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Autore: Darik    12/03/2011    2 recensioni
Una grande battaglia era stata vinta. Ma il prezzo era stato una grave perdita, sempre più difficile da sopportare.
Per questo le persone che lo amano intraprenderanno un assai pericoloso viaggio, dove nulla è come sembra, per ritrovare Negi.
Questa storia è il seguito di "Colui che Evangeline ammira".
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Apparenze'
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2° Capitolo

Nell’ufficio del preside si erano radunati in cinque: oltre all’anziano uomo, c’erano Asuna, Setsuna, Konoka, e anche Nodoka e Yue.

“Voi due non dovreste essere qui” obbiettò il preside.

“E… e perché?” domandò turbata Nodoka.

“Perché” si inserì Yue “se l’esperimento riesce, noi due vedremo dove si trova il professore. E in nessun modo potrebbero impedirci di andare con loro. Mi dispiace, preside. Abbiamo strappato l’informazione su questa seduta ad una specie di paparazzo, ho fatto alcune ricerche in biblioteca e ho scoperto che più persone legate allo scomparso sono presenti, più possibilità ci sono che riesca”.

Il tono di Yue era assai deciso, anche se la ragazza si augurò che nessuno dei presenti si facesse domande sulla natura del suo legame con Negi.

Il preside si massaggiò la barba. “Mmm… e va bene. Allora, mettiamoci in cerchio”.

Le ragazze obbedirono, mentre il preside con un gessetto disegnò sul pavimento intorno a loro degli strani cerchi.

Erano diversi da quelli che si realizzavano per i pactio, che erano meno complessi, ed era notevole la rapidità e precisione con cui l’anziano docente li tracciava.

Il preside si mise al centro del cerchio formato dalle ragazze. “Prendetevi per mano” ordinò.

Dopo che le altre ebbero ubbidito, l’uomo abbassò il capo e cominciò a sussurrare delle parole.

Queste parole, da lieve bisbiglio, diventarono man mano sempre più forti.

Gli oggetti nella stanza iniziarono a tremare con violenza crescente.

Il tremolio cessò di botto. “Pensate il più intensamente possibile a Negi!” ordinò il preside.

E un istante dopo, l’uomo alzò la testa guardando verso l’alto, un’onda energetica eruppe dal suo corpo confluendo in parte nei cerchi sul pavimento, che s’illuminarono di una luce quasi accecante, al punto che le ragazze dovettero chiudere gli occhi.

Il resto dell’onda energetica attraversò le ragazze lasciandole indenni e colpì tutti gli oggetti presenti nello studio: libri, sedie, quadri, fermacarte e altro ancora, facendoli cadere per terra.

La luce dei cerchi sembrò prendere vita e cominciò a spostarsi verso un punto in aria, sopra il preside.

“Guardate!” comandò quest’ultimo.

Le ragazze aprirono gli occhi: sopra il preside si era creata una figura femminile umana, con capelli lunghissimi e fluttuanti.

La figura alzò le braccia al cielo, poi tracciò un arco nell’aria e si creò come un’immagine.

Nonostante lo spettacolo, un solo pensiero attraversava la mente delle ragazze: “Negi…. Negi…. Dove sei?”

L’immagine iniziò a cambiare in maniera sempre più vorticosa e ad alternarsi ad altre immagini: sembrava di vedere un televisore impazzito.

Prima mostrò una coltre di neve…

Poi una coltre di nubi temporalesche…

Che subito vennero rimpiazzate da una giornata soleggiata, e subito dopo nuovamente da un temporale…

Un deserto bianco… interrotto da getti di aria bianca…

Un leoncino che camminava nel deserto bianco, sul cui sfondo iniziavano a intravedersi delle basse montagne, canyon e cascate…

Un immenso oggetto conico fatto di terra che si erigeva al di sopra di tutte le terre emerse…

L’oggetto si rovesciava come un calice sulle terre, ricoprendole di sangue….

