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Autore: Lianott    11/03/2011    0 recensioni
Questo è un primo tentativo di scrivere un racconto tutto mio, e mi farebbe molto piacere se lo leggeste e lasciaste un commentino.
Tratto dal primo capitolo :
Il mio aspetto è quello di una ragazza coi capelli rossi e gli occhi verdi dalle sfumature color ghiaccio,e se è vero quello che dicono riguardo agli occhi, che sono lo specchio dell'anima, non riesco a immaginare la mia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco il terzo capitolo, seppur con enorme ritardo :)

Continuo a sperare che prima o poi qualcuno troverà il tempo per commentare :)

Buona lettura :)

Lianott

ps: ho deciso che d'ora in poi metterò titoli di canzoni per ogni capitolo.



When you see my face
Hope it gives you hell
When you walk my way
Hope it gives you hell


Gives you Hell,

by All the American Rejects




Capitolo terzo – Gives you hell.


Ballai fino alle 2 del mattino e poi tornai a casa con Andrea e i nostri amici.

Per tutto il tragitto mi trattenni dal chiedergli come mai Chris non tornasse a casa con lui, dato che ormai abitavano assieme.

Dopo la discussione non l'avevo più visto quella sera e avevo cercato di non pensarci.

Io e Andrea ci salutammo a lungo sotto casa mia.

Appena in casa mi misi una vecchia maglietta, mi pettinai i capelli e mi buttai sul letto. Fortunatamente i miei genitori non si svegliarono, non avevo proprio voglia di una ramanzina sul fatto di essere rientrata così tardi, normalmente avrei ascoltato, ma quella non era proprio la serata giusta.

Presi subito sonno ma non dormii bene. Sognavo. Sognavo delle macchie verdi, mi sentivo confusa, non capivo, e solo poco prima di svegliarmi capii che quelle macchie verdi erano occhi, ma non erano i miei.

La mattina seguente fui svegliata da una telefonata di Irene attorno alle 9 e mezza.

- Ehi Charly! Come va? Ripresa da ieri sera?- mi chiese con voce fin troppo squillante.

- Quale persona sana di mente sveglia la sua migliore amica all'alba dopo una serata in discoteca?- risposi in tono scontroso.

Ma ovviamente lei ignorò il commento, tipico - Sai sono felice. Ieri sera mi sono divertita da morire. Ah e in più Andrea mi ha presentato Chris mentre tu ballavi con l'Ali..-

Oh fantastico. Ora persino la mia migliore amica inizia a parlarne. Pensai, e così le risposi, con un tono palesemente sarcastico – Oh splendido!-

- Che c'è? Lui non ti piace?- Lui?È già diventato Lui?, pensai.

- Hai presente il coglione con cui mi sono scontrata ieri sera? Ecco, l'hai conosciuto -

- Merda. A saperlo non gli avrei parlato. In effetti dovevo capire che era un po' un coglione..-

- Ma va, non ti devi preoccupare. Tanto dovrò imparare a sopportarlo, dato che starà da Andrea per un secolo. Comunque perché avresti dovuto capirlo?-

- Beh, indovina con chi stava ballando?- disse con tono provocatorio.

- Ti prego dimmi che non è chi sto pensando!-

Non ci posso credere.

- Temo proprio di sì, è lei, la Borsellini.- non ci potevo credere.

Carola Borsellini, per definirla in modo più educato possibile, direi che è la “ragazza facile” del mio ginnasio. Una persona fastidiosa, con un ego abnorme e pure grassa. E tinta. Tinta di biondo a 16 anni.

- O dai, ti prego. Com'è possibile aver così poco gusto? Calma, non sono affari miei. Anzi, direi che i due si completano. Magari insieme formano un cervello intero – disse con finta voce speranzosa, che fece scoppiare a ridere la mia amica.

- Io ho pensato che lui non avesse ancora realizzato che razza di schifosa sottospecie di essere umano è quella lì, ma ora sono pronta a scommettere che lo avesse capito perfettamente! -

Andammo avanti a parlare così per svariati minuti, che diventarono velocemente un quarto d'ora e poi mezz'ora.

Era divertente poter esprimere tutte le mie critiche apertamente, e appena prima di riattaccare il telefono, Irene mi chiese se avevo voglia di uscire con lei e gli altri del gruppo quel pomeriggio, e io accettai entusiasta, poiché avevo finalmente qualcos'altro a cui pensare che non fosse Lui. Stupido, irritante, lui. Ma quegli occhi... mi avevano seriamente scossa e non riuscivo a togliermi dalla testa.

Mi diedi una sciacquata veloce e poi mi misi a fare la versione di greco, e dato che i miei erano fuori non feci nemmeno colazione, non avevo fame.

