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Autore: Fog_    10/03/2011    4 recensioni
SOSPESA.
Ho sempre pensato che il mio più grande sogno fosse stare con lui, Lorenzo, il bello e impossibile della mia scuola.
Per quanto i miei sentimenti nei suoi confronti potevano essere sinceri non doveva essere poi una gran cosa fare la sua schiavetta personale, diventare una delle sue ragazze "usa e getta".
Questo, però, l'ho capito solo dopo una settimana a Londra.
Naturalmente non è stata la città in se per se a farmi cambiare idea, ma la gente che ho incontrato.
Quattro ragazzi meravigliosi che si fanno chiamare "16 Underground".
Harry, Ryan, Lenny e Chris, le mie speciali "rock star".
Harry, chitarrista e "bad boy" della situazione; Ryan, batterista dalla battutina sempre pronta; Lenny, il bassista gay e lui, Chris, il cantante dal passato difficile che mi ha rubato il cuore.
Non so dove sarei, ora, senza di loro.
Probabilmente starei ancora leccando il culo al bello e impossibile, che poi, tanto impossibile non era.
Questa è la storia di come la musica ha cambiato la mia vita e la dedico a voi, ragazzi, e sopratutto a te, Chris. Grazie di essere tutto ciò di cui ho bisogno.
WE ROCK!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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But now I'm
Stronger than yesterday.
Now it's nothing but my way,
My loneliness ain't killing me no more!
I'm stronger.


 

Ma ora sono più forte di ieri.
Ora non c'è niente a parte la mia strada,
la mia solitudine non mi ucciderà ancora!
Sono più forte.


 

[Britney Spears - Stronger]

 



 

Cap 1 – Partire

                                                                                                   Bari, scuola di Serena                                                                                                                                                       11.15

Partire.
Serena aveva sempre amato quel verbo, pronunciandolo riuscivi quasi ad assaporare la libertà, la felicità.
Quella volta le piaceva più che mai, stava per partire per Londra.
La cosa le suonava molto bene
«Bene ragazzi, dovete puntare prima in A e aprire in B, fate un semicerchio e con questo continuate e disegnate un ottagono, poi lo ribaltate di 30 gradi» stava cercando di spiegare la professoressa di disegno alla classe, circa il 90 % dei ragazzi era distratto e pensava ad altro, il restante 10 % non capiva una virgola di ciò che la professoressa farneticava.
«Serena, sei con noi oggi?»
e ti pareva? Pensò lei sbuffando
«Si, mi scusi professoressa» rispose, come pretendevano che prestasse attenzione? Come poteva anche minimamente seguire sapendo che entro cinque ore avrebbe camminato per Londra?
Londra, Londra!
«solo due ore, solo due ore al check – in » disse e la sua compagna di banco annuì
«come ti invidio»
«Non vedo l’ora di andarci, davvero, è come un sogno che si avvera!»
«chi non la penserebbe come te?»
«chi pensa che questa merda di Bari sia la città più bella del mondo» rispose lei gettando il compasso sul banco, se avesse potuto parlare l’avrebbe bestemmiata in tutte le lingue del mondo.
Serena posò il suo sguardo fuori dalla finestra.
Aveva un po’ di speranze riposte in quella città, anche perché lì non la conosceva nessuno
Un po’ di felicità, un po’ di stupore, un po’ di amore.
Tante cose che avrebbero reso il suo viaggio migliore di quanto potesse mai immaginare.
Aveva a disposizione sei giorni per rendere tutto speciale, aveva sei giorni per sognare in quella meravigliosa città.
«Serena, perché non vai a farti una passeggiata in corridoio, magari ti rinfreschi un po’ le idee e quando torni qui in classe sei più concentrata» La professoressa fece quel sorriso alla: io posso ordinarti, tu non puoi controbattere.
La ragazza si alzò sotto lo sguardo di tutti i ventotto ragazzi e si avviò alla porta
«vaffanculo questa merda, io andrò a Londra» sussurrò tra i denti
«hai detto qualcosa?» chiese, continuando a sorridere
«no, niente» fece di rimando il sorriso più falso che aveva e uscì nel freddo corridoio della sua scuola.
«ehi!» salutò una ragazza riccia andandole incontro
«Ciao amore!» le rispose con lo stesso sorriso falso di prima e sospirò
Quando la finiremo di comportarci tutti così? Si chiese mentre chiacchierava con la persona più antipatica del mondo.
Ma sempre sorridendo e assecondandola.
Non poteva permettersi di fare altrimenti, non le era concesso.
Non poteva permettersi di averla contro.
Non poteva permettersi di rovinarsi la reputazione.
                                                                                

