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Autore: Ellens    12/03/2011    5 recensioni
Juliet Sunders non ha paura di nessuno: si caccia nei guai, se li va a cercare come suo unico divertimento, ne è attratta tanto quanto un'ape è attratta dal suo stesso miele.
Chase Turner la odia: lei tende a rovinargli la vita giorno per giorno, per il semplice fatto che l'odio è reciproco.
Passano il tempo a minacciarsi, squarciarsi gomme e umiliarsi a vicenda, giusto per imporsi a far capire chi è che comanda alla Bellflower High School.
Due tipi così non possono che continuare ad odiarsi, o no?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Juliet entrò in casa con passo felpato, pregando in aramaico antico che i genitori non la braccassero

Juliet entrò in casa con passo felpato, pregando in aramaico antico che i genitori non la braccassero.

Passò per il soggiorno, sentendo i rumori della madre provenire dalla cucina e voci nella camera adiacente dove, quasi sicuramente, v'era il padre a vedere una sana partita di baseball.

Decisa a non farsi vedere, sapendo di dover informare i genitori, iniziò a salire le scale; ciò con cui non aveva fatto i conti era l'udito ultra sviluppato della signora Sunders - Juls, sei tu?-

Juls imprecò a bassa voce- Sì, mamma-

La madre la raggiunse piantandole gli occhi addosso - Dove sei stata? Sono le sette passate, sono stata in pensiero- disse, guardandola e spiaccicandola al muro con la sola forza dello sguardo penetrante.

In quell'istante, Juls si sentì come un foglio di carta infisso nel legno, con una puntina d'acciaio che lo perforava - Ho... ero... in punizione- sputò infine, con tutta la forza d'animo che raccolse in cuore.

Juliet Sunders non era intimorita da niente e nessuno, eccetto la madre nei suoi giorni no; e a giudicare dalla stanchezza che si poteva leggere sul volto della donna, quello era un giorno no - Tu cosa?!-

Juliet deglutì - Sono in punizione. Il preside Wilson mi costringe a partecipare al corso di pittura il giovedì e il lunedì, fino alle sette e...- e qui tossicchiò- e... altre... varie punizioni-

La madre sgranò gli occhi - Juliet Sunders, sei in punizione- decretò infine.

- Lo so, mamma, lo so- annuì lei: non aveva certo bisogno che la madre glielo ricordasse ulteriormente.

- No, sei in punizione anche in casa! Da oggi non metterai naso fuori dalla tua camera fino a Natale, escluso per andare al bagno e a scuola- decise, perentoria.

Juls boccheggiò - Ma ho diciassette anni, mamma, è finito il tempo delle punizioni- tentò.

- Non finché resti sotto il mio tetto, Juliet-

Eccola, la frase magica; Juliet era dell'idea che tutti i genitori, prima che i figli nascessero, ricevessero lo stesso manuale "Come diventare genitori"; erano diciassette anni che cercava di capire chi fosse stato il cornuto che l'aveva scritto.

La ragazza dette le spalle alla madre risalendo le scale che l'avrebbero portata in camera sua con passi pesanti, cercando di fare più rumore possibile.

Doveva scoprire chi era stato a spifferare tutto al preside. L'avrebbe pagata, oh, se l'avrebbe pagata.

 

* * *

 

La ragazza dai capelli neri, un po' ribelli come sempre, si chiuse la porta alle spalle e corse giù per il vialetto di casa; quel giorno, come sempre, Baker e Alice l'aspettavano in macchina, con la musica a tutto volume e l'aria apparentemente pacifica.

Lei aprì la portiera, sbucando nell'abitacolo e stravaccandosi nel posto dei passeggeri - Gente- disse, in segno di saluto.

- Sunders- Liam le sorrise dal finestrino retrovisore, Alice alzò la mano.

- Oggi mi aspettate?- piagnucolò la ragazza.

- Dipende. A che ora ti liberi?- Liam continuava a tenere lo sguardo fisso sulla strada, senza distogliere l'attenzione dalle due ragazze nell'autovettura.

