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Autore: Aurora Barone    10/03/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo l'uscita con Yoto, fece la sua entrata in scena Itou.

“Ben tornata!” disse con un entusiasmo fasullo.

“Bè che vuoi?” domandai sdraiata sul mio letto.

“Bè ti sei divertita?”

“Vuoi sapere se tra me e il tuo amico è successo qualcosa?!” domandai allibita.

“Ed è successo qualcosa?”mi chiese prendendomi contro piede.

“Non dovrebbero essere affari tuoi!” dissi sbuffando.

“Sono il tuo padrone o forse lo hai dimenticato!” disse con quel suo solito tono di pretesa e possesso, mi irritava sembrava che per lui non fossi altro che un suo giocattolo.

“Dunque sei stato tu a dire a tuo padre di transformarmi in un robot...” dissi ricordandomi quella conversazione con Yoto.

“Di che stai parlando?” domandò frastornato.

“Lo sai di che parlo! Tu eri quel ragazzo che incrociavo sempre mentre facevo la strada di casa” dissi incrociando i suoi occhi verdi che mi osservavano stupiti.

“Hai detto a Yoto di essere Aiko Moemi!” esclamò nervoso.

“Si, perché, non avrei dovuto?” domandai seccata, non mi andava di avere un'altra discussione con lui, non credevo fosse il momento ideale.

“No, non avresti dovuto” il suo tono di voce era cambiato, era diventato flebile.

Dopo una lunga pausa, in cui lo vidi osservare il pavimento della stanza, mentre io continuavo a stare sdraiata nel letto intenta a fissarlo, poi mi decisi a fargli quella domanda che mi stava assilando la mente, volevo sciogliermi ogni dubbio.

“Perchè hai deciso di riportarmi in vita?” domandai incuriosita.

“Bè perché...” disse bloccandosi di colpo, lo sentii balbettare, sembrava goffo e impacciato,mentre tentava di rispondere a quella domanda.

Mi scappò una risata, era molto carino e dolce quell'Itou goffo e impacciato, non pensavo che lui potesse mai essere così.

“Che hai da ridere!” esclamò mettendosi sulla difensiva.

“Oh niente... invece perché non rispondi alla mia domanda...”

“No, è solo che ero abituato ad incrociarti spesso per strada e ti vedevo sempre così allegra e quando non è più successo, mi è dispiaciuto...credo sia questa la ragione...” concluse la frase tossendo rumorosamente.

“Mi dispiace, quando ti ho detto di non volere questa seconda vita....temo di averti ferito senza averci fatto caso...” dissi sinceramente dispiaciuta.

“Non importa!” rispose tranquillamente, poi lo vidi avvicinarsi al letto e poi... si sdraio accanto a me?

“Che fai?” domandai preoccupata.

“Nulla, volevo solo chiederti se potevi tradurmi una lettera è scritta in tedesco ed io non so il tedesco...”

“E che cosa ti fa pensare che io sappia il tedesco?”

“Bè sei un robot dovresti saper fare tutto!”

“Vediamo fammela leggere!”

Itou tirò fuori la lettera dalla tasca dei suoi pantaloni e iniziai a leggerla con insistenza, inizialmente non riuscii a dare un senso compiuto a quelle parole e frasi, poi però non so come e perché riuscii a capire il senso di tutto.

“Mio piccolo Itou, qui a Berlino le cose procedono come al solito, non posso lamentarmi... i colleghi di lavoro sono molto affettuosi e disponibili. Invece vorrei che tu mi parlassi più di te, non mi racconti mai nulla nelle tue lettere, fai un po' troppo il misterioso, e chi è questa enigmatica ragazza che ti piace?

Tuo padre mi ha parlato nelle sue lettere delle vostre e continue liti, cerca di essere un po' comprensivo con lui e non rinfacciargli gli errori del passato. Cerca di vivere nel presente.

Con affetto la tua mamma!

Mi manchi tantissimo e mi dispiace molto di non poter venire a trovarti!”

 

Lessi la lettera tra una pausa e l'altra, iniziavo a chiedermi a quale ragazza si riferisse la madre di Itou, anzi il padre di Itou era lui a scrivere le lettere spacciandosi per la madre.

“ Me la rileggi!” disse Itou.

“Oh ma guarda che non sono il tuo traduttore personale” dissi sbuffando, ma glie la rilessi come mi chiedeva, perché era difficile dirgli di no quando assumeva quell'espressione infantile e allegra.

