Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: SweetKaaos    10/03/2011    3 recensioni
Da quando si erano ritrovati, una volta terminata la guerra e i processi dei Mangiamorte, Harry aveva osservato Draco tentare, giorno dopo giorno, di riscattarsi, di mostrare a tutti di che pasta fosse fatto, che la sua arroganza e spavalderia non erano soltanto una fatua facciata, ma che aveva quel qualcosa in più che glielo permetteva.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Oscar Wilde'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono una frana con le trame e quindi, come ormai avrete capito, attingo sempre da qualche pezzo della storia che ho scritto xD Mi spiace... ma proprio non ho il dono della sintesi. Sto tentando di farmi insegnare come fare delle trame decenti ma, per il momento, subite queste!

Ovviamente, un immenso grazie va a Nefene che ha avuto la pazienza di betarmi la storia e rileggerla *_* Inizio ( veramente ormai è da un po XD ) ad amare questa donna

Buona Lettura ^_^

Ah no, un corno XD Ho dimenticato di dirvi che l'avvertimento OOC l'ho messo soltanto perché qualcuno potrebbe decidere che la storia lo richieda, mentre io penso non sia necessario visto che i personaggi crescono e quindi è logico che cambino qualche cosa nel loro comportamento ( e questo è solo maturare, non OOC ^^ )

- - -

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.





* * *



Colui che si volge a guardare il suo passato, non merita di avere futuro avanti a sè.
- Oscar Wilde -



“Draco…”

“Un minuto. Ho quasi finito.”

Era la quinta vota che gli rispondeva così, e Harry non poté far altro che sospirare e tornare nella loro camera.
Con un libro appoggiato sulle ginocchia, coperte da una leggera trapunta bianca arricchita da arabeschi neri, Harry si apprestava a passare le successive due ore in attesa.
Un minuto di Draco non era mai davvero un minuto: forse mezz’ora quando andava bene, altrimenti il minuto assumeva le sembianze di un’ora, fino a trasformarsi magicamente anche in un’intera giornata.
Non sempre Harry riusciva a restare sveglio il tempo necessario per aspettare Draco, per accoglierlo con un sorriso e un bacio a fior di labbra. Non gl’interessava null’altro: solo questi piccoli gesti quotidiani.

Harry non era poi così stupido e sapeva benissimo che cosa passava nella mente del suo compagno. Non per nulla poteva vantarsi di essere giunto a toccare la vera essenza di Draco, di essersi avvicinato talmente tanto da non ritrovare più la via del ritorno – e sinceramente, nemmeno voleva cercarla – e di conoscerlo più di chiunque altro.
Da quando si erano ritrovati, una volta terminata la guerra e i processi dei Mangiamorte, Harry aveva osservato Draco tentare, giorno dopo giorno, di riscattarsi, di mostrare a tutti di che pasta fosse fatto, che la sua arroganza e spavalderia non erano soltanto una fatua facciata, ma che aveva quel qualcosa in più che glielo permetteva. Lui valeva, e lo voleva mostrare a tutto quel Mondo che non faceva altro se non puntargli il dito contro e accusarlo, etichettandolo ancor prima che lo avesse veramente conosciuto.
Draco era cosciente di aver fatto molte scelte sbagliate nel passato, ne era più che consapevole, ma era anche stufo di tutte quelle persone che non volevano concedergli una seconda chance, decidendo quasi da subito che la sua vita non valesse nemmeno lo sforzo di essere presa in considerazione.

Ecco perché Harry sopportava di dover dividere Draco con il suo lavoro; perché non era davvero un lavoro, ma più una vera e propria missione. Dimostrare chi era, quanto valesse, che cosa pensasse davvero. Era un ostacolo che il suo compagno doveva affrontare, e Harry era sicuro che non ne sarebbe mai uscito a testa bassa – non se lo sarebbe permesso – ma che avrebbe senza ombra di dubbio vinto e infine si sarebbe liberato dal proprio passato, cancellando molti dei pregiudizi che aleggiavano attorno a lui.

