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Autore: Siirist    15/01/2006    2 recensioni
Premessa: è la mia prima fanfic, ergo siate relativamente clementi e aiutatemi con i vostri commenti please. Ci sono dei personaggi nuovi (tra cui Squall Leonheart e Yuna di Final Fantasy). I primi dieci capitoli sono un flash back e Harry comparirà nel capitolo 18. Fanfic dedicata ad Antares che mi è stata di grande aiuto (se non avete ancora letto "Harry Potter e le fenici maledette" andatela a leggere subito! Ora!) e a voi che leggete (specie quelli che recensiscono...) NB: a scanso di equivoci specifico una cosa importantissima: a parte i professori delle materie che ho inventato di sana pianta, i nomi dei prof sono gli stessi di quelli di Hogwarts, però ho usato i nomi italiani (Silente, McGrannitt, Piton...) per i prof di Squame di Drago, mentre i nomi originali inglesi (Dumblendore, McGonagoll, Snape...) sranno quelli dei prof di Hogwarts. Naturalmente nella mia storia, a partire dal capitolo 17, mancheranno due professori di Hogwarts perché ho letto il sesto libro e la mia fanfic ne sarà un po' il seguito, quindi, sempre dal 17, ci saranno degli spoiler
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2-IL QUARTIERE MISTICO

2-IL QUARTIERE MISTICO

Dopo la partenza del professor Ernesti, Squall rimase a parlare con la madre per un po’ su tutto quello che era successo nella mezz’ora di prima, la mezz’ora più scioccante e più spettacolare della vita di entrambi.

Alle 13:00 si svegliò anche il sig. Leonheart (non è proprio un tipo mattutino, eh? Nd autore) che scese a pranzare. Si trovò invece moglie e figlio in piedi, l’uno accanto all’altra, davanti alla porta della cucina, bloccandone l’ingresso.

«Che sta succedendo? Perché è acceso il fuoco? State per caso complottando qualcosa?» chiese lui, rivolto ai due che avevano uno sguardo indeciso, ma anche complice.

«Ehm…. Beh… Avremmo una cosa da dirti»  disse infine la sig.ra.

«E cosa?»

«Squall non andrà alla San Paolo (una scuola media di Perugia. Nd autore). È stato iscritto ad un’altra scuola» disse lei poco convinta.

«Un’altra scuola? E quale?»

«È arrivata oggi una lettera che dice che Squall deve andare alla scuola mistica Squame di Drago»

«SCUOLA MISTICA?! CHE ROBA È?!» chiese il padre di Squall, tra lo sconvolto e lo spazientito.

«Ecco… beh… Leggi la lettera, così capirai» disse Squall tirando la lettera in questione fuori dal camino, avendo capito che sennò la situazione non sarebbe cambiata.

«Ma non era bruciata?» chiese la madre stupita.

«Evidentemente no» disse il figlio, con un tono da “sotuttoio”

Il padre lesse la lettera e, non appena ebbe finito di farlo, ebbe la stessa reazione del figlio.

«Aspetta! Aspetta un attimo papà.– gli disse Squall, vedendo che il padre e stava andando a buttar via la lettera  –Guarda qui» concluse il ragazzo dopo essersi ripreso la lettera e averla ributtata nel fuoco.

Passò nuovamente poco tempo, dopo di che uscì nuovamente dal fuoco, che era nuovamente verde, un turbine dal quale venne nuovamente fuori il l’insegnante di scherma.

«Che c’è adesso? Sappi Squall che questo non è il modo migliore per farsi simpatico un professore: disturbare in continuazione. Che volete ora?» chiese il professore.

«Noi niente. Mio padre sarebbe un po’ incredulo…» disse Squall con un tono di scuse.

«Ah! Capito. Allora, sig. Leonheart, vuole qualche dimostrazione sull’esistenza delle arti mistiche?»

«Arti… mistiche?» chiese il sig. Leonheart, ancora visibilmente sconvolto per l’apparizione dello sconosciuto uscito dal camino.

«Certo papà! L’unione di magia e stregoneria» disse Squall, ancora con quel tono da “sotuttoio”.

«Bravo Squall! Vedo che impari in fretta. Allora, penso che la cosa migliore per dare una dimostrazione delle arti mistiche, sia fare un incantesimo, sia di magia, che di stregoneria. Va bene?» disse e chiese Marco Ernesti, rivolto all’intera famiglia.

«Certo!» rispose entusiasta Squall.

«Magia? Stregoneria?» chiese preoccupato il padre del ragazzo.

