MARTEDÍ 6 LUGLIO
“Ile c'è da
apparecchiare il tavolo davanti al Siciliando per favore. Sono
quattro persone, io scendo a portare la comanda a Marco.” mi dice
Nino prima di sparire giù per le scale, così sospirando all'idea di
uscire nel torrido caldo che c'è fuori alle sei e mezza di sera di
luglio, preparo l'occorrente per apparecchiare.
Esco e individuo subito i
clienti, così stampandomi in faccia il solito sorriso di circostanza
vado loro incontro e comincio a sistemare. Mentre sto sistemando loro
le forchette vedo Tatiana, la ragazza che lavora accanto a noi,
gesticolare animatamente e le sorrido, pensando che stia dando
indicazioni a qualche passante, ma quando sposto l'attenzione sul suo
interlocutore il respiro mi si mozza, il cuore accelera e il sangue
si gela. A due centimetri di distanza da Taty c'è lui, il mio più
grande sogno e al tempo stesso incubo. Rimango con le posate tra le
mani mentre cerco il suo sguardo... e lo trovo. I suoi immensi occhi
azzurri si fondono con i miei, marroni, e il mio cervello si
sconnette. Quant'è che non incontravo il suo sguardo? Quanto è
passato dall'ultima volta che abbiamo parlato? Tre mesi... La
risposta mi arriva subito ed è come una pugnalata... Sono tre mesi
che non lo vedo e non lo sento, nonostante la promessa che mi aveva
fatto... Dio che male rivederlo...
Il ridere del bambino mi
ridesta e scrollando la testa mi riprendo finendo di apparecchiare
sotto i loro sguardi confusi:
“Ilenia?” la sua
voce mi chiama, in tono sorpreso e non posso far a meno di rialzare
lo sguardo verso di lui, anche se la mia unica voglia sarebbe di
lasciare tutto lì e scappare via.
“Oi.” mormoro
semplicemente e mi maledico per la mia mancanza di originalità.
“Oi. Ti sei fatta
rossa?” mi chiede nuovamente e vedo Tatiana sorridere mentre io
annuisco. Sono già due mesi che sono di questo colore, ma lui non è
più passato e non ha mai visto.
“E ti sei tagliata i
capelli.” afferma poi e io nuovamente annuisco. Maledizione ma
perchè non parlo? Dov'è finita la mia sfrontatezza? Non riesco a
riconoscermi, questo scambio di battute è avvenuto senza che nessuno
dei due facesse un passo verso l'altro. Lui e Taty sono sempre di
fronte al negozio di lei, mentre io sono sempre accanto al tavolo.
“Ile tesoro puoi venire
per favore?” mi giro verso Nino che mi sta chiamando e così dopo
avergli lanciato un altro breve sguardo scappo all'interno del
negozio. Quando la porta si chiude ho il cuore a mille, il fiato
corto e le gambe che mi tremano. Oh no non può farmi ancora
quest'effetto! Non dopo tre mesi! Ero davvero riuscita ad
accantonarlo in un angolo e a non soffrire più e ora non può la sua
sola vista distruggermi ancora! Non può maledizione!
“Come stai?” mi
chiede comprensivo Nino scostandomi un ciuffo di capelli dalla
fronte.
“Non lo so. Non credo
di realizzare ancora. Ma tu lo avevi visto?”
“Non ci ho pensato. Me
ne sono reso conto dopo. Ho fatto i gradini quattro a quattro per
fermarti ma eri già uscita.” mi chiede mortificato, così prendo
la sua mano nella mia e cerco di sorridergli.
“Ehi tranquillo, non
hai colpe. Figurati se me la prendo con te per averlo visto. Sono un
attimo stordita ma è tutto apposto. Avanti ora andiamo a prendere
gli ordini a quei tavoli.”