Girando la pagina, Harry si accorse che gli occhi iniziavano a tradirlo: le parole danzavano sotto il suo sguardo, le righe s’intrecciavano e faceva il doppio della fatica per leggere i vari periodi. Si strofinò gli occhi con i polpastrelli, togliendosi per qualche secondo gli occhiali. Spostò rapidamente la mano e sbatté le palpebre quando sentì che questi gli venivano sottratti da qualcuno, in piedi, a lato del letto.

“Draco.”

“È tardi. Dovresti proprio metterti a dormire.” Appoggiati gli occhiali sul comodino, Draco si sedette all’altezza dei suoi fianchi, spingendolo di poco verso l’interno.

“No, non mi costa nulla aspettare un altro minuto.”

Draco non riuscì a trattenere il dolce sorriso che premeva, impaziente, per mostrarsi sulle sue labbra. Così come Harry era capace di leggerlo con la stessa facilità con cui divorava i libri fantasy, lo stesso era per Draco. Il più delle volte. Aveva sempre pensato che Harry fosse un libro aperto per lui. Tutte le liti avute durante gli anni di scuola ne erano una riprova: sapeva sempre dove colpire, cosa dire per ferirlo e far scattare la scintilla dentro di lui e, quando lo aveva incontrato di nuovo dopo i processi, era davvero convinto di conoscerlo, di aver sfogliato quelle pagine così tante volte da averle consumate, prima di scoprire che la copertina era intercambiabile, così come il contenuto. Ecco, si poteva dire che Harry era la sua libreria personale, dal momento che non sapeva mai quale libro gli sarebbe capitato tra le mani ogni qualvolta si fosse concesso la libertà di addentrarsi nella sua lettura.

“Sei stanco e domani devi lavorare.” La mano appoggiata sul fianco di Harry aveva preso ad accarezzarlo lentamente. “Forza, vai a dormire Potter. Non ho nessuna voglia di prendermi un’altra ramanzina dalla Granger; tanto ormai dà per scontato che se tu rendi poco sul lavoro, la colpa sia mia” E, difatti, la era quasi ogni volta. Con ancora il sorriso sulle labbra, Draco sfilò anche il libro dalle mani del suo riluttante ragazzo.

“Hermione è in maternità. Non mi può più sgridare per almeno sei mesi, sai?” Da quando Harry e Hermione avevano intrapreso la carriera al San Mungo, non trascorreva giorno senza che la ragazza passasse a trovarlo per controllare come stesse e, immancabilmente, arrivavano le tirate d’orecchie per le sue occhiaie profonde quanto il Gran Canyon. Ma adesso, visto lo stato interessante dell'amica, Harry poteva concedersi un sospiro di sollievo e perdere tutte le ore che voleva per attendere Draco.

“Scommetto che potrebbe aver installato uno di quegli aggeggi babbani, le… telecamere?” Draco attese solo un cenno d’assenso prima di continuare. “Ecco, le telecamere, per accertarsi di come stai. E io mi ritroverei una donna incinta, con una mandria di ormoni in subbuglio, che piomba nel mio ufficio e mi mette sotto interrogatorio solo perché tu non vuoi dormire.”

“Ma-“

“Niente ma. Tu comincia, io ti raggiungo tra un minuto.”

Un minuto. Harry si arrese ancora una volta al suono di quelle parole. Doveva e voleva conviverci. Per Draco.
Sconfitto, annuì e si sdraiò cercando una posizione più comoda, tirando la trapunta fin sopra alla propria testa. Il fatto che capisse quanto fosse importante per Draco, non gli vietava di sentirsi solo quando andava a dormire senza il proprio compagno accanto. Si diceva che prima o poi tutto sarebbe finito e lui avrebbe potuto avere la sua vita tranquilla, con l’uomo che amava.