«Eseguirò lo stesso tipo d’incantesimo. Prima con la magia, dopo con la stregoneria.– disse l’insegnante, estraendo la bacchetta e puntandola verso una foto che stava su un mobile –Accio!– e la foto gli volò nella mano destra che aveva esteso –E ora: Disto!» e la foto tornò al suo posto.

«Wow! Incredibile! Quando potrò farlo anch’io?» chiese Squall, più entusiasta che mai

«Col tempo, col tempo… Ma ora tocca alla stregoneria– continuò Ernesti che diede una sferzata all’aria con la bacchetta che si trasformò in spada. Con essa puntò alla stessa fotografia di prima e: –A me!» la foto gli volò nuovamente nella mano destra che aveva nuovamente esteso. Dopodichè fece tornare l’oggetto delle sue attrazioni al proprio posto con la formula “Lontano!”

«Fico! Non credevo che avrei mai detto una cosa del genere, però ora ci sta bene: voglio andare a scuola! Ora! Immediatamente! Subito! Voglio studiare e imparare!» disse Squall, all’apice dell’entusiasmo.

«E questo è niente… In ogni caso sono contento di vedere che hai voglia di imparare, sarai un ottimo studente, ma non per forza un ottimo mistico.» disse il suo futuro professore.

«Perché?» chiese un demoralizzato Squall.

«Perché per essere un bravo studente ci vuole impegno e volontà, ma per essere un bravo mistico questo non basta. Ci vuole anche talento.» rispose Ernesti.

«Capisco. Io ad ogni modo ci metterò tutto il mio impegno.»

«Certo. Ah! Che stupido che sono! Quasi dimenticavo: c’è un’altra cosa che caratterizza i mistici.» continuò il professore di scherma.

«E sarebbe?» domandò curioso l’undicenne. Ormai la conversazione era solo fra lui e l’insegnante, i genitori del ragazzo si erano messi in disparte ad ascoltare.

«Il potere speciale» spiegò Ernesti.

«E che cos’è?» domandò il sempre più curioso Squall.

«Qualcosa di diverso per tutti i mistici, qualcosa d’innato, che non si impara ad eseguire, ma solo a controllare e per usarlo non servono né bacchette, né spade. Una cosa, comunque, accomuna tutti i poteri speciali: il loro elemento. Ci sono quattro diversi tipi di potere: fuoco, acqua, terra, vento. Poi ci sono le varianti del potere: per l’acqua, ad esempio, c’è il ghiaccio; per il fuoco, ma questo è molto raro, il fulmine o il tuono o, ancor più rara, la folgore. Essa è l’unione di fulmine e tuono. La folgore è, senza dubbio alcuno, fra i poteri più potenti che ci siano. Ma ora basta, devo andare. Queste cose, tanto, le studierai a scuola. Ci si vede là, arrivederci a tutti.»

 

Per tutto il giorno, a casa Leonheart, non si fece altro che parlare di quello che era successo a partire dalle 11:45 alle 13:30. Si decise anche che l’indomani sarebbero andati nel quartiere mistico a far compere. C’era solo un problema: dove accidenti stava il quartiere?

Decisero così che l’indomani avrebbero nuovamente rotto i maroni a Marco Ernesti.

 

E così fecero. Quando la mattina dopo Squall si svegliò, scese al piano inferiore dove stava la sala da pranzo e vi accese nuovamente il fuoco, dove buttò un’altra volta la lettera. Questa volta, però, non apparve Marco, ma una persona che gli assomigliava molto: era più o meno alto uguale (più o meno 185 cm); aveva la stessa corporatura (muscoli ben delineati); anche i suoi lineamenti erano marcati  e seri e gli occhi erano profondi e duri. Esattamente come il fratello, dall’aspetto sembrava un emerito stronzo, anche se poi, sentendolo parlare, Squall capì che era simpatico e spiritoso, anche se si vedeva che come insegnante era severo.

«Ciao, sono Cristiano, fratello di Marco e professore di stregoneria a Squame di Drago. Mio fratello è desolato ma stavolta non è potuto venire (in realtà si era proprio rotto! Nd Cristiano), quindi sono venuto io. Che c’è stavolta?» chiese il professore appena conosciuto.

«Mi dispiace di aver disturbato ancora, però ci sarebbe un problema: dov’è il quartiere mistico?»

«Ah, certo. La lettera lo dice, però è un po’ vaga, vero?»

«Un po’ tanto…» rispose sarcastico il ragazzo.