“Quindi so tutte le lingue del mondo?” domandai dopo aver finito di leggere la lettera.

“Può essere!” esclamò lui.

“Wow però che figata se sapessi parlare pure che so l'aramaico!” dissi eccitata all'idea di sapere tutte le lingue del mondo senza averle mai studiate.

“L'aramaico, si magari pure il latino , lingue che non usa più nessuno!” mi fece notare Itou.

“Si, però potrei fare l'archeologa, leggere e tradurre i gereoglifici o robe in latino o in aramaico” dissi iniziando già a immaginarmi un futuro da archeologa molto all' “indiana Jones”

Lui scoppiò a ridere “ Sei proprio una stupida!”

“Oppure potrei fare l'interprete, la guida turistica oppure... tradurre libri... oppure che altro... cioè potrei parlare con il mondo intero...” dissi continuando a sognare ad occhi aperti.

“Datti una calmata!” disse continuando a ridere.

“E' vero potrei fare un sacco di cose!” esclamai eccitata.

“Puoi fare un sacco di cose anche senza sapere tutte le lingue del mondo!” disse esasperato dalla mia esagerata concitazione.

E' vero potevo fare un sacco di cose anche prima, così mi tornò alla mente ciò che disse Yoto “ Io se fossi in te farei qualcosa per farli morire di invidia!”

Già,ma che cosa avrei mai potuto fare? Fare l'archeologa in puro stile indiana Jones? No, non potevo, Itou non me lo avrebbe permesso e lui purtroppo era il mio padrone e non potevo allontanarmi da lui.

“Tu non mi permetteresti mai di diventare un'archeologa come indiana Jones?” domandai posando lo sguardo su di lui.

“Certo che no, neanche mio padre te lo permetterebbe e nessun essere umano credo che te lo permetterebbe! Sei un robot quindi non puoi fare lavori del genere, devi stare sempre ad un gradino al di sotto di noi comuni esseri umani!”

“Ah, wow!” esclamai risentita.

“Dai non è la fine del mondo!” disse cercando acquietare il mio eccessivo scoraggiamento.

“ Forse per te non è la fine del mondo, tanto tu sei un essere umano puoi fare quel che ti pare,mentre io no!” esclamai adirata.

“Ad esempio se io volessi fidanzarmi con qualcuno...dovrei chiederti il permesso?! Non è forse così?!” aggiunsi paonazza dalla rabbia.

Non volevo litigare, ma mi sembrava inevitabile, era una situazione inacettabile e inverosimile.

“Si, è vero dovresti chiedermi il permesso, ma io comunque non te lo darei!” esclamò irremovibile.

“E perché mai non mi daresti il permesso? Pensavo che fossi diventato comprensivo all'idea che mi potessi mettere con Yoto...” esclamai stordita da quella sua risposta così decisa e sicura.

“Bè ho cambiato idea, anzi dovresti lasciar perdere Yoto, lui non fa per te e tu non fai per lui!”

“Sai queste cose spetterebbe a noi deciderle!” affermai lasciandomi vincere dalla collera, era troppo irritante, chi si credeva di essere? Per prendere decisioni così importanti riguardo la mia vita?

“Sei il mio robot e questa conversazione sta diventando noiosa e seccante!” disse tagliando corto.

Si alzò dal letto.

I nostri sguardi in quel momento si incrociarono, lo guardavo con disprezzo mentre il suo sguardo non lasciava trasparire alcun sentimento, come al solito non riuscivo mai a capire cosa gli passasse realmente per la testa.

Poi si voltò per andarsene.

 

Non avevo tutta questa gran voglia di fidanzarmi con qualcuno specialmente con Yoto, mi faceva stare bene, però sentivo che tra di noi non potesse esserci nient'altro che una buona amicizia, però mi infastidiva l'idea che Itou potesse impedirmelo, che lui potesse aver il diritto di impedirmi di mettermi con qualcuno.

Mi sarei messa con Yoto quasi quasi per fargli un dispetto, ma non sarebbe stato maturo da parte mia, però quella situazione mi dava sui nervi e non sapevo più come gestirla.

 

Il giorno seguente, solita giornata scolastica noiosa, soliti battibecchi tra professori e i compagni di Itou, come al solito amavano tutti prendersela con me.

