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Autore: B_SomebodyToldMe    03/03/2011    2 recensioni
"Stasera tu, Stefan ed Elena venite a cena a casa mia! Non ti puoi rifiutare!" dico sorridente al vampiro di fronte a me.
"Anche loro? Avanti, io non ti basto? E poi sai com'è Stefan, ha una dieta un po' particolare e.."
"Non è un problema! La vicina è fuori per il weekend e mi ha affidato il suo barboncino toy, inoltre stamattina al parco sono riuscita a catturare due gatti veramente ciccioni. Può andare? Sono abbastanza carini e morbidosi? In alternativa posso sempre andare a rubare il coniglietto d'angora di Bonnie.."
La sua risata cristallina mi riempie le orecchie.
"No, può bastare. Però devi promettermi che se Stefan ed Elena vorranno proseguire la serata in modo romantico a casa mia tu mi ospiterai per l'intera nottata." Risponde sorridendo malizioso.
...
..-A,E,I,O,U... YPSILOOOON!- Ecco, li avete sentiti? Sono i miei ormoni che stanno facendo il trenino. -BRIGITTE BARDOT, BARDOT!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FAKE TALES OF MYSTIC FALLS (ECHO THROUGH THE AIR)


Need a little time to wake up! Need a little time to wake up, wake up!”


“Andrew, spengi quella cazzo di sveglia! Voglio dormire!”

“ Avanti, Daniel! Sei te quello più vicino; io dovrei alzarmi per spengerla!”

“E allora alzati! Non sono io quello che deve andare a scuola perciò datevi una mossa e toglietevi dalle palle, intesi?!”

“Ah-ha.”


“What’s the story morning glory?! Weeeeell..”


Sento distintamente un calcio piazzarsi nelle mie costole seguito da una serie di spinte prepotenti che mi fanno cadere dal letto. Intontita mi guardo attorno non riconoscendo la stanza..

Ah, già! Abbiamo traslocato, siamo a Mystic Falls, oggi è il mio primo giorno di scuola e sono le sette e trentacinque.. …cosa?!

SONO LE SETTE E TRENTACINQUE?!

Prendo un braccio di Andrew e lo trascino di peso giù dal letto, cade a terra con un’imprecazione mentre io corro in camera mia a prendere dei vestiti. Prima di andare in bagno torno nella camera nella quale abbiamo dormito per controllare che non si sia riappisolato. Come sospettavo lo trovo raggomitolato sul pavimento abbracciato al suo cuscino. Gli tiro delicatamente un calcio negli stinchi, prendo dei vestiti dal suo armadio e glieli tiro addosso urlandogli di sbrigarsi.

Una volta in bagno mi lavo velocemente e indosso un paio di jeans chiari, una canottiera bianca e sopra una camicia a quadretti sull’azzurro. Lascio che i capelli sciolti mi ricadano morbidi sulla schiena; li guardo soddisfatta: ho sempre amato i capelli lunghi ed adesso finalmente arrivano oltre la metà della mia schiena. Stendo un po’ di blush sulle guance e passo velocemente la matita blu scuro tra le ciglia dopodiché corro in camera per afferrare un paio di scarpe da tennis e un paio di occhiali da sole e mi fiondo ad una velocità impressionante giù dalle scale.

Prendo la cartella a tracolla che usavo nella mia vecchia scuola e ci infilo dentro un quaderno, il diario, delle penne e i moduli di iscrizione per me ed Andrew.

Quest’ultimo non è ancora sceso così, in un momento di infinita disponibilità, preparo anche la sua cartella.

Poco dopo scende lo vedo scendere le scale con aria assonnata; prendo le chiavi di Carlie e mi avvio fuori.

Carlie è la mia macchina: una mini rossa con gli specchietti bianchi e la bandiera inglese sul tettuccio.

Aww, quanto la amo! E’ stata il regalo dei miei nonni per il mio diciassettesimo compleanno e, in previsione del trasferimento, l’abbiamo fatta spedire qui una settimana fa, insieme alle auto di Dan e Drew.

Entro in macchina e controllo l’ora indicata sul mio telefono. Sette e cinquantasei. Esattamente quattro minuti per raggiungere il liceo che si trova nel lato opposto della città.