«Se ti vesti ti ci porto subito. I tuoi genitori, però, non possono venire perché sono babbani. Non-mistici– aggiunse vedendo il punto di domanda sul viso del ragazzo. –E porta dei soldi, più o meno1000€, serviranno»

«Mille?! Ma è tantissimo!!» rispose esterrefatto Squall.

«Fidati, non sono solo per i libri. Il calderone e la bacchetta costano»

«Bacchetta?!!» chiese Squall felicissimo.

«Certamente. Li vuoi fare gli incantesimi? Non ti ricordi? Era scritto anche nella lettera» rispose Cristiano tranquillo.

Tralasciamo la risposta di Squall perché  troppo ovvia.

 

Più o meno un’ora dopo, ragazzo e professore erano in un vicoletto di via del Maneggio. Lì il professore di stregoneria, dopo aver estratto la bacchetta (che era stata precedentemente ben nascosta per non farla vedere da nessun babbano) con cautela, disse: «Te aperis!» e un muro si aprì, mostrando una lunga strada con ai lati tanti negozi. I due vi entrarono e il muro si richiuse subito alle loro spalle. Cristiano portò Squall in una banca, così che potesse convertire i suoi euro in galeoni. Fatto ciò, l’insegnante portò il suo futuro studente in una libreria scolastica, dove poté comprare tutti i libri di testo che gli servivano.

Nella libreria Squall comprò anche una penna d’aquila con la quale scrivere e due metri di pergamena di scorta.

In seguito, Ernesti accompagnò il ragazzo ad un negozio di pozioni di nome “La Salamandra” dove Squall comprò il pentolone e il coltello.

Per concludere, Squall venne portato in una bottega di nome “da Ellivandor”. Lì il ragazzo acquistò ciò che desiderava più di ogni altra cosa al mondo: la bacchetta magica.

Quando entrò, l’undicenne notò immediatamente decine e decine e decine di scaffali stracolmi di bacchette. Apparve subito il proprietario della bottega, un anziano signore che salutò il professore:

«Ciao Cristiano. Come mai da queste parti?»

«Buongiorno anche a lei, signor Ellivandor. Questo ragazzo avrebbe bisogno di una bacchetta»

«Ma certamente! Perché sareste qui sennò?»

«Giusto»

«Allora? Di bacchetta avrai bisogno ragazzo? A proposito, come ti chiami giovanotto?» chiese l’anziano signore al ragazzo.

«Mi chiamo Squall, Squall Leonheart, piacere di conoscerla. Sono desolato, ma non ho la minima idea di che bacchetta ho bisogno. A essere onesti, speravo potesse dirmelo lei» rispose schietto Squall. Come suo solito d’altronde. 

«Schietto il ragazzo! Mi piace! Va dritto al punto, senza giri di parole, e la dice come la pensa. Mi ricorda due gemelli che vennero qui a comprar delle bacchette quindici anni fa. Erano due animali: vivacissimi, delle pesti. Però erano simpaticissimi e con loro non ho smesso di ridere. Sai per caso di chi io stia parlando?» chiese Ellivandor, rivolto a Cristiano.

«Chi? Io? Noooooo…» rispose il professore con un tono come a dire: “Non starà mica parlando di me e di mio fratello, vero? Se eravamo due angioletti…”.

«No, no. Non tu. Voi. Tu e tuo fratello eravate veramente pestiferi: i ragazzi più casinari che abbia mai visto» disse il venditore di bacchette.

Ora voi (cioè mitici masochisti che state leggendo questa fanfic e per questo vi sono molto grato. Nd autore) dovete sapere che sia Cristiano che Ellivandor stavano facendo la cosa più stupida del mondo: stavano ignorando Squall. Non che lui fosse uno che amava stare sempre al centro dell’attenzione, tutt’altro (infatti quando la gente si faceva gli affari propri e non gli rompeva i coglioni lui era molto più felice), ma se lui stava in un posto e teoricamente si sarebbe dovuto parlare di lui (tipo ora che si sarebbe dovuto discutere su che bacchetta dargli) mentre invece doveva stare zitto e “buono” a scassarsi la fava (era un ragazzo piuttosto vivace che odiava star fermo a non fare nulla per più di dieci secondi), allora gli andava il sangue alla testa.

«Certo, certo. Tutto ciò è molto interessante, però vi stareste dimenticando di un piccolo particolare: siamo qui per prendere la mia bacchetta ed io mi sto a dir poco…annoiando a star qui fermo a far la figura del…fesso» disse infine Squall, dopo che i maroni gli erano arrivati a toccare terra, trattenendosi però su alcune espressioni tipo: “scassando le palle” e “coglione”.

