più a me stessa chiudendo la telefonata.
 “Hai intenzione di lasciarmi qui fuori ancora per molto?”  la voce divertita di Damon mi giunge al di là della porta chiusa.
Sospirando appoggio la schiena al muro lasciandomi lentamente scivolare a terra.
 
Dopo qualche minuto sento bussare alla porta.
“Lolita apri. Sono io: Stefan.”
Stancamente riapro la porta cercando di non incrociare lo sguardo divertito di Damon.
Pallone gonfiato. Humpf!
“ Stai tranquilla, possiamo spiegarti tutto.” Dice Stefan avvicinandosi un po’.
“Siamo stati trasformati quasi un secolo e mezzo secolo fa da una vampira di nome Katherine.  Non abbiamo avuto nessuno che ci spiegasse cosa stava succedendo, nessuno con cui poter parlare del nostro segreto. I primi tempi era difficile controllare il desiderio del sangue ma adesso abbiamo esperienza e sappiamo controllarci perfettamente.  Ti assicuro che non ti faremo del male.” Damon alza gli occhi al cielo andandosi ad appoggiare alla ringhiera. “Puoi fidarti di me. Da molti decenni ormai mi nutro solamente di sangue animale, sono vegetariano.”
“Sì, come no?” rispondo prendendolo in giro. “Se tu sei vegetariano  Bonnie è un strega!”
Stefan e Damon si scambiano un’occhiata sorridendo leggermente.
“Bonnie non è una strega, giusto? Le streghe non esistono.” Chiedo titubante.
“Fino a pochi giorni fa pensavi la stessa cosa anche dei vampiri.” Risponde sempre pacato Stefan.
“E’ questo il mondo nel quale viviamo.” Dice Damon alzando le spalle.
“Bonnie è una strega? Bonnie è una strega?! Mi sento male..” rispondo appoggiandomi alla parete.
“Lolita ascoltami. Non devi dirlo a nessuno: se lo farai ci daranno la caccia e ci uccideranno.” Riprende Stefan “Noi non ti faremo del male. Sei mia amica e Damon non cercherà mai più di farti del male.”
“Cosa?!” interviene Damon. “Oh, avanti! Tu non hai assaggiato il suo sangue! Ti assicuro che è veramente delizioso.” Conclude facendomi l’occhiolino.
Stronzo.
“Calma, calma. Stavo solo scherzando.” Risponde prontamente notando lo sguardo inceneritore di Stefan.
“Prometto che non lo dirò a nessuno.” dico riportando la mia attenzione sul fratello minore. “Ora, se volete scusarmi, ho un pigiama party da organizzare. Perciò..”
“Grazie.” Risponde Stefan con un sorriso gentile avviandosi verso la macchina.
“A presto, Lolita.” Mi saluta Damon avvicinando il viso al mio per quanto la barriera invisibile glielo permetta. Come suona stranamente il mio nome pronunciato da lui. Sembra quasi liquido.
“ Spero ti si carino tutti i denti!” rispondo sbattendogli, per l’ennesima volta nella giornata, la porta in faccia.
 
(…)

 




Bonjour!
Sono appena tornata dalla Francia e posto subito questo capitolo!
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate! :) :)
Se non vi piace la storia ditemelo senza problemi e provvederò a modificarla o a toglierla. 
Grazie a tutti coloro che l'hanno messa nelle seguite, nelle preferite e nelle fic da ricordare. E OVVIAMENTE a chi ha recensito!!
MERCI BEAUCOUP! :D
XOXO
-B.

   
 
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