                                                                                                                    Londra, Green Park
                                                                                                                                             13.06

 
«grande! Magari un giorno di questi ci vediamo, tanto resti qui per qualche altro giorno, no?» chiese Chris alla bella francesina davanti a lui
«Oui, mi piacerebbe» rispose lei in un inglese non proprio perfetto
«ciao» sorrise per poi allontanarsi verso il suo amico Ryan che se la rideva di gusto su una panchina di legno.
«Quando la smetterai di abbordare ragazze straniere?» disse l’amico continuando a ridere
«non appena finirò quella stupida ricerca per il professor Austin» si lasciò a cadere al suo fianco riguardando la fotografia della ragazza sulla sua Canon Eos 500
«ah, quella ricerca sulle diversità delle popolazioni o… cose del genere?»
«Esatto, mi manca ancora un’italiana e una greca, anche se dell’ultima potrei anche farne a meno»
«ci sono centinaia di italiane qui a Londra, forse migliaia!»
«Lo so, ma mi serve quella giusta. Tipo quella francese, a Londra ce ne sono a centinaia ma ho scelto lei perché mi… ispirava? Non lo so ma l’italiana giusta devo ancora trovarla»
«ho visto che prendevi il suo numero di telefono»
«Si, di solito serve a convincerle a farsi fare una foto, è una specie di garanzia»
«e dei numeri che te ne fai?»
«niente, non mi vedo mai con nessuna. Io non contatto nessuno e se loro mi messaggiano non rispondo» scrollò le spalle come fosse la cosa più naturale del mondo, anzi, un tempo lo era
«sei proprio un playboy»
«no Ryan, non più» Chris si rabbuiò e Ryan gli mise una mano sulla spalla
«tranquillo amico, è meglio così»
«di questo ne sono certo»
«e poi hai incontrato me» Ryan fece un sorriso a 32 denti
«Eh già, come avrei fatto senza di te»
Poi risero fino a star male
Si, forse non era la vita di un tempo, ma preferiva di gran lunga l’ingenuo Ryan ai falsi amici di prima.
                                                                        

                                                                                                                        Bari, aeroporto
                                                                                                                                       14.30

«i passeggeri del volo 407 sono pregati di recarsi al gate numero 7 per l’imbarco» annunciò la voce fredda che usciva dagli altoparlanti dell’aeroporto
 «Veloci ragazzi, siamo in ritardo» gridò l’organizzatrice del viaggio al resto del gruppo.
Erano 18, 18 persone pronte a imbarcarsi per Londra,18 persone pronte all’avventura.
Quattro bambini, quattro adolescenti, dieci adulti.
Davide, Giorgia, Chiara e Sara erano i bambini, si conoscevano dall’asilo,
Serena e Michela erano rispettivamente le sorelle una di Davide e l’altra di Chiara.
Poi c’erano due ragazzi nuovi, Dario e Iacopo, due fratelli
Più tutto il resto degli adulti.
Il cellulare di Serena trillò mentre aspettavano di mostrare i documenti al check-in

Da: Anna
Allora? Conosciuti i nuovi tipi? Come sono?