Eccellente, davvero eccellente.

Sia maledetto il giorno in cui mi sono iscritta al liceo!

Metto in moto a parto a tutto gas, Drew intanto accende il lettore CD ed abbassa il finestrino lasciando entrare l’aria fresca che mi sveglia completamente.



* * * * *



Non ci credo. Ce l’abbiamo fatta. Ce l’ho fatta veramente!

Mi chiedo seriamente perché non mi abbiano chiamata per girare il sequel di Fast & Furious.

Quando entriamo nel cortile della scuola vediamo i ragazzi avvicinarsi svogliatamente all’entrata, segno evidente che la campanella è già suonata. Scendiamo, prendiamo le cartelle dalla bauliera e camminiamo verso l’entrata mescolandoci agli altri studenti.

“Ciao!” una voce acuta alle nostre spalle ci costringe a girarci. A parlare è stata una ragazza alta e bionda con un bel sorriso. Sembra simpatica!

“Tu devi essere quello nuovo!” Quello? Ed io? Sono diventata trasparente e nessuno mi ha avvertito?!

“Io sono Caroline Forbes, la figlia dello sceriffo. Perciò se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere! Stai cercando la segreteria, vero? Alla fine del corridoio gira a destra, è la porta in fondo. Forse è meglio se ti accompagno, che dici? Ehi, non mi hai ancora detto il tuo nome! Come ti chiami?”

Cavolo! Avete visto quante parole è riuscita a dire senza mai riprendere fiato?!

Mi giro per guardare Andrew e noto chiaramente il panico nei suoi occhi:non ha capito nemmeno una parola di quello che ha appena detto la ragazza.

Mi guarda in cerca di aiuto ma ricevendo da parte mia solo un’occhiata confusa, risponde:

“Gatto.”

GATTO?! Ma che risposta è gatto?

“Ti chiami Gatto?” chiede lei interdetta.

“No, Andrew! Gatto è.. un.. saluto italiano! Sì, sai.. slang!”risponde cercando di salvarsi da una clamorosa figura di merda. Avanti! Non ci crederà mai! Come si può pensare che gatto sia una forma di saluto?

“Fico!” come non detto. “Siamo arrivati. Allora, gatto! A dopo!” la guardo andarsene sorridente e dopo guardo mio fratello sconvolta.
“Siamo finiti in una gabbia di matti!” dico sgomenta prima di entrare in segreteria.


Appena finito di compilare i moduli per l’iscrizione, la segretaria ci consegna gli orari. Alla prima ora ho storia mentre Andrew ha letteratura. La sua classe è molto vicina e non ha problemi a trovarla, sul mio orario invece trovo scritto
‘Storia, prof. A. Saltzman. Aula 6B padiglione nuovo, ala Est.’

Cosa vuol dire? Come faccio a riconoscere il padiglione nuovo? E come faccio a sapere da che parte sta l’Est?!
Mi affido alla fortuna e inizio a girare per i corridoi alla ricerca della famigerata aula 6B.

Dopo qualche minuto ritorno davanti alla porta della segreteria. Non può essere.. come ho fatto a girare in tondo senza rendermene conto?!

Rassegnata fermo il primo ragazzo che mi passa davanti e gli chiedo solo:

“Aula 6B?”

“ Prendi il corridoio a destra, in fondo gira a sinistra e subito di nuovo a destra. Dovrebbe essere una delle prime aule sulla destra.”risponde restituendomi l’orario e sorridendo. “Oh, wow! Cioè.. che begli occhi!” aggiunge guardandomi.

“Grazie!” rispondo avviandomi verso la strada indicata.

“Io sono Tyler! Te come ti chiami?” mi urla quando raggiungo l’incrocio dei corridoi.

“Lolita.” Rispondo, poi prendo il corridoio sulla destra e cerco di seguire le indicazioni datemi.


Finalmente trovo la mia classe. Faccio un bel respiro, guardo il mio riflesso su un armadietto vicino e , trovandolo soddisfacente, mi appresto ad entrare.

Ovviamente, appena entro, nella classe cala un silenzio imbarazzante.

“Salve.” Accenno. Cammino velocemente verso il professore per fargli firmare un documento che devo riportare in segreteria a fine lezione.