Non era vittimismo il mio, era semplicemente la pura verità, avrei voluto nascondere l'evidenza,ma era un continuo prendersela con Echiko il robot o come dicevano loro con “660”, oppure c'era chi con un'ironia pessima mi chiamava “69” e non credo ci sia bisogno di spiegarne la ragione, perché dopotutto non c'è ne era una valida, c'è l'avevano con me semplicemente per quello che ero e che rappresentavo.

In particolare quella ragazza di cui Itou mi aveva detto che era figlia di un ministro giapponese, era una brutta ragazza rinsecchita che ce l'aveva con me più di tutti gli altri e di tutte le altre.

Si chiamavo Kasumi Aisekawa e mi odiava in un modo esagerato e anomalo.

A ricreazione ebbi modo di capire quanto effettivamente mi odiasse, avrei tanto voluto far volentieri a meno di conoscere il suo esagerato disprezzo, ma fu inevitabile.

Mentre trascorrevo come di consueto la ricreazione tra le allegre chiacchierate con Sayoko e Yoto che sapevano in qualche modo rimbuonire e mettere a tacere quel rompi palle di Itou, il mio padrone.

Bè in quel momento avvertii la necessità di andare al bagno poiché ero in tutto e per tutto come un essere umano e anche i miei bisogni fisiologici erano quelli di un comune essere vivente.

Ma non appena entrai al bagno, vidi questa Kasumi con altre compagne lavarsi le mani sui lavelli del bagno.

Un solo sguardo carico di disprezzo e poi mentre mi stavo avviando dentro uno dei bagni liberi, sento delle mani afferarmi da dietro.

Poi sentii la voce di Kasumi dirmi “ Devi stare alla larga da Itou, lui mi piace da sempre e non permetterò che una putanella come te me lo porti via!”

“Sai la vedo alquanto difficile stare alla larga da lui, dato che sono il suo robot e abitiamo nella stessa casa, figurati ne farei volentieri a meno se fosse per me!” dissi tentando di liberarmi dalla stretta delle compagne che mi tenevano ferma, ma non appena ci provavo avvertivo quella maledettisima scossa che mi impediva di fare qualunque cosa.

Dopo mi spinserò la testa contro il water, riprovai a fare resistenza, ma era tutto inutile.

Non riuscivo a far nulla, le scosse si facevano sempre più forti e avvertii un dolore lancinante che mi impediva di fare qualsiasi movimento.

Ormai la mia testa era china con violenza su quel water in cui a fatica respiravo su quell'acqua fetida.

Mi entrò l'acqua al naso e alla bocca e sentivo il respiro sempre più mancarmi fino a che le compagne non mollarono la presa.

Non appena misi fuori la testa da quello schifo Kasumi disse:

“Farai meglio a darmi retta, lascialo perdere!”

Tossii più volte, mi sentivo malissimo, il naso mi bruciava e iniziavo ad avvertire un forte senso di nausea, non riuscivo neppure a parlare e a fatica riuscivo a reggermi sulle mie gambe.

Poi le due ragazze che mi avevano tenuto ferma sino a quel momento, tirarono fuori dalla loro giacca un paio di forbici.

“Che volete fare?” domandai agitata,tentando inutilmente di reagire, ma non riuscivo neppure ad alzarmi ero rimasta piegata per l'eccessivo dolore allo stomaco poiché avevo sbattuto con violenza contro il marmo del water.

“Alzati!” disse una di loro, poi vedendo che non lo facevo, mi sostenne con irruenza,mentre l'altra mi stava tagliando i vestiti e Kasumi stava lì ferma ad ammirare l'operato delle compagne.

“ Lascialo perdere, ci siamo intese?” mi chiese con un espressione folle e maligna.

Vedendo che non rispondevo, la sua voce si fece più aggressiva “Ci siamo intese o vuoi fare un altro tuffo sul water?”

“Si, ci siamo intese”mormorai rassegnata, temevo che mi rifacesse di nuovo quell' orribile angheria.

Il suo sguardo era torbido e mostruoso, mentre le sue due compagne avevano delle espressioni un po' svampite, come se non facesserò altro che farsi manipolare da lei.

Non appena se ne andarono mi lasciai cadere sul pavimento di quel bagno e piansi.

Non avevo mai pianto così tanto in vita mia, almeno da quel poco che ricordassi.

Ero bagnata fradicia e puzzavo, riuscivo a malapena a tenere il naso aperto, non potevo sentire quell'odore pestilenziale sui miei capelli, sul mio viso e sul resto del mio corpo.