Sangue che poi diventava uno sciame di farfalle di luce dorata….

Una scacchiera….

Una pioggia di caramelle di tutti i colori…

Infine, ancora un deserto bianco.

L’incantesimo cessò in un attimo, il preside si accasciò silenziosamente.

“Nonno!” gridò Konoka soccorrendolo.

“Sto… anf, anf… bene” la tranquillizzò l’uomo ansimando. “Guarda che io… anf, anf…. sono ancora una roccia…” continuò spavaldo battendosi il petto con una mano.

E provocandosi cosi un attacco di tosse.

“Oh, nonno” rispose Konoka abbracciandolo affettuosamente.

Asuna si fece avanti rispettosamente. “Preside, mi scusi, ma quelle immagini…”

“Non… le ho viste. La persona… al centro del cerchio può solo incanalare l’energia… si concentra solo su quello e quindi ignora…. tutto il resto….”.

Asuna allora guardò prima Setsuna, poi Nodoka e Yue: tutte e tre scossero la testa mortificate.

Infine volse lo sguardo verso Konoka, ottenendo la stessa risposta.

Asuna alla fine scosse anche lei la testa. “Lo immaginavo. Qualcuno potrebbe spiegarci che cavolo significava quello che abbiamo visto?!”


Era infine arrivato l’ultimo giorno di scuola.

Si vedeva che si era in piena estate: le cicale ronzavano a tutta forza e faceva un caldo torrido.

Quella giornata scolastica durava pochissimo, molti non venivano affatto, altri venivano giusto per salutare qualche prof o per scrivere qualche messaggio di saluti sulla lavagna.

E la III A non aveva mai mancato quell’appuntamento.

Quella però sembrava destinata ad essere la prima volta, dato che di quelle ragazze non era venuta nessuna.

Almeno apparentemente.

Qualcuno infatti aveva scritto qualcosa sulla lavagna.

Una scritta strana, che sembrava fatta da qualcuno che conosceva la grammatica ma non sapeva maneggiare il gessetto.

La scritta diceva: ‘Cattive vacanze’.


Asuna, Konoka e Setsuna avevano salutato le altre, che sarebbero ritornate alle loro case.

“Bene, sembra che siamo rimaste sole” disse Konoka stiracchiandosi.

“Non proprio” specificò Setsuna. “Kaede, Mana, Asakura, Ku e le libraie hanno rimandato la partenza di due giorni. Nella speranza che ci siano sviluppi”.

“Immagino sia lo stesso motivo per cui anche voi due non siete partite subito per Kyoto, vero?” aggiunse Asuna.

“In effetti, si” ammise la spadaccina Shinmei. “Ehi, dov’è Shinobu?”

Come se l’avesse evocata, l’ultima arrivata della III A sbucò fuori da dietro un angolo, con in mano una pila di libri.

Decisamente troppi per lei, che iniziò a barcollare e rischiò di cadere per terra.

Fortunatamente Setsuna e Asuna la raggiunsero con uno scatto da centometrista e presero al volo lei e i libri.

“Nodoka in questo è sempre stata un buon allenamento!” esclamò Asuna. “Tutto bene, Shinobu?”

“S-si, grazie” rispose imbarazzata la novellina.

“A che ti servono tutti questi libri?” chiese Setsuna mentre lo aiutava a rimettersi in piedi.

“La professoressa Ayanami vuole farmi studiare questi libri per l’estate”.

“Eeehhh?! Sono troppi!” gridò scandalizzata Asuna. “Ti rovinerà l’estate!”

“Ma no” la tranquillizzò Shinobu “Per me è una cosa nuova… la trovo molto interessante”.

Asuna non sembrò molto convinta. “Se lo dici tu…”

Shinobu controllò i dintorni, poi sussurrò: “Com’è andato quell’esperime…”

“Shinobu!”