La ragazza guardò meglio i nuovi arrivati

Da: Serena
Diversi, uno è orrendo, l’altro un figo da paura. Ora vado, ti messaggio appena ho altre notizie.
xOxO

Ripose il cellulare nella tasca del giubbotto e sorrise all’evidenza. Entro un paio di giorni si sarebbe messa con il figo, tipico ragazzo bello e montato della sua città, tipico ragazzo da lei frequentato.
Cosa c’era di meglio? Alto, occhi color miele, barbetta incolta e aria vissuta, un ragazzo della migliore qualità!
Certo che la vita è proprio prevedibile pensò, poi alzò gli occhi al cielo non appena il ragazzo fece un paio di passi verso di lei.
Scontato
«ciao» disse sorridendo lui
«ehi» rispose spostando una ciocca di capelli dietro le orecchie
«noi… non ci siamo presentati. Ciao, io sono Dario»
«Serena» sorrise stringendogli la mano, poi si guardarono con intesa, avevano gli stessi pensieri per la testa.
«io sono Iacopo» si intromise l’altro, aveva la stessa faccia del fratello sono con sopracciglia più folte e una ventina di chili di più
«Serena» disse di nuovo, strinse anche la sua mano per non sembrare scortese
«Ragazzi vi presentate dopo! Andiamo!»
«Andiamo dai» corse verso Michela seguita dai suoi nuovi “amici”
«conosciuti» le sussurrò, lei rispose con uno sguardo sconvolto
«ma come fai?»
«quando arriverai al liceo capirai» le fece un occhiolino, poi tornarono a correre insieme al resto del gruppo.
Furono gli ultimi a salire sull’aereo, quindi i posti disponibili erano ben pochi.
Furono costretti a separarsi tutti.
Il problema era solo uno, Serena era terrorizzata dall’aereo,
Potrà forse sembrare sciocco, ma quando saliva su uno di quei mezzi volanti si sentiva stupida e impotente.
Di solito stringeva la mano della madre, ma quella volta era dall’altra parte del corridoio…
La ragazza si afferrò con tutte le sue forze ai braccioli del sedile
«e se cadesse?» chiese Michela scherzando qualche fila più dietro
«taci» le rispose a denti stretti, poi decollarono.
Serena si assicurò che nessuno la stesse guardando, si srotolò lo sciarpone grigio dal collo e si mise le sue grandi cuffie colorate.
La musica era il suo unico sfogo, ma non quella che veniva considerata “giusta” dai suoi amici, quella che teneva nascosta in una cartella dell’archivio del cellulare, quella che ascoltava senza che nessuno lo sapesse, perché spesso capita che la gente ti giudichi anche per la musica che ascolti
Avril Lavigne;
Sum 41;
Blink 182;
30 seconds to Mars;
Enrique Iglesias;
Eminem;
Magari anche qualcosa di Justin Bieber;
e, perché no? I Red Hot Chili Peppers!
Attaccò questa playlist dal cellulare e appoggiò la testa al finestrino, poi chiuse gli occhi.
Aveva bisogno di qualcosa che sconvolgesse quella maledetta normalità.
Dannazione, stava per andare a Londra! Allora perché non stava saltando dalla gioia? Perché non sorrideva come quando era davvero felice?
Una risposta le punzecchiò l’orecchio, ma la cacciò via all’istante.
No, non voleva un ragazzo.
Se aveva bisogno di qualche bacio e un po’ di coccole le avrebbe potute chiedere a uno dei suoi tanti “amici”
Le sarebbe bastato.
I ragazzi erano soltanto dei vincoli

Eppure…

Eppure, era tanto che qualcuno non le diceva Ti amo sentendolo davvero.
Era tanto che qualcuno non le prendeva una mano e le diceva : tranquilla, ora ci sono io
Era tanto che non si sentiva davvero speciale.

E questo le mancava, le mancava terribilmente.

   
 
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