Si addormentò pochi secondi più tardi. Era davvero stanco e non se ne era reso conto se non nell’esatto momento in cui aveva abbassato le palpebre.

Quando si svegliò, alle prime luci dell’alba, il profumo della colazione era già nell’aria. Si accigliò e scese subito dal letto, raggiungendo la cucina con ancora gli occhi socchiusi. Ciò che vide diede nuovo vigore alla sua volontà: Draco aveva appena finito di preparare la colazione per entrambi e stava lanciando un incantesimo per mantenerla calda, per quando si sarebbero dovuti alzare per andare a lavoro. Con passo sicuro, Harry entrò in cucina e lo abbracciò da dietro, premendo la fronte tra le sue scapole. Draco s’irrigidì per la sorpresa, ma presto si rilassò e portò la mano destra su quelle del compagno.

“Stavo per venire a letto. Il tuo turno inizia tra tre ore. Cosa ci fai in piedi a quest’ora?”

“Mi sono svegliato.” Harry non terminò la frase, ma quel «e tu non c’eri» giunse senza alcuna difficoltà alle orecchie di Draco. “Il letto non è nemmeno sfatto dalla tua parte.” I primi tempi, Draco fingeva di essersi coricato accanto a lui almeno un paio d’ore, spiumacciando il cuscino, dandogli la forma della sua testa e smuovendo le coperte, così da non far preoccupare troppo Harry. Aveva poi capito che continuare con quella farsa era del tutto inutile, così aveva abbandonato quest’abitudine ormai da qualche settimana.

“Ti prometto che stanotte dormirò.” Alla stretta sulle sue mani, rispose cercando di girarsi così da ricambiare l’abbraccio di Harry. In molti non conoscevano quel lato del suo compagno: per nulla forte, sicuro, Grifondoro. Era così fragile che Draco alle volte si chiedeva se fosse in grado di maneggiarlo senza finire col romperlo. Sorrise mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo avvicinava al suo. “Colazione?” E lo baciò, teneramente, lentamente, facendo defluire via buona parte dei malumori di Harry.

“Come potrei rifiutare, quando un Malfoy si è addirittura messo ai fornelli per prepararla?”

La prima volta che Draco aveva cucinato – bruciando due padelle e carbonizzando più di quattro etti di pancetta – era stato quando avevano litigato e lui se n’era andato da Hermione, infuriato; quella colazione aveva avuto il sapore di scuse e amore: Harry l'aveva amata profondamente, nonostante i mal di pancia che ne erano seguiti. La seconda era andata meglio, anche perché non c’era stato nulla di cotto: un picnic nel parco, dopo una settimana di silenzi a causa degli innumerevoli impegni di Draco. Harry ricordava ancora come si fosse sentito importante, dal momento che Draco aveva messo a soqquadro l’intera cucina e costretto Ron – ebbene sì, proprio Ron – a snocciolare ogni tipo di pietanza fredda che Harry amasse, e a rivelargli se avesse dei desideri non realizzati.

Ogni volta che Harry vacillava, Draco era al suo fianco, ricordandogli che uomo meraviglioso fosse, e perché restasse con lui anche quando, molto spesso, si ritrovava a dormire o pranzare da solo.

“Harry… hai un minuto?” Il ragazzo non aveva ancora posato la forchetta nel piatto ormai vuoto, che si ritrovò a sbattere più volte le palpebre e a osservare incuriosito il proprio compagno. “Di là.” Spiazzato dall’atteggiamento nervoso di Draco, Harry non poté far altro se non annuire e seguirlo fino alla porta del suo studio – anche se sarebbe stato più corretto dire «quattro pareti con pavimento e soffitto», dove avevano per ora sistemato solo una scrivania per quando Draco si portava il lavoro a casa e lo studiava fino a tarda notte.
Quando vi entrò, non era più sicuro che la sua vista funzionasse a dovere. Si voltò verso Draco, ma non ebbe il tempo di dire una parola che questi si avvicinò e lo baciò.
Quello era il bacio che ogni persona aspetta da una vita, senza sapere che esiste, ma del quale non si può più farne a meno dopo averlo ricevuto.