Il richiamo severo fece sobbalzare le tre ragazze: con passo deciso furono raggiunte dalla professoressa Ayanami.

“Non bisogna perdere tempo” redarguì la prof. “Porta questi libri sulla mia scrivania. Lì elaboreremo il piano di studi”.

“S-subito” rispose Shinobu raccogliendo i libri e andandosene.

“Aspetta, Shinobu, ti aiuto” le disse Konoka andandole dietro e prendendo parte dei suoi libri.

“Mi scusi, professoressa” azzardò Asuna “ma non crede di aver dato troppo da studiare a Shinobu? Ha cominciato da poco la scuola”.

“Chi ben comincia, è a metà dell’opera, Kagurazaka. E poi non preoccuparti, saprò ben dosare le cose da studiare” rispose con decisione l’insegnante.

Che tirò fuori un ventaglio. “Uff, che caldo. Io sono abituata a climi più freddi". E se ne andò.


Quella sera Asuna non aveva sonno, presa com’era a contemplare il letto dove dormiva Negi.

Era ormai la sua abitudine serale.

“Stupido ragazzino! Perché sei sparito in questo modo? Potevi consigliarti con noi. Le amiche a cosa servono sennò?”

Una serie di mugugni attirarono la sua attenzione: Konoka, che dormiva nel letto sotto il suo, aveva cominciato ad agitarsi nel sonno.

Asuna si preoccupò e scese per mettersi affianco alla sua amica. “Konoka che ti prende?”

La ragazza di Kyoto si agitò sempre di più, Asuna dovette bloccarle con le braccia per impedire che cadesse dal letto.

“Konoka! Svegliati! Che ti succede?”

Asuna pensò ad un modo per chiamare aiuto, quando la sua amica si svegliò di botto e si guardò intorno, smarrita.

“Si può sapere cosa ti è preso?”

“Devo parlare col nonno! Subito!” esclamò Konoka alzandosi e correndo fuori dalla camera, con Asuna che la rincorreva.


Il preside si massaggiò la barba. “Dunque hai avuto una visione, nipotina?”

Konoka era molto decisa. “Si, nonno. Ne sono sicura”.

“Mmm, questo è strano” Il preside si alzò e iniziò a passeggiare intorno alla sua scrivania. “Certo può essere dovuto ad un residuo dell’esperimento di ieri. In qualche modo potrebbe essersi agganciato al tuo potere di controllare la magia, che l’ha alimentato permettendoti di avere una visione chiara”.

Konoka abbassò il capo. “Beh, a dire il vero, non è che mi sia apparsa una scritta che mi diceva dove cercare. Però ho avuto una visione con più dettagli”.

“Lo scopriremo presto, comunque. Asuna è andata a chiamare le tue compagne. Vedremo se potranno illuminarci”.

Dopo un po’ arrivarono Asuna, Setsuna, Nodoka e Yue.

“Bene, ora siete arrivate, descrivici cosa hai visto, nipotina”.

Konoka si concentrò. “Ecco, ho rivisto il deserto bianco. Era una distesa ricoperta di neve, un altopiano. Il cielo era molto mutevole, passava da limpido a nuvoloso molto rapidamente. All’orizzonte poi ho intravisto una città. Non ho notato nulla di particolare, ma era una città moderna. Ed era in una baia, una baia piena di fumo. In mezzo al fumo bianco, c’erano gli edifici di questa città. E c’era un edificio molto alto, che mi sembrava… una specie di shuttle in fase di decollo. Cioè, non era uno shuttle, era una sorta di edificio religioso, con un campanile. E sul campanile c’era un uomo, che cantava qualcosa. Era una strana lingua, che non avevo mai sentito prima, tuttavia quelle parole mi si sono scolpite nella mente: Passíusálmarnir Jesú Kristí. Poi delle grida alla base dell’edificio hanno attirato la mia attenzione. Era un vichingo, lo so perché in passato ho visto un documentario, che roteava una spada, come per difendere un forziere che teneva dietro di lui. Dopodiché mi sono svegliata”.

