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Autore: SailorMercury84    12/03/2011    12 recensioni
Questa è la storia Amy, a noi nota come Sailor Mercury. In questa storia, vorrei far emergere non la storia della combattente, ma della ragazza di tutti i giorni. Amy che si racconta in prima persona.
Tratto dal primo capitolo:
"Mi chiamo Amy, ho 27 anni e sono originaria del giappone.
Finalmente mi sono laureata, e sono diventata un medico, per l'esattezza, medico d'urgenza. Sono
due anni che lavoro presso la struttura ospedaliera del Guy's Hospital, nella zona di London Bridge."
Spero vi piaccia, è la prima storia che scrivo!
Buona lettura...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ami/Amy, Taiki, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Sensi di colpa.
 
 
 
Da quando mia madre se ne era andata sbattendo la porta, ero rimasta sul divano a riflettere sino ad addormentarmi. Solo il rumore della chiave nella toppa mi svegliò; avevo dormito più che altro per stanchezza mentale.
Aprii gli occhi e vidi Taiki che si stava togliendo il cappotto, e poi mi raggiunse accosciandosi vicino al divano e accarezzandomi il viso:
 
- Buonasera my water's drop... -
 
- Amore... mi sei mancato! Come è andata oggi? -
 
- Bene, come al solito. Tua madre dov' è, in albergo? Dobbiamo andarla prendere per cenare insieme? -
 
- No... -
 
Sospirai profondamente, non avevo voglia di parlare di lei e di quello che era successo, ero stanca di pensarci. Taiki mi guardava con aria interrogativa, così decisi di aprire il discorso, ma solo perchè volevo fornire delle risposte a lui:
 
- Mia madre ha detto che tornerà a Tokyo, probabilmente starà sostando in qualche hotel... oggi abbiamo discusso... -
 
- Come, di già? Se non sono indiscreto, posso sapere cosa è successo? -
 
Mi feci forza, e gli raccontai tutto, mentre Taiki era sempre più sconcertato:
 
- Caspita, non me la ricodavo così dura tua madre! -
 
- Lo so... è da quando sono partita per Londra che è diventata così... o meglio... è sempre stata invadente, ma non come adesso. -
 
- Mi dispiace... Senti, ma quindi domani devi anche vedere quel tipo? -
 
- Non lo so se mia madre ha ancora intenzione di farlo venire... Spero di no! -
 
- Lo spero anche io. Anche perchè domattina io sarò al lavoro, e non mi piace l'idea che rimanga con questo Zachar che ti fa le avances... Non posso mai stare tranquillo! -
 
- Ma no, per quello non devi preoccuparti, a me da solo fastidio la sua intromissione nella rapporto fra me e mia madre, ma per il resto puoi stare tranquillo, non credo che dopo tutti questi anni venga qui per provarci, e se anche fosse, devi fidarti di me... -
 
- Io di te mi fido, è di lui che non mi fido... Speriamo bene! -
 
- Beh in caso potrai sempre seguirlo in strada per prenderlo a botte! -
 
Dissi con tono sarcastico.
 
- Mi stai forse prendendo in giro? -
 
- Penso proprio di si amore! -
 
Lui sorrise e anche io lo seguii nella risata. Poteva fare sonni tranquilli il mio Taiki, perchè per me c'era solo lui.
 
L'indomani, mi alzai di buona lena, feci un bagno caldo e sistemai casa. Dopo le pulizie mi sedetti sul divano e ripresi la lettura del libro "Relatività. Esposizione divulgativa e scritti classici su spazio geometria fisica" di Einstein, quando sentii suonare il campanello, ormai si era fatto tardo pomeriggio. 
 
- Chi è? -
 
- Sono un tuo vecchio amico... sono Zachar! -
 
Non potevo crederci, era davvero venuto fino a casa mia, e conoscendo mia madre, si era sicuramente segnata l'indirizzo e aveva studiato perfettamente il percorso per arrivarci per poi dirlo a Zachar... assurdo!
Aprii la porta e vidi quello che ricordavo come un ragazzino, essere diventato un bell'uomo dai capelli lunghi. Rivederlo non mi fece nessun effetto, ma accese una piccola fiamma di infastidimento in me.
 
- E' tanto che non ci vediamo eh? Beh, non mi fai entrare? -
 
In realtà non avrei voluto farlo entrare, perchè sapevo bene quale fosse il motivo della sua visita, ma fui costretta a dire (non con molto entusiasmo) :
 
- Prego, accomodati. -
 
Zachar entrò, togliendosi la giacca e buttandola sul divano. Poi si guardò intorno:
 
- Gran bella casa! -
 
- Grazie. Posso offrirti qualcosa? Un tè magari? -
 
- Un "me"? No grazie! Se si tratta di un "te" magari preferisco. -
 
Rimasi in silenzio guardandolo con aria severa, dopo tutti quegli anni era solo capace di fare lo sbruffone, quando credevo fosse diventato un uomo serio e maturo.
 
