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Autore: Rainie    10/03/2011    4 recensioni
Rein e Shade.
Due ragazzi, non proprio come tanti.
E si conoscono, quasi per casualità. E cominciano a scoprirsi, a conoscersi, in maniera non proprio romantica.
Magari, in tutto questo c'è lo zampino del Destino, che considera le loro vite quasi come un gioco. Un gioco in cui sì, ci saranno felicità, gioia, ma anche tristezza e dolore.
Magari la loro vita era stata intrecciata in un tempo molto, troppo lontano. Il passato, il presente, ed il futuro sono destinati ad intrecciarsi anch'essi, inevitabilmente.
E magari il Destino vuole legare il loro diti con un filo sottilissimo, quasi invisibile un'altra volta. No, anche questa volta non sarà rosso.
Sarà del loro colore.
Cit.: “Non è esattamente questo a cui mi riferisco.” Mi sento addosso lo sguardo di Bright, smetto di frugare negli armadietti e mi volto di nuovo a guardarlo. Lui stava sorridendo, e mi dice ancora: “A volte sembra che tu gli ricordi qualcosa. Nel senso, sembra che stia proprio pensando a te.”
Se potessi, mi metterei a ridere per quello che ha detto. Shade che pensa a me?! Ma figuriamoci. Semmai mi pensa per elaborare altri insulti, non per ricordare qualcosa! (Rein POV)

[...]
Io suonavo, lei ascoltava. Non eravamo più Shade e Rein, eravamo semplicemente due ragazzi che si godono un po’ di musica suonata dal pianoforte. Eravamo finalmente in armonia, non stavamo litigando per nessuna ragione. Un po’ mi sono sentito sollevato.
Quando ho finito di suonare, mi volto per guardarla. Sulla sua faccia è dipinta un’espressione meravigliata, se non la conoscessi bene direi che è davvero carina. Ma, ahimè, la conosco, e purtroppo mi ritrovo a pensare al suo caratterino.
“Ti è piaciuto, principessa?” (Shade POV)

Pairing: ShadexRein
Attenzione: leggermente OOC
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta, niente note d’autore.
E non risponderò nemmeno alle vostre recensioni.
Avrei troppe cose da dire prima dell’
Epilogo.
Grazie per avermi letta, comunque.
Rainy.












Chapter 13
Say Goodbye, my only lover, my only Destiny
I’ll be ok, don’t Worry.
 
Rein POV
Non mi sono mai piaciute le mattine.
Il soffitto bianco della camera che non è mia sembra così spoglio. La luce accecante del sole filtra attraverso le tende mi scalda leggermente.
Al mio fianco, Shade dorme profondamente.
Mi volto a guardarlo. È la seconda volta che lo vedo addormentato. Forse è anche l’ultima.
Stranamente, mi ricordo che cosa è successo la sera prima, anche se la testa mi fa male. Cosa dovrei dire? Non so nemmeno se è una cosa buona o cattiva. Semplicemente, ci siamo ritrovati in una camera da letto, mentre ci continuavamo a baciare.
Sorrido, malinconica.
Mi sento davvero una stupida. Proprio quando lui comincia a ricordarsi di me, io devo per forza andarmene.
Continuo a guardarlo addormentato, mentre un mio dito accarezza lievemente la sua guancia. Si muove un po’ nel sonno, ed io ritraggo la mano per paura di turbarlo.
Mi metto a sedere, stando attenta a non svegliarlo e prendendo il cellulare, che stava uscendo dalla tasca, per guardare l’ora. Sono le 9.02, mancano quasi tre ore e mezza prima che il mio aereo parta.
Poso i miei piedi sul pavimento – è freddo come non mai, mi manca il calore di Shade e delle lenzuola – e mi dirigo verso la porta, aprendola. Subito mi arriva alle narici un odore delizioso, ed vado in cucina, sbirciando timidamente da dietro la porta per vedere chi c’è.
Auler sta cucinando dei pancakes, Mirlo, Lione e Bright chiacchierano allegramente al tavolo, Sophie, Tio e Fine stanno aiutando – hanno rovesciato la farina – Auler.
Mi appoggio troppo alla porta, che emette un fastidioso cigolio, e Mirlo si volta a guardarmi ed a sorridermi quasi complice. “Buongiorno, Rein” dice, soffocando una risata. Sento le gote imporporarmi, mentre borbotto un “Buongiorno” e le do uno sguardo della serie “Non è come pensi”. “Dormito bene?” chiede Altezza.
“Beh, sì” balbetto, mentre un'altra fitta di dolore mi colpisce alla testa.
Sembra così semplice passare da una situazione di estrema tristezza ad una più allegra e quotidiana. Però, dopo il mio saluto, la cucina piomba in un silenzio alquanto imbarazzante e triste.
“Quindi, oggi parti…” mi dice Sophie, malinconica. Persino lei, che di solito è la più allegra fra tutti, sembra aver perso la vitalità. Distolgo lo sguardo da loro, guardando per terra. “Sì.”
“Ne sei proprio sicura?” chiede Fine. Ormai, questa domanda continua a rimbombarmi nella testa: sono davvero così sicura di voler partire?
“Sì” rispondo di nuovo. In verità, avrei voluto rispondere “No, non ne sono affatto sicura. Voglio rimanere qui, accanto a voi, accanto a Shade”, ma non posso continuare così.
“Beh, allora devi assaggiare i miei pancakes. Sarà la tua prima ed ultima volta” dice Auler, porgendomi un piatto di pancakes inzuppati nel sciroppo d’acero, fumanti e dall’odore invitante. Mi invita a sedere, ed addento un pezzo del dolce.
Penso che siano davvero buoni. Non ne avevo mai assaggiati di così deliziosi.
Mi metto a piangere silenziosamente, dalla felicità e dalla tristezza. Sento la mano di Bright accarezzarmi premuroso la testa, sorridendo triste, mentre le ragazze mi abbracciano, singhiozzando.
 