Poi sentivo anche freddo, ero seminuda, mi avevano strappato i vestiti ed ero ridotta in reggiseno e con la gonna della divisa in brandelli.

“Echiko, sei qui?” domandò una voce piuttosto familiare, era Itou.

Mi prese il panico, ero mezza nuda e l'unica cosa che ci separava era la porta accostata di quel bagno, di colpo mi alzai per chiuderla con un bottoncino automatico.

“Echiko, ti ho sentito singhiozzare... so che sei qui...” disse forzando la porta.

“Vattene via, sparisci!” urlai furiosa.

“E' successo qualcosa?”

“Non sono affari tuoi!”

“Ok vuoi parlarne con Yoto oppure con Sayoko?”mi propose.

“No, non voglio parlare con nessuno! Lasciami in pace!”

“Hai intenzione di stare tutto il giorno chiusa in questo dannato bagno? No, perché io dopo vorrei tornare a casa!”

“Vaffanculo Itou!”urlai con tutto il fiato che mi era rimasto nei polmoni.

“Ok, riconosco che era un'uscita infelice, però...insomma cosa devo fare per convincerti ad uscire?”

“Non c'è nulla che tu possa fare, quindi sparisci!”

“Echiko vedi che sfondo la porta!” disse come se volesse farla valere come una minaccia.

“Non ti atteggiare da figone, non riesci a sfondare la porta! Idiota!” dissi irritata da quella sua eccessiva sicurezza, era troppo pieno di sé.

“Bè, provarci non costa nulla!” mi rispose iniziando a colpire e a spingere la porta.

Nonostante i ripetuti colpi alla porta, Itou non riuscii ad aprire la porta come c'era d'aspettarsi.

Lo sentii lamentarsi “ Che dolore, cazzo!”

Tra uno sbraitare consecutivo, tra un colpo e un altro, mi decisi ad aprire la porta per evitare sgradevoli incidenti al “figone di turno”.

Non sapevo neppure perché mi preoccupavo per quest'imbecille, doveva essere quello stramaledettissimo braccialetto ah e poi ovviamente c'era anche il padre, se gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole avrei dovuto fare i conti con il signor Kayashi.

Aprii la porta sfortunatamente nel momento in cui quell'imbecille prese la rincorsa nell'inutile tentativo di buttare a terra la porta.

Così si ritrovo a sbattere la testa contro una parete del bagno, essendosi accorto troppo tardi che avevo aperto la porta.

“Che dolore!” disse massaggiandosi la testa.

Scoppiai a ridere, mi inteneriva l'Itou imbranato che si lamentava dopo aver battuto la testa.

“Guarda che non c'è nulla da ridere...” disse indispettito, poi però la sua attenzione si soffermò sulla mancanza quasi totale dei miei vestiti, ero rimasta in intimo.

“Che diamine ti è successo?” domandò osservandomi.

Di colpo mi coprii con le mani e le braccia il reggiseno trasparente.

“Non fissarmi, depravato!” esclamai irritata.

“Si, scusa...ma è un po' difficile non farlo...” disse dandomi le spalle, poi lo vidi togliersi la giacca della divisa e me la lancio di spalle dicendomi “ Mettiti questa!”

“Grazie!” risposi sorpresa poi aggiunsi “ Ma non credo che mi basti la tua giacca, ho pure la gonna in brandelli!”

“Bè non ti preoccupare, per fare educazione fisica hai una tuta, quindi andrò a prendere quella dal tuo armadietto!”

 

Dopo un po' mi portò la tuta presa dal mio armadietto e così potei uscire dal bagno con indosso quella tuta, poi iniziò l'interrogatorio “Che cos'è successo?” mi domandò.

Gli spiegai la situazione, dopotutto glie lo dovevo, mi aveva tirato fuori dai guai un'altra volta, ormai stavo perdendo il conto di quante volte lo avesse fatto e poi le sue mani erano livide, a causa dei colpi che aveva dato alla porta cercando di aprirla.

Come al solito aveva il potere di stupirmi, si proprio lui aveva il potere di confodermi, di non farmi capire se dovessi odiarlo o amarlo.

 

“Uhm quella Kasumi è davvero orrenda...può picchiare tutte le ragazze che mi girano attorno, ma non andrò mai e poi mai a letto con lei... è brutta come la morte!”

“Guarda che io non ti giro attorno!” esclamai irritata.

“Sicura? Allora perché mi hai baciato?” domandò con un sorriso astuto stampato sulle labbra.