“Senza offesa, ma neppure questo mi sembra molto comprensibile” obbiettò Asuna.

“Io invece forse ho colto un collegamento” intervenne Yue dopo aver rimuginato un po’.

Tutti la fissarono.

Anche Nodoka. “Yue, a cosa ti riferisci?”

“Ti ricordi che un mese fa abbiamo cominciato a esplorare una nuova sezione della biblioteca?”

“Ah si, quella della letteratura scandinava”.

“Esatto. E ricordo che tra quei testi ne trovai uno abbastanza recente. Era quello degli Inni della Passione del poeta islandese Hallgrimur Pétursson. In islandese la pronuncia del titolo della sua opera è proprio Passíusálmarnir”.

“Uao, che memoria, Yue!” esclamò Asuna.

“E che cultura!” aggiunse Konoka.

“Passare il tempo in biblioteca serve” spiegò con un certo orgoglio Yue.

Che continuò: “Signor preside, penso che con una ricerca su internet troveremo cosa ci serve, dato che adesso abbiamo un luogo preciso dove guardare, ovvero l’Islanda”.

Il preside tirò fuori il suo computer portatile, però non sembrava troppo a suo agio con internet, quindi Yue prese il suo posto e cominciò a fare ricerche sulla rete.

“Certo che Yue ci sta mettendo un’energia notevole” commentò Setsuna.

Konoka annuì. “Eggià. Sembra quasi l’impegno di un innam…”

“TROVATO!” gridò prontamente Yue sbattendo un pugno sul tavolo (e lanciando un’occhiataccia poco appariscente a Konoka).

Il gruppo osservò i dati sullo schermo, mentre Yue li illustrava: “Quadra tutto. La capitale dell’Islanda si chiama Reykjavík, che significa baia fumosa. E siccome Pétursson era anche un pastore religioso, allora l’edificio su cui stava nel sogno di Konoka doveva essere questo, la chiesa di Hallgrímskirkja, tra l’altro a lui dedicata”.

Konoka additò la foto della chiesa. “Si, è quella! L’edificio che mi ricordava uno shuttle in fase di decollo!”

“Quadra tutto! Tutto!” esclamò quasi eccitata Yue. “Anche altri dettagli. L’Islanda si trova vicino alla Groelandia, ovvio quindi che spesso si trasformi in un deserto di neve. E a causa di particolari condizioni climatiche, il tempo è molto variabile. In pochissimo tempo si passa dal cielo sereno a quello nuvoloso e viceversa. Inoltre, i getti di aria bianca potevano essere dei geyser”.

“Splendido lavoro, Yue!” dichiarò Asuna. “Bene, prepariamoci a partire per l’Islanda”.

“Un momento” intervenne il preside “Voglio che non facciate nulla di precipitoso. Non sappiamo ancora tutto di questa faccenda. Potrebbero attenderci brutte sorprese in quell’isola lontanissima. E ricordate che ancora non abbiamo trovato una spiegazione a tutti i dettagli apparsi nella prima visione. Sappiate che quell’incantesimo di ricerca non fa mai apparire niente per caso”.

“Comunque adesso abbiamo un luogo dove cercare” ribatté Asuna. “Quindi andremo lì”.

“So bene che non posso fermarvi. Ma posso comunque prendere delle precauzioni. Konoka, tu non andrai”.

“Eh?! Ma perché?!” protestò lei.

Il preside la guardò con uno sguardo fattosi improvvisamente molto serio. “Sai già il perché. Konoka, tu sei troppo importante per il mondo della magia. Non devi correre rischi. Andrai a Kyoto da tuo padre, e Setsuna ti accompagnerà”.

Setsuna rispose chinando diligentemente la testa.