Con la fronte appoggiata alla sua, Draco riprese la parola. “Stamattina mi licenzio.” Nessun «ho intenzione di». Draco non gli stava chiedendo un parere: aveva già deciso. “Voglio aprire uno studio tutto mio. Alcuni clienti mi hanno già garantito la loro disponibilità a cambiare e seguirmi; ho trovato un posto non molto spazioso, ma credo che per iniziare sia perfetto. Forse sarà difficile avviarlo, ma non appena ce la farò, potrò assumere altro personale oltre a Strinkley e Krinwell – giacché mi hanno gentilmente chiarito il fatto che, se io me ne vado, loro vengono con me. Ho pensato che la maggior parte del lavoro potrei farlo in questo studio, quando sei a casa, così da poter condividere più spesso i pasti.” Draco spinse le dita tra i capelli disordinati di Harry, facendogli reclinare di poco la testa indietro, e gli baciò ancora una volta le labbra. “Credo sia arrivato il momento che io pensi a noi. Devi smetterla di tenerti l’esclusiva, Potter. Sei davvero un egoista.”

Harry rimase per alcuni secondi immobile, scombussolato dalle parole di Draco, prima che le sue mani decidessero di correre al collo e lo tirassero verso di lui in meno di un battito di ciglia. Gli sembrava che il suo cuore polesse scoppiare o uscire dal petto.
Nonostante Draco avesse provato ad alleggerire l’atmosfera usando infine un tono scherzoso, Harry aveva colto alla perfezione il risvolto di ciò che gli aveva appena comunicato. Non si era mai reso conto di quanto gli pesasse quella situazione, non fino a quando gli si era presentata una possibile alternativa.
Harry iniziò a piangere e sentì dentro di sé tutta la tensione e la paura accumulata in quegli anni scivolare via, sciogliersi sotto l’intensità della bolla di calore che Draco gli aveva appena donato. Aveva sempre avuto il timore che il compagno, una volta riscattatosi e dimostrato il proprio effettivo valore all’interno della società, non avrebbe più necessitato di averlo accanto a sé. Ma Draco lo amava: lo amava davvero.

*Merlino che stupido.*

Harry lo pensò così forte da riempirsi la testa, mentre faceva l’amore con Draco. Era pieno di lui, metaforicamente e fisicamente parlando. Si sentiva avvolto, al sicuro, nel calore di quel sentimento che era sbocciato tra di loro da ormai più di tre anni.
Tre anni di attesa. Tre anni di timori. Tre anni di desideri che potevano finalmente uscire allo scoperto ed essere esauditi.

Fecero l’amore senza parlare, persi nei respiri l’uno dell’altro. Draco continuava a baciare le sue guance e gli occhi, bagnati ancora da quelle dolci lacrime salate; Harry lo stringeva a sé, per nulla intenzionato a lasciarlo andare fino a quando le forze non gli sarebbero venute meno. E così fece.
Quando Harry si arrese sul tappeto dello studio, Draco fu libero di osservarlo come aveva fatto per gli ultimi mesi: addormentato. Evocò una coperta con cui lo avvolse, prima di richiamare una vestaglia e indossarla, una volta rialzatosi. Dopo aver controllato che ora fosse, si diresse nel salotto e attivò in pochi secondi il camino. Fiamme verdi si alzarono e Draco v’infilò la testa. Dovette aspettare una manciata di secondi prima di poter parlare.

“Weasley, dì a tua moglie d’informare il San Mungo che Harry oggi non andrà a lavoro.”

“Harry sta male? Arriv-“

“No. Harry sta bene. Da oggi starà bene.” Lo interruppe Draco.

Dopo alcuni secondi d’interminabile silenzio, Ron tornò a parlare, guardingo. “Vuoi dire che… lo hai fatto?“

“Sì. È tempo che il vecchio Malfoy riprenda in mano le redini della sua vita.” Un piccolo ghigno impertinente spuntò sulle labbra di Draco e, in risposta, Ron rise di gusto.