- Se ce la faccio, entro le cinque la bidella mi lascia andare-

- Hai scoperto chi è stato a mettere in giro la voce?- chiese Alice, guardando fuori dal finestrino, mentre il rombo del motore cessava e Liam usciva dall'auto, appena parcheggiata.

- No, Turner si ostina a dire di non saperlo. Non so- sbuffò lei. Era venerdì, era stanca, ed era incazzata.

Tanto, tanto, ma tanto incazzata.

Accanto a loro passò la signora Morgan, in preda a crisi isteriche, che urlava al telefonino qualcosa sul fatto di aver perso le chiavi di casa. Alice si voltò a squadrarla - Non c'entri tu, no?-

Juls, per la prima volta dopo giorni, sorrise soddisfatta, dimenticandosi all'improvviso dell'odio represso verso Wilson che andava accrescendosi pericolosamente, negli ultimi tempi - Oh, cosa te lo fa pensare, Alice?-

Erano quelle le soddisfazioni della vita.

Alice ridacchiò, lanciando un' ultima occhiata alla donna paffuta, che continuava a gridare al telefono, frugando con foga nella borsa - Certo che è proprio stupida, sono due giorni che le ho fatto sparire le chiavi, se n'accorge solo ora? Come ha fatto ad entrare in casa fino ad oggi?- la guardò ancora Sunders, poi scrollò le spalle - Andiamo a farci una cultura, Alice- disse, afferrando l'amica e trascinandola verso l'aula di algebra.

La dolce Alice, dal canto suo, seguì Juliet, lanciando un sorrisino a Liam, che la salutò di rimando con un gesto della mano, prima d'avviarsi verso l'aula di Spagnolo.

 

 

La giornata passò lenta e poco costruttiva: alla terza ora la ragazza tenne un test sulla Storia dell'America, alla quarta Spagnolo e alla quinta si concesse un riposo, non presentandosi proprio in classe.

Quando, nella pausa pranzo, Sunders fece il suo ingresso in mensa, adocchiò immediatamente i suoi due amici seduti in un tavolo poco distante dall'entrata.

Passando tra gli altri tavoli, il brusio che solitamente accoglieva la sala mensa andò alzandosi notevolmente, qualcuno prese ad indicarla, altri iniziarono a confabulare.

Ciò che Juls aveva sempre detestato erano i pettegolezzi alle sue spalle; si voltò perciò verso il primo gruppetto di ragazzi che beccò con le mani nel sacco, tutti presi a parlare di lei, e avanzò velocemente verso il ragazzo più grosso - Ci sono problemi? No, perché m'è parso che steste parlando di me- disse, fissandolo e adottando lo stesso metodo che sua madre usava con lei; il tutto, ovviamente, risultò efficace - No, no- il ragazzo la guardò sfuggente, scrollò le spalle e fece per andarsene.

Juls, dal canto suo, non aveva proprio voglia di accettare un insulso no, no come risposta; lo afferrò, quindi, per il braccio, trattenendolo.

Non che lei fosse molto muscolosa, anzi, il tipo, decisamente il doppio di lei, l'avrebbe fatta volare senza troppe moine; il fatto era che lei sapeva far paura con la sola forza dello sguardo. Tale madre, tale figlia.

- Senti, te lo ripeto per l'ultima volta: tu stavi parlando di me, ora, possibilmente, fammi partecipare alla conversazione. La mamma non t'ha insegnato che non si parla alle spalle delle ragazzine?- lo squadrò dall'alto in basso, riducendolo ad una brutta copia del gradasso che era pochi minuti prima.

Il tipo spostò lo sguardo sul resto della scuola, che sembrava aver perso la voglia di chiacchierare, ma aver trovato un grande interesse nei maccheroni nel piatto; di certo, erano tutti in ascolto.

- Io non so niente. Niente- disse infine, mentre il suo sguardo indugiava sul tavolo in cui Turner e i suoi amichetti sedevano.