“Ok, però al tavolo
cinque ci vado io.” e così insieme usciamo. I buoni propositi di
Nino vengono mandati all'aria dal bambino di quel tavolo che mi
chiama a gran voce, così rassicuro il mio collega con un sorriso e
vado verso il tavolo. Federico è ancora lì e segue ogni mio passo
senza perdere nulla, è rimasto nella stessa posizione di prima, le
gambe, coperte dai tre quarti, leggermente divaricate, le braccia
conserte e l'espressione attenta.
“Prego.” dico io
rivolta ai clienti e loro cominciano a parlare in spagnolo. Ma bene!
Non solo devo lavorare sotto il suo sguardo, ma per di più devo
trattare anche con gli stranieri!
Fortunatamente riesco a
capire subito cosa vogliono e prendendo l'ordine mi appresto a
rientrare.
“Ile?” di nuovo la
sua voce che mi chiama e che mi blocca, ma questa volta esce...
timida? Mi giro lentamente verso di lui.
“Potresti...” capendo
che anche solo sentire la sua voce mi spezza, scuoto la testa e
mormorando parole di scusa rientro. Trovo Marco, il nostro cuoco da
quando Simo se ne è andato, che mi fissa sorpreso, chissà che
faccia ho, così gli stringo in una morsa la mano e gli dico che
fuori c'è Federico. Lui sorride e fa per uscire ma viene bloccato da
Tatiana che entra come una furia:
“Sì può sapere che
diavolo ti prende?” mi aggredisce con gli occhi fuori dalle orbite
e in risposta sbarro gli occhi.
“No dico sei impazzita?
Lui è qui e tu scappi?” mi urla poi e io abbasso gli occhi
mortificata.
“Scusa.” mormoro.
“Non devi dirlo a me.
Non ci posso credere che sei riuscita solo a dirgli un 'oi'
bambolina. Cioè eri irriconoscibile.”
“Taty non è facile per
me.”
“Lo so però lui non lo
sa. Ti ha lasciato che stravedevi per lui, in senso figurato, e ora
sei letteralmente scappata. Lo hai scioccato.” mi dice venendomi
vicina.
“Io... ho sbagliato lo
so, ma non ce l'ho fatta. Ho provato ad ordinare al mio cervello di
andargli incontro, salutarlo normalmente ma non mi ha obbedito.
Nessun muscolo a risposto a mio comando. Perchè era qui?”
“È venuto per
scambiare due parole.”
“E non poteva entrare
per salutare anche i suoi vecchi colleghi e prendersi un caffè?”
sento dire alle mie spalle da un Nino piuttosto freddo.
“Questo non lo so...”
gli risponde incerta.
“Lo so io però. È
sempre stato un grande, l'ho sempre ammirato, ma da quando se ne è
andato mi è un po' calato. Siamo stati suoi colleghi fino a poco
tempo fa. Salutarci non gli avrebbe portato la peste.”
“Nino per favore.”
provo a zittirlo.
“Passi che quando c'è
mia sorella non entra, perchè non si sopportano. Ma sono già due
volte che è qui quando ci siamo noi e non entra.” alle sue parole
mi gelo... due volte? Lui mi poggia le mani sulle spalle e stringe
la presa.
“Questo non me lo avevi
detto...” mormoro sconvolta a Tatiana.
“Io...”
“Taty ma allora di cosa
diavolo mi accusi?” le grido fregandomene dei clienti che ci stanno
guardando. “Sarà anche normale che io sia un tantino incazzata con
lui e con il suo comportamento di merda no? O sbaglio? Se è rimasto
scioccato, povera stella, che venisse a dirmelo in faccia così poi
gli spiego i miei di motivi!” le grido ancora tremando e
appoggiandomi alla presa ferrea di Nino.
“Hai ragione bambolina
e ti chiedo scusa per le mie accuse. Il fatto è che ti ho visto per
mesi star male per lui che stasera ho pensato solo che tu fossi
felice di vederlo. Ho ignorato del tutto i tuoi sentimenti
perdonami.” mi risponde lei abbassando lo sguardo e mi sento ancora
più mortificata.