“Era ora!”

“Cosa c’è da ridere?” La voce di Hermione si aggiunse a quella dei due uomini. La donna, attirata dalla risata del marito, l’aveva raggiunto. “Oh, Draco. È successo qualcosa?”

“Secondo te, Granger? Se non fosse successo qualcosa, ti avrei chiamato?” La parlata strascicata, il suo ghigno: Draco non si sentiva così a proprio agio da molto tempo. Anche Hermione capì immediatamente cosa fosse successo e strillò eccitata, perforando il timpano di suo marito che si trovava di fianco a lei.

“Sono così felice per voi! Harry ha detto si?”

“In realtà, no.”

“Harry ti ha detto di no?!” Draco era preparato a quella reazione e sorrise, spiazzando la donna che si sarebbe immaginata tutto tranne che vederlo così tranquillo. “Perché ti ha detto di no? Tu stai bene?” Gli faceva ancora uno strano effetto ricevere tutte quelle attenzioni da una donna che, in gioventù, aveva insultato e maltrattato a ogni occasione che gli si era presentata; però doveva ammettere che era anche una sensazione piacevole.

“Sto bene, Hermione. Harry non mi ha detto di no. Semplicemente non mi ha risposto nulla perché non gli ho chiesto nulla.” Il «Cosa?!» scandalizzato della donna fu del tutto ignorato da Draco, che continuò a parlare e spiegare le sue motivazioni. “Ci ho riflettuto con molta attenzione: non ho intenzione di chiedere a Harry di sposarmi fino a quando non avrò avviato lo studio. Non abbiamo alcun bisogno di un anello per giurarci fedeltà, e io non voglio che Harry pensi che lo sposi solo perché così sarà costretto a restare a casa quando io sarò impegnato col lavoro. Sarà una sua scelta quella di restare al mio fianco e, se tutto andrà bene, poi gli chiederò di sposarmi.”

I tre restarono in silenzio per quasi un minuto: Draco, stoico nella propria decisione, non aveva null’altro da aggiungere; Ron non sapeva cosa dire e spostava ripetutamente lo sguardo da sua moglie al camino; Hermione, beh, stava meditando su ciò che aveva appena sentito. Fu proprio quest’ultima a sbloccare la situazione.

“Capisco cosa vuoi dire… e lo rispetto.”

“Che, tradotto per noi comuni mortali, vuol dire che però non lo approvi.” Draco non se la prese, perché era convinto della sua decisione e perché Hermione aveva tutto il diritto di avere un’opinione diversa dalla sua.

“No. Beh, non del tutto.” La donna si appoggiò a marito, mentre con una mano si accarezzava l’enorme pancione che accoglieva sua figlia. “Harry si merita di stare bene, e c’è una giusta logica nel decidere di non volerlo incatenare, di lasciargli una libera scelta fino a quando non si sistemerà tutto. È solo che vorrei che fosse adesso quel momento. Messa come l’hai detta tu, sembra che ci voglia ancora molto tempo.” Un sospiro tremulo fuoriuscì dalle labbra della futura mamma, che subito cercò di riprendersi. “Harry sta lottando da quando aveva un anno e scommetto che anche tu hai avuto la tua battaglia personale. Vorrei solamente che tutto finisse e ci potessimo finalmente godere la pace insieme. Perché la gente ha tutti questi pregiudizi e continua a vivere nel passato, perdendosi e distruggendo il presente che abbiamo così tanto desiderato?!”

“Hermione…” Ron tentò di tranquillizzarla dal momento che ne sentiva il corpo tremare, accanto al proprio.

“Gli ormoni, Ron. Sono quelli. È solo la gravidanza. Tranquillo.” Cercò di sviarli con un sorriso e rimettendosi ben dritta, allontanando la mano da quella di suo marito.