Dopo la colazione, ritorno in camera.
Shade è ancora addormentato.
Attenta a non svegliarlo, mi siedo sul letto, guardandolo un’ultima volta.
I suoi capelli scompigliati si posano sul cuscino, mentre dei raggi solari tiepidi di metà ottobre creano dei riflessi violacei meravigliosi. Poso, delicata, una mano sulla sua guancia, sentendo il calore pervadermi il corpo per un contatto così piccolo. Sorrido. Ultimamente, mi capita di sorridere così, senza un motivo preciso. Ma forse è per il fatto che, tra qualche ora, lascerò questa città, e lui.
Non posso credere che ho il coraggio di abbandonare tutto questo.
“Addio” gli sussurro, mentre mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non mi volto, altrimenti avrei di nuovo l’impulso di ritornare da lui.
Prima di uscire dalla casa, tutti mi abbracciano. Spero solo che sia un arrivederci, altrimenti sarei una codarda. Mi sento così contraddittoria, però.
Il vento di ottobre mi colpisce appena esco, le foglie cadono dagli alberi formando una danza color oro e rosso.
È tempo di andare.
 
Shade POV
La prima cosa di cui mi accorgo, appena mi sveglio, è che Rein non è al mio fianco.
Mi metto a sedere di soprassalto, ricordandomi di tutto quello che è successo ieri sera.
L’ho baciata.
E mi ricordo tutto. Il nostro incontro, il patto, la gita alla villa di Altezza e Bright, del pianoforte. Di lei.
Dei miei sentimenti.
“Cazzo” mi lascio sfuggire, ricordandomi anche che sarebbe partita.
Mi fiondo fuori dalla camera – mi accorgo anche che sono ancora vestito – e trovo tutti nella cucina. Si respira un’aria pesante.
“Dov’è Rein?” dico, guardandomi intorno. Lione, con gli occhi rossi, mi fissa allarmata, non sapendo che dire. “La sto perdendo” penso, frustrato.
“Il suo aereo parte a mezzogiorno e mezzo, hai ancora poco meno di un’ora prima che se ne vada via. Chiamala, dille di restare” mi dice Fine, porgendomi il suo cellulare. La guardo, indeciso. Non so se è la cosa giusta.
Lei mi ha completamente cambiato la vita, ha cambiato il mio modo di pensare. Di fronte ad una decisione come questa, avrei subito agito. Invece, adesso non so cosa fare. Qual è la cosa giusta?
Con un po’ di titubanza, afferro il cellulare. Sul display c’è già la scheda di Rein, con allegata una foto che la sorella, sicuramente, le aveva scattato di nascosto mentre cercava di cucinare qualcosa. “È così tenera” mi viene da pensare.
Schiaccio il tasto di chiamata, portandomi l’apparecchio all’orecchio. Uno squillo, due squilli, tre squilli. Si ostina a non rispondere.
Finalmente, dopo il sesto squillo, la voce della principessa dice: “Pronto?”
“Sono io.”
Lei non risponde per qualche secondo. “Ti devo dire una cosa” dice infine.
“Anche io” ribatto. Il silenzio piomba in tutta la stanza. “Parla tu” le dico ancora. La sento prendere un respiro. “Io non so come dirtelo. Il fatto è che sin dall’inizio non ti ho voluto dire la verità. Sono stata cattiva con te, e non poco. Ma forse ero solo egoista.” So perfettamente che questa volta non sta dicendo una bugia. E se l’aveva fatto per tutto questo tempo, è perché lei è sin troppo buona.
Prende un secondo respiro, prima di dire: “Io… sin da quando hai avuto l’incidente, ho sempre mentito. Soprattutto a te.” Le parole sembrano morirle in gola. Sono davvero uno stupido, le ho fatto anche troppo male.
“Lo so” rispondo, deglutendo a fatica. Dall’altra parte si sente un silenzio, mentre delle parole morivano in esso. Nessuno dei due fiata, in questa conversazione. Forse è davvero una telefonata d’addio. “Bene” dice, “è… è tutto.”
“Dimentichi che anche io devo dirti una cosa.” Mi sento un irresponsabile e masochista. “Oh” fa lei, non molto convinta.
Mi chiedo com’è che sono riuscito a dimenticarmi di lei per tutto questo tempo. Probabilmente è per il fatto che penso troppo, ma in verità sono solo uno stupido.
“Ti amo.”
Un altro silenzio.
“Lo so. Anche io.”
Il fatto che sia un maledettissimo masochista è ufficiale.
È proprio un amore stroncato ancora prima che nascesse.
