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Ally roteò gli occhi mentre serviva in tavola le uova strapazzate << Sei perfetta così, ora scendi, ho una deposizione tra 40 minuti e non arriverò mai in tempo se non scendi ora!>>
Maddie scese le scale e rivolse un’occhiataccia alla madre <
La deposizione si concluse più in fretta del previsto, un'altra mozione o due e il caso si sarebbe chiuso ben presto e con esiti positivi per la sua cliente: Susan Reilly, una donna che aveva citato in giudizio l’ex compagno per averla lasciata improvvisamente per trasferirsi a Detroit….. Detroit, quella città aveva risvegliato in lei una pessima sensazione, e nella sua mente riaffioravano ricordi troppo dolorosi, ricordi legati ad una persona, ad un nome che, nonostante fossero passati quasi tre anni, era e restava impronunciabile talmente forte era il malessere che provocava.
Mentre camminava verso casa si fermò davanti alcune vetrine, alla ricerca di un qualche articolo esposto che la distraesse da certi pensieri, tuttavia, la sorte la portò davanti ad un negozio di decorazioni che aveva in mostra nella vetrina un enorme pupazzo di neve con una sciarpa a scacchi e un cappellino sulla testa.
Ally rabbrividì ed indietreggiò, in piena iperventilazione; decise di tornarsene a casa il più velocemente possibile e senza guardarsi indietro.
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<< E così ti ha piantato in asso con un biglietto?!?!?>> Maddie sobbalzò quando Ally giunse alla fine del suo racconto. Lei sospirò << Si, ma, è stato meglio così… lui odiava gli addii di persona… >> tirò su col naso e si asciugò le lacrime << Sai, pensavo sarebbe durata per sempre… >> fu interrotta dall’abbraccio della figlia.
<< Sto bene Maddie, tranquilla, ora vai a letto che è tardi, domani andrai in gita ed è bene che tu sia sveglia e attiva… >> le augurò la buonanotte e la guardò salire le scale verso la camera da letto. Sperava che una volta parlato di Larry con qualcuno si sarebbe sentita meglio, invece, si sentiva ancora più afflitta di prima; nella sua mente apparve un’immagine di Larry che le affondava una mano in pieno petto, ne estraeva il cuore per poi riporlo in una valigetta e portarlo via con se. Fu questo l’incubo che la perseguì per tutta la notte… e che la perseguitava da una settimana a questa parte.
“Every Breath you take… every move you make…” Ally fece una smorfia nel letto, perchè la radiosveglia doveva far partire proprio quella canzone? “ Questa canzone è una dedica di Harry alla sua amata Lilly per festeggiare il suo compleanno…” Ally sbarrò gli occhi e tirò la coperta in su con tutta la forza che aveva in corpo urlando e scalpitando. << NO! NO! NO! NO! MALEDETTO STING D’AHHH !!!!>> fortunatamente la figlia era già uscita di casa e non potè sentirla biascicare frasi senza senso mentre girava per la casa in pigiama e con i capelli arruffati. << Gill, oggi non verrò al lavoro… sto male..>> << Ah, si.. e cos’hai di preciso?>> << Io… ahm… ho un forte mal di… - si guardò in giro e vide una scatola di cerotti per la schiena sul tavolino- … mal di schiena, fortissimo… si, si… >> Si passò una mano tra i capelli << Oh, va bene, allora rimettiti in fretta… >> la sua assistente ridacchiò e attaccò la cornetta.
Ally lasciò cadere a terra il telefono e, con una mano sulla fronte si mise a meditare. Improvvisamente bussarono alla porta di casa sua, pensando che fosse un venditore porta a porta si gettò con violenza sull’uscio di casa sbraitando << NON COMPRO NIENTE, E SE SIETE QUALCHE SCOUT SAPPIATE CHE ODIO I VOSTRI BISCO… OOOOOOW…>>.
Rimase pietrificata da chi si trovò davanti.
<< Ciao Ally! >> La squillante voce di Sammy Paul eccheggiò per tutta la casa, per tutta risposta Ally sbattè le palpebre e spalancò la bocca nel vano tentativo di emettere un suono << Posso entrare? >> Il piccolo, ormai cresciuto entrò trotterellando nella casa di Ally, osservando l’ambiente circostante con attenzione.
<< C’è una ragazza qui con te…l’hai adottata? Oppure è una tua cliente? E’ più facile che sia la seconda… Lo saprei se l’avessi adottata… >> Mormorò dondolandosi sulle punte. Finalmente la donna riuscì a riprendersi dallo shock quel tanto che bastava per poter formulare una frase di senso compiuto… più o meno..