“No che non lo sono, e non puoi credere davvero che io ci caschi. Magari puoi fregare quel fesso di tuo marito-“

“Ehi!”

“- ma non me. Sono un esperto.” Ogni protesta di Hermione venne messa a tacere in un secondo. Draco non le diede il tempo di ribattere che già stava istruendo Ron su cosa fare. “Porta tua moglie a letto, dalle una tisana calda e stalle vicino. E se quella zuccona sapientona non la smette, verrò io stesso a legarcela. Il medico le ha ordinato riposo assoluto e niente stress, quindi ai problemi miei e di Harry ci penso io. Le ho già detto che sono pronto a sfidare tutto e tutti per lui, quindi che la smetta di preoccuparsi di ciò che pensa la gente e che faccia ciò che ha così animatamente detto a me.” Dopo averla ignorata per tutto il discorso, tornò a guardare Hermione dritta negli occhi. “Fregatene.” E in quell’unica parola c’era tutta la determinazione che Draco possedeva.

Fregatene: gliel’aveva suggerito una sera, dopo l’ennesima ramanzina sulle condizioni di Harry.
Fregatene: lo aveva urlato, stanca di sentirgli dire che doveva dimostrare al mondo intero che non era tutto fumo, ma che aveva delle qualità ed era mille volte migliore di quella gente che lo insultava e lo scansava.
«Fregatene: le uniche persone a cui devi dimostrare qualcosa siete tu e Harry. Nessun altro. Fregatene.»
Ma lui non ci aveva creduto, se non dopo aver visto che Harry lo aspettava sveglio nel letto anche fino a tarda notte, che gli preparava una cioccolata calda quando era di malumore, dopo l’ennesimo insulto di un passante, o di una Strillettera giunta nel suo ufficio. Harry era l’unico che meritasse la sua attenzione, al quale dovesse rendere conto a fine giornata, perché era di lui che era perdutamente innamorato e null’altro avrebbe dovuto disturbare il suo mondo. Se quelle persone là fuori non volevano crescere, lui aveva un valido motivo per farlo: il suo Harry.

Dopo essersi congedato da Ron e da una più tranquilla Hermione, Draco tornò nello studio, ritrovando Harry nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Immediatamente recuperò qualche cuscino dal divano dello studio e li fece cadere a terra prima d’imitarli. Si distese di fianco a Harry e non poté far altro che sentirsi invadere dall’ennesimo brivido di felicità quando questi gli si accoccolò contro. Forse aveva percepito la sua presenza e, anche nel sonno, l’aveva cercato e infine afferrato – da quanto gli suggeriva il sospiro che Harry aveva emesso. Con gesti accorti, Draco cercò di portare un braccio sotto la sua testa così da poterlo stringere di più a sé e coprire entrambi con la coperta evocata in precedenza. Sussurrò un breve incantesimo per smorzare le luci dello studio e si concesse finalmente di chiudere gli occhi, sereno, abbracciato all’uomo che amava.

“Draco…?” Il sussurro gli arrivò debole, sfuggito dalle labbra di Harry, mugugnato nel sonno.

“Sono qui.”

“Bene.”

Chissà se, una volta sveglio, Harry se ne sarebbe ricordato. Di sicuro Draco lo avrebbe fatto.
Harry si stava accoccolando ancora di più contro di lui e in quel momento Draco lo vide nuovamente per quello che era: una persona molto vulnerabile.
Dopo avergli posato un lieve bacio tra i capelli, si sentì ancor più motivato di riuscire nel suo intento nel minor tempo possibile. Prima di addormentarsi non poté far a meno di sussurrare poche parole.

“Ho davvero quasi finito. Un minuto, Harry. Resisti ancora un minuto.”



Con l'amore non si fa commercio al mercato. La sua gioia, come la gioia dell'intelletto, è di sentirsi vivo.
Lo scopo dell'amore è amare: né più, né meno.
- Oscar Wilde -

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: SweetKaaos