“No scusami tu, ho
alzato la voce e me la sono presa con te che non c'entri nulla. Hai
ragione, rivederlo mi avrebbe dovuto mandare in estasi, ma purtroppo
ho reagito diversamente e credo che dopo questa mia esibizione lui
non metta più piede qui.” le dico sconfitta e lei mi abbraccia. Di
colpo il fatto di rimanere altre tre ore a lavoro mi demoralizza e
vorrei scappare, ma non posso.
“Ma ora se ne è
andato?” le chiede ancora Nino.
“Non lo so, mi ha detto
che doveva correre alla Mondatori per comprare diversi libri però mi
ha detto ci vediamo dopo quindi non lo so.” tutti e tre guardiamo
l'orologio e vedendo che sono ormai le otto traiamo un sospiro di
sollievo, Tatiana deve chiudere il negozio quindi lui non torna.
Salutiamo la nostra cara vicina di negozio e cercando di dimenticare
l'episodio riprendiamo a lavorare. Nino è un ragazzo dolcissimo e
sapendo quanto sono stata e sto male per lui
cerca di tirarmi su il morale con teatrini improvvisati assieme a
Marco, il quale, dopo l'ennesima scemenza fatta mi si avvicina:
“Che
hai?”
“Niente,
sono stanca.”
“Non
è vero, prima eri allegra, ora sei triste. Colpa mia?”
“Eh?
No ma che scherzi? Come potrei mai avercela con un tesoro come te?
Non ho niente Marco davvero, tranquillo.” gli rispondo abbozzando
un sorriso, lui mi guarda un po' con la sua adorabile faccina a
palloncino poi annuisce e si volta per scendere e nello stesso
momento accadono due cose, squilla il telefono e la porta si apre.
Afferro il telefono per vedere chi è, riconosciuto il numero alzo
gli occhi al cielo e poi li dirigo alla persona appena entrata, ma mi
blocco. Il mio corpo si rifiuta di collaborare, le mie dita non
vogliono accettare la chiamata e i miei occhi non si vogliono
staccare da quell'azzurro così tante volte sognato.
“Rispondi.”
mi dice semplicemente lui con il suo maledetto sorrisino da bastardo
e mi riscuoto, accetto la chiamata e la voce mi trema. Fortunatamente
l'ingegnere non se ne accorge e dopo le sue solite e noiose domande
mi conferma la chiusura per le dieci e mezza e riattacca. Rimango con
il telefono ancora muto premuto all'orecchio usandolo come arma, so
che una volta riposto l'oggetto sarò sola con lui e dovrò
parlargli, interagire... ma non credo di esserne in grado. Ad
aiutarmi, ringraziando il cielo, c'è Marco che avendolo visto gli va
incontro e lo saluta affettuosamente, distogliendo così la sua
attenzione da me. Dopo aver fatto tre o quattro respiri profondi mi
decido a posare il telefono e lui, che sembra aver visto ogni mia
mossa, smette di giocare (eh sì proprio giocare, visto che si
stavano dando pugni sulle spalle!) con Marco per tornare a guardare
me.
“Ciao.”
“Ciao.”
gli rispondo da brava idiota e avrei voglia di sparire.
“Beh?
Tutto qua? Non scendi? Non mi vieni a salutare?” mi chiede
inarcando un sopracciglio.
“Ti
ho salutato.” gli rispondo composta, so che la voce è uscita
gelida e infatti lui sbarra gli occhi.
“Ah
questo sarebbe un saluto? Credo di aver confuso la ragazza che
lavorava con me un tempo, quella chiacchierona ed espansiva.” mi
risponde serio e la mia voglia di urlargli in faccia che sono sempre
io è forte. Sono sempre io, la deficiente che lui ha spezzato con
pochi gesti e parole.
“Forse
sono semplicemente cresciuta.” gli rispondo invece più
saggiamente.
“Cresciuta
eh? A me sembra che tu stia fingendo di essere cresciuta invece...”
“Federico
che vuoi? Sto lavorando e non ho tempo per le tue battute!” gli
chiedo seccata e lo vedo trasalire.