<< Tu… come… come hai fatto ad arrivare fin qui? E a trovarmi?!??! Come… ?!?>> Si abbandonò di peso sulla poltrona più vicina guardando Sam con lo stesso stupore con cui l’aveva guardato nel loro primo incontro, nel suo studio.
<< Oh, è stato semplice, intanto sono venuto con l’aereo, i miei nonni materni vivono qui, a soli due isolati dal tuo appartamento, mamma mi ha spedito qui per una settimana o due… >>
Ally continuava a fissarlo.. aveva detto “mamma” soltanto e non “mamma e papà” , elemento non trascurabile… << Trovarti è stato anche divertente.. sai, stavo passeggiando con mia nonna quando ti ho vista davanti ad una vetrina… sei sobbalzata e scappata via verso casa… poi ho notato il pupazzo di neve… non poteva essere una coincidenza, così ho guardato nell’elenco telefonico… sai, quel librone in cui sono contenuti tutti quei numeri di telefono… ecco, ho trovato la dicitura “Agenzia legale Logan & McBeal e ho provato a fare una telefonata… mi ha risposto una certa Gill…è stata molto gentile con me e mi ha dato tutte le informazioni di cui avevo bisogno….. scoperto il tuo indirizzo sono passato a farti visita.>>
Ally sbuffò ed emise un ringhio roteando gli occhi.
<< Ti sei sposata, Ally?>> Chiese, a bruciapelo Sammy guardandola intensamente.
<< Cosa? Io… No, no, non sono sposata, vivo qui con mia figlia Maddie… sai,quando ero al College ho donato un ov… >> Si fermò << non la vedevo da tanto tempo…. comunque..>> si schiarì la voce e si mise a guardarsi le mani…
<< Oh, capisco….>> Rispose Sam, sempre guardandosi intorno; intanto Ally aveva afferrato una tazza colma di caffè bollente e vi stava soffiando sopra; proprio quando stava mandando giù il primo sorso Sammy riprese a parlare << Perché non mi chiedi come sta papà?>> Ally spuntò tutto il caffè e poco ci mancò che non cadesse pure dal divano. Aprì e richiuse più volte la bocca, sconvolta. << I tuoi nonni sanno che sei qui? Sai, non vorrei fare la fine di quella che rapisce i bambini… >> rise nervosamente e si diede una manata in faccia. << No, pensano che io sia andato al parco… ma non è un problema, loro dormono sempre… non mi verranno a cercare… Ma perché cambi discorso… non ti importa come sta papà?>> Ally si immaginò tirare una testata al bambino, scrollò in fretta quella bizzarra immagine dalla sua mente e ribattè << Si, certo… come…come sta?>> assecondò Sam, chiuse gli occhi, abbassò il capo e si preparò per la pugnalata letale.
<< E’ a pezzi dopo che ti ha lasciata, è venuto da noi a vivere per un po’ ma continuava a litigare con mamma, certo, ora è più vicino a me ma… >> sospirò. Ad Ally mancò la terra sotto i piedi. Quindi… non soffriva solo lei… anche Larry sentiva la sua mancanza, forse più di quanto pensava…
<< Andiamo a mangiare un gelato?>> Propose Sammy all’improvviso. Ally annuì e si avviò verso la propria camera per cambiarsi in fretta e furia.
<< Tua madre come ha preso il ritorno di … tuo padre?>> Chiese Ally, seduta su di una panchina di Central Park mentre mangiava un gelato accanto a Sammy << Non benissimo, l’ha cacciato di casa dopo una settimana…>> Ally sospirò sconsolata. << Non è colpa tua…. Davvero Ally…. >> Sammy abbassò lo sguardo.
Lei si voltò verso di lui e lo accarezzò. << E’ ora che io me ne vada… Si è fatto tardi… Vuoi che ti accompagni a casa? >> Chiese, premurosa … << No, papà mi verrà a prendere a breve… >> Rispose lui scrollando le spalle << Ah, oh bene… allora aspetterò qui tuo padre… TUO PADRE?!!?!?>> Sgranò gli occhi e sobbalzò <
<< Sammy! Ti ho cercato per mezza Central Park… insomma! Ti ho sentito parlare con qualcuno.. chi era?>> Chiese, guardandosi attorno. << Era una rapitrice seriale di bambini, ha cercato di adescarmi con un gelato -indicò il cono- ma, appena ha sentito la tua voce si è nascosta in quel cespuglio.. –indicò proprio quello di Ally- …controlla se non ci credi!>> Larry, per qualche istante fu tentato di verificare, ma lasciò perdere e si sedette accanto al figlio, concedendo ad Ally la possibilità di vedere, o meglio rivedere finalmente l’uomo che aveva tanto amato in volto: era esattamente come lo ricordava: con la sua mascella leggermente squadrata, le labbra sottili, un nasino adorabile, i capelli corti e rigorosamente (s)pettinati verso l’alto ma l’elemento che fece balzare in gola il cuore di Ally furono i suoi occhi, grandi, marroni e fortemente espressivi , come sempre contornati da un paio di occhiali rigorosamente in tinta con l’abbigliamento.