«Oh, scusa hai ragione (ma va?! Non mi dire… Nd Squall). Come dicevo: chiaro e strafottente che arriva dritto al punto, proprio come due…»

«La vogliamo finire sì o no?! Voglio solo la mia bacchetta per poi andarmene. Non  me ne frega niente del professore. Né di questo,– disse indicando il suo futuro insegnante di stregoneria –né dell’altro! Chiaro?!»

«Sì, sì, certo chiaro. Scusa hai ragione (ribadisco il “ma va?!” di prima. Nd Squall un “pochino” scazzato). Vado subito a prendere qualche bacchetta nel retrobottega» detto questo, Ellivandor andò nel suo retrobottega e tornò con qualche bacchetta.

«Legno di quercia e crine di unicorno» disse porgendone una a Squall.

«Che devo fare?» chiese il ragazzo dopo aver preso la bacchetta in mano.

«Ah, noto che sei mancino.– disse Elivandors notando la mano con cui Squall aveva impugnato la bacchetta –Devi muoverla con forza, come se ci dovessi dare un colpo all’aria»

«Come se dovessi trasformala in spada?» chiese l’undicenne.

«No, non “come”. Devi trasformarla in spada…ma tu che ne sai?» domandò stupefatto il vecchio.

«Il professor Ernesti, Marco– specificò Squall –mi ha dato una dimostrazione di magia e stregoneria e quando ha eseguito quest’ultima ha trasformato la bacchetta in una spada» spiegò il ragazzo.

«Capisco. Avanti, muovi la bacchetta» disse Ellivandor.

Squall fece ciò che gli veniva detto di fare, ma non successe nulla.

«Perché non succede nulla?» domandò lui.

« Perché non è quella giusta. Provane un’altra» disse il vecchio, porgendogli un’altra bacchetta.

Non successe nulla neanche con la seconda. La stessa cosa con la terza. Idem la quarta. Squall provò invano circa venti bacchette finché Ellivandor trovò quella giusta:

«Legno d’ebano, piuma d’ala di fenice, zanna di drago Inferno (una razza di drago. Nd autore)»

Squall eseguì nuovamente la stessa mossa con la bacchetta e questa volta essa mutò.

«Beh, mi par cha abbiamo una vincitrice!– disse soddisfatto Ellivandor –Sarebbero sei galeoni» 

«Anche lei è uno che arriva dritto al punto senza giri di parole, eh?» domandò Squall con un tono tipo: “brutto stronzo pidocchioso di merda che non sei altro! Non mi hai neanche dato la bacchetta e già mi chiedi i soldi!” e mentre parlava aveva dato il denaro a quel lurido taccagno schiaccia testicoli che intanto gli aveva messo la bacchetta in un fodero di pelle nera attaccato ad una cinta dello stesso colore che gli aveva poi porto.

«Scusi, potrebbe darci una busta?– chiese Ernesti –Sa, dobbiamo andare nel mondo babbano ora»

«Oh, certo. Ecco– disse Ellivandor dopo aver messo la bacchetta in una busta di carta –tenete»

E con questo Squall aveva finito da “da Ellivandor”.

Dopo aver comprato anche un baule fatato nel quale entrava tutto ciò che una persona ci metteva dentro e dopo aver fatto ancora qualche giro, Cristiano riaccompagnò Squall a casa.

 

Quando l’undicenne fu rientrato a casa, i genitori notarono subito che era felice come non era mai stato e gli chiesero immediatamente il motivo di tanta radiosità. Lui, per risposta, disse che era al settimo cielo perché aveva visto com’era il mondo mistico, mondo che ora era divenuto anche suo, ed era giunto ad una conclusione: era fantastico, anzi magico…(hahaha!! Ho fatto la battuta ho fatto!! Nd autore.  Battuta di merda. Nd tutti.  Doh!! Nd autore) .

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto vorrei ringraziare Giodan e dirgli che la coppia Squall/Yuna è la mia preferita e che ci sarà. Ti ringrazio molto per la recensione, non pensavo che avrei ricevuto commenti così presto (onestamente non pensavo avrei ricevuto commenti per niente…).

E ora occupiamoci di una persona molto speciale e importante per questa mia fanfic: Antares. Ti ringrazio tantissimo per la tua e-mail grazie alla quale ho potuto finire il quinto capitolo (tanto ti ho detto tutto nella mail che ti ho mandato). PS: lo sfondo con le piume della tua mail era molto bello

 

 

 

  
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