In quel momento, Alice si materializzò al fianco dell'amica - Vieni, dobbiamo parlare- disse, afferrandola per la mano e guidandola fuori dalla mensa.

- Che hanno, oggi? Che è successo?- chiese la ragazza una volta fuori.

- alla quinta ora si è diffusa la voce che a parlare sia stata Penny Montgomery. Stanno... facendo scommesse su quanto male le farai- ridacchiò Alice.

Juls restò in silenzio.

Penny Montgomery era immensamente stupida, imbecille e morta.

Penny Montgomery era una morta che camminava.

Juls si voltò, tornando in mensa; l'attraversò tutta, finché non si trovò dinanzi al tavolo di Turner e Penny. Lei era lì, tutta contenta, che torturava il suo piatto di pasta, già consapevole che non l'avrebbe mangiato: troppi carboidrati.

- Turner, ti devo parlare- disse la ragazza, senza degnare di ulteriori sguardi il resto della combriccola seduta con il ragazzo.

Lui la fissò - Non ho tempo, Sunders-

- Io dico che invece ce l'hai-

- Io dico di no-

- Io dico che faresti meglio a trovarlo- lo gelò lei. Non aveva voglia di stuzzicarsi, voleva solo vendetta per tutti i finesettimana di reclusione che l'attendevano sino a Natale.

Turner la guardò, strafottente, poi s'alzò e si diresse verso l'uscita. Juls lanciò un'occhiata a Penny - Come ti senti, Montgomery?- le chiese.

- Bene- rispose lei, spiazzata: non si erano mai rivolte la parola.

- Goditi questo momento, allora-

 

 

* * *

 

- Che vuoi, Sunders?-

Juliet si passò una mano tra i capelli, giusto per ragionare un attimo sulla costruzione della farse che doveva pronunciare. Più cruda era, meglio sarebbe stato.

- Per correttezza, ti vorrei informare che la tua ragazza è la colpevole della nostra punizione. Ora, non so se tu, per punirla, le abbia tolto qualche ora di sesso dal vostro appuntamento quotidiano, e sinceramente le tue iniziative non catturano la mia attenzione. Vorrei solo ricordarti, giusto perché tu non vada a sputtanarmi da Wilson, poi, che la mia vendetta è più che legittima- gli dette le spalle, avviandosi verso i bagni, poi si voltò, guardando il ragazzo che aveva abbandonato interdetto - E la vendetta, per la cronaca, arriverà presto- urlò.

 

Dieci minuti dopo, la ragazza era decisamente concentrata seduta sul WC del terzo gabinetto, un foglio in mano e la matita in bocca; sul pezzo di carta, finora, aveva scritto:

 

Salve a tutti, il mio nome è Bernard Lewis, nella vita faccio l'insegnante e sono un alcolizzato.

Per me oggi è un giorno molto importante; ho ammesso a me stesso di essere un alcolizzato due anni fa, ma non ho mai fatto davvero molto per aiutarmi.

Ora sono qui, e son deciso ad uscirne.

Juls rilesse tutto.

Il discorso filava, andava più che bene.

Il fatto era che il professor Lewis faceva parte degli alcolisti anonimi, e questo Juls l'aveva scoperto un giorno in cui aveva origliato, nel cambio d'ora, una sua conversazione al telefono; lo stesso Lewis era, per la precisione, il suo professore di storia; e la vecchia e stupida Penny faceva parte della sua classe.

Tutto combaciava, il destino sembrava deciso ad aiutarla.

Juliet s'alzò, correndo per il corridoio ed entrando in segreteria; era pressoché vuota, solo la signorina Allen, decisamente distratta dalle parole crociate, sembrava popolarla.

Juls s'avvicinò alla fotocopiatrice, inserì il foglietto e poi, con un sorriso smagliante, schiacciò il tasto blu.

La vendetta sapeva di buono.

 

- Professore- Sunders entrò nell'aula di storia dieci minuti dopo.