“Sei stato tu a baciarmi!” mi difesi, tentando di non lasciar trapelare l'imbarazzo che stavo provando.

“Ma non hai fatto resistenza!” disse per mettermi alle strette.

“Già come se un robot possa fare resistenza su un essere umano!” esclamai in mia difesa.

“Andiama a casa!” propose lui.

“Ma le lezioni non sono finite!” esclamai allarmata.

“Già,ma non credo che tu sia nelle condizioni di seguire le lezioni, fai pure uno strano odore...”

“Bè mi hanno messo la testa dentro il cesso...sai com'è” risposi cinicamente.

 

Sgattaiolammo fuori dalla scuola, tentando di non farci scoprire da nessuno.

Era la prima volta che scappavo dalla scuola, non lo avevo mai fatto prima d'ora, ero sempre stata una ragazza molto seria,studiosa e volenterosa, almeno quand'ero stata un essere umano,ma adesso...

“E' la prima volta che lo fai?” domandai ad Itou ormai fuori dalla scuola, mi sentivo il cuore battere all'impazzata per la paura che avevo di essere scoperta.

“Ma no, credo sia la trentesima!” disse ridendo.

“Come fai ad essere così tranquillo?” domandai stupefatta.

“Al limite mi sospendono come al solito!”

“Tu prendi le cose troppo alla leggera!” lo sgridai.

“E tu prendi le cose troppo seriamente!” controbatteva.

 

“E dove andiamo?” domandai curiosa.

“A casa di Yoto!” rispose tranquillamente.

“Come sarebbe a dire a casa di Yoto? Yoto è rimasto a scuola!”

“Già ma ci sarà sua sorella a casa!” disse tranquillamente.

 

Giunti a casa di Yoto, ad aprirci fu la sorella di Yoto, si capiva che fosse sua sorella per l'esagerata somiglianza che c'era fra quei due.

“Itou come al solito hai biggiato!” rispose lei con un tono di rimprovero quasi forzato, come se fosse abituata alla presenza di Itou in casa sua.

“E Yoto non c'è?” domandò stranita.

“No” rispose atono.

“Mi fa piacere che per una volta tu non abbia coinvolto mio fratello, ma questa ragazza?” domandò squadrandomi per bene.

“Senti non è come pensi!” disse seccato.

“ E come sarebbe?!” domandò irrigendendosi poi aggiunse “ Casa mia non è un bordello, io posso darti ospitalità e posso tacere il fatto che salti la scuola, ma tu non devi approffitartene!”

“Dai non fare la gelosa!” disse Itou lanciandole un sorriso disarmante.

“ Io gelosa di un bamboccio come te! Figuriamoci!” disse lei, alzando lo sguardo in modo eccessivo per mettere in evidenza quanto fosse alta rispetto ad Itou.

“ Comunque io sono solo il suo robot!” risposi scocciata, non mi piaceva che la gente mi ritenesse una delle tante scopate di Itou.

“Ah, Echiko! Yoto mi ha parlato molto di te!” disse sorridendomi, improvvisamente divenne molto ospitale e accogliente.

Ci fece accomodare in soggiorno, Itou prese posto sul divano, anch'io mi sedetti,mentre lei si sedette su un altro divano accanto al nostro e riprese la lettura di alcuni libri universitari.

“Come va l'università?” domandò Itou alla ragazza.

Era molto carina, aveva gli stessi occhi castani del fratello, anche il profilo, il suo naso era simile a quello del fratello anche se era più piccolo e femminile, poi aveva il viso rettangolare, i tratti molto maturi rispetto al fratello e poi i capelli lunghi e mossi di un castano molto scuro, poi era molto alta ed aveva anche un bel fisico.

Non mi sorprendeva che Itou tentasse un qualche tipo di approccio con lei, ma la ragazza in questione lo trattava proprio come un fratellino.

“Bene!” rispose tranquillamente, poi la sua attenzione si soffermò ancora una volta su di me.

“Come mai non hai la divisa scolastica e come mai hai capelli umidi?”

Così gli raccontai tutto quello che era accaduto, lei mi parve molto comprensiva, era stata molto carina, mi fece fare persino una doccia in casa sua.

Dopo di ciò guardammo la tv tutti e tre insieme, ma Itou faceva tutt'altro che guardare la tv non faceva altro che fare il cascamorto con la sorella di Yoto.

Allungava le mani verso le gambe scoperte della ragazza che indossava una minigonna.