“Oh
sì vedo quanto tu ti stia ammazzando di lavoro. Ma per favore! Non è
poi cambiato tanto da quando lavoravo io qui!”
“Non
hai risposto, che cosa vuoi?” scandisco bene le parole e lui
stringe i pugni.
“Cenare.”
mi risponde poi e tocca a me sbarrare gli occhi.
“Cosa?”
“Hai
capito bene, voglio rimanere a cena, si può? Tanto chiudete alle
dieci e mezza.” mi dice sorridendo sicuro e allora mi arrendo,
scendo dal banco e prendo l'occorrente per preparargli il tavolo.
Quando lo conduco ad esso, nel momento in cui sto sistemando le
posate lui mi afferra velocemente il polso e mi fa voltare verso di
lui, facendo scontrare così i nostri petti e stringendomi a sé.
“Questo
è il saluto che mi aspettavo da te.” mi mormora all'orecchio e non
posso evitare al mio corpo di tremare. Rimango immobile nel suo
abbraccio, respirando a fondo il suo profumo che tanto mi ha
tormentato, ma non ho il coraggio di ricambiare la stretta, i miei
occhi sono gonfi di lacrime, so che ogni mia mossa porterebbe alla
loro uscita e non voglio, non davanti a lui.
“Dimmi
che non mi odi, per favore. Non voglio.” mormora ancora e sto per
cedere, porto le mie mani sulla sua nuca ma nel momento in cui sto
per stringerlo risale Nino e ci vede così, lui con le mani sulla mia
vita a stringermi a sé e io con le mani sospese a mezz'aria. Dopo
avermi lanciato un'occhiata di fuoco si dirige da Federico:
“Ehi
boss come andiamo?”. Federico mi scioglie dalla sua presa e si
volta verso il suo ex collega.
“Oi
grande ciao. Io tutto bene e tu?”
“Eh
bene dai... Un po' troppo lavoro ma si tira avanti.”
“Immagino...
beh dai ora è tutta vita chiudere con Ilenia, invece che con tua
sorella no?”
“Ah
sì sì, quando chiudo con lei è una passeggiata.” conferma Nino
prendendomi la mano sorridendo, io ricambio ma voltandomi verso Fede
vedo il suo sguardo cupo... o sbaglio?
“Ma
dimmi di te, come mai qui? Prima ti ho visto e neanche un caffè sei
venuto a prenderti.”
“Eh
lo so, ma sono dovuto scappare a comprare dei libri... Ora però ho
rimediato, mi fermo a cena.” dice entusiasta e Nino sbarra gli
occhi.
“Ah
sì? Che bello! Almeno chiacchiereremo con qualcuno!” gli risponde
poi finendo di apparecchiare al posto mio. Capendo che mi vuole
tenere il più lontano da lui io ritorno sul banco e evito di
scendere per ogni motivo. Parliamo tranquillamente e riesco anche a
ridere dei suoi racconti, rassicurata dal fatto della distanza tra
noi, riesco quasi a ritrovare il Fede che per me era solo un maestro
da cui apprendere e con cui ridere, soprattutto ridere. Tutte le mie
lacrime, i miei tormenti sembrano sparire nel sollevare semplicemente
gli occhi e incontrare i suoi... Dio quanto mi sei mancato!
“Lavorare
con te però ci manca Federì'. Eri l'unico in grado di farci ridere
anche di domenica all'ora di punta!” esclama poi Nino riacquistando
tutta la mia attenzione.