Il professor Lewis alzò uno sguardo, per osservare una delle sue studentesse più odiose - Sunders, mi dica- sbuffò, togliendosi gli occhiali dalla punta del naso e strofinandosi gli occhi.

- C'è un gruppo di ragazzi, all'entrata, che distribuiscono volantini sui quali c'è scritto che lei è un alcolizzato- la ragazza fissò l'uomo che divenne nel giro di pochi secondi paonazzo.

- Co-cosa?- balbettò.

- Ci sono dei ragazzi che distribuiscono volanti...-

Il professore s'alzò, spingendola via dall'uscio della porta e correndo giù per il corridoio.

Ciò che avrebbe trovato una volta giunto all'entrata dell'istituto, sarebbe stata l'intera scuola in subbuglio, volantini da tutte le parti, ma nessuno che li distribuiva; quello era il bello della folla: tutti colpevoli, tutti innocenti.

Juls non se lo fece ripetere una volta e si fiondò sui test che il professore aveva fatto fare ai suoi alunni quel giorno, cercando quello di Penny.

Lo trovò verso gli ultimi fogli del malloppo, lo sfilò dall'insieme e lo osservò.

Prima domanda:

- Chi ha scoperto l'America?

Juls cancellò la risposta che la Montgomery aveva dato, a matita, e la riscrisse, modificandola appena: Topolino.

Quando è stata scoperta l'America?

Juls rifece la stessa operazione: 1997

In che anno è avvenuta la guerra di secessione ? - mi pare ieri

Che è avvenuto nel 1776?- E' morta la mia bis-bis nonna.

Alla domanda qual è stato il primo presidente d'America?, Juls scrisse non ricordo, sono stupida.

Quindi, dopo aver modificato tutto il test facendo ben attenzione a non utilizzare la propria calligrafia, ripose il compito tra i restanti fogli, sistemò le penne che aveva mosso, lanciò un'ultima occhiata all'aula, quasi avesse paura che i muri l'avessero vista e infine uscì, appagata e divertita.

 

* * *

 

- Juls, ti rendi conto che potresti essere espulsa?- Liam la guardò, dopo che la ragazza gli aveva fatto un resoconto dettagliato sulla sua piccola punizione per Penelope.

- Solo se mi scoprono- gli fece notare lei.

- Ecco, e prega che non lo facciano-

- Non lo faranno. Penelope Montgomery è troppo stupida, quel test passerà inosservato-

Liam la guardò ancora, un po' ammirato, un po' contrariato - Tu sei tutta pazza-

Juls scrollò le spalle, poco toccata.

 

 

Due settimane dopo, il professor Lewis consegnò i compiti.

- Montgomery, questa volta ti sei davvero impegnata- disse l'uomo, dando il foglio alla sua allieva, che osservò orripilata un "Non classificato" scritto a lettere cubitali con la penna rossa che spiccava nitida sul foglio bianco.

Juls sorrise sotto i baffi.

Dall'altra parte della classe, Chase Turner la fissava. Se qualcuno avesse potuto leggergli la mente, avrebbe constatato che era divertito e combattuto: come poteva appoggiare Sunders, che molto probabilmente era la causa di un Non classificato appena rifilato alla sua ragazza?

Penelope era stupida, certo, ma non tanto da prendere un non classificato.

Era che Sunders, la vecchia e maligna Sunders, era l'unica che aveva seriamente le sorti di tutti tra le sue mani.

 

  

 

 

 

Eccomi, gente!

Juls questa volta l'ha fatta grossa, decisamente.

Ma la vendetta è la vendetta, e rischiare un po' va più che bene.

scappo, rispondo appena posso alle recensioni! Grazie alle 4 stupende persone che hanno recensito e alle 45 persone che hanno inserito la storia tra seguite, preferite e ricordate.

Grazie, grazie davvero!

E grazie a tutti colore che recensiranno questo capitolo; più siete, gente, più mi rendete felice. Susu, fatemi feliiiiiice :DDD

Okay, me ne vado .-.

Un bacio a tutti

 

~Ellens

 

   
 
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