“Benvenuta.. ehm, Lolita.” Dice controllando il mio nome scritto sul modulo. “Puoi sederti laggiù. Sono sicuro che Gilbert e Salvatore saranno felici di chiarire i tuoi dubbi riguardo il programma.”

“Grazie.” Dico scivolando nel posto che mia ha indicato.

“Io sono Elena” bisbiglia una ragazza vicino a me tendendomi la mano. La stringo.

“Io sono Lolita” rispondo sorridendo.

“Quello davanti a te è Stefan.” Il ragazzo in questione alza una mano in saluto.

“Ciao.” Bisbiglio io.

“Se possiamo esserti di aiuto non esitare a farcelo sapere!” riprende la ragazza sorridendo.

“Grazie.” Rispondo io.

Torniamo a seguire la lezione e, nonostante sia indietro con il programma, la trovo interessante e facile da seguire.

“Cos’hai dopo?” mi chiede Elena quando suona la campanella.

“Matematica 1.” Rispondo controllando l’orario. Chissà cosa sta a significare l’uno..

“Anche noi, se vuoi ti accompagniamo!” mi propone.

“Ok, grazie!”

Li seguo fuori dalla porta quando sento il professore richiamarmi.

“Ti aspettiamo qui.” Dice Elena.

Rientro in classe e mi appoggio ad un banco davanti alla cattedra.

“Siamo quasi a metà dell’ anno scolastico” inizia il professore “e secondo il regolamento dovresti sostenere un test sul programma svolto per vedere se le tue conoscenze sono appropriate. Tuttavia trovo che farti preparare per un test sulla storia americana sia solo un modo per metterti in difficoltà: in questi anni hai studiato solamente la storia europea perciò avresti bisogno di molto tempo per poterti preparare adeguatamente. Quindi, visto che il tuo curriculum riferisce che negli anni passati non hai avuto difficoltà di alcun tipo in questa materia, pensavo di sostituire il test con una piccola tesina su un argomento a piacere, magari qualcosa che accomuni la storia della tua comunità con quella della nostra.” Spiega sorridendo cordiale.

“Perfetto. La ringrazio.” Rispondo sollevata: storia non è mai stata una delle mie materie preferite ed il pensiero di dover studiare completamente la storia di un continente in pochi giorni mi terrorizza. “Entro quando la devo consegnare?” chiedo.

“Fai con comodo, non ho fretta.” Risponde.

Gli sorrido riconoscente e esco dall’aula cercando tra gli studenti Stefan ed Elena.


“Non lo so, Elena. Ha solamente detto di aver trovato un nuova cena. Spero solo che non combini guai.”

“Non può trattare così le persone! Non ne ha il diritto! Spero proprio che questa volta Bonnie non gliela faccia passare liscia.”

Sento la voce di Elena e subito mi dirigo nella direzione dalla quale proviene. Li trovo accanto ad una fontanella e mi avvicino a loro. Sembrano agitati ed appena mi vedono smettono di parlare.

“Andiamo?” mi chiede Elena venendomi incontro.

“Ok.”rispondo.


Arrivati nell’aula di matematica noto che, seduto in fondo alla classe, c’è Andrew steso sul banco.

Mi siedo vicino a lui gli mollo un pizzicotto sul braccio.

“Oi!” dice riprendendosi dallo stato comatoso in cui era caduto “Com’è?”

“Si tira avanti.” Rispondo ridendo della mia frase che si addice più ad un novantenne che ad una liceale. “Te?”

“Ho dovuto sopportare un ora accanto alla ragazza Gatto. Fai un po’ te!”rido di gusto immaginando la disperazione di Andrew nel vedere Caroline sedersi accanto a lui ed iniziare a parlare a macchinetta.

Quando il professore di matematica “1” entra in classe riporto i piedi per terra ed inizio a scarabocchiare sul quaderno.



* * * * *



Per fortuna le sei ore sono passate abbastanza velocemente. L’ultima campanella è suonata ed io cerco di sbrigarmi a fare la cartella per poter arrivare puntuale al Grill.

Finito di prendere le mie cose mi metto la cartella a tracolla e mi avvio verso la porta dell’aula.

