L' aver coscienza di sč, il conoscersi abbastanza per comprendere il proprio sguardo mutare, la propria razionalitą
sgretolarsi e soccombere passivamente a libidinosi istinti.
Dall' oggi al domani, come dal passato pił recente al presente, sia uno scoglio che ti precipita a una spanna dinnanzi al proprio percorso.
Il proprio cammino, meno spirituale di coloro che elevano le proprie auree da estranei, o perdono danaro, tempo bruciato
a riflettere sul come si possa migliorare la propria persona, ho sempre difeso la mia, nonostante qualche inevitabile deviazione
fatta per il gusto di errare, messa e riposta etichettando quel o l' altro evento come incidenti, svaghi.
Ma da razionalista qual sono debbo ammettere la scomoditą di tale luciditą, sorta di perenne seduta nella quale
mi diletto ad analizzarmi, e fin tanto c' č quell' equilibrio sorlcato come negli antichi castelli da una fossa di tre
metri fra me e le cose che mi circondano e tutto il resto č come se tacesse da un' eternitą vivo nella tranquilla
routine paragonabile a quella di una suora di clausura.
E poi ecco lģ che scorgi tramare colui che si definisce un amico, o un' amica. E capti in un microsguardo
il male insito, depositato e in pieno atto del tentativo di estirparti quel bene, ipoteticamente potrebbe esserlo,
solo per legarti dai porsi al cuore e cibarsi di te e della tua anima.
Adulto e maturitą la parola pił inflazionata. Principalmente indossata da chi vuol colpire, ammaliare
l' attenzione e la stima altrui come se bastasse una buona sponsorizzazione di sč stessi per far concatenare
l' ambita, bramata relazione, o legame.
Tante energie e forze vitali impiegate per aver qualcosa per una certa durata nella nostra storia personale
per poi aver con sč un cumulo di macerie che potrebbero gravare sulla morale, o semplicemente
diverranno una serie di lumini, fiammiferi di emozioni che si andranno a consumare presto.
Le macerie, ecco cosa vedo se rivolto gli occhi verso me, solo io posso essere la peggior giudice di me,
solo l' autocoscienza di me č consapevole di quanto scarseggi la mia forza, quanto poco abbia da offrire se
non la delusione, la desolazione, il deserto in cui dirompe la tempesta ogni qual volta capisca l' intenzione, i pensieri altrui
mirati per egoistici fini, e quanto ci si diletti ad ammantarsi di bontą e virtł, quando la sostanza č corrotta come la parola.
Dialoghi sempre pił spesso superflui, trucchetti e scorciatoie contraddette dai gesti.
No, non vorrei veder questo. Ma č tutto cosģ palesato da gravare nella mia consapevolezza.