“Se ti chiedessi di restare, lo faresti?”
“Sì.”
“Allora, ti prego, non partire.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Lo sai bene. Ci faremmo ancora del male.”
Questa volta, la conversazione è davvero ad un punto morto. Potrei perderla solo per un unico sbaglio, non l’averla ricordata.
E, questa volta, forse per sempre.
“Non te ne andare, ho ancora bisogno di te” ripeto, con un leggero barlume di speranza, anche se sono sicuro che sparirà presto. Dall’altra parte, sento dei singhiozzi soffocati.
Che razza di persona sono? Faccio piangere proprio lei, la principessa, l’unica al mondo.
Lei, l’unica principessa del mio mondo.
“Mi dispiace. Non posso” risponde la sua voce, tremante.
Un altro silenzio. Ora che ci penso, tutto quello che formava quello che io e Rein eravamo era non tanto quello che ci dicevamo, ma erano i nostri silenzi.
Perderò tutto questo.
“Shade, ti prego, non cercare di fermarmi” mi dice lei, singhiozzando più forte. “Non tornerò indietro. Ho già preso la mia decisione. Mi dispiace, davvero.”
No, diamine, no!” penso, mordendomi il labbro. Perché proprio quando mi sono ricordato di tutto deve accadere questo? Non riesco a risponderle.
“È stato bello conoscerti” dice continuando a singhiozzare.
“Quindi, questo è veramente un addio?” farfuglio, con la voce che mi muore in gola.
“Sì” dice lei, continuando a soffocare dei singhiozzi, benché non ci riesca molto.
Non le dico niente. Me ne resto così, a fissare il pavimento con il cellulare attaccato all’orecchio.
“Direi di finirla qui” dice ancora. Nel mio cervello scatta l’allarme rosso, ma non riesco a risponderle ancora una volta.
“Addio” mi fa. Mi da un lieve senso di dejà vu, come se me lo avesse già detto una volta.
Dall’altra parte, adesso, sento solo il suono ripetitivo e fastidioso che mi fa abbassare il cellulare, schiacciando il tasto di chiusura di chiamata.
Me ne resto qui, senza dire niente, a riflettere su cosa è meglio fare.
Lei ha scelto la sua strada. Di certo, non sarò io a fermarla per il mio egoismo. Però ho un maledetto bisogno di lei, ora che è diventata la persona più importante del mondo.
Certo che è stato il risveglio più tranquillo del mondo.
“Dannazione” dico a denti stretti, passandomi una mano nei capelli e scompigliandoli ancora di più.
Non è come succede nei film. C’è una che parte e il ragazzo, senza esitazione, si fionda subito in aeroporto, fermandola un secondo prima che partisse.
La realtà è ben diversa. Ti ritrovi a combattere contro il tuo egoismo e la sua decisione. Ma in un modo o nell’altro, si deve scegliere.
Però, mi piacerebbe tanto che lei ci fosse ancora , qui.
E mi piacerebbe anche che tutto questo fosse solo un semplice e stupido sogno.
 
Mi ci è voluto un secondo prima di realizzare che oggi è una giornata abbastanza fredda.
Pagando il tassista, scendo dall’auto e mi dirigo velocemente verso l’entrata dell’aeroporto.
Alla fine, ho pensato “O la va, o la spacca”. Se riesco, la faccio rimanere qua. Se, invece, è troppo tardi, dovrò farmene una ragione e mi rimpiangere per tutto il resto della mia vita. Wow, che programma allegro.
Comincio a guardarmi intorno, nella speranza di scorgerla.
È davvero buffa la situazione in cui mi trovo, sembra quasi che il destino voglia prendersi gioco di me.
Era un addio, ma io non ho mai voluto che lo fosse. O almeno, non in quel modo.
Gli addii sono delle cose molto più strazianti.
Corro. Giusto per girare un po’, per vedere se c’è.
È vero, sembra proprio la scena di un film. Come se qualcuno avesse scritto la mia storia. O meglio, la nostra.
E la scorgo. I suoi capelli turchini, raccolti in una coda alta, si distinguono nella folla, mentre lei vaga con sguardo un po’ vuoto, forse triste.
Lei.
Raggiungendola, con il cuore che mi batte a mille, spero che possa fare qualcosa. Non voglio che se ne vada via un’altra volta.
“Rein.”
Si volta, non le do il tempo di ribattere.
La abbraccio, sperando di non lasciarla andare mai più.
   
 
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