“Ehi! Hai dimenticato questo!”dice una ragazza porgendomi il mini lapis del mio diario.

“Grazie!” rispondo. Non ho voglia di cercare il diario per poter rimettere il lapis al suo posto così, visto che è abbastanza piccolo, me lo infilo in tasca.

Arrivata in cortile saluto Elena, Stefan e Andrew (che ha deciso di andare a mangiare con dei ragazzi della squadra di football) e mi dirigo verso Carlie.

Tolgo dalla borsa il cellulare ed i soldi e la metto in bauliera. Salgo in macchina, accendo la musica e metto in moto diretta al Grill.


Arrivata al Grill vedo Mason, no.. Dalton,no. Damon?

Sì,Damon, seduto in uno dei tavolini esterni sotto la tettoia. E’ completamente vestito di nero e indossa degli occhiali da sole molto carini. Lo vedo sorseggiare qualcosa dal colore troppo invitante per non essere alcolico, così scendo e mi avvicino a lui.

“Benarrivata,cherie!” dice alzando il bicchiere in segno di saluto.

“Ciao, honey!” dico sedendomi al tavolino di fronte a lui.

Non mi piacciono i suoi modi di fare e non ho voglia di perdere tutto il pomeriggio per un ‘giro turistico’; ho fame e sonno e voglio andare a casa a chiamare i miei amici rimasti in Italia.

“Ho fame. Che ne dici di offrirmi il pranzo?” chiedo sfacciata. Bel piano, Lo’! Continua a comportarti da ragazzina odiosa così si offenderà, si stancherà di te e se ne andrà ergo tu potrai tornare a casa e fare i tuoi comodi. Sei veramente una grande!

Lui mi guarda stupito, assottiglia gli occhi e con uno strano sorriso mi risponde:

“Con piacere.”

Cosa? Te non batti i pari! Non sei mica normale. Non si offre il pranzo alle ragazze antipatiche!

Al nostro tavolo arriva un cameriere e non faccio in tempo ad aprire bocca che Damon mi anticipa:

“Un hamburger con patatine e un’insalata poco condita.” Ordina sorridendo.

Lo guardo interdetta sperando che non abbia fatto veramente ciò che penso. Ma i miei timori diventano realtà quando il cameriere torna e chiede per chi è l’insalata.

“Per lei, è a dieta.” Risponde Damon.

“Per lui, è vegetariano.” Rispondo io.

“Non è vero; tu sei a dieta.” Insiste.

“No, non lo sono.”

Si, lo sei.” Ancora una volta giurerei di aver visto le sue pupille restringersi velocemente ed i suoi occhi diventare ancora più chiari.

Dopo un momento di esitazione rispondo decisa:

“No, non lo sono. E questo è per me.” Così dicendo sfilo il piatto con l’hamburger dalle mani del cameriere e lo posiziono davanti a me.

Il ragazzo posa allora l’insalata davanti a Damon e sparisce velocemente dentro il locale.

Inizio a mangiucchiare le patatine intingendole abbondantemente nel ketchup, poco dopo alzo lo sguardo e vedo che non si è mosso di un millimetro. I suoi occhi sono puntati su di me ed in volto ha un’espressione contrariata, come se non riuscisse a capire cos’è appena successo. Temendo di averlo fatto arrabbiare veramente gli porgo una patatina.

“Scusa. Mi sono comportata da stronza e mi dispiace. Puoi perdonarmi?” chiedo sfoderando i miei occhioni da cucciolo abbandonato.

Lui avvicina la bocca alla patatina, mangiandola dalla mia mano. Dopo alza i bellissimi occhi su di me e con un sorriso mi risponde:

“Perdonata.”

“Facciamo a metà?” Propongo.

“No, ho già mangiato. In verità volevo farti uno spregio ma non è riuscito molto bene, vero? Sei più tosta del previsto.” Risponde prendendo qualche altra patatina.



Dopo pranzo inizia il nostro giro per la città. Ci spostiamo con la mia macchina visto che lui è venuto in centro a piedi. Abbiamo visto le cascate, la chiesa (e il cimitero), il luogo di riunione del Consiglio (so una seppia io che cos’è il Consiglio..), il parco, il monumento ai fondatori della città, alcuni vecchi palazzi dell’800 ed adesso ci stiamo dirigendo verso la tenuta dei Lockwood, la più grande della città.