“Anche
voi mi mancate. Si era creato un rapporto fantastico con voi, fatta
qualche eccezione...” il suo sguardo accompagna le parole, si punta
prima su me e poi sul mio collega “Ancora oggi quando vado a lavoro
credo di trovare Patrizia che mi rintrona con le sue ramanzine sulle
pezze bagnate, Carmen, la mia dolce roscetta, che mi prova a
raccontare qualcosa ma che non ce la fa perchè ci ride su, Annalisa
che mi perseguita con i suoi muffin, Giuseppe che mi deve raccontare
delle sue nottate, Angelica che mi scassa la minchia con Gabriele, te
che mi parli della tua moto... Mi mancate anche voi, credimi.” gli
risponde e io sento per l'ennesima volta il cuore frantumarsi... ha
menzionato tutti eccetto me... Nel suo racconto ci sono tutti tranne
io e Silvia, che è fuori per ovvi motivi... ma io? Di me non ha
nostalgia? Non gliene frega proprio niente di me? Sento che sto per
scoppiare a piangere così chiedo scusa e dico a Nino di rimanere in
cassa che mi devo assentare. Scendo le scale in un lampo e
altrettanto velocemente mi chiudo nel bagno dei dipendenti, sfogando
tutto il mio dolore. Diversi minuti dopo, con la matita colata e gli
occhi gonfi faccio un bel sospiro e mando giù la tristezza.
Guardandomi allo specchio mi do una ripulita ed esco, solo che ho
voglia di fumare e quindi vado. Me l'accendo e dopo tre boccate la
porta si apre e lascia uscire lo stronzo.
“Potevi
dirlo che andavi a fumare.” mi dice accendendosene una anche lui.
“Non
sono tenuta a riferirti tutto.”
“Beh
ma di una sigaretta si parla. Giusto per andarci insieme.”
“Volevo
stare sola.” taglio corto.
“Ma
che hai? Perchè sei così distaccata?” mi chiede esasperato.
“Nulla.”
finisco la sigaretta nel più totale silenzio e dopo averla buttata
mi appresto a rientrare ma lui nuovamente mi blocca.
“Aspetta.”
“Devo
rientrare.”
“Non
c'è nessuno, Nino può rimanere due minuti da solo.” mi spiega e
io mi volto incrociando le braccia sotto al seno.
“Sei
così cambiata... dov'è più la ragazza solare, allegra e sfacciata
di un tempo?” mi chiede passandomi una mano sul viso.
“È
sparita. Non c'è più.” gli rispondo evitando di tremare.
“Perchè?”
“Bella
domanda... non lo so.”
“Ti
hanno risucchiato nel loro circolo vizioso vero?”
“No,
sono ancora fuori.”
“E
allora?”
“Federico
per favore smettila. Che te ne frega? Non... aah lasciamo stare è
tutto sbagliato qui!” sbotto in maniera confusa e fuggendo alla sua
carezza ma lui mi riacciuffa.
“Di
che parli? Cosa stavi per dire?”
“Niente.”
“Smettila
di giocare. Dimmelo.”
“Ma
per piacere! Non usare quel tono da comandante che con me non
attacca. Non devo dirti proprio niente visto che non te ne frega un
cazzo di me! Quattro mesi fa proprio qui dentro mi avevi fatto una
promessa, una promessa che hai subito rimosso appesa la divisa al
chiodo! Mi avevi promesso di non dimenticarmi, di venire a trovarmi
per non lasciarmi in mezzo a questi squali, di sentirci, ma niente,
sei sparito! Quando sei passato qui era solo per salutare Tatiana il
che ci sta perchè la conosci da anni, ma cazzo accanto ci sono
quelli che sono stati tuoi colleghi e passi che tu non entri quando
c'è Silvia ma no, se ci sono io, o Carmen, o Tania, devi passare,
devi farlo questo passo, giusto per dimostrare che non sei la merda
che tutti dicono!” sbotto lasciando sorpresi entrambi poi quando lo
vedo aprir bocca continuo “Ma forse dovrei convincermene anch'io,
dal momento che quattro mesi fa ero quella che difficilmente avresti
dimenticato e che ti sarebbe mancata di più ed ora sono quella che
neanche nomini più nel parlare di ricordi.” basta ha detto troppo,
sto male, sto per piangere così per l'ennesima volta faccio per
andarmene.
“No
no no! Non puoi! Non puoi assolutamente!” mi grida sbattendomi al
muro e guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite.
“Ma
che...?”