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Intanto l’uomo si era irrigidito <
Ally abbassò lo sguardo, allora perché l’aveva lasciata, se stava soffrendo così tanto? Era ingiusto.
<< Ally è nel cespuglio di fronte a te, ti prego, prova!>> La donna sgranò gli occhi e si gettò nel cespuglio a fianco, pregando tutti i santi che Larry non la scoprisse. Dal canto suo l’uomo emise un sospiro e si avvicinò al ciuffo di piante più vicino e lo ispezionò malvolentieri << Visto, qui non c’è nessuno!>> larry si voltò e guardò suo figlio con uno sguardo eloquente << Andiamo a casa…>> Lo tirò su di peso e lo trascinò verso l’uscita. Ally contò fino a dieci, poi uscì dalla massa di foglie e rametti, pulendosi i capelli, pensava di aver scampato il pericolo… invece…
<< ALLY! PAPA’ VOLTATI E’ LEI, ECCOLA!>> Sam trascinò Larry con tanta forza da farlo voltare; Larry non potè credere ai suoi occhi, quella donna DOVEVA essere per forza Ally, prima che però potesse realizzare veramente il tutto la donna aveva preso a correre a perdifiato. Ally corse senza fermarsi –e urtando parecchi malcapitati- finchè non toccò la porta di casa e vi si rifugiò dentro rannicchiata in un angolino della casa dondolandosi e cercando di scacciare dalla testa la musica che sentiva, la stessa che aveva udito la prima volta che aveva visto Larry.
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New York era molto fredda in quel periodo ma Ally, nella foga di voler sbollire la rabbia, e nel contempo di cercare di rimuovere dalla mente la meravigliosa espressione di stupore stampata sul viso di Larry alla sua vista, era uscita di casa senza la giacca, e vagava infreddolita per la 24essima strada, ormai deserta per via dell'ora tarda. Lei si lasciò cadere su di una panchina, le braccia concerte strette, ed il corpo tremante intirizzito dal freddo.*Ally, sei una stupida, una stupida! Scappare così da lui..*<< Una donna più stupida di me non esiste!>> Urlò, a se stessa.<< Non è stupidità... è solo... paura...>> Una voce, QUELLA voce, profonda e meravigliosa, calda e soave, giunse dalle spalle della donna. Lei si voltò, e lo vide.<< Sei tu.>> Disse in un sussurro,tutto ciò che ne seguì, fu il più dolce fra gli oblii.<
<< JAMIE, SEI IMPAZZITA!? HAI UN FIGLIO! COME… COME PUOI FARE QUESTO A SAM? E NON ADDURRE LA SCUSA CHE ANCHE IO MI SONO COMPORTATO IN QUESTO MODO!>> Ally non l’aveva mai visto così fuori di se. Un silenzio prolungato e un rumore di vetro infranto allarmò la donna e la esortò ad alzarsi in piedi, appena in tempo, perché Larry stava aprendo la porta; lo sguardo dell’uomo era annacquato dalle lacrime e ferito dal dolore.
<< Jamie è in Canada… con un modello di non so quale casa di moda…>> iniziò in tono del tutto inespressivo <
I due si abbracciarono a lungo senza dirsi nulla, la domanda di Larry aveva una sola risposta ed entrambi la conoscevano: la verità.
Tre mesi dopo Ally, Larry, Maddie e Sam stavano cenando in un ristorante lussuosissimo in centro New York, l’occasione era speciale: il compleanno di Ally. A circa metà serata Larry si sistemò la cravata, bevve una lunga sorsata di vino rosso e si alzò in piedi di scatto <
<<… Ed ora eccoci qui, con due figli… in un ristorante lussuoso… io abbastanza brillo…>> ridacchiò <<… ma non abbastanza da impedire a me stesso di fare questo…>> lasciò la mano di Ally e l’affondò nella tasca, dopo qualche secondo impallidì e sgranò gli occhi… << So-solo un secondo….>> disse, cercando disperato in tutti i buchi della giacca, risvolti compresi.
Maddie scoppiò a ridere e diede una gomitata a Sam. Il piccolo estrasse da una tasca della sua giacchetta una scatolina cobalto che porse ad Ally, strizzandogli l’occhiolino.
La donna sorrise, afferrò la confezione e la mostrò a Larry << Cercavi questa?>> chiese, con un sorriso. Larry esplose in una risata, di sollievo e disse, dopo una brevissima pausa <
Stavolta sarebbe stato per sempre.