Damon sta guidando da incosciente, non rispetta gli Stop e le precedenze e per due volte ha evitato una macchina di pochi centimetri. Io sono veramente preoccupata per la mia povera Carlie, gliel’ho lasciata guidare solo perché mi sentivo ancora in colpa per ciò che è successo a pranzo ma adesso me ne sto pentendo profondamente.

Entriamo in un grande cancello aperto che prota in un parco a dir poco enorme, sparse per il giardino ci sono molte statue ed aiuole e persino un laghetto ed una fontana.

“Sei sicuro che possiamo entrare?” chiedo scettica.

“Certo! Carol Lockwood è una mia grandissima amica.” Risponde con un sorriso smaliziato.

Intende.. grandissima amica in quel senso?

“Non è un po’ vecchia? Cioè, bella sì ma.. è un po’ avanti con l’età, no?” chiedo ricordando la signora che aveva accolto me ed i miei fratelli il giorno precedente.

“Le donne mature hanno il loro fascino.” Dice lanciandomi uno sguardo malizioso.

Oh mio Dio quanto sei bello.

Aspetta, che ho detto? Volevo dire “che schifo!”, un ragazzo di vent’anni non può certo fale il filo ad una donna così.. matura!


Parcheggiamo e ci avviamo a piedi lungo il grande parco. Damon racconta la storia della città ed io ascolto rapita la sua voce; saprebbe rendere interessante persino il bollettino del telefono, a mio parere.

Improvvisamente un’idea balena nella mia mente.

“Sai qualcosa sui vampiri?” chiedo interrompendolo.

“Cosa?” appare piuttosto stupito della domanda così cerco di spiegarmi meglio.

“Devo fare una tesi su qualcosa che accomuni Mystic Falls all’Italia e ho pensato ai vampiri. Molte storie al riguardo sono ambientate in Toscana e ho trovato un libro di un vostro concittadino che ne parlava in modo dettagliato. Te sai dirmi qualcosa?”chiedo speranzosa.

Lo guardo e vedo dipinta sul suo viso un’espressione assai dubbiosa. Un’attimo dopo ritorna al solito sorriso strafottente ed inizia a raccontare.

“Le storie false di Mystic Falls aleggiano nell’aria, eh? Varie fonti che testimoniano il passaggio di una comunità di vampiri in questa città poco dopo la sua fondazione. Secondo i dati erano in ventisette tra uomini e donne, nessuno di loro aveva più di trentacinque anni. Il loro fascino era tale da spingere le vittime ad offrirsi a loro volontariamente; le voci dicono che persino i due figli di uno dei Fondatori si innamorarono perdutamente di una vampira. Per molti anni vissero nascosti o mescolati alla popolazione fino a che una ragazza sopravvissuta ad una attacco non denunciò il fatto. Il Consiglio si riunì e, approvata una strategia, riunirono un gruppo di uomini armati e iniziarono la caccia ai vampiri. Molti di loro furono scoperti perché rifiutavano di esporsi ai raggi solari, altri, invece, vennero rintracciati grazie ad un ingegnoso meccanismo in grado di rivelare il sovrannaturale. Una volta radunati, tutti i vampiri della città vennero rinchiusi in una chiesa in fiamme. Quella notte, oltre ai ventisette vampiri, morirono anche i due ragazzi nel vano tentativo di salvare la loro amata. Questo è tutto quello che so dirti. Torniamo alla macchina?”

“Eh? Oh, sì!” ammetto di essermi leggermente incatata a guardarlo. Mentre raccontava la storia non aveva perso un attimo l’espressione strafottente ed aveva coronato la vicenda dei fratelli con un sorriso alquanto sarcastico.

“Emh.. sai dove posso trovare una biblioteca?” chiedo cercando di rompere quel silenzio imarazzante che si era creato tra di noi.
“Che libro stai cercando?” mi chiede senza distogliere lo sguardo dalla strada.

“I Firori del Male, di Baudelaire.”

“Non è un libro da bambine.” Risponde con tono di scherno.

“Non sono una bambina, mi serve per la tesina.” Rispondo piccata.

