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Autore: Sole Finn    12/03/2011    0 recensioni
"Sono sul palco. La mia vita. Sono questi i momenti in cui
capisco sempre meglio che è questo ciò che voglio veramente. Quando sono da sola al
centro del palco, a luci spente, il cuore inizia a battere forte. Mi sembra quasi di aver
dimenticato tutta la coreografia che preparo da settimane. Tutto è confuso. Ma poi parte la
musica. Quelle note che conosco a memoria. Che risuonano nella mia mente e nel mio
cuore."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Unʼaltra città. Unʼaltra vita. Unʼaltra prova. Una compagnia diversa. Unʼoccasione diversa.
Ma il palco è sempre lo stesso: legno duro, coperto da un tappeto nero. Davanti a me mille
poltrone rosse vuote. Solo cinque persone occupano quellʼimmensa platea. Le cinque
persone che in questo preciso istante hanno in mano il mio futuro. Se va male anche
questa volta, ritornerò a casa di nuovo a mani vuote. Ritornerò, riprenderò gli studi da
privatista e la mia vita normale. Aspettando la prossima occasione.
Ma adesso sono qua. Devo dare tutta me stessa, come faccio sempre. Devo far vedere
quanto valgo. Quanto merito di entrare. Ancora una volta. E comunque andrà, io non
abbandonerò il mio sogno. Mai.
“Bige Julie, numero 2025”
“Sì.”
“Tocca a te”
Eʼ arrivato di nuovo il momento. Prendo il borsone, scarpette già addosso, capelli raccolti
in uno chignon quasi perfetto. Sono sul palco. La mia vita. Sono questi i momenti in cui
capisco sempre meglio che è questo ciò che voglio veramente. Quando sono da sola al
centro del palco, a luci spente, il cuore inizia a battere forte. Mi sembra quasi di aver
dimenticato tutta la coreografia che preparo da settimane. Tutto è confuso. Ma poi parte la
musica. Quelle note che conosco a memoria. Che risuonano nella mia mente e nel mio
cuore. E così inizio. I movimenti così fluidi, preparati, corretti, rivisitati con amore, sudore,
fatica. Ogni passo è legato a quello precedente a quello successivo. Ogni passo ha una
storia, un suo perché.
Quando comincio a ballare non vorrei mai smettere. Vorrei provare in eterno la sensazione
di rimanere in punta di piedi nelle mie scarpette consumate dal tempo.
Poi, inevitabilmente, qualcosa interrompe la musica. Ed io sono costretta a fermarmi, non
senza aver concluso il tutto con un inchino in segno di saluto ai giudici. E sentirmi dire
quellʼormai famoso
“Grazie. Le faremo sapere.”
E, chissà come mai, non saprò mai quello che veramente queste cinque persone pensano
della mia danza.
Rientro nelle quinte, prendo il mio borsone e mi dirigo verso gli spogliatoi per cambiarmi.
Durante il tragitto sono sballottata a destra e a sinistra da ragazzi che corrono ad allenarsi
o a ripassare la coreografia. Non mi aspetto più né uno “Scusa.”, né tanto meno un
“Permesso”.
Il mondo della danza, purtroppo, è crudele. Ognuno pensa a se stesso.
Ognuno fa il proprio interesse e pensa al proprio tornaconto. Sono lontani i tempi in cui
uscita dal palcoscenico incontravo parenti e amici che mi dicevano “Julie, sei un
fenomeno!” “Julie, sei la migliore!” “Tesoro sei stata a dir poco eccezionale”. Quelli ormai
sono vecchi ricordi. False speranze che ti convincevano del fatto che tu fossi veramente
un fenomeno. Ma non sapevi che un giorno avresti dovuto fare i conti con questa gente.
Con i veri esperti del mondo della danza.
Lascio il borsone sopra una panchina, mi tolgo le scarpette, scoprendo come al solito delle
lievi ma dolorose ferite ai piedi. Una volta riposto il tutto vicino alla borsa, vado in bagno.
Mi sciacquo la faccia, tolgo il body e le calze rosa carne ed entro in doccia. Lavo via le
fatiche di questo giorno estenuante. Velocemente passo i capelli con acqua bollente,
indosso lʼasciugamano e le ciabatte ed esco. Seduta di fianco alla mia borsa, trovo una
ragazza molto più giovane di me. Non credo abbia neanche 16 anni. Sta piangendo. O
meglio, ha il viso coperto dalle mani, ma i singhiozzi si sentono a miglia di distanza.
Mi siedo di fianco a lei.
 
“Eʼ andata male?”
Annuisce.
“Quanti anni hai?”
“Qui...quindici...”
“Era la tua prima volta ad un provino?”
“Mh, mh...”
“Allora tranquilla. Io ho 20 anni e di provini nella mia vita ne ho fatti tanti. Forse troppi.
Alcuni vanno, altri no. Eʼ fatto così questo mondo. Devi farci lʼabitudine.”
“Certo, ma io per questo provino mi alleno da un anno. E quando vedi crollare tutti i tuoi
sforzi per un maledettissimo “NO.”...”
“Ti sembra che il mondo ti stia crollando addosso. Che tutto quello che tu hai fatto fino ad
adesso ti sembra completamente inutile e vano. Vorresti tornare a casa e cambiare
completamente mestiere, maledicendo in tutti i modi possibili il giorno in cui hai iniziato a
studiare danza. Ma poi ripensandoci bene, capisci che tu sei nata per questo. Vittorie,
sconfitte, non importa. Lʼimportante è ciò che provi mentre stai sul quel palco. Giusto?”
“Giusto...”
“Piacere, Julie. Ho 20 anni e ballo da quando ne avevo 3. Quindi, ti capisco. Ti capisco
perfettamente.”
“Christine. E studio danza da 8 anni.”
“Ora devo tornare a casa, ma mi raccomando. Se pensi veramente che danzare sia la tua
vita, non abbandonarla mai. Non lasciar perdere tutto per un provino andato male. Ce ne
saranno moltissimi altri così e magari anche peggio. Ma prima o poi le occasioni arrivano
per tutti. Vedrai. Ciao tesoro..”
Prendo la borsa sorridendo alla ragazza e torno negli spogliatoi.
Mente mi sto cambiando suona il cellulare.
“Pronto?”
“Julie, sono Fran! Allora comʼè andata?”
“Tranquilla, mi avrai tra i piedi ancora per un poʼ.”
“Mi dispiace tanto.”
“Tranquilla. Ormai ci ho fatto lʼabitudine. Ci vediamo domani che torno a casa. Sono
distrutta.”
“Immagino. Va bene, dai. A domani tesoro.”
“Ciao...”
Riattacco.
Esco dalla scuola di danza e con un taxi torno nel mio piccolo alberghetto ad una stella.
Entro in camera, mi cambio, mi metto la mia maglietta extra large e mi distendo sul letto senza pensare a niente. E mi addormento. 
  
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