Ad ora di pranzo mi feci un piatto di pasta al pomodoro e aggiunsi anche un po' di peperoncino, la mia passione. I miei genitori, Patrizia e Louis, erano ancora al cinema, un momento di solitudine che non si prendevano da tempo.

Come si intuisce facilmente dai nostri nomi mio papà è francese, ed infatti il mio, o meglio, il nostro cognome è Arciel. Lo so, suona abbastanza stupido come cognome ma io lo trovo carino.

Appena terminato il pranzo misi il piatto e le posate nella lavapiatti per evitarmi la solita solfa dei miei genitori su quanto fossi disordinata, al loro rientro.

Non avevo la più pallida idea di cosa mettermi, ma decisi di non preoccuparmene, tanto dovevo solo uscire coi miei amici. Così indossai una canottiera rosso scuro e dei jeans, e mi legai i capelli in una coda alta.

Misi degli orecchini a caso, tanto qualunque paio sarebbe andato bene.

Appena suonò il citofono mi precipitai giù dalle scale, impaziente di uscire da casa e pensare ad altro.

Avevo passato la precedente mezz'ora ad ascoltare Gives you hell e a riflettere sul modo di fare di Chris, e avevo deciso di dargli una seconda possibilità. Dopo tutto era vero che mi sarei per forza dovuta abituare alla sua presenza, poiché sarebbe stato per diversi mesi a casa di Andrea.

Feci gli scalini a tre a tre, saltai gli ultimi prima della strada, e piombai tra le braccia di Irene. Aveva un'espressione strana in viso, ma ci diedi poco conto, solo dopo mi resi conto che avrei dovuto sospettare che ci fosse qualcosa di sbagliato.

Comunque non mi preoccupai, pensai che l'avrei interrogata più tardi riguardo al motivo della sua espressione, così mi girai e mi ritrovai a trenta centimetri da lui.

Rimasi scioccata. L'unico suono che uscì dalla mia bocca fu un -Ah!- sorpreso.

Ero così stupita da non riuscire a formulare un pensiero coerente a parte un Merda.

Lui mi sorrise e io mi calmai, ma ovviamente non poteva andare tutto bene. Il suo sorriso divenne un ghigno provocatorio e lui disse – Sono così bello da lasciarti senza parole?-. Al diavolo la seconda possibilità.

-No, è stata piuttosto la terrificante prospettiva di passare un intero pomeriggio con te a sconvolgermi - ribattei- e ora se non ti dispiace levarti di mezzo vorrei salutare il mio ragazzo- e senza aggiungere parola lo superai e raggiunsi Andrea che mi guardava con fare di scusa. Infatti appena mi avvicinai mi sussurrò una scusa nell'orecchio mentre io gli chiedevo cosa diavolo ci facesse lui lì con noi.

-I miei mi hanno chiesto di fargli conoscere un po' di gente qui, perché non rimanesse solo.- mi disse a mo' di scusa.

- Da quanto ho visto ieri sera non mi sembra aver bisogno di aiuto - ribattei pensando alla coppia di ragazze che ci stavano provando con lui quanto Andrea me lo aveva presentato.

Andrea ridacchiando mi sussurrò – Cerca di fare la brava per oggi, devi sopportare la sua presenza solo per qualche ora e nessuno ti obbliga a parlarci.- sapevo che aveva ragione, ma la cosa continuava a non andarmi giù.

- Va bene ma solo per oggi- conclusi un po' imbronciata.

-Grazie - mi sussurrò dandomi un bacio. Era esattamente quello di cui avevo bisogno.

-Ci siete piccioncini?- Ci urlò Chris. Il mio sguardo si infiammò.

-Calmati, lascialo stare- mi bisbigliò, e poi, ad alta voce – Eccoci stiamo arrivando.-.

Per il resto il pomeriggio passò tranquillo, e io riuscii a stare lontana da Chris, e a parte qualche provocazione ( che io fui in grado di non raccogliere) anche lui mi lasciò in pace.

Tornai a casa per le sei, e alla fine convinsi i miei a lasciar dormire Irene da me.

Passammo la serata guardando il “Moulin Rouge”, uno dei film più belli della storia, e anche il mio preferito, mentre mangiavamo un quintale di caramelle gommose comprate di nascosto prima di tornare a casa.

La mattina dopo ci svegliammo con nostra grande sofferenza, dopo che mia mamma ci aveva chiamato per 10 minuti abbondanti.

Arrivammo a scuola giusto in tempo per copiare le frasi di latino che ci mancavano e per scambiare le tradizionali chiacchiere, o meglio, pettegolezzi, mattutini.


Fine del capitolo :)

So che è sempre corto, ma non ho mia tempo :)

spero che qualcuno mi lasci un commento,

A presto,

Lianott.

  
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