Il preside continuò: “Bene. In quanto alle altre ragazze, voi potete andare, ma non certo da sole. Verranno con voi Sakura Mei e Takane ‘Shadow User’ D. Godman. Inoltre dovranno venire con voi anche Kaede Nagase, Mana Tatsumiya e Ku Fei. E prima di andare in Islanda, passerete per l’Inghilterra. Anche il professor Takahata e Kotaro verranno con voi. Miyazaki e Ayase, voi resterete qui”.

“Anche noi vogliamo andare!” protestarono insieme le due ragazze.

“Vi ho fatto venire qui perché ormai siete coinvolte. Tuttavia, in caso di pericolo, sapreste combattere?”

Quella domanda le zittì.

“Bene. Allora cominciamo i preparativi per il viaggio. Bisogna fare in fretta e bene” concluse l’anziano uomo.


Alcuni giorni dopo, un piccolo aereo decollò dall’aeroporto di Tokyo, con direzione Londra.

A bordo c’erano, sulla fila di sedili a destra, Mana Tatsumiya, che stava con gli occhi chiusi, concentrata su chissà cosa.

Affianco a lei sedeva Kaede Nagase, sempre col suo sorriso rassicurante.

Dietro di loro c’era Ku Fei, che stava leggendo un depliant sull’Islanda.

Nella fila di sinistra c’era Asuna, che lanciò uno sguardo alle loro due compagne: Sakura Mei, abile ma anche molto timida maga dai capelli rossi laureatasi in una scuola di magia americana. E poi Takane D. Godman, ragazza alta, bionda e bellissima, con una faccia orgogliosa da persona che se la tira parecchio.

Chissà poi perché la chiamavano Shadow User.

Arrivò una hostess con un vassoio per gli snack.

“Finalmente!” gridò Ku Fei cominciando ad arraffarne il più possibile e lasciando allibita l’hostess per la sua voracità.

“Ku, trattieniti. Il viaggio sarà lungo. E le bocche da sfamare sono davvero tante” le disse Mana.

Asuna piegò la testa di lato. “Davvero tante?”

Mana allora si alzò, si diresse verso la zona dei bagni, estrasse da chissà dove un fucile e col calcio di quest’ultimo colpì un pannello del soffitto.

Dal soffitto caddero per terra Yue e Nodoka.

Mentre un’imbarazzata Asakura sbucò dalla zona scoperta del soffitto.

“Vi siete nascoste bene nella stiva. Ma lo stimolo di andare in bagno vi ha tradite” spiegò la giovane mercenaria.

Asuna si mise una mano sul volto.

Ormai erano decollate e non si poteva tornare indietro.

Avrebbero cercato un modo per scaricarle a Londra.

Essendo un lungo viaggio, Asuna provò a rilassarsi osservando il panorama dal finestrino.

“Resisti Negi, stiamo arrivando”.

****

L’unico rumore percepibile era quello del ventaglio.

Ed era sventolato da una bella donna non perché faceva caldo, ma solo per sfogare la propria tensione.

Quella persona era seduta davanti ad una scrivania, con sopra un computer portatile aperto,

L’ufficio della donna era pieno di oggetti provenienti dall’arte cinese, antica e moderna: quadri e statue raffiguranti collane di fiori, dragoni dalle forme più variegate, panorami di villaggi e montagne molto stilizzati e altre figure grottesche, miscugli tra esseri umani e creature fantastiche.

Un bip arrivò dal computer, la donna prontamente aprì il messaggio.

“Tutto a posto”.

La proprietaria del computer si abbandonò per un attimo sulla poltrona, coprendosi gli occhi con una mano.

Tutto stava andando bene, tuttavia per superare il nuovo ostacolo aveva dovuto pagare un prezzo.

L’ennesimo.

Scrisse un nuovo messaggio e lo spedì.

La risposta arrivò subito.

“Ovviamente lo so bene che la lista dei tuoi debiti aumenta”.

“Ovviamente” rispose irritata la donna per poi chiudere il computer.

 

  
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