- Beh? Sei sempre la solita secchiona, nemmeno a 27 anni suonati ti fai una risata? -
 
- Zachar cosa sei venuto a fare fin qui? -
 
- Hey calmati! Dai, fammi un bel tè e siediti qui così ne parliamo. Non sei contenta di rivedermi? -
 
Che ragazzo arrogante! Voleva persino spadroneggiare in casa mia! Il suo comportamento non faceva che peggiorare la situazione, già non sopportavo il motivo dela sua visita, per di più mi infastidiva il suo atteggiamento. Mentre riempivo d' acqua il bollitore, mi tremarono le mani e il cuore mi batteva forte come un martello pneumatico tant'era la rabbia che sentii salirmi dentro. Cercai comunque di fare l'indifferente, e una volta preparato il tè, raggiunsi Zachar al tavolo.
Mentre sorseggiava il tè, Zachar mi guardò con un mezzo sorriso:
 
- Per cena hai da fare? -
 
- Sì ho da fare, torna il mio fidanzato e ceniamo insieme. -
 
- Peccato... certo non si può dire che mi abbia dato un bel "benvenuto" eh? -
 
- Tu lo sai perchè non sono felice di vederti, adesso per favore, dimmi tutto quello che mi devi dire.  Sappi che io in Giappone non ci torno, e mi dispiace che mia madre abbia messo in mezzo anche te, ma in parte sbagli anche tu ad intrometterti in una faccenda che non ti riguarda. -
 
- Cavoli, e che ti è successo? Siamo sicuri che tu sia sempre la stessa ragazzina casa e libri, silenziosa e timida che non faceva altro che studiare? -
 
- La ragazzina è cresciuta Zachar, e non ho più intenzione di subire stando in silenzio. Senza giri di parole, dimmi cosa sei venuto a fare qui. -
 
- Mamma mia come sei diventata acida! Beh, comunque questo mi affascina ancora di più. Sei diventata una bella donna e con questo modo di fare, sei ancora più da desiderare. -
 
- Smettila adesso! Te lo chiedo per l'ultima volta... che cosa sei venuto a fare qui?! -
 
Sparì il suo sorrisetto dal volto, e divenne serio, troppo. Si avvicinò molto a me con la sedia facendomi sentire in imbarazzo. Poi abbassò lo sguardo:
 
- Amy ascolta... il problema è più serio di quello che pensi... -
 
 
Lì capii che aveva smesso di fare lo sbruffone e avevo capito che non sarei dovuta intervenire nel discorso, ma che avrei dovuto lasciarlo parlare, anche se inizialmente tentai di controbattere.
 
Portò di nuovo i suoi occhi verso i miei, guardandomi profondamente:
 
- Si tratta di tua madre... -
 
- Di mia madre? Questo era ovvio... -
 
- Sì, ma adesso ascoltami... -
 
Mi prese le mani fra le sue, e  per qualche assurdo motivo, non ebbi il coraggio di liberarmene, si era creato uno strano clima e non capivo cosa stesse accadendo. Riprese a parlare con tono basso, quasi sottovoce:
 
- Tua madre è molto malata Amy. Mi dispiace dirtelo così, ma ho il dovere di farlo. Lei non ha mai avuto il coraggio di dirtelo, perchè non voleva che tornassi in Giappone per pietà; non voleva giocare sulla tua decisione di tornare a causa di questo motivo, perchè dice che sarebbe stato un gesto innaturale il tuo. Ma io, ho deciso di dirtelo perchè lo ritengo giusto, anche se lei non voleva che io lo facessi... lei non sa che che io te ne stia parlando... -
 
Per tutto il tempo rimasi imbambolata, incredula. Perchè mia madre non mi aveva detto niente? E quanto era grave la sua malattia? Inziai a provare degli enormi sensi di colpa per non averlo capito, e per averla fatta andare via in quel modo. Poi iniziai a pormi un milione di domande, ero spaventata e agitata, così inondai Zackar di domande:
 
- Ma che cos'ha esattamente mia madre? E' molto grave? Devi dirmelo! -
 
- Tua madre è molto malata Amy, ma sarà lei a dovertene parlare se vorrà... io mi sento solo di dirti che dovresti tornare per starle accanto... -
 
Sembrava uno scherzo spaventoso, ma doveva essere vero, nessuno giocherebbe mai una simile carta pur di convincerti a fare una cosa. Ero preoccupata, spaventata. Cosa aveva di tanto grave mia madre? Avrei dovuto saperlo al più presto. E avrei fatto in modo di convincerla a venire a Londra per poterle essere di aiuto, non l'avrei mai lasciata da sola, ma nello stesso tempo avrei comunque seguito la mia vita in quella città. Un viaggio in Giappone pensai comunque che fosse d'obbligo, dovevo andare da lei, scoprire quale fosse la sua malattia e cercare di aiutarla il più possibile sperando che non ci fosse nulla di grave come temevo. Cercai di fare leva su questo pensiero, volevo essere ottimista in fondo, come se non volessi accettare che stesse accadendo per forza qualcosa di negativo. Mi calmai, cercai di razionalizzare per non farmi prendere dal panico, poi mi rivolsi a Zachar:
 
- Ascolta, nel fine settimana verrò a Tokyo... ma sappi che non rimarrò lì, porterò via mia madre con me e la farò rimanere a Londra. Ti chiedo solo di accennarmi qualcosa della sua malattia, te lo chiedo per favore... non posso rimanere con quest'ansia opprimente... -
 
 
- No Amy, non posso... Ho promesso a tua madre di non dirtelo, ho già parlato troppo... devi parlarci di persona. -
 
- Ti prego Zachar! -
 
Lui si alzò in piedi e si diresse verso il divano dove precedentemente aveva tirato la giacca in malomodo:
 
 
- Mi dispiace... Non posso. Adesso vado, verrò a prenderti sabato mattina così ti accompagno a Tokyo. -
 
- Non è necessario grazie. -
 
- Ho anche promesso a tua madre di prendermi cura di te nel possibile, nel caso in cui avessi deciso di tornare in Giappone... vuoi forse farla addolorare ancora di più? -
 
Zachar colpì nel centro, e io non volevo che mia madre peggiorasse a causa delle  preoccupazioni che involontariamente le arrecavo. Fui costretta ad accettare:
 
- Va bene Zachar, poi ci metteremo d'accordo per gli orari. -
 
- Bene. Io ho il tuo numero di telefono, me lo ha dato tua madre. Ti chiamerò venerdì sera, adesso vado. Mi dispiace Amy... fatti forza. -
 
Così dicendo si avvicinò a me e sorprendendomi, mi diede un bacio tra l'angolo della bocca e la guancia. In quella frazione di secondo, colta alla sprovvista fui solo capace di allontanarmi di scatto con aria interrogativa e contemporaneamente sbalordita e disgustata. Mentre si dirigeva verso la porta mi portai una mano su quell'angolo della bocca che aveva appena baciato e sfiorandolo con le dita come per pulirmi gli dissi con tono apparentemente calmo:
 
- Non... non ti azzardare mai più... -
 
Lui si voltò verso di me e mi guardò con un ghigno:
 
- Ci sentiamo venerdì. -
 
Chiuse la porta e io iniziai a piangere di rabbia e disperazione. Mia madre era malata! Ma che cosa aveva? Perchè non me lo aveva detto? "Maledetta mamma, maledetta!!! Perchè mi fai questo? Mi odi così tanto per le decisioni che ho preso nella mia vita, da non dirmi una cosa così importante?!? Sei come papà... anche tu mi hai abbandonata in realtà! " Dovevo assolutamente sentirla e così provai a chiamarla. Il telefono dava libero ma non mi rispondeva. "Che cosa diavolo è successo? Non mi rispondi perchè sei ancora arrabbiata con me? O non mi rispondi perchè ti sei sentita male?Dannazione rispondi a questo maledetto telefono!!!" Mi accasciai sul tappeto disperata, non sapevo più cosa pensare, non riuscivo, non riuscivo a calmarmi a pensare qualcosa di razionale. Mi passarono mille pensieri per la testa, di lei che se ne era andata via in quel modo, di lei che piangeva, di lei che aveva sofferto a causa di papà che l'aveva abbandonata, di lei che soffriva perchè io non le ero vicino... La immaginavo ancora con le lacrime agli occhi mentre magari in quel momento era chissà dove con il suo male. Ma quale male?!? Perchè non potevo saperlo subito?!
Le mandai un messaggio, in quel momento era l'unica cosa che potessi fare:
 
"Mamma come stai? Rispondimi al telefono!"
 
 
Rimasi con il cellulare in mano e gli occhi fissi sul display mentre ero ancora seduta sul tappeto, cercando intanto di calmarmi. Finalmente dopo cinque minuti mi arrivò la risposta tanto attesa, quei pochi minuti mi erano sembrati un'eternità.
 
" Sto bene, sono in albergo, domani ho l'aereo per Tokyo. Non ho voglia di parlare con te adesso. "
 
La durezza delle sue parole non mi colpì questa volta, ma fui bensì felice di aver ricevuto quel messaggio e di sapere che non mi aveva risposto alla chiamata non perchè fosse  in preda ad un malore, ma per orgoglio. Sorrisi con il telefono in mano e gli occhi ancora umidi.
 
Poi si aprì la porta di casa e mi voltai verso un Taiki stupito di vedermi in quello stato, seduta per terra:
 
- Che succede? -
 
Così dicendo si affrettò a venirmi incontro.
 
 
 
 
Note e commenti:
 
Ed eccoci qui :) Ora sono curiosa di sapere cosa direte sulla madre di Amy, scommetto che questa non ve l'aspettavate :D
E poi adesso c'è anche Zachar... chissà come finirà? Eheh...
Detto questo non mi resta che passare ai ringraziamenti!
Ringrazio ancora una volta la mia ispiratrice Demy84 e  ringrazio con tutto il cuore voi: Elliemarsrose, Key17, Kay89, Marziolina86, Moon91, Alison95, Pianistadellaluna, LadyFire, Court, Alemagica88, Cri Cri, Lisanechan, DeepSubmerge85 e Simona! :)
Grazie a tutti i lettori.
A presto!
SailorMercury84
   
 
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