“Sai che se mio fratello viene a sapere che fai il porco con me...ti fa a mille pezzi!” disse lei riportando le mani di Itou al loro apposto.

“E tu non dovresti vestirti in questo modo...sembra che tu lo faccia di proposito per provocarmi!”

“Figuriamoci se mi vesto così per provocare un bamboccio come te!” disse tagliando corto in tono seccato, poi bussarono alla porta e così andò ad aprire.

Era un ragazzo molto carino, occhi castani molto scuri e profondi, mentre i capelli erano di un castano molto chiaro, sembravano quasi biondi, poi era molto alto, più di Itou e molto più della sorella di Yoto, io non facevo testo, ero molto, ma molto bassa, sfioravo appena un metro e cinquantacinque.

 

“Ciao amore!” disse la sorella avvinghiandosi a lui, mentre Itou assunse un espressione corucciata, sembrava non andargli affatto bene che la sorella di Itou considerasse più quel ragazzo che lui.

Dopo di ciò Itou e quel ragazzo si salutarono, più per cortesia che per piacere, poi gli occhi scuri del ragazzo si scontrarono con i miei.

“E tu chi sei? La fidanzata del bamboccio?” domandò in tono di scherno.

“No, io sono Echiko il suo robot!” ammisi con scarso entusiasmo.

Dopo di ciò quei due sparirono silenziosamente dal soggiorno per appartarsi in qualche altro angolo della casa, così Itou accese l'unica console presente in quella casa e prese il primo gioco che gli capitò a tiro, poi mi propose di giocare con lui.

“Non ne ho voglia!” esclamai guardandomi attorno.

“Non era una proposta, ma un ordine!”

“Agli ordini, mio padrone!” dissi prendendomi gioco di lui, facendogli intuire che non avevo affatto intenzione di accontentare i suoi capricci.

“Bene, allora dato che siamo soli, potremmo sempre fare tipo quello che stanno facendo quei due nell'altra stanza...” disse ambiguamente, iniziando a mettermi le mani addosso.

“Ok, basta giochiamo a questo videogioco!” dissi per porre fine a quelle sue idee malsane che mi mettevano a disagio.

Si mise a ridere, poi iniziò il gioco.

Era divertente vedere Itou che si imbufaliva per la ventesima volta che aveva perso a quel gioco di combattimento.

Non ci avevo mai giocato, eppure era stranamente brava in quel gioco, ricordavo di aver sempre avuto una predisposizione per quei giochi in cui si mena pesante, però battere 20 volte Itou che doveva averci giocato molte altre volte a quel gioco, mi sembrava troppo.

Non appena si fece l'ora per poter tornare a casa, tornammo a casa, ma non appena il maggiordomo aprii la porta incrociammo il padre parlare con un ragazzo giovane e di bell'aspetto, e poi c'era una ragazza.

La ragazza in questione era di una bellezza impossibile, surreale, non avevo mai visto niente di simile.

Aveva gli occhi di un viola vivo e lucente, color ametista e poi la carnagione bianca come neve, solo nelle guance piccole e delicate c'era un evidente rossore e il naso era perfetto come quello di una venere greca e le labbra erano rosate e soffici.

Poi aveva dei lunghi boccoli dorati che le coprivano l'intera schiena e da cui sbucavano quelle piccole e graziose orrecchie a punta da elfo.

Non era molto alta e il suo corpo era molto esile, però nonostante tutto le sue forme erano rese ben visibili, forse era proprio il fatto che il resto del corpo fosse gracile a mettere ben in evidenza le sporgenze del suo corpo: il sedere, i fianchi e il seno e poi avevo quel collo perfettamente lineare e così lungo.

Non c'era qualcosa di lei che fosse fuori posto, persino le mani erano perfette: le unghia bianche e le dita lunghe e fini.

Itou era scioccato, sbiancò di colpo non appena vide la ragazza seduta sul divano di casa sua,mentre il padre parlava con il giovane ragazzo che aveva un espressione bonaria e tranquilla.

Io non capii l'eccessivo turbamento del mio padrone, non avendo idea di chi fosse quella ragazza, poi vidi il padre accordarsi con quel ragazzo, gli diede dei soldi e lui se ne andò via.

Il padre lo accompagnò alla porta, tenendo in scarsa conto me e Itou che seguivamo la scena,mentre la “fanciulla” credo sia l'unico termine che le si addica, perché ogni suo gesto e ogni suo movimento, suggerivano una delicatezza e una dolcezza d'animo che poteva appartenere solo alle fanciulle di qualche favola, lei fissava un punto imprecisato della stanza come se volesse evitare lo sguardo di Itou che si posava malignamente su di lei.