“La fortuna è dalla tua parte, dolce bambina. Si da il caso che io abbia il libro che tanto ti serve proprio a casa mia.” E così dicendo gira di scatto il volante improvvisando un’inversione a U che gli costerebbe il ritiro della patente.

A proposito della patente.. siamo sicuri che ce l’abbia veramente?

Non voglio saperlo.


Arriviamo davanti ad una villa che capisco essere la sua casa. Damon accosta davanti alla porta, scendiamo dalla macchina e velocemente sparisce dentro casa; io, per educazione, lo aspetto alla porta.

Lo vedo tornare poco dopo con un libretto rosso sangue tutto consunto tra le mani.

“Ecco a lei.” Dice porgendomelo. “Che ne dici di rimanere per cena?”

“Grazie, ma devo tornare a casa. Si è fatto buio ed i miei fratelli mi staranno aspettando.” Rispondo cordiale.

“Insisto. Resta a cena.” E per la terza volta in due giorni ritrovo sul suo viso quella strana espressione da ipnotizzatore.

“Grazie davvero, ma devo proprio andare. A presto!” Lo saluto sorridendo entrando in macchina.


Prima di partire controllo il cellulare e trovo un messaggio di Daniel che mi dice di passare a prendere la nostra cena che ha ordinato al ristorante cinese. Quindi passo dal centro e seguo le prime indicazioni che trovo sperando che ci sia solamente un locale di cucina cinese in questa micro città.

Appena vedo le tipiche lampade rosse circolari parcheggio e scendo velocemente dalla macchina entrando nel locale.

Dopo poco ne esco piena di sacchetti e bottiglie. Faccio appena in tempo ad appoggiare i viveri sul sedile posteriore e a chiudere lo sportello che sento qualcosa tirarmi all’indietro verso un vicolo buio.

Nemmeno troppo spaventata afferro il braccio dell’aggressore portandolo in alto e passandoci sotto, faccio un mezzo giro su me stessa torgendo il suo braccio e portandolo teso dietro la schiena per poi mollare un colpo secco al gomito.

Le continue lotte con Daniel sono servite a qualcosa dopotutto.

Torno verso la macchina sicura di aver messo fuori gioco l’aggressore ma non riesco a fare nemmeno un passo che mi ritrovo schiacciata contro il muro sporco del vicolo. Il suo braccio muscoloso mi tiene quasi sollevata da terra spingendo contro la mia gabbia toracica, impedendomi quasi di respirare.

Vedo il viso dell’aggressore avvicinarsi al mio e cerco di liberarmi impaurita. Quando ormai è a pochi centimetri dal mio, apre la bocca rivelando due canini lunghi e affilati. Con uno scatto li affonda nel mio collo facendomi gemere dal dolore.

Non è possibile. Non può essere.


I vampiri non esistono veramente.

Sento la mia mente ofuscarsi mano a mano che il sangue scivola via dal mio corpo.

Non posso morire. Non voglio morire. Non adesso!


Ahi! Ma che cos’è che mi punge il derrière in un momento simile?! Ma vi sembra il caso? Almeno fatemi morire elegantemente come accade nei film! Non di certo con un buco nel sedere!

Con un ultimo barlume di lucidità mi ricordo del lapis che ho nella tasca posteriore. Cerco di raggiungerlo con la mano ed appena ci riesco lo impungo saldamente conficcandolo con tutte le mie forze nel collo dello pseudo vampiro.

Mi lascia andare con un lamento ed io corro velocemente verso la macchina, mi infilo al posto di guida e parto schiacciando al massimo l’accelleratore, sperando di arrivare a casa il prima possibile.


(...)






Ok, secondo me questo capitoluccio è uscito un po’ peggio del primo.
Ma PACE. U.U’
Lo ammetto è un po’ lento e noiosino ma prometto che il prossimo sarà più movimentato, credo. (: (:

Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno commentato (grazie millissimissimissme! Il vostro supporto mi rende veramente felice!).

Chi ha messo la storia tra le preferite (sono onorata!).

Chi tra le seguite (non vi deluderò!).

E chi tra le ricordate (thankyou so much!).

So.. direi che può bastare. Grazie ancora.
LoveYouSoMuch.
Your
-B.
   
 
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