“Non
puoi credere a quello che hai detto... è insensato!”
“Ah
sì? Insensato?”
“Certo!
La mia promessa era sincera...”
“Sì
ma i fatti non coincidono alle tue parole! Federico sei sparito!”
“Sì
ma per lavoro!”
“Ma
per piacere! Lavori qua dietro e il martedì è il tuo giorno libero!
Un minuto per un caffè potresti trovarlo!
“No
Ile non puoi credere che di te non me ne freghi nulla!”
“È
quello che hai dimostrato.”
“Ma
se sei la persona che mi manca come l'aria che respiro? Se il
pensiero di non vederti e di non sentire il tuo saluto al lavoro mi
distrugge?...” sbotta e tutti e due ci ammutoliamo “Ero così
abituato ad averti intorno, alla tua allegria e al tuo modo d'essere
che da quando ho cominciato a lavorare ho sperato milioni di volte di
vederti comparire su quella porta, anche solo per un saluto fugace.
Leggere le tue frasi e i tuoi link su facebook mi distruggono perchè
lo so, l'ho capito, che sono per me. In uno hai scritto che ti sono
entrato nella pelle, ma in realtà credo che sia tu ad essere entrata
nella mia. Diavolo mi sono tenuto alla larga per tutto questo tempo
per paura, paura di non saper controllare le mie emozioni ma stasera
non ce l'ho fatta. Quando ti ho vista fuori sono crollato e quando
Tati è venuta da te io sono scappato. Mi sono rifugiato in libreria
a pensare e ho capito che non posso più scappare da te, sono entrato
e il tuo modo di comportarti mi ha ucciso. Il tuo rimanere rigida tra
le mie braccia mi ha fatto temere di essere stato un egoista narciso
a pensare che tutto quello che hai scritto non fosse per me. Ma no!
Non può essere!! Oddio sto impazzendo, sei solo una ragazzina e io
non posso....” oddio sembra davvero impazzito! Provo ad aprire
bocca ma non esce alcun suono e allora lui continua.
“Quando
venni tre mesi fa e ti trovai di sotto con Simone volevo ucciderlo,
il fatto che ti abbracciasse così tranquillamente e che ti facesse
delle battute mi mandava in bestia, non ti nascondo quindi che quando
se ne è andato da una parte ero contento. Anche oggi ho provato
nuovamente quel sentimento, quando la mano di Nino ha cercato e
trovato la tua volevo staccargliela e a stento mi sono trattenuto. Ma
tutta la gelosia di questo mondo non vale a nulla se tu non mi dici
qualcosa... parlami per favore...”
“Che...
che devo dire? Hai detto tutto te e mi sembra così assurdo.” alla
mia risposta il suo viso assume un'espressione amara.
“Già
assurdo.... un uomo di trentacinque anni perde la testa per una di
ventuno... altroché se assurdo.”
“Non
quello, o per lo meno sì, ma non per l'età! Dio Fede è tutto vero?
Tutto quello che hai detto è vero?” chiedo con la voce che trema
ed i suoi occhi mi rispondono.
“Se
non fosse stato così non sarei in questo stato.” conferma anche
verbalmente e allora stavolta son io ad avvicinarmi, lentamente,
mettendogli prima una e poi un altra mano sul viso.
“Se
non è vero fermami, perchè io non ne sarò in grado.” gli
bisbiglio guardandolo dritto negli occhi e avvicinando piano il mio
viso al suo
“Non
credo di averne la forza.” mi risponde lui con lo stesso tono
mentre i suoi occhi si altalenano tra i miei occhi e le mie labbra
che qualche secondo dopo si incontrano con le sue.
Il
mondo sembra fermarsi mentre assaggio la loro consistenza per la
prima volta e entrambi siamo impacciati, quasi timorosi di conoscerci
meglio, poi però lui porta le sue mani sulla mia schiena attirandomi
a sé e allora tutto scoppia, le nostre labbra si aprono in simbiosi
e le nostre lingue si cercano furiose, si trovano, si rincorrono, si
toccano in maniera quasi disperata e io perdo la concezione della
realtà circostante, esiste solo lui, le sue labbra e le sue mani....
Dio
quanto lo amo!...
“Ile?”
mi chiama quando ci dividiamo per riprendere aria e io mugugno in
risposta, tenendo ancora gli occhi chiusi. “Ti amo.” mi dici
stringendomi forte e allora apro gli occhi e lo fisso sorpresa,
troppo sorpresa da non riuscire a parlare, così lui mi sorride, il
sorriso più dolce che gli abbia mai visto, e si riavvicina per
baciarmi.
“Ma...
Clara?” chiedo invece io spostando il capo e lui sospira... capisce
che dobbiamo chiarire anche questo prima di tutto.
“Non
c'è più nessuna Clara.”
“Che
significa?”
“Ci
siamo lasciati due mesi fa.” dice semplicemente e gli occhi per
poco non mi escono dalle orbite.
“Sei
sempre stata la mia droga Ile e la sofferenza per averti perso mi ha
cambiato, ho preso coscienza quasi subito dei sentimenti che mi
legavano a te, non eri la semplice ragazzina a cui insegnare il
mestiere e prendere in giro qualche volta, era la donna che
sognavo di notte che desideravo in ogni momento del giorno e Clara se
ne è accorta... Ha detto che era inutile portare avanti un rapporto
che ormai non aveva più l'amore a tenerlo unito. Ha deciso per
entrambi e tutt'ora la ringrazio, anche se ci siamo lasciati mi è
vicino e ascolta i miei piagnistei su di te, quando la tua assenza mi
diventa insopportabile.” mi spiega e io resto paralizzata... Si
sono lasciati, lei lo ha lasciato... per me?! Lui anche
continua a guardarmi, poi torna ad avvicinare il viso al mio e di
nuovo ci perdiamo in un bacio meraviglioso che mi a assumere
sicurezza sui suoi e sopratutto miei sentimenti. Quando ci dividiamo
di nuovo gli porto le mani sul viso e gli chiedo semplicemente.
“Sei
mio?” lui ride leggermente e poggiando la fronte contro la mia.
“Solo
se tu mi vuoi.”
“Ti
amo Fefè!” esclamo baciandolo nuovamente e lui ride sulle mie
labbra. So che come risposta coi sarebbe stata bene un “per sempre”
al posto del ti amo, ma che volete farci? Ho ventun anni e la storia
del per sempre non esiste, non so se resteremo insieme per sempre, o
se la nostra storia durerà solo qualche mese, o anno, so che lo amo
e voglio godermi il mio presente con lui...
the end
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Ciao ragazze!
Ecco qua l'ultimo capitolo di questa storia così importante per me.
A dire il vero ero pronta a dirne quattro, sapete il non aver
ricevuto recensioni e così poche visite mi ci ha fatto rimanere
un po' male, ma si fatta forza e ho deciso di postare lo stesso la
fine, perchè anche se agli occhi di voi che leggete è
tutto molto confuso, i personaggi sono solo accennati, così come
le situazioni, per me è stato importante avere il coraggio di
postare e far conoscere un po' la mia storia.... certo per me non
c'è stato l'happy ending ma il bello dello scrivere è
proprio questo no?
Dedico, ultima volta giuro, questa storia a TE, che anche se non ci parliamo, hai conosciuto nei più minimi dettagli questa storia e le mie lacrime e a tutte quelle me amano il proprio FEDERICO senza riuscire a dirglielo a semplicemente a vederlo.
Per quanto rigaurda il mio Fefè.... beh lunedì
sarà un anno che è andato via dalla Baguette, e mi manca,
mi manca come se fosse il primo giorno...non so se sia amore, o
ossessione, o semplice fissa per le cose impossibili, so solo che mi
manchi e che il non vederti o il vederti per pochissimi attimi mi
rende instabile...
Un bacio a tutte ragazze e scusate la rottura di scatole <3
Elisa