Aveva uno sguardo contrito e malinconico, ma ciò nonostante continuava ad essere bella, nonostante fosse triste e spenta.

Mi soffermai su quel vestito semplice giallo limone che indossava, non avevo mai amato quel colore, però su quella ragazza stava veramente bene, si abbinava perfettamente con il colore delle sue ciocche dorate.

Non appena il padre salutò il ragazzo e chiuse la porta, dovette affrontare il figlio che lo osservava chiedendogli una qualche spiegazione, si intuiva dallo sguardo.

“Itou, vedi lei è un robot difettoso e malaticcio essendo stato il primo robot che ho creato e così il suo padrone mi ha chiesto se potessi ripararla, ma purtroppo temo di non poter fare molto per lei...e così mi ha detto di volersene sbarazzare se non potevo ripararla e allora io ho deciso di comprarla...”

“Come, scusa? Vorresti ripetere!” esclamò lui furente, alzando la voce più forte che poteva.

La ragazza seduta sul divano, guardava con la coda dell'occhio il padre e il figlio discutere.

Pensai alle parole del padre, il suo primo robot, poi capii che doveva trattarsi di Isae, il robot con il quale il padre aveva tradito la madre e trovai conferma in breve tempo, non appena Itou disse “Con quale coraggio riporti in casa il robot che ha causato la rottura tra te e la mamma?!”

“Itou, io...cosa altro potevo fare... non potevo lasciare che se ne sbarazzasse, dopotutto è colpa mia se è un robot difettoso...”

“Già come no, immagino che per questa ragione sei stato tanto magnanimo, non certo perché tu voglia riscopartela!” disse lui acidamente.

“Non ti permetto parlarmi così! Non sono un tuo coetaneo, dimentichi forse che sono tuo padre!” disse furente pronto a mollargli un ceffone violento.

Ma improvvisamente la ragazza seduta sul divano si alzò impiedi e si immischiò nella discussione “Vi prego non discutete per causa mia, mi dispiace...io non voglio causare altri disagi alla vostra famiglia!” disse osservando il figlio e il padre.

La sua voce era candida, era incredibilmente dolce, come il canto di un usignolo.

Il padre parve ricomporsi non appena udii la voce della ragazza che gli stava di fronte, ma non lasciò trasparire nessun eccessivo slancio emotivo.

Itou continuò a fissarla con disgusto e rabbia, non gli andava affatto bene che Isae stesse in casa sua, non dopo che aveva causato l'abbondono della madre.

“Sei cresciuto molto dall'ultima volta che ti ho visto...” disse rivolgendosi ad Itou, con le stesse premure di una madre.

“Tu non sei cambiata affatto, si vede che sei finta fino al midollo!” disse aspramente, non lo avevo mai visto così sgradevole.

“Itou!” disse il padre in segno di rimprovero.

“Sono contenta che tu abbia mantenuto questa tua forza d'animo, sei un ragazzo forte, molto più di quand'eri piccolo!” disse ancora con quella sua voce dolce e melodiosa,mentre Itou continuava ad essere rigido più di prima, credo che ciò che lo infastidisse di più era il fatto che la ragazza rispondesse alle sue provocazioni con delle lusinghe.

“E tu sei?” domandò guardandomi.

“Lei è Echiko il robot di Itou!” disse il padre evitando di guardarla negli occhi.

Non riuscivo a capire il padre di Itou, si comportava in un modo strano con la ragazza in questione, sembrava in soggezione, forse a causa della presenza del figlio.

“Ah, però sei davvero molto carina! E sembri anche molto in forma!” disse in modo dolce e gentile, era impossibile odiarla.

Ma mentre parlò con me, la sentii improvvisamente tossire e poi vidi le gambe della ragazza indebolirsi, come se si sorreggesserò a malapena, in quel momento il padre la tenne stretta su di sé per evitare che perdesse l'equilibrio.

Gli occhi di Itou erano guardinghi e contrari alle premure del padre per il giovane robot e non parve neppure mostrare un briciolo di pietà per lei, anzi disse una frase cattiva con lo scopo di infastidire il padre.

“Dimmi una cosa... Isae, dopo mio padre, immagino che avrai scopato con quel tuo padrone, dopotutto lui è giovane e desiderabile come te, mica come mio padre...è invecchiato molto dall'ultima volta che lo hai visto, immagino che per te non sia più attraente come una volta...” disse Itou malevolo e privo di qualsiasi scrupolo.

Isae assunse un espressione titubante dinanzi alle parole del ragazzo, il padre si fece cupo e turbato e aiutò Isae a sedersi sul divano.

“Bè che c'è? Non rispondi? Te lo sei scopato o no?” domandò Itou con un'impertinenza maligna.

La ragazza non volle rispondere, ma disgraziatamente la risposta era impressa nel suo sguardo angosciato.

Il padre perse la calma “ Adesso basta Itou smettila!”

“Non posso crederci, che tu voglia stare con una puttana!” disse ingiustamente.

“Itou non dire mai più una cosa del genere!” disse il padre con ostilità.

“E' la verità!” disse lui continuando a provocarlo.

“Io non ti permetto di parlarle così...” disse avvicinandosi a lui per picchiarlo, ma in quel momento il mio istinto di proteggere Itou si intromise e mi beccai io le sberle del padre.

Lui scoppiò a ridere “Non puoi toccarmi, c'è lei che mi difende!”

Le sue parole mi irritarono, sopratutto il modo in cui lo disse, mi faceva sentire come la pedina sacrificabile di un gioco di scacchi, provocava il padre sapendo che le sberle e tutte le bastonate me le sarei prese io, così improvvisamente, ripetei nella mia testa “Forza di volontà, forza di volontà!” mentre i colpi del padre arrivavano a me, tentando inutilmente di arrivare ad Itou, ma per quanto non lo volessi continuavo a mettermi in mezzo fra lui e il padre, non volevo che si facesse male, perché lui era il mio padrone.

Il mio viso si ridusse pieno di lividi poiché non potevo posare una sola mano sul mio stesso creatore per difendere il mio padrone, era una cosa che andava contro ogni linea di principio di un robot, c'era così scritto nel codice che regolava rapporti tra robot ed esseri umani.

Mentre ricevevo senza reagire, sentivo la voce calda e soave di Isae che cercava di fermare il padre, poi lo sguardo di Itou si scontrò con il mio e dopo disse “Papà basta, tanto fai del male a lei non a me!”

Dopo di ciò il padre aiutò Isae ad alzarsi dal divano e la portò via con sé, molto probabilmente voleva portarla in una stanza per farla riposare dato che era molto prostrata e le cattiverie di Itou non dovevano aver giovato alla sua salute.

“Uhm se la starà andando a scopare!” disse non appena il padre fu andato via.

Lo guardai schifata, poi gli urlai contro “Come puoi essere così meschino!”

“Non immischiarti!” disse per farmi tacere, ma non avevo alcuna intenzione di ascoltarlo.

“Sai la cosa mi riguarda e come sopratutto per come mi hai trattata, mi usi come se fossi una pedina sacrificabile...tutte le botte che dovevi ricevere le ho prese io al posto tuo!”

“E allora?” domandò con indifferenza.

“Io ho dei sentimenti! E anche tuo padre e anche Isae! Ma tu sei troppo egoista per accorgertene o per curarti dei sentimenti altrui!” esclamai stravolta.

“Ah, dunque io sarei egoista? Non lui che se la porta a casa dopotutto quello che è successo!” disse furibondo e pieno di risentimento.

“Lui avrà anche sbagliato, ma sai in amore non esiste giusto o sbagliato!” esclamai notando l'amore celato che trapelava dagli occhi del padre mentre aiutava Isae a rialzarsi e anche il modo in cui si era arrabbiato quando il figlio le aveva dato della puttana, quei semplici gesti facevano intuire quanto fosse innamorato di lei.

“Ma fammi il piacere, il loro rapporto è squallido, lei avrà per lo più la nostra età ormai da una vita e lui ne ha qualche 50 ed è così vecchio rispetto a lei...” parlava con la ragione, ma non con il cuore ed era proprio questo che sbagliava, era troppo ragionevole e per nulla sentimentale.

“Sai credo che in amore non esista nulla di ragionevole e di sensato, ma per uno come te è difficile da capire!” dissi criticandolo.

“Già tu hai la presunzione di sapere tutto di me, di sapere come mi sento e quello che provo, ma tu non sai nulla di me, quindi taci!” disse prima di andarsene nella sua stanza con la rapidità e la furia di un vulcano pronto all'eruzione.

   
 
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