Dark chocolate and beautiful madness.
Perdevo
Aria...
La notte densa si
appiccicava alla pelle soffocando i sentimenti, lasciando che
solo qualche pensiero fluttuasse nell'aria per consolidarsi in
un ricordo;
di quelli che scavano, incidono le interiora e poi restano.
Me ne stavo
lì, immobile, con la testa appoggiata al pugno, sotto il
gomito
piegato sul tavolo. Mi lasciavo abbandonata sulla sedia, mentre con la
mano
libera giocherellavo con una penna trovata lì per caso; la
facevo girare tra le
dita in un movimento monotono e continuo, poi m’inceppavo e
rovinava sulla
superficie legnosa rimbalzando rumorosamente due/tre volte prima di
rotolare
un po’ più in là. Insieme a lei dall'estasi crollava anche una
parte di me. Allungavo poi la mano in avanti e la catturavo nuovamente
nel mio
palmo.
Ognitanto
alzavo lo sguardo per incrociare il mio riflesso stentato nel vetro
della finestra che mi stava dinanzi, al cui esterno si
affacciava un nero
cupo e senza stelle.
Ascoltavo il
silenzio scolpito dai miei sospiri; aria che entrava, qualcosa che
usciva. (Amore?).
Infine
constatai che c'era troppo rumore, racimolando un minimo d'energia dal
fondo delle mie membra trovai la determinazione utile a trascinare il
mio corpo
fino alla radio e irrorare la stanza di nuove sinfonie, un ritmo cauto
a
guidare il cuore, i suoi battiti trattenuti, alternati, devastati dalle
emozioni; zittiti e risorti. Poi urlanti!
Mi lasciai
ricadere sulla sedia lasciando le gambe libere da ogni peso, il
capo tirato indietro, le labbra sospese e gli occhi socchiusi. Uno
sbuffo.
Altra aria
che usciva...
Sentire la
melodia e costruire su questa dei momenti, così come la
ballerina
crea nuovi passi, il pianista nuove note, la vittima nuove innocenze,
il
colpevole nuovi dispiaceri.
Tessevo il mio
intreccio di sogni e bisogni. Scrivevo la mia storia nell'aria e
mi illudevo della speranza di vederla lì, davanti a me,
pulsante e tangibile,
quando avrei riaperto gli occhi.
Ma non c'era
niente, solo aria. [Aria che usciva?].
Respiravo
questa massa che pressava sulle spalle, che otturava le orecchie e
sminuiva anche la musica rendendola più distante e fioca.
Gravava su di me
tutto questo amore che scaturiva dai ricordi, quelli di cui ti abitui a
portare il segno.
E
più sentivo la massa schiacciarmi, comprimermi come un
palloncino con l'aria
che usciva da ogni foro, e più percepivo il vuoto dilagare
attorno. Ancor più
forte e imminente era il bisogno irreversibile di colmarla, di trovare
almeno
un tappo a questa enorme voragine da cui perdevo briciole d'amore. Mi
intestardivo ancor più a tappezzare questo mio
corpo trasformatosi quasi
in un colino.
Trasudavo
sentimento da ogni poro. Sudavo.
I ricordi a
volte sono armi, sono aghi che bucano la cute, che fanno
sanguinare, artefici di tagli che richiedono il loro tempo per
rimarginare.
Assurdo poi è il nostro masochismo nel grattar via quella
crosta appena
formatasi, e con essa spazzar via il tentativo faticato di racchiudere
un
ricordo, per vedere quel sangue scaturire ancora, come l'aria di prima.
(Altro Amore?).
E lo sapevo
che non c’erano cerotti, o meglio, che non li avrei cercati. Lasciavo che lacrime scarlatte scivolassero verso il basso macchiandomi
la
pelle.
Mi sentivo
preda di quel vortice d’aria che sollevava
emozioni e le condiva distrattamente tra loro; le faceva vibrare. Era
un vento
che investiva tutto, gli oggetti, il mio corpo,… scuoteva e
devastava, ma non
spostava
niente. Tutto rimaneva perfettamente come era prima, la
realtà
intatta come in una fotografia. Non avevo ciocche di capelli tra le
labbra o
granelli di polvere negli occhi. Non sentivo freddo. Solo i brividi e
il vuoto.
E
più l’aria pressava e più mi sentivo
leggera. Sentivo di
svuotarmi -perdere- dai polmoni, dalle ferite.
Mi stavo
sgonfiando dei miei stessi sentimenti. Lasciavo che
essi riempissero la stanza, mi tenessero compagnia nella mia
insostenibile solitudine.
Ho descritto un attimo comune a molti, ma non banale; perchè le emozioni e i sentimenti non sono mai da prendere alla leggera.
Non scherziamo, c'è un cuore in gioco!
Forse trasformerò questa shot nella prima di una raccolta, ma sarà ancora da vedere.
L'impronta di questa raccolta, se mai sarà tale, sarà di questo genere enfatizzante e metaforico. Spero possiate perdonare la mia pecca, ma sono così nella realtà, i miei occhiali non schermano niente, anzi mi lasciano intravedere anche quello che non c'è. Mi travisano la realtà, la mescolano con un pizzico di magia. ( Bacatezza mentale?)
Spero in un vostro commento, anche critico. Le critiche aiutano, le accetto volentieri se non usate con toni offensivi. Vi ringrazierei in anticipo, anche solo di aver dato un'occhiata. Sono contenta infine di essere ritornata qui, in questo sito stupendo, di